different colors
puoi ancora tenermi per
mano
puoi ancora abbracciarmi
puoi ancora darmi i tuoi baci
ma tutto questo non può essere quello che era prima
perché non importa quello che puoi ancora fare
i nostri colori adesso continueranno in eterno
ad essere diversi
Il
sole sorge scarlatto ma il mio Re è morto stanotte--- Misaki
guardava mesto l'alba di una notte insonne.
La
sua mente non
faceva che riproporre in loop gli eventi appena
trascorsi: l'assedio dell'istituto Ashinaka da parte della Homra, la
lotta senza quartiere avuta con la Scepter 4 al suo interno, Kusanagi
che aveva lasciato andare
Mikoto da solo a confrontare il Re Blu, l'urlo di Anna...
E poi una nevicata notturna, solenne come non ne aveva mai viste,
silenziosa e limpida di cui però faceva fatica a mettere
insieme
i frammenti. La nebbia che aveva risparmiato il cielo di dicembre si
era insinuata tutta dentro il suo cuore.
Misaki si strofinò gli occhi arrossati, troppo deboli per
sostenere la luce del sole che si alzava all'orizzonte, e
voltò
lo sguardo all'interno della stanza in cerca del conforto di un po' di
oscurità. L'oscurità delle ombre proiettate dai
mobili e
dagli angoli, l'oscurità di un appartamento troppo grande
per
una sola persona. L'oscurità dell'assenza di chi una volta
divideva quei pochi metri quadri con lui.
"Saru..."
Avevano
deciso
insieme di vivere in quell'appartamento, come insieme avevano deciso di
uscire fuori da lì per scoprire cosa nascondeva il mondo
all'esterno. Ed era insieme che erano andati dal Re Rosso per unirsi
alla Homra.
Perché volevamo il potere di farci giustizia e di
proteggere---
ricordò Misaki a poco a poco. A quel tempo dentro di loro
non c'era
nulla che fosse lontanamente simile al sentimento di appartenenza ad un
clan. Il loro mondo iniziava e finiva con loro due.
Perché
volevamo il potere di farci giustizia e di proteggerci a vicenda...
Una lacrima solcò la guancia sinistra di Misaki che
l'asciugò prontamente con la manica della felpa.
Tirò su
con il naso detestandosi per essere sempre così dannatamente
sentimentale quando
quello
lì gli tornava
in mente nei momenti peggiori. Ma Saru non
era stato l'unico a tradire e a
prendere una decisione determinante. Anche Misaki aveva deciso che di
fronte a quel fatidico bivio non avrebbe seguito Saru, fosse cascato il
mondo.
Mikoto era il suo orgoglio, e nessuno poteva infangare questo, neppure
il migliore amico di sempre, neppure colui con cui aveva diviso insieme
i momenti più scomodi della sua esistenza, neppure colui con
cui aveva deciso di
lasciare scuola e inventarsi una nuova vita. Come Saru aveva deciso di
servire il Re Blu, Misaki aveva deciso che nessuno avrebbe potuto
intromettersi tra lui e Mikoto.
Per
quello la
stanza era vuota e colui con cui aveva diviso il mondo non era
lì a condividere le lacrime nella separazione
più difficile della sua vita. Misaki aveva lasciato andare
il
suo partner e lasciato morire il suo Re, perché anche
dopo aver ottenuto il potere che tanto gli era servito si era scoperto
comunque impotente.
†
† †
Dei giorni
alla Homra Saru non
ricordava che l'irritazione provata. Che brutta idea era stata quella
di chiedere del potere in cambio della propria schiavitù al
servizio di un
regno di cui non gliene era mai importato nulla. Mikoto non l'aveva
mai affascinato e degli altri membri della Homra nessuno suscitava il
suo
coinvolgimento. Nessuno era come Misaki e non avrebbe mai incontrato
un'altra persona come lui. Ne era certo e lo sapeva da sempre, ancor
prima di entrare
alla Homra, quindi perché si era disturbato tanto?
Perché lui
lo
voleva--- ricordò Saru, scavando nei
meandri dei suoi ricordi. ---Non che io non volessi del potere, ma lui
lo
voleva molto più di me.
Io volevo soltanto Misaki.
Eppure
aveva il presentimento che i suoi
sentimenti nei confronti di quest'ultimo erano pian piano
arrugginiti col tempo, corrosi dall'immagine di Misaki che davanti ai
suoi occhi regalava senza ritegno il proprio orgoglio al Re Rosso.
Dei
giorni alla Homra Saru ricordava il dolore più aspro. Sapeva
che le fitte di
paura provate davanti alla Spada di Damocle di Mikoto appartenevano a
lui soltanto, che quando Mikoto lo guardava negli occhi e lui percepiva
l'abuso di appartenere a quell'uomo, era un sentimento che nessuno alla
Homra avrebbe compreso. Nessuno, nemmeno Misaki avrebbe potuto salvarlo
da quella miseria.
La
Scepter 4 era semi-vuota. L'operazione di ripristino dell'istituto
Ashinaka dopo gli eventi di quel
giorno andavano
avanti già da una settimana e sembrava che Munakata
volesse sistemare ogni minimo dettaglio della questione.
Saru era stato lasciato alla sede centrale con altri pochi membri. Non
che ci fosse rimasto male, visto che le incursioni alla scuola dei
giorni precedenti si erano rivelate la missione più
noiosa
nella storia
della sua carriera all'interno della Scepter. In fondo, tutto
ciò che
riguardava Mikoto era noioso.
Saru
aveva
trascorso la mattina a guardare fuori dalla finestra, ignorando le
scartoffie sulla scrivania e persino il telefono. Periodicamente,
spostava lo sguardo da un angolo all'altro del giardino dove l'erba
fradicia di neve appena sciolta luccicava sotto i raggi del sole.
Era
una giornata
calda e serena. Quando Saru tornò dalla pausa pranzo si
dedicò alla ronda attorno al perimetro della sede. Bastava
un semplice giro e
qualche occhiata ai dintorni e poi sarebbe tornato in ufficio dalle sue
amate scartoffie. Stava appunto
pensando che passeggiare in una giornata di sole era molto
più piacevole che stare al chiuso davanti a una finestra,
quando
da un momento all'altro cambiò radicalmente idea: lungo il
lato
est del perimetro, esattamente dove il sole aveva già
lasciato
posto all'ombra e al freddo della sera, incrociò Misaki.
"Saru..."
Tch.
Non venire a dirmi che passavi di qui per caso, razza di canaglia.
Saru
schioccò la lingua e passò oltre.
"A-aspetta,
Saru", Misaki lo tirò per la manica ma Saru se lo
scrollò di dosso.
"Che
vuoi da me? I tuoi amichetti non hanno più voglia di
consolarti?"
"...Aiutami."
Saru
si
degnò infine di guardarlo in faccia: il Misaki dallo sguardo
vuoto, devastato dalla morte di
Mikoto. E lui avrebbe fatto volentieri a meno di vederlo
in una condizione tanto patetica. Ma la cosa che lo innervosiva
più di tutte era il tono di voce tremante che diceva cose
senza
senso...
...Aiutami??
Saru
sospirò scocciato, tuttavia decise che in quella giornata
spenta poteva anche concedersi un po' di divertimento.
"D'accordo,
Misaki" pronunciò con un ghigno stampato in faccia e un
tono
da palese presa in giro. "In cosa posso esserti d'aiuto? Hai perso la
strada di
casa? Vuoi che il qui frequente ufficiale della Scepter 4 ti scorti
fino alla Homra?"
Senza
neppure
ascoltare una parola, Misaki si gettò tra le sue braccia
cogliendolo di sorpresa e facendolo sussultare. La canaglia
aveva approfittato della sua recita e adesso era avvinghiato ai suoi
vestiti. Saru trattenne il fiato: il suo corpo era rigido e teso
mentre sentiva chiaramente che quello di Misaki era scosso da respiri
profondi e da battiti rumorosi del cuore.
†
† †
Saru aveva di nuovo
Misaki sotto la
punta delle sue dita, sdraiato sul suo letto, e quella giornata noiosa
si era movimentata di
colpo come mai avrebbe sperato. D'altronde se Misaki voleva farsi
consolare proprio da lui perché avrebbe dovuto cacciarlo
via?
Era così soddisfacente sapere che il cagnolino di Mikoto era
rimasto solo al
punto da elemosinare un po' di affetto in quel modo.
E allora accetta tutta quanta la mia pietà, Misaki...---
Saru tuffò la testa nell'incavo del collo del
ragazzo e
cominciò a succhiargli la pelle tra le labbra e tra
i denti. Misaki gemeva mentre chiazze rosse e bluastre
venivano
disseminate gratuitamente sul suo corpo. Saru strinse i denti un
pò più forte del solito e Misaki si
lasciò
sfuggire un breve urlo roco. Una goccia di sangue macchiò le
lenzuola.
"Ti fa male?" gli chiese Saru con un sorriso beffardo in volto. Ti fa male, Misaki? Riesci a
sentire cosa ti sto comunicando con i miei morsi? Stavolta lo senti?
Per tutta risposta Misaki riaprì gli occhi ansimando e lo
fissò. Due occhi vuoti e velati di lacrime riflettevano
opachi
la luce del primo pomeriggio che si riversava a chiazze nella stanza.
Saru ripose
qualunque sorriso e lo squadrò in cagnesco, ma prima che
potesse
inveire verso Misaki, questi disse qualcosa.
"Il vuoto non si colma, Saru... il tempo non passa più...
Perdere il proprio Re è davvero così tremendo...?"
Saru impallidì e si fece serio in viso deglutendo qualunque
insulto era in procinto di dire. I morsi non servivano più,
Misaki era già a brandelli.
Se so cosa vuol dire perdere il proprio Re...?, ovviamente
a Saru non era successo ma quella
sera
ci era andato molto vicino.
Il terrore di quando, coi nervi a fior di
pelle, aveva atteso che Munakata fosse tornato vivo dalla battaglia
contro Suoh era ancora così recente dentro di lui al punto
da
credere che non se ne sarebbe mai liberato. Era un terrore che non
aveva una spiegazione logica e non poteva venire controllato, nasceva e
si impadroniva di un cuore e basta. Il terrore che gli aveva instillato
Mikoto ai tempi della sua permanenza alla Homra era nulla in confronto
al terrore di confrontarsi con la morte del proprio Re.
Per questo Saru non ebbe difficoltà a immaginare cosa
provasse
Misaki in quel momento; nella sua mente riaffiorò il ricordo
dell'ex partner che la sera della morte di Mikoto si lasciava andare
alle lacrime senza ritegno. Tuttavia non era riuscito a provare
pietà o commiserazione per il suo dolore. Se Munakata era
vivo
tanto bastava per lui. Meglio
a te che a me,
aveva pensato al duecento per cento, e anche adesso a distanza di una
settimana i suoi sentimenti non erano mutati di una virgola: non
avrebbe mai e poi mai fatto a cambio con Misaki.
Però, Misaki... Al di là dei clan e dei Re
rivali, al di
là di quello che era successo fra loro due, Misaki rimaneva
sempre il suo Misaki.
Perciò lo baciò sulle labbra e
strofinò i capelli
contro le sue lacrime; leccò via il sangue dal suo collo e
lo
strinse a sé così forte che il suo corpo non ebbe
più uno spiraglio per tremare.
Odiami, Misaki.
Odiami con tutte le tue
forze. Finché l'odio non
riempirà il tuo cuore a tal punto che non ci sarà
spazio per far
entrare nessun altro, neppure un Re. Visto che non posso essere l'unico
per te, visto che non posso essere io la tua ossessione, odiami.
Odiami per quello che
sto per farti adesso...
†
† †
Misaki si rimise la felpa e si strofinò le guance con la
manica
per asciugarsele. Perché non riusciva a smettere di
piangere? Si
strinse nelle spalle: stava tremando di nuovo.
"Se non volevi farlo, potevi anche andartene quando avevi capito che
sarebbe finita così." Sul volto di Saru era riapparso il
solito
ghigno sgradevole. Misaki non rispose e continuò a fissare
il
pavimento. Saru si chinò su di lui e abbassò il
tono di voce al livello di un sussurro.
"Credevi che venendo qui
avresti
risolto qualcosa? Invece non cambierà mai
niente, Misaki. Posso coccolarti fino a domani mattina se lo vuoi,
posso trattarti con tutta la dolcezza di questo mondo e fare finta di
essere comprensivo e indulgente nei tuoi confronti. Ma i nostri colori
sono diversi e tu tremerai ogni volta che io ti sfiorerò."
Saru pronunciò le ultime parole con un tono più
secco e asciutto, intriso di rabbia.
Fece per andarsene ma Misaki afferrò un lembo della sua
camicia, ancora in parte sbottonata.
"Saru... io non riesco ad odiarti."
Saru sussultò.
"...Io non riuscirò mai ad odiarti. Ma non posso nemmeno
stare dalla tua parte, sono bloccato qui."
Saru fece schioccare la lingua. "Vattene" sbottò.
E mentre osservava la schiena curva di Misaki che si trascinava fino
alla porta della sua stanza e ne usciva, pensò seriamente
che
per il suo ex partner poteva esistere solo qualcuno alla pari di un Re.
E che lui, Saru, Re
non poteva diventarlo perché non avrebbe mai lasciato andare
Misaki dalla sua presa per nessun clan o regno al mondo.
"Anch'io sono bloccato qui, Misaki... ci siamo intrappolati con le
nostre stesse mani, non te lo ricordi?
Siamo stati noi a scegliere un colore solo e rinunciare a tutti quelli
che avevamo prima."
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illustrazione 1
di http://www.pixiv.net/member.php?id=2985039 pubblicata con il
consenso dell'autore, non riprodurre su altri siti
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illustrazione 2 di Suzuki Shingo, tratta da Lost Small World
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