Figlia del vento.

di delilahs
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L’alba sta sorgendo, illuminando gradualmente le strade della città, deserte. Le vetrine dei negozi sono azzurrine, il metallo dei palazzi sembra dipinto, i marciapiedi sono pieni di carte e lattine. Lontano, si sentono i rumori dei primi lavoratori, i fischi delle fabbriche, le macchine in moto, l’acqua di una fontana arrugginita che gocciola sulle mattonelle. La piazza inclinata è quasi deserta, fatta eccezione per un paio di ragazzi, stesi su delle felpe, improvvisati, con dei caffè freddi i mano. Stanno guardando il sole, le nuvole rosa, le tristezze, i sogni. Hanno gli occhi spalancati, i capelli i disordine, le occhiaie, gli stivali bagnati di pioggia e la confusione dei quindicenni. Due di loro sono abbracciati. Dorme. Forse si, forse no. Si perde le stelline sopra le loro teste, la puzza di sigaretta nell’aria, l’odore della salsedine impregnato nei muri fatiscenti, il neon del bar che è rimasto aperto tutta la notte. La città dorme, mentre questi ragazzi sorridono; svegliati piccola, dice qualcuno. L’alba è arrivata. La notte è finita. Noi siamo finiti. No, noi no, risponde. Si stropiccia gli occhi, qualcuno passa il caffè, le mani fredde. Si sente il rumore delle onde, un clacson risuona in lontananza. La più bassa ride, mentre l’altra l’abbraccia. Guarda il sole com’è bello. Ed è vero. Il cielo è tinto di rosa, rosso, blu, violetto, arancione, giallo. Ma c’è anche il marrone del caffè, il nero della notte, il bianco dei neon. Il sole è bello, è vero. Anche il cielo lo è, le dice. Ma sei più bella tu.














 




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