Long
Long Way from Home (The Real Love)
By Tizzy
Autrice: Tizzy (sono sempre mi)
Periodo di produzione: Agosto 2008
Genere: Spuffy
Rating: PG 15, c’è
un po’ di linguaggio colorito, ma niente scene di sesso, quindi
penso che tutto sommato non sia un NC 17.
Disclaimer: Appartiene tutto a quel bischero di Joss Whedon e co.
Riassunto: In questa storia
utilizzo le scene iniziali del fumetto fatto dal Jossaccio malefico
sulla ottava serie di Buffy, e ne utilizzo l’inizio. Vale a dire
quando Buffy viene colpita nel sonno con un coltello da Amy. Nel
fumetto questo avviene quasi all’inizio della storia, e quindi
Buffy non è a Roma, ma in Scozia in un castello e sente la
mancanza della mamma, di casa e di un “certo” sesso. Solo
che nella mia personale versione, Dawn qui non sarà gigantesca,
giusto per non appesantire la storia. Quindi facciamo il punto della
situazione, Buffy come ho detto è stata colpita dal pugnale di
Amy, e contrariamente al fumetto, qui il suo incantesimo sul vero amore
funzionerà. Di conseguenza Buffy cade in una sorta di dimensione
onirica dove dovrà attendere che il suo principe azzurro venga
per tirarla fuori. Solo… chi sarà il principe azzurro? Il
vero amore di Buffy? Beh, se volete scoprirlo non dovrete fare altro
che leggere.
PS: Sorry, dimenticavo di dire
che nella mia personale versione di questa storia, il timeline in cui
avviene è di poco successivo alla fine della quinta serie di
Angel. I nostri hanno vinto la battaglia, ed ora stanno leccandosi le
ferite e contando le perdite.
Cercasi canditati per il ruolo di Principe Azzurro
N/A: Questo primo
capitolo è visto solo dall’ottica di Angel, come presto
capirete. Ma non tutta la storia sarà così.
****
Se solitamente Angel era un musone, ora sembrava esserlo ancora di più.
Se ne stava rintanato nel suo vecchio ufficio dell’hotel Hyperion.
Era stato l’unico posto dove tornare una volta sconfitto
l’esercito che i senior partners gli avevano inviato contro,
perché una cosa era sicura, non avrebbe più messo piede
per nessuna ragione in quel dannato edificio della Wolfram and Hart.
E così se ne stava seduto sulla sua vecchia poltrona, cupo in
volto, a meditare sugli ultimi avvenimenti, ed a ringhiare minaccioso a
chiunque osasse mettere piede nell’ufficio.
Non che ci fosse qualcuno che cercasse di farlo.
Erano morti tutti.
Wesley era morto persino prima che iniziasse la vera battaglia.
Gunn lo aveva seguito poco dopo, troppo indebolito dalle ferite precedenti non era stato in grado di difendersi.
Perlomeno era morto in grande stile. Facendosi saltare in aria con un
paio di candelotti di dinamite, e portando con sé almeno un
centinaio di demoni.
Un centinaio di demoni.
Una goccia nel mare.
O almeno così era sembrato.
Beh, prima che Illyria scatenasse la sua ira, facendo a pezzi decine e
decine di demoni alla volta e decimando sensibilmente le forze nemiche.
E per la prima volta da quando quell’incubo era iniziato, Angel aveva scorto un barlume di speranza alla fine del tunnel.
Speranza.
Pensava gliel’avessero portata via per sempre.
Strano.
Era incredibile come una cosa così fragile come la speranza
riuscisse sempre a trovare il modo per tornare a galla, non importava
quanto profondamente uno cercasse di affondarla.
Poi però, anche la dea infernale era caduta.
Falciata brutalmente dal maledetto drago che Angel aveva giurato di uccidere.
E lo aveva fatto alla fine.
Anche se non era stato tutto merito suo.
Non lo avrebbe mai ammesso, neppure se da questo fosse dipesa la sua
vita, ma la verità era … che non ce l’avrebbe fatta
senza Spike.
Spike.
L’unico che assieme a lui ne era uscito fuori.
Il nemico/amico che da sempre era croce e delizia della sua vita.
Delizia?!?
No! Assolutamente no!
Tutto fuor che delizia.
Dolore al sedere, giramento di palle, zecca fastidiosa … e via di questo passo. Ma non delizia.
Anche se…
Meglio cambiare discorso.
Non aveva considerato Spike come uno dei sopravvissuti per la semplice
ragione che il vampiro non era esattamente “vivente”. Come
lui d’altronde.
Eppure in fondo era questo che erano: i soli sopravvissuti.
Beh, eccetto Lorne che se l’era data a gambe prima che la battaglia iniziasse, quindi, non da prendere in considerazione.
Gli bruciava decisamente l’allontanamento del demone amico. Lo
vedeva come un tradimento e neppure per un attimo era colto dal
pensiero che quello che si sentiva tradito era proprio Lorne, per
essere stato obbligato a togliere la vita ad un essere vivente.
Ed anche Spike a modo suo lo aveva tradito, allontanandosi subito dopo
la battaglia, e lasciandolo ai suoi cupi pensieri solitari.
Probabilmente era andato a festeggiare la vittoria ubriacandosi in qualche bettola, come suo solito.
Poteva almeno invitarlo no?
Non che ci sarebbe andato, ma almeno il pensiero…
A proposito di pensieri…
I suoi in quel momento erano decisamente disturbati dal trillo del telefono.
E ora chi diavolo era che rompeva le scatole alle… 10 del mattino?
Non lo sapevano quegli stronzi che i vampiri dormono di giorno?
Beh, a meno che non se ne stiano tutti meditabondi a riflettere su come
hanno salvato il mondo da un’apocalisse e quanto è costato
farlo.
<< Pronto! >> ringhiò feroce nella cornetta, pronto
a mandare a quel paese il disgraziato colpevole di averlo disturbato.
<< Ehmm … Angel? >>
Il suono di quella voce femminile sembrò quasi scioccarlo, e per un attimo rimase senza parole, non sapendo che dire.
<< Willow? Sei tu? >> riuscì alla fine ad emettere.
<< Uh, si… ecco… io ... si, io ti ho chiamato perché qui abbiamo una situazione che… >>
La voce balbettante della strega dai capelli rossi lo irritò più di quanto avesse mai fatto in passato.
La rabbia gli montò dentro, soprattutto pensando a come Giles si
era rifiutato di aiutarlo quando anche lui aveva avuto una
“situazione”, e di come Willow in quella circostanza non
fosse stata disponibile.
Fred.
L’amaro della bile che gli salì in bocca dallo stomaco,
rischiò di sommergerlo, e stava per lanciarsi in una feroce
risposta per mandarla a quel paese, quando gli giunsero alle orecchie
le ultime parole che Willow stava dicendo.
<< … Buffy è stata accoltellata da Amy e… >>
Immediatamente la rabbia lasciò il posto alla preoccupazione.
Nonostante il fatto che anche Buffy avesse detto di non fidarsi più di lui …
Nonostante il fatto che aveva dovuto vederla divertirsi con quel dannato dell’Immortale…
Nonostante il fatto che il biscotto non sarebbe mai stato suo…
Nonostante tutto…
Buffy era ancora Buffy.
La sua Buffy.
E così si apprestò ad ascoltare, limitandosi a fare solo
alcune domande, giusto per capire meglio come stavano le cose.
E una volta capito…
<< Prendo il primo aereo per Roma e arriverò il prima possibile. >>
<< Non siamo a Roma, pensavo lo avessi capito. >> lo riprese Willow.
Angel scosse la testa, forse si era perso quella parte mentre era preso
dalla rabbia. Con tono di scusa chiese alla strega di ripetergli dove
si trovavano.
Scozia.
Che diavolo ci faceva Buffy in Scozia?
Ora non aveva importanza.
<< Okay, prendo il primo volo per Glasgow, non appena so quando arriva ti faccio sapere. >>
Angel stava già per riappendere il telefono, quando la voce di Willow lo richiamò indietro.
<< Angel? Potresti portare anche Spike? >> la voce della
strega non era niente di più di uno squittio, probabilmente
spaventata di dovergli fare quella richiesta.
E ne aveva ragione, visto che lui stava per rispondergli un secco no, ringhiato, quando la sua voce lo aveva raggiunto ancora.
<< Sai…per ogni evenienza… >>
Angel digrignò i denti.
Maledizione!
C’era la vita di Buffy in pericolo, e per quanto odiasse il solo
pensiero che il dannato ossigenato potesse avvicinarsi a lei, non
poteva rischiare. Willow aveva ragione, per ogni evenienza era meglio
portarselo dietro.
Sono o non sono un principe azzurro?
“Che cazzo ci faccio qui?”
Spike continuava a chiederselo.
Aveva iniziato quando Angel lo aveva letteralmente sollevato di peso,
trascinato fuori dal locale e gettato all’interno di una vecchia
jeep che aveva visto giorni migliori.
Okay, aveva anche ridacchiato come uno scemo, oltre naturalmente a
protestare con voce impastata dall’alcool per il duro trattamento
che gli era riservato.
Ma… internamente…nel profondo…aveva preso a farsi quella domanda.
“Che cazzo ci faccio qui?”
Sembrava quasi che quella domanda provenisse da un posto ben più lontano.
Che quella non fosse la prima volta che veniva fuori.
Quando aveva iniziato veramente?
Forse quando aveva fatto a pezzi il biglietto aereo che era riuscito a
comprarsi grazie alla generosità di Wesley, Fred e Lorne?
Biglietto che poi, infatti, non aveva usato per andare da Buffy?
Si era ritrovato fermo come uno stupido a fissare il display
elettronico che annunciava il suo volo, chiedendosi che cosa stava
facendo. Per poi, appunto, fare a pezzi il biglietto, uscire
dall’aeroporto ed entrare nella prima bettola disponibile per
ubriacarsi.
No, forse era successo prima.
Quando era uscito fuori dal dannato gingillo in versione tornado, solo
per ritrovarsi davanti la brutta faccia di Angel e scoprire di essere
un fantasma cercando di farlo fuori.
Si, forse era stato lì perché… quello che era avvenuto prima…
Lì aveva saputo esattamente cosa stava facendo.
Era stata l’unica certezza che aveva avuto.
L’unica rimasta.
Ed invece no!
Anche quella gli era stata portata via.
Resa vana da dei fottutissimi buffoni supremi che sembravano divertirsi
a giocare con la sua vita, come se fosse stato un burattino.
“Su forza Spike, passa attraverso i muri che poi quando meno te
lo aspetti sbatti il naso contro la porta della grande checca.”
“Forza Spike, lotta per la coppa dell’eterno tormento, che
tanto poi tanto la prendi nel culo perché contiene solo rugiada
di montagna.”
Okay, quella parte non era stata niente male, a parte appunto la faccenda della fottuta rugiada.
Spaccare la faccia di peaches era stato un sogno che si realizzava, ancora ne godeva al ricordo.
Ed ora si trovava qua, in Scozia, costretto a seguire Angel nella missione di salvataggio di Buffy.
Ancora una volta.
Non era bastato il disastro di Roma, no. Come al solito Buffy era nei
guai ed era certo che alla fine ci sarebbe andato di mezzo lui.
L’altra volta aveva perso anche il suo amato spolverino.
<< Che cazzo ci faccio qui? >>
Stavolta pose a voce alta la domanda, senza rivolgersi a nessuno in
particolare, ma sapendo che l’Osservatore ed il bamboccio erano
dietro di lui.
Willow era uscita poco prima dalla stanza, seguita dappresso da Angel e
dal fottuto soldatino. Li aveva portati a vedere Buffy, ma lui non ci
era voluto andare.
Non sopportava neanche l’idea di vederla, là, stesa sul
letto, come morta, con un coltello che ancora le spuntava dal torace.
Meglio pensare ad altro.
Osservò Giles togliersi gli occhiali e strofinarsi gli occhi,
evidentemente stanchi per le lunghe ricerche intraprese su come aiutare
la sua Cacciatrice Senior.
<< Secondo le veggenti del Consiglio, la soluzione va ricercata
nelle passate relazioni sentimentali di Buffy. >> gli venne
risposto piattamente.
Spike sbirciò verso il bamboccio, che stranamente non sembrava sul punto di fare una delle sue solite battute sceme.
Eppure sarebbe stato il momento migliore.
Al suo posto avrebbe certamente puntualizzato che lui non poteva veramente definirsi tale.
Con Buffy c’era stato di tutto, ma sentimenti zero.
Beh, almeno da parte della Cacciatrice.
Non di meno annuì, anche se dentro di sé si sentiva come
un pesce fuori dall’acqua in quella situazione. Lui non era
esattamente un ex di Buffy, quindi si tornava alla domanda originaria.
“Che cazzo ci faceva lì?”
Vada per peaches, ed anche per il soldatino, per quanto lo odiasse, per
quanto li odiasse entrambi; ma lui non ci incastrava per niente. A quel
punto tanto valeva tirare fuori quella mezza sega di … come si
chiamava quel tizio che si era sbattuto Buffy
all’università? Non lo aveva mai saputo, e se ne era
altamente fregato.
E poi c’era l’ex ragazzo di Los Angeles, anche se quello ora era polvere al vento, grazie a lui.
Quello stupido bamboccio era venuto ad offrirgli un festino, fatto di
sangue e violenza, chiedendo in cambio di essere girato. Peccato si
fosse scordato di avvertirlo che Buffy era una sua vecchia fiamma, e
che questo aveva mandato a monte la festa, facendo intervenire la
Cacciatrice e mettendo in pericolo Dru.
Oh, lui alla fine aveva mantenuto la sua parola. Aveva girato il
novellino, e poi se ne era stato ad osservare divertito come veniva
impalettato nel secondo in cui se ne usciva dalla tomba. Il coglione se
lo era meritato.
Chi altro c’era?
L’immortale no, visto che a quanto sembrava era stata tutta una balla la storia della sua relazione con Buffy.
Nel venirlo a sapere non era riuscito a trattenere un sospiro di sollievo.
Ma …
Possibile che Buffy in tutti quei mesi non si fosse trovata un ganzo con cui divertirsi un po’?
Era morto per questo, maledizione!
Era morto perché lei potesse sopravvivere, potesse andare avanti.
Ed invece se la ritrovava mezza morta a causa di una strega squilibrata.
Maledizione!
Poi un pensiero lo colpì. Come aveva fatto a non pensarci prima?
<< Ma il ragazzo soldato non era sposato? >>
Anche questa volta rivolse la domanda a tutti e a nessuno.
Fu Xander a rispondere, con un tetro annuimento della testa.
<< Sembra che sua moglie gli abbia dato il permesso di venire
quando ha saputo che si trattava di un’emergenza. >>
Il suo tono era talmente acido, che per un istante Spike lasciò
da parte la sua stessa perplessità per scrutarlo curioso.
Harris era sempre stato un forte sostenitore del soldatino, invece adesso sembrava decisamente contrario alla sua presenza qui.
<< E cosa succederà se dovesse essere lui il prescelto?
>> chiese con una punta di gelo nella voce, mentre lui stesso si
rendeva conto delle implicazioni della cosa e la rabbia prendeva il
sopravvento su tutto.
Che diavolo credevano di fare quegli stronzi nel portare qui il soldatino?
Avrebbero solo fatto spezzare una volta di più il cuore di Buffy.
Stava per lanciarsi in un’accusa infuocata in tal senso, quando
Xander lo prese di sorpresa alzando la testa e puntandogli gli occhi
addosso.
Gli occhi, beh… in verità l’occhio, visto che
l’altro era ancora coperto dalla benda nera, segno evidente che
le sue capacità visive non erano migliorate. Non che ci fossero
speranze di miglioramento.
<< Pensi veramente che Buffy possa essere ancora innamorata di lui? Naaa! >>
Spike ci rimase di sale.
Era talmente sorprendente la cosa che rimase decisamente interdetto.
Persino Giles sembrava annuire in accordo.
<< Allora perché lo avete fatto venire? >> chiese, completamente perso.
<< Per la semplice ragione che le veggenti del consiglio
ritengono che anche lui potrà avere un ruolo in questa
situazione. >> spiegò calmo Giles.
<< Huh? >>
<< Sembra che Buffy a causa di questo incantesimo, o maleficio,
comunque tu voglia chiamarlo, dovrà compiere un viaggio
spirituale che la dovrà portare alla realizzazione su chi sia il
suo vero amore. >> spiegò ulteriormente Rupert, poi,
vedendo che lo sguardo di Spike era ancora confuso, aggiunse: <<
Ciascuno di voi avrà un ruolo in questo. E’ tutto quello
che sappiamo. >>
Che avesse compreso o meno, Spike annuì. In fondo la cosa aveva senso, anche se molto, molto, in fondo.
Dopotutto, questo poteva anche spiegare la sua presenza.
Poteva rappresentare l’esempio negativo, quello da non seguire.
<< Personalmente io punto su di te. >>
Per qualche istante Spike rimase di nuovo completamente spiazzato dall’asserzione di Xander.
E questa da dove usciva fuori?
Il bamboccio puntava su di lui? Ma quando mai?
<< COSA?!? >> tuonò, guardandolo con gli occhi spipati.
Xander quasi ridacchiò dell’espressione che Spike stava
facendo. Era troppo comica, e se non fosse stato per la difficile
situazione che stavano vivendo, ne avrebbe riso fino alle lacrime. Solo
che adesso non era il momento di ridere, se la sarebbe riservata per
dopo.
<< Andiamo Spike, perché tanta sorpresa? In fondo tu sei
una costante nella vita di Buffy da un sacco di tempo. >>
<< Io cosa? >> stavolta più che un tuono la voce di Spike sembrò uno squittio.
<< Sei una costante. >> ripeté Giles, intervenendo
nella conversazione, e allo sguardo basito che il vampiro gli fece,
aggiunse: << Nel bene e nel male hai fatto parte della vita di
Buffy quasi da sempre. Sei stato sempre presente nei momenti più
importanti della sua vita. Questo ti mette al primo posto della lista.
>>
Vagamente, la cosa aveva senso, ma solo vagamente.
Per quanto lo riguardava, Spike si vedeva ancora come l’esempio
negativo, quello da non seguire, e non capiva come gli altri invece si
aspettassero che fosse lui a tirare fuori Buffy da quel pasticcio.
E poi c’era da considerare il fatto che Buffy non lo aveva mai amato.
Come diavolo poteva esserci lui al primo posto della lista?
Stava per chiederlo, quando la porta dello studio in cui si trovavano
si aprì, e lui si voltò per guardare un Angel dal volto
decisamente adombrato.
Non che il volto di Angel fosse di solito solare, ma stavolta sembrava più nero del solito.
<< Che succede? >> chiese, immediatamente preoccupato.
Angel non rispose, limitandosi a sprofondare nella poltrona vicino al
focolare, chiaramente dimostrando di non avere voglia di parlare.
Era in situazioni come queste che a Spike piaceva di più stuzzicare il suo sire.
Quando lo vedeva tutto tetro e chiuso in sé stesso.
Ma stavolta non era una di quelle.
Stavolta l’atteggiamento di peaches lo stava letteralmente facendo infuriare.
Che stava succedendo? Voleva delle risposte, maledizione.
<< Angel? >>
Fu Giles a batterlo sul tempo, rivolgendo uno sguardo irritato al vampiro ed usando un tono di voce che non intendeva ragioni.
Anche lui voleva delle risposte, e le voleva subito.
Dopo qualche secondo, Angel sembrò riscuotersi dal pozzo nero in
cui era caduto. << Non ha funzionato. >> disse piattamente.
E dopo qualche altro secondo, aggiunse altrettanto piattamente: << Ora ci sta provando Riley. >>
Non c’era bisogno che dicesse di più.
E nessuno sembrò avere la voglia di commentare la cosa.
Spike sprofondò nella poltrona di fronte a quella di Angel, ma
invece di guardare il suo sire, sembrò intensamente interessarsi
alle fiamme che guizzavano nel camino.
Se da quando era arrivato era stato sottoposto ad una sorpresa dopo l’altra, questa era la più sorprendente.
Buffy aveva rifiutato Angel.
Buffy aveva rifiutato Angel.
Buffy aveva rifiutato Angel.
Come a dire che la fine del mondo era vicina.
E forse lo era davvero.
Bloody Hell, sperava proprio di no.
Principi azzurri dei miei stivali
Buffy Anne Summers era pericolosamente vicina ad urlare a squarciagola tutta la sua rabbia.
All’inizio aveva avuto solo una gran voglia di piangere quando
era arrivata Willow e le aveva spiegato cosa le stava succedendo.
Quella pazza sciroccata di Amy era riuscita non si sa come ad entrare
nella sua camera da letto e, a dispetto di tutte le misure di sicurezza
adottate da Giles, era riuscita a pugnalarla.
Lì per lì Buffy si era chiesta, ed aveva chiesto, se per
caso era morta, visto il suddetto pugnale precedentemente nominato.
Aveva avuto quel dubbio visto che questa volta l’esperienza non
assomigliava per niente a quelle delle sue due morti precedenti.
Okay, della prima non si ricordava un tubo, ma della seconda si,
e la situazione in cui era ritrovata non era neanche lontanamente
paragonabile.
Era stato piuttosto scioccante scoprire che stavolta Willow non era in
grado di fare niente per aiutarla, ma lo era stato ancora di più
scoprire cosa effettivamente le stava accadendo.
Amy aveva incantato il pugnale, rendendolo ironicamente simile alla mela della bella addormentata.
Risultato, a lei toccava starsene in quella dimensione onirica fino a
quando il principe azzurro delle fiabe non fosse riuscito a
raggiungerla e svegliarla.
Ma tutte a lei dovevano capitare?
E come se non bastasse, invece di avere una bella e comoda bara di
cristallo in cui dormire (ma erano comode le bare di cristallo?), a lei
toccava starsene bloccata a sedere su di un masso che di onirico non
aveva nulla, almeno a giudicare da come le sue parti basse si stavano
lamentando.
Willow aveva avuto voglia a raccontare che lei in realtà era
ancora distesa sul suo letto, ma Buffy era stata fin troppo consapevole
degli spuntoni che le martoriavano il fondoschiena.
E non poteva muoversi, dannazione!
Se solo avesse potuto alzarsi, magari girellare attorno al masso, forse
sarebbe riuscita a sfogare un po’ della sua rabbia, ed invece no,
era proprio bloccata lì, come se qualcuno avesse cosparso di
super attack la roccia in questione ed il suo sedere vi fosse rimasto
attaccato sopra.
Willow aveva cercato di spiegarle che c’era dietro tutta una
specie di metafora, che il sasso in realtà rappresentava la sua
paura di amare e di essere ferita, ma il suo fondoschiena non era stato
molto d’accordo.
E soprattutto non le era andata giù l’idea di doversene
stare lì, come una damigella in pericolo che attende
l’arrivo del suo eroe salvatore.
Non era proprio nel suo stile.
Anche se una minuscola vocina maligna le aveva ricordato che una volta
o due, o magari di più, non aveva disdegnato di essere aiutata.
Se era possibile, quella vocina l’aveva fatta infuriare ancora di più.
Nonostante tutto, aveva resistito.
Aveva tirato lunghi respiri profondi per calmarsi, ed aveva atteso
l’arrivo dei pretendenti al titolo di principe azzurro.
Già! Perché, come se non bastasse il male al sedere, le
gambe che iniziavano a formicolare, e la cappa di depressione che aveva
iniziato a scendere, Willow le aveva dato la bella notizia che erano in
arrivo dei pretendenti al titolo.
ARGH!!!!!!
Dalla padella nella brace.
L’arrivo di Angel non l’aveva affatto sorpresa, doveva ammetterlo.
Istintivamente aveva roteato gli occhi al cielo, vedendolo.
Classico!
Era stato così scontato che i suoi amici lo avessero chiamato.
E altrettanto scontato che lui fosse venuto.
Quando mai Angel avrebbe potuto rifiutare di fare la parte dell’eroe senza macchia e senza paura?
Certo, Angel non era adatto per il ruolo del principe dalla spada
scintillante sul cavallo bianco. A lui calzava di più il
personaggio del cavaliere triste e solitario, sempre silenzioso e
chiuso, una figura che spesso ispirava adorazione nelle ragazzine.
Solo che lei non era più una ragazzina.
Per un istante si era gelata a quel pensiero, realizzando appieno il suo significato.
Lei non era più una ragazzina in deliquio per l’eroe triste ed incompreso.
All’inizio era stata affascinata dal suo stile da bel tenebroso ma ora si scopriva a trovare la cosa quasi noiosa.
Era cresciuta?
Suppose di sì.
Forse è questo che succede quando si perdono cose che si danno per scontate.
La propria vita, la propria casa, la propria città, gli amici… e altre cose ancora.
Si cresce.
Si inizia a vedere finalmente le cose da un’ottica diversa.
Si iniziano a vedere anche i difetti delle persone che ci stanno attorno, e non solo i loro pregi.
Si inizia a chiedersi il perché di tante cose a cui prima non si pensava neanche.
E le rispose che si ottengono a volte ci lasciano con l’amaro in bocca.
O si arriva a scoprirne altre che fanno altrettanto.
Riuscire a far comprendere ad Angel che era finita, che lui non poteva essere il suo principe azzurro, non era stato facile.
Forse era dipeso anche dal fatto che certe cose lei le stava
realizzando proprio mentre gliele diceva. Questo all’inizio aveva
tolto forza alle sue argomentazioni, perché lei stessa rimaneva
sorpresa dalle parole che le uscivano di bocca.
Per qualche istante aveva persino pensato di non essere lei a parlare.
Poi aveva compreso che, in qualche modo, in quel posto, ovunque fosse, la parte più vera di lei stava venendo fuori.
Aveva espresso accuse, opinioni e conclusioni con una decisione tale che mai aveva provato prima.
Finalmente aveva ben chiaro in mente cosa non voleva.
Non voleva che Angel l’aiutasse ad alzarsi dalla roccia (a dispetto del suo sedere dolorante).
Non voleva seguirlo lungo il sentiero assolato che rimaneva alla sua destra (che le sembrava vagamente sinistro).
Non voleva assolutamente che lui rimanesse lì, a cercare di
convincerla dopo che i suoi ordini erano stati ignorati (e
perché mai avrebbe dovuto obbedirgli?) con stupide scuse sulle
sue mancanze (tipo essersene andato per il suo bene, non esserci stato
quando aveva avuto bisogno, non averle fatto sapere che … ) per
poi passare alle mancanze di lei nella speranza di una contro offensiva
(per quanto le riguardava lei era a posto con la sua coscienza).
Si era vista costretta a richiamare Willow, e chiederle di sbatterlo fuori.
E per qualche breve istante aveva sospirato di sollievo.
Uff, era finita!
E poi si era ritrovata a gemere.
Ma che cavolo ci era venuto a fare Riley?
Non era sposato?
Non che le importasse veramente, ma … dalla competizione non
avrebbero dovuto essere esclusi i principi già occupati?
L’incontro ad ogni modo era stato imbarazzante in modo penoso.
Persino peggio di quando lui era venuto a Sunnydale l’ultima
volta.
Perché … se quella volta c’era stato un po’
di batticuore, anche se involontario, stavolta le stava venendo solo il
torcicollo.
La colpa era in gran parte del fatto che mentre lei era bloccata a
sedere sul masso, lui non avendo niente su cui sedersi le torreggiava
davanti, costringendola a tenere la testa inclinata all’indietro
per poterlo guardare.
E guardandolo … notava certo che non era niente male, ma notava
anche come sembrava impacciato non sapendo come muoversi; a tratti
persino timoroso.
Sarebbe stato evidente per chiunque lo avesse osservato, che si sentiva
decisamente a disagio in quella dimensione onirica in cui era stato
costretto ad entrare. E questo la fece riflettere.
Riley era un uomo di azione, ma fondamentalmente un uomo, un semplicissimo e normalissimo uomo.
Era questo che l’aveva attratta di lui all’inizio.
Il ragazzo “normale”.
Il ragazzo normale con cui poter essere una ragazza normale.
Il ragazzo normale che potesse piacere ai suoi amici e familiari.
Solo che lei, volente o nolente, non era “normale”.
Lei era la Cacciatrice, la Chosen One.
Anche se adesso il mondo era pieno di Cacciatrici, lei rimaneva la
Prescelta. E quasi quotidianamente aveva a che fare con eventi che di
normale non avevano nulla.
Demoni, vampiri, streghe e quant’altro; il suo mondo era fatto di
questo, ed ora le era chiaro che Riley non poteva farne parte, se non
marginalmente.
Per quanto lui avesse fatto della caccia ai demoni il suo lavoro, non
avrebbe mai avuto la capacità mentale di entrare veramente nel
suo mondo. Perché il suo mondo era fatto di chiari/oscuri, di
sfumature, dove un vampiro se ha un’anima (o anche se non ce
l’ha) può essere un valido alleato. Mentre lui vedeva solo
il bianco o il nero.
E non dipendeva dal fatto che lui fosse un normale essere umano, no, se
ne rendeva conto solo ora, era proprio lui, i suoi schemi mentali che
non riuscivano ad accettare certe cose. Per lui i vampiri continuavano
ad essere sub-terrestri (anche se, di fatto, non se ne stavano tutto il
tempo sottoterra) e venivano catalogati per sigle sul tipo di Ostile
17.
Non si danno nomi ai demoni, altrimenti si rischia di umanizzarli
troppo; era questo che dovevano avergli insegnato, e lui non era mai
riuscito ad andare oltre.
No, lui non avrebbe mai potuto starle accanto.
Se le cose non avevano funzionato fra di loro non era stata colpa
sua, delle sue stranezze e chiusure, no, una volta tanto era solo
incappata in qualcuno che non era in grado di stare al suo passo.
La realizzazione di questo fu quasi confortante.
L’addio fu imbarazzante, proprio come lo era stato
l’incontro, ma stranamente quando lo vide andare via, scortato da
Willow, provò un senso di sollievo che non proveniva solo dal
fatto che lui se ne stesse andando (tipo come era successo con Angel),
era un sollievo più interiore, frutto delle sue riflessioni.
Ora però il sollievo stava andando a farsi benedire.
Erano passate due ore da quando Riley se ne era andato e nessun altro pretendente si era fatto vivo.
L’attesa si era fatta tesa e snervante e l’irritazione per la situazione in cui si trovava era salita alle stelle.
E poi …
<< Hey, ma non dovresti essere in una bara di cristallo o qualcosa del genere? >>
Spike.
Ci mancava solo lui.
Ma il principe deve essere per forza azzurro?
Hey, ma non dovresti essere in una bara di cristallo o qualcosa del genere?
Spike fremette fra sé mentre si dava mentalmente
dell’idiota per essersene uscito a quel modo. Le parole gli erano
uscite di bocca senza che potesse fermarle.
Si era preparato tutto un bel discorso iniziale (dopo essere stato
cacciato più o meno a forza all’interno del sogno di
Buffy), e come al solito la sua boccaccia aveva rovinato tutto.
Non era nuovo ad uscite del genere, già in passato la sua lingua
lunga gli aveva provocato non pochi problemi (tipo rivelare a Buffy che
la sola cosa migliore di uccidere una Cacciatrice era fotterla),
sperava solo che anche stavolta non fosse una di queste.
E poi, suvvia, cosa aveva detto di male? Era vero no? Lei avrebbe
dovuto starsene distesa comodamente in una bella bara di cristallo (ma
erano comode le bare di cristallo?) e non seduta perfettamente sveglia
su di un masso.
Un masso che oltretutto sembrava essere estremamente scomodo.
Naturalmente, non lo aveva sfiorato il pensiero che se lei fosse stata
addormentata il discorso che si era accuratamente preparato non sarebbe
servito a nulla, e se anche lo aveva fatto, Spike lo aveva fatto
sparire nell’istante in cui era apparso.
Certo però… che se lei fosse stata addormentata sarebbe stato meglio.
Non lo avrebbe guardato tanto in cagnesco.
****
Hey, ma non dovresti essere in una bara di cristallo o qualcosa del genere?
Spike.
Ci mancava solo lui.
Solo lui poteva uscirne fuori con una battuta del genere.
Non “ciao”, “come va”, “quanto tempo
è che non ci si vede”, “scusa se non ti ho fatto
sapere che ero tornato”.
No, lui come al solito doveva essere diverso.
Doveva essere originale, unico.
Alt, fermi tutti!
“Ci mancava solo lui?”
“Solo lui poteva uscirne fuori con una battuta del genere?”
“Originale, unico?”
Da quando Spike era diventato il solo, unico e originale?
Buffy quasi ringhiò quando la vocetta che aveva nella testa le disse che Spike era tutte queste cose da un bel pezzo.
Non voleva ascoltarla, non adesso che aveva finalmente la possibilità di sfogare tutta la sua rabbia.
Quali che fossero le ragioni di tale rabbia vennero zittite esattamente come la petulante vocetta.
****
Willow sospirò stancamente, lasciandosi cadere esausta sulla
sedia sul lato sinistro del letto di Buffy, proprio accanto a quella
dove si trovava il corpo di Spike, ora inconscio per il suo intervento.
Lo aveva sempre saputo che Spike era un gran testone, ma mai come oggi
ne aveva avuto la prova. Riuscire a convincere il vampiro a seguirla
nella camera di Buffy era stata una vera impresa.
Avevano provato di tutto: appelli alla sua intelligenza, moine, minacce
ed intimidazioni, ma Spike aveva fatto orecchie da mercante a tutto.
Era stato categorico; se volevano che aiutasse Buffy lo avrebbe fatto,
ma per nessuna ragione sarebbe entrato nella sua stanza, e non era
servito spiegargli che per funzionare la magia aveva bisogno di un
contatto fisico.
La ragione per cui si era rifiutato era stato un mistero che nessuno
era sembrato essere in grado di risolvere, almeno fino a quando non era
arrivata Dawn.
La ragazzina, che tanto ragazzina oramai non era più, non si era
spostata dalla camera di Buffy fin dall’inizio, non volendo
lasciare sola la sorella. A turno lei, Giles e Xander erano andati a
portarle qualcosa da bere o da mangiare, o notizie, o solo per farle
compagnia, visto che Dawn si era dimostrata decisa a rimanere.
Quando Xander le aveva riferito che Willow era riuscita a rintracciare
Angel, e che lui avrebbe portato anche Spike con sé, aveva
tirato un sospiro di sollievo, ma non si era tranquillizzata del tutto
fino a quando non aveva saputo con certezza che il vampiro ossigenato
era arrivato.
Anche allora, comunque, era rimasta al fianco di Buffy, aspettando che
Spike si mostrasse, e rimanendo delusa quando solo Angel e Riley si
erano fatti vedere.
L’impazienza alla fine doveva avere avuto la meglio sul suo
desiderio di non lasciare la sorella, perché una decina di
minuti prima si era presentata come una furia nella biblioteca del
consiglio, dove gli altri stavano cercando di convincere il vampiro.
Non aveva detto neanche una parola, si era guardata velocemente attorno
e poi aveva puntato direttamente sul vampiro, dopo di che l’aveva
afferrato per un orecchio e l’aveva obbligato a seguirla per i
tortuosi corridoi fino alla porta della camera di Buffy.
Oh, Spike aveva protestato sonoramente, ma per il sollievo di tutti non
aveva fatto neanche un cenno di rivoltarsi contro la ragazza. Cosa che
un po’ tutti avevano temuto, visto che in fondo era un vampiro.
Xander stranamente era stato il solo a fare un sorrisetto divertito nel
vedere la scena. Un vecchio vampiro master che veniva trascinato via
per un orecchio da una ragazzina decisamente meno forte di lui, una
scena irripetibile che aveva desiderato stamparsi a fuoco nella
memoria.
No, Xander non era stato sorpreso dalla mancanza di reazione fisica di Spike.
Era stata dura ammetterlo, a lui più che a tutti, ma una volta fatto ne era scaturita una certezza inesorabile.
Spike non feriva quelli che amava.
E Spike voleva bene a Dawn, esattamente come ne amava appassionatamente la sorella.
Le ragioni del rifiuto del vampiro ad andare da Buffy erano rimaste un
mistero giusto per altri pochi minuti, ma una volta rivelate apparvero
così chiare e lampanti da risultare quasi dolorose.
Infatti davanti alla porta della camera di Buffy, Spike si era
bloccato, opponendo una resistenza passiva ma ugualmente efficace. Dawn
non era riuscita a tirarlo oltre. Alla fine la ragazza si era rivolta a
lui con gli occhi colmi di lacrime.
<< Perché? >> aveva bisbigliato, come se in quella unica parola ci fossero un mondo di domande dietro.
<< Non posso. >> aveva ammesso Spike, abbassando lo
sguardo, incapace di sostenere quello di Dawn. << Non ce la
faccio a vederla di nuovo… >>
Si era interrotto ed aveva scosso le spalle, lasciando gli altri a chiedersi perché non volesse rivedere Buffy.
Nessuno ci era arrivato, tranne Dawn.
<< Lei non è morta, Spike. >> aveva detto accorata.
<< Non è come l’ultima volta. Stavolta sta davvero
dormendo. È viva e respira ed ogni tanto muove persino il naso
nel sonno. >>
Spike aveva continuato a tenere la testa bassa, ma aveva chiesto piano: << Davvero? >>
Il modo in cui aveva pronunciato quel “davvero” e le parole
dette prima da Dawn avevano colpito tutti allo stomaco, mentre il
mistero veniva risolto.
Spike aveva ancora nella mente l’immagine di Buffy quando era
morta gettandosi dalla torre, e non desiderava sperimentare di nuovo
un’esperienza del genere.
Willow si era sentita stringere il cuore e, mentre Dawn giurava al
vampiro che le cose stavano proprio come aveva detto, si era trovata
lei stessa ad accarezzargli una spalla, dandosi al contempo mentalmente
dell’idiota.
Spike aveva più volte dimostrato in passato di possedere una
sensibilità decisamente inusuale per un vampiro, ma
chissà perché ogni volta ne rimaneva sorpresa e non
riusciva a reagire nel modo giusto. Esattamente come adesso.
Nonostante Dawn fosse ancora poco più che una ragazzina, era
riuscita a vedere più in là di quanto persone più
mature di lei avessero mai fatto.
Ma forse non era una questione di maturità, ma di percezione. Se
Tara fosse stata viva e presente, molto probabilmente sarebbe giunta
alla stessa conclusione di Dawn in meno di due secondi.
Era in momenti come questi che la sua mancanza si faceva più sentire.
Dopotutto, quando Buffy morì, fu proprio per l’intercessione di lei che a Spike venne accordata una certa fiducia.
Tara, e anche la stessa Dawn, avevano sinceramente creduto alle buone
intenzioni del vampiro nel voler mantenere la promessa fatta a Buffy.
Ed in effetti si era rivelata una buona scelta.
Pensandoci, Tara aveva anche creduto che fra Buffy e Spike ci fosse qualcosa che andava oltre il sesso.
La turbolenta relazione fra i due era stata infatti uno degli ultimi argomenti di cui avevano parlato prima che…
Willow scacciò via l’immagine che spesso le compariva non
appena si soffermava sul ricordo o chiudeva gli occhi. L’immagine
del sangue di Tara che le schizzava il volto, mentre quello di lei
diventava improvvisamente, mortalmente pallido.
Per la dea! Che idiota che era.
Era questo che Spike non aveva voluto rivedere, e lei non era riuscita a capirlo, pur avendo passato il suo stesso dramma.
Stupida, stupida Willow!
Lo aveva stretto per un braccio, cercando di infondergli tutta la sua
comprensione, e lui l’aveva guardata per un istante, facendo un
triste sorriso.
Un triste sorriso che le aveva detto più di quanto milioni di parole avrebbero potuto.
Se lei era arrivata in ritardo nel comprendere cosa stesse provando Spike, a lui era bastata un’occhiata per capire.
Ed ora, mentre lo guardava assopito con la testa posata sul cuscino a
meri centimetri dalla testa di Buffy, si rese conto che era proprio
così. Spike aveva capito che lei aveva pensato a Tara. Come ci
fosse riuscito era un mistero, ma lo aveva fatto.
<< Willow? >> la voce di Dawn la riscosse dai suoi pensieri.
<< Sì? >>
<< Pensi che ci sia modo di sapere come … huh … sta
andando? >> chiese la ragazza, chiaramente curiosa.
<< Posso provare. >> rispose Willow stringendosi nelle spalle. A dire il vero era curiosa pure lei.
Posò una mano sul braccio di Spike e si concentrò.
<< C’è qualcosa che non va? >> chiese preoccupata Dawn vedendola accigliarsi.
Sempre tenendo gli occhi chiusi, Willow rifletté su come dire
cosa stava vedendo. << Temo … beh … temo che non
vada tanto bene. >> disse con voce dispiaciuta.
<< Perché? >> chiese subito Dawn.
<< Stanno litigando. >> ammise controvoglia la strega.
<< Oh, allora è tutto a posto! >> disse serafica Dawn, mettendosi più comoda sulla sedia.
Tale fu la tranquillità con cui la ragazza aveva parlato, che Willow spalancò gli occhi sorpresa e confusa.
<< Quei due hanno sempre passato metà del loro tempo a
litigare, e l’altra metà … beh, lo sai. >>
ridacchiò Dawn, vedendone l’espressione basita. <<
Credo che sia uno dei motivi per cui quei due sono fatti
l’una per l’altro. Andrà tutto bene, vedrai.
>> aggiunse, con un sorrisetto malizioso sul volto.
Willow per qualche istante sembrò dubbiosa, ma poi
realizzò una cosa che aveva appena visto. << Sai? >>
disse facendo un sorriso misterioso. << Credo che tu abbia
ragione. >>
****
Buffy non sapeva quale demone si fosse impossessato di lei, ma prima
che se ne rendesse conto si era alzata e aveva tirato un pugno
direttamente al naso di Spike, ed un attimo dopo …
<< Bloody hell, Cacciatrice! >> strillò Spike
tenendosi il naso. << Sempre sul dannato naso mi devi prendere?
>>
Nessuna risposta.
Nessun’altro pugno in arrivo.
<< Cacciatrice? >> Spike sbirciò fra le dita che
ancora tenevano il naso. La Cacciatrice in questione era ora seduta un
po’ scomposta per terra, con un’espressione di confuso
stupore sul volto. << Buffy? Stai bene? >>
Per qualche altro secondo Buffy non diede neanche segno di aver
sentito, poi lentamente si girò verso la pietra su cui fino a
poco prima era seduta e la fissò perplessa.
Che era successo?
<< Buffy? >> adesso la voce di Spike suonava decisamente preoccupata.
Buffy si riscosse leggermente, girandosi a guardarlo. La voglia di
prenderlo a pugni sembrava essere passata, altri pensieri stavano ora
attraversando la sua mente. << Il sasso, io … Willow ha
detto … Come? >> farfugliò, guardando a turno al
masso e poi a Spike.
Non riusciva proprio a capire. Come aveva fatto ad alzarsi? Okay, aveva
fatto giusto un passo e poi era caduta a sedere come un sacco di
patate, ma si era alzata, lo aveva fatto. Era persino riuscita a tirare
un pungo in faccia a Spike. Ricordava bene la sensazione della sua mano
che impattava contro il suo naso, e poi le gambe le avevano ceduto. Ma
lo aveva fatto, si era alzata. E questo cosa significava nella logica
della metafora di Willow?
Buffy non riusciva proprio a capirlo. Ci avrebbe pensato dopo.
<< Amore, stai bene? >> adesso Spike si era inginocchiato davanti a lei e le scuoteva gentilmente la spalla.
<< Non chiamarmi Amore, Mister Io Non Voglio Che Lei Sappia Che
Sono Vivo. >> gli gridò sul viso Buffy, la voglia di
menarlo che tornava ancora.
Spike barcollò indietro come se fosse stato di nuovo colpito;
non si era aspettato una così repentina e violenta reazione, ma
riprese velocemente il controllo. << Forse perché non lo
sono. >> ribattè seccamente, poi, all’espressione
leggermente confusa di lei, ghignò. << Ancora non morto,
passerotto. Vampiro al 100 per 100. >>
Buffy per qualche istante sembrò indecisa se roteare gli occhi
esasperata o gridare dalla rabbia; scelse quest’ultima. <<
Tu, grandissimo stronzo, come osi venire qui dopo che ti sei altamente
infischiato se noi stavamo male per te perché ti pensavamo
morto? >>
Spike, che si era alzato, si irrigidì. Tutto quello che riusciva
a comprendere era che Buffy non era contenta della sua presenza.
Non che si fosse aspettato qualcosa di diverso, ma …
<< Spiacente di dovertelo ricordare ancora, amore, ma io sono
morto! Sono morto per salvare te ed i tuoi fottuti amici, oltre
al fottuto mondo, anche se sapevo che nessuno di voi avrebbe versato
una lacrima per me. Sapevo che venire qui era una pessima idea, ed ora
tu me lo hai confermato. Non mi vuoi qui, Cacciatrice? Beh, per quanto
mi riguarda sarò felice di andarmene. >>
Quello che era iniziato come uno scoppio, alla fine conteneva una nota
amara che persino Buffy nella sua cieca rabbia riuscì a
percepire.
Non ebbe però il tempo di rifletterci sopra, Spike si era
voltato ed aveva iniziato ad allontanarsi. Allarmata, gridò:
<< Aspetta! >>
<< Aspetta cosa? >> chiese furioso Spike girandosi a
metà. << Che tu finisca di giocare a “prendi il
vampiro a calci nel sedere?” No grazie ne faccio volentieri a
me… >>
Improvvisamente Spike si rese conto di una cosa, Buffy era ancora
seduta a terra e non sembrava intenzionata ad alzarsi. <<
Perché sei ancora a terra? >>
Stavolta Buffy non ebbe esitazioni e roteò esasperata gli occhi.
<< Forse perché ho le gambe tutte anchilosate e non riesco
ad alzarmi? Tu che ne dici? >> gli rispose saccente, prima di
imbronciarsi. << Ho perso il conto delle ore che sono stata
seduta su quel dannato sasso, ed ora mi sento le gambe di gelatina.
>>
<< Ed io che speravo che fosse il mio fascino a farti sentire le
gambe di gelatina. >> scherzò Spike, marciando di nuovo
verso di lei per poi stendere la mano verso di lei, per aiutarla a
tirarsi su.
<< Te lo sogni. >> ribattè secca Buffy, ma accettando la mano protesa verso di lei.
La mano di Spike.
Quante volte l’aveva afferrata per tirarsi su?
E quante volte aveva aiutato lui ad alzarsi?
<< Sempre. >>
Buffy non era sicura di aver sentito bene, Spike aveva detto quella
singola parola con un tono di voce talmente basso che era quasi
sembrato un fruscio portato dal vento. Ad ogni modo questo fu
abbastanza da farle sobbalzare il cuore, perché se la frase
precedentemente pronunciata era stata scherzosa, quella parola era
stata mortalmente seria.
Che intendeva dire?
Possibile che lei avesse frainteso?
Oh non quanto aveva appena sentito, no. Le sue intenzioni.
Quanto Andrew le aveva rivelato che Spike era tornato e non voleva che
lei lo sapesse, lei aveva creduto che lui non l’amasse
più. Che si fosse stancato di correrle dietro e fosse andato
avanti. Niente di quello che Andrew le aveva detto era bastato a farle
cambiare idea.
Niente avrebbe trattenuto Spike dall’andare da lei, dal farle
sapere che era tornato se l’amava ancora, di questo era stata
certa.
Ora però cominciava a dubitare delle sue convinzioni.
<< Perché? >> chiese piano.
<< Perché cosa, passerotto? >> chiese confuso Spike,
mentre l’aiutava a fare alcuni passi attorno al dannato masso.
Lei si sostenne alla sua vita, così da poter alzare lo sguardo
su verso di lui. << Perché non volevi che sapessi che eri
tornato? Perché Spike? >>
Spike si tese sotto il suo sguardo verde. Quando Buffy lo guardava
così non era capace di fare niente, neanche di pensare. <<
Non ero sicuro che … >>
Misteriosamente, Buffy sembrò avere un lampo di genio mentre
vedeva Spike che esitava a parlare. << Non eri sicuro che a noi
importasse, che a me importasse? >> chiese, addolcendo
leggermente il tono.
<< Fra le altre cose. >> bofonchiò Spike a mezza voce.
Ancora una volta, però, Buffy intercettò la sua risposta.
<< Fra le altre cose? >> chiese curiosa. << Quali
cose? >>
<< Oh, andiamo, Cacciatrice. Lo sai anche tu che i tuoi amici non
mi hanno mai sopportato. >> rispose Spike, eludendo la vera
domanda. L’amo lanciato però sembrò far abboccare
Buffy.
<< Non lascio che siano i miei amici a guidare la mia vita.
>> ribattè infatti stizzita lei. Non riusciva a credere
che Spike non avesse cercato di contattarla solo perché lui non
era ben accetto ai suoi amici. In precedenza non aveva mai lasciato che
questo lo fermasse dal fare qualcosa. Doveva esserci
qualcos’altro sotto, e voleva scoprire cosa.
<< Oh, e da quando? >> la schernì Spike, con
un’espressione decisamente scettica. << Da quando ti
conosco il loro giudizio è sempre stato importante per te.
>>
Buffy sentiva l’irritazione aumentare, era chiaro che Spike
stesse cercando di deviare la discussione su un piano che sentiva
più sicuro; ed in effetti aveva ragione riguardo ai suoi amici,
il loro giudizio era sempre stato importante per lei, almeno fino a
quando non l’avevano tradita ed esclusa dal gruppo. Ricordava
ancora bene la desolazione che aveva provato quando era stata cacciata
dalla sua stessa casa, solo perché aveva cercato di imporre le
sue idee. Idee fra l’altro rivelatesi giuste.
Quello era stato un bello shock mentale ed emotivo, che le aveva a suo
tempo fatto vedere le cose sotto una prospettiva diversa. Solo lei
poteva decidere per sé stessa e nei mesi passati era riuscita a
farlo comprendere anche agli amici. Se a loro stava bene, ottimo,
altrimenti lei sarebbe comunque andata avanti per la sua strada.
Poteva spiegare tutto questo a Spike, ed era certa che lui avrebbe
capito, ma al momento le premeva di più sapere cosa lui
nascondesse.
Riflettendoci sopra, decise che non era il caso di chiederglielo
direttamente, conoscendolo lui avrebbe certamente trovato il modo di
eludere ancora le sue domande. Doveva agire di astuzia, dargli corda in
modo che si impiccasse da solo.
<< Forse, >> rispose enigmatica. << ma questo in
passato non ti ha mai fermato. Così, perché almeno non
hai cercato di contattare me o Dawn? So che Andrew ti aveva detto che
tu ci mancavi. >>
Spike sbuffò derisoriamente. << Il ragazzo vive nel mondo
dei sogni, amore. Non era esattamente il tipo giusto su cui fare
affidamento per certe cose. Ha iniziato a sragionare non appena mi ha
visto, paragonandomi a Galdalf. >>
Buffy cercò di trattenere la risata che le era sorta in gola. In
effetti Andrew era stato decisamente su di giri anche quando le aveva
raccontato del suo incontro con Spike. Al momento lei non aveva avuto
nessuna voglia di ridere, ma ora ripensandoci doveva ammettere che
Spike non aveva tutti i torti.
Ed inoltre il suo piano sembrava star funzionando, Spike aveva iniziato
a parlare a rotta libera, e se lei lo conosceva bene, prima o poi
avrebbe finito per dire anche le cose che voleva tenere nascoste.
<< Ma ti rendi conto? >> stava infatti dicendo Spike,
mentre le raccontava nei particolari l’imbarazzante situazione in
cui si era trovato quando era entrato nella stanza in cui si trovava il
ragazzo, che poi gli era saltato al collo abbracciandolo e baciandolo
manco fosse stato il messia. E davanti ad Angel, per giunta.
C’era una cosa da dire su Spike, come le raccontava lui le storie
non le raccontava nessuno. A Buffy sembrava quasi di vedere la scena.
<< E dopo una scena madre del genere mi dici tu come facevo a
credergli quando mi ha detto che tu e Dawn avevate pianto per me? Ho
pensato che fosse un esagerazione come tutto il resto. >> stava
ancora dicendo Spike. << Oltretutto, l’ultima volta che io
e Dawn abbiamo parlato lei aveva minacciato di darmi fuoco mentre
dormivo. Come facevo a credere che lei avesse pianto per me? >>
Buffy si morse un labbro. Spike aveva ragione in un certo senso, solo
che lui non poteva sapere che Dawn si era pentita in seguito di quella
sua minaccia, e che questa era stata una delle ragioni per cui lo aveva
pianto. Che ancora lo piangeva.
Il rimorso per non aver messo in chiaro le cose con il vampiro aveva
tormentato molto la sorella, e Buffy si sentì a sua volta
colpevole per averle impedito , quando avevano scoperto che Spike era
tornato, di mettersi in contatto con lui per chiedergli scusa.
In quei mesi si era sentita troppo ferita dall’atteggiamento di
lui ed aveva pensato solo a sé stessa, senza considerare i
sentimenti di Dawn, o pensare a quale conclusione sarebbe arrivato
Spike vedendo che nessuno cercava di contattarlo.
Maledetto orgoglio.
Se avesse permesso a Dawn di fare come voleva, i rapporti fra loro due
sarebbero stati risolti da tempo, e anche per lei forse le cose
sarebbero state diverse.
Era stato un suo errore.
Il minimo che poteva fare era rimediare.
****
<< Ora che stanno facendo? >> chiese Dawn per quella che a Willow sembrò la milionesima volta.
E meno male che la ragazzina era sicura che tutto sarebbe andato a finire bene, altrimenti quante volte lo avrebbe chiesto?
Ma quella di Dawn non era preoccupazione, e Willow lo comprendeva.
Era curiosità.
E Willow doveva ammettere di non essere meno curiosa.
Non di meno sospirò quando rispose. << Stanno parlando.
>> riferì. << Più o meno civilmente, direi.
>>
<< Non durerà a lungo. >> ghignò Dawn, prendendo ancora una volta di sorpresa la strega.
<< Huh? >>
<< Scommetto che entro i prossimi cinque minuti litigheranno ancora. >>
<< Huh? >> ripetè Willow, non comprendendo. <<
E cosa te lo fa dire? No, aspetta, piuttosto dimmi perché
l’idea di loro due che litigano sembra renderti così
felice. >>
<< Ancora non lo hai capito? Spike e Buffy sono come fuoco e
dinamite. Tu mettili vicini e cosa succede? Un bel botto. Sia a lui che
a lei piace quando l’adrenalina scorre nelle loro vene, non
potrebbero mai adattarsi ad una noiosa relazione. Sono fatti
così, ecco perché sono perfetti insieme. >>
spiegò pazientemente la ragazza.
<< Ah, afferrato. >> annuì Willow. In effetti il
ragionamento di Dawn filava liscio come l’olio, anche se la
strega doveva ammettere che lei personalmente preferiva relazioni meno
turbolente. Ma tutti i gusti son gusti.
<< Di che stanno parlando? >> chiese intanto Dawn, curiosa come una scimmia.
<< Di te. >> rispose esitante Willow.
<< Oh. >> stavolta il ghigno di Dawn le tremò sulle labbra.
<< Buffy sta raccontando a Spike che ti ha impedito di
contattarlo quando abbiamo saputo che era tornato. >> le sorrise
rassicurate la strega. Anche lei era a conoscenza di quanto Dawn fosse
stata male per non aver potuto chiarire le cose con il vampiro, e come
avesse odiato non aver potuto contattarlo.
Un paio di volte era stata persino colta in flagrante mentre cercava di
contattarlo disubbidendo all’ordine impartito, e Willow aveva
anche cercato di intercedere per lei, ma Buffy era stata ferrea.
<< Farà bene a spiegargli che è stata tutta colpa
sua se non ci siamo potuti sentire, altrimenti prima che si svegli
giuro che le taglio tutti i capelli. >> minacciò
imbronciata Dawn, guardando storta la sorella.
Non che Willow fosse rimasta turbata o spaventata da quella minaccia,
ma per sicurezza si affrettò a rassicurarla. <<
Tranquilla, è proprio quello che sta facendo. >>
****
Spike sembrava esitante se esultare saltellando come un matto o ghignare alla grande.
Qualcuno aveva veramente sentito la sua mancanza.
Dawn per l’esattezza.
Dalle parole di Buffy era chiaro infatti che la piccola Summers, che
tanto piccola non era più (ma quanto era cresciuta quella
ragazza?), teneva a lui e che aveva più volte cercato di
contattarlo nonostante il divieto impartitole dalla Cacciatrice.
E fra le righe aveva anche potuto leggere altre cose.
Come ad esempio il fatto che Buffy aveva agito in quel modo perché si era sentita ferita per il suo atteggiamento.
E se si era sentita ferita doveva pur significare qualcosa, no?
Cosa esattamente non lo sapeva e non era neanche certo di volerlo
sapere. La speranza è una cosa con le ali che vola via
facilmente quando cerchi di acchiapparla, lui lo sapeva bene, quindi
temeva anche solo a tendere la mano (metaforicamente parlando).
Ad ogni modo, quello che gli impedì di mettersi a saltellare fu
il fatto che Buffy stava ancora aggrappandosi a lui per poter riuscire
a stare in piedi.
Sempre che fosse quello il motivo …
Attualmente sembrava aver riacquistato abbastanza bene le sue
capacità motorie, e forse esitava a staccarsi solo per timore di
sopravvalutare tali capacità.
Altrimenti quali motivi poteva avere?
Spike decise che era meglio non indagare neanche su questo.
Buffy da parte sua stava cercando di non ridere per l’espressione
euforica dipinta sul volto di Spike. Non riusciva a ricordare quando
era stata l’ultima volta che lo aveva visto così felice
(se mai lo aveva visto), e questo la fece sentire ancora di più
in colpa per avergli negato quella gioia.
Ma Buffy non era il tipo che amava soffermarsi a pensare a certe cose.
Il senso di colpa era decisamente qualcosa che preferiva evitare se
poteva, così preferì concentrarsi su altro.
La solita vocina petulante cercò di stimolarla a pensare al
perché fosse finalmente riuscita ad alzarsi dal masso, e
perché le sue gambe sembravano decise a funzionare solo se lei
stava aggrappata a Spike o anche al semplice perché lei non
avesse nessun desiderio di mollarlo, ma la spinse da parte; avrebbe
affrontato in seguito quelle domande, ora erano altre le risposte che
voleva ottenere.
Intensificando la presa sullo spolverino di Spike, lo girò in modo da poterlo guardare negli occhi.
<< Così ora sai che Andrew non mentiva. >> gli disse
più dolcemente che poteva, ricordando a sé stessa quello
che sua madre le aveva ripetuto spesso, “Si prendono più
mosche con il miele che con l’aceto”.
Non era nel suo stile, e si sentiva decisamente a disagio nel seguire
quel consiglio, le sembrava quasi di star barando, ma in guerra e in
amore tutto è permesso, no?
Amore?
Maledetta vocina petulante!
Buffy si diede uno scossone mentale e continuò con il suo piano mellifluo con rinnovata forza.
<< Perché Spike? >> chiese a voce bassa ma intensa.
Non c’era bisogno di spiegare quella domanda, e lei lo sapeva bene. Così come lo sapeva Spike.
Il ghigno del vampiro si spense, mentre abbassava lo sguardo sulla mano di Buffy che ancora gli teneva lo spolverino.
La ragazza voleva delle risposte, ma lui proprio non ce la faceva a dargliele guardandola negli occhi.
<< Non sapevo se ti importava veramente. >> bisbigliò.
Buffy roteò gli occhi, pensava che questo fosse stato già
assodato. << Beh, ti sbagliavi ed ora lo sai. Cos’altro?
>> chiese un po’ più duramente.
Come un bambino piccino, Spike fece il broncio. << Angel
continuava a dire che dovevo lasciarti libera di vivere la tua vita.
Una vita “normale”. >>
<< Angel è un idiota. >> si lasciò sfuggire
Buffy, con più di una punta di irritazione nella voce.
La testa di Spike schizzò su.
Buffy aveva appena detto che Angel era un idiota?
O se lo era sognato?
Eppure lo sguardo di Buffy era così deciso in questo momento.
<< Ha cercato di propinarmi per anni la storiella che mi meritavo
una vita “normale”. Bene, io non sono normale. Sono la
Cacciatrice. Adesso l’ho compreso, anche se non sono più
la prescelta questo non fa di me una persona normale. Non potrò
mai avere una vita normale. Dura da accettare ma è così.
Pensavo che questo tu lo avessi capito. Non eri tu quello che me lo
ripeteva sempre? >> il sopracciglio inarcato di Buffy era
decisamente intriso di irritato sarcasmo ed il suo tono era ferito.
Anche se riusciva a capire l’insicurezza che Spike aveva avuto
nel credere ai suoi sentimenti, il pensare che lui avesse deciso di
lasciarla solo per il suo “bene” come aveva fatto Angel, la
bruciava non poco. Quando era successo che Spike si era trasformato in
una patetica versione di Angel?
Spike intanto stava fissando gli occhi di Buffy. Sembrava che la rabbia
e la delusione cercassero di lottare su chi doveva emergere, e quando
fu la delusione a vincere, si sentì stringere il cuore.
Aveva appena fatto qualcosa che si era giurato non fare mai più.
Ferire Buffy.
<< C’erano altri motivi. >> disse precipitosamente, senza neppure pensare a cosa stava dicendo.
Tutto quello che voleva era cancellare la delusione ferita dagli occhi
di Buffy. Si rese conto dell’errore fatto nell’istante in
cui le parole gli lasciavano le labbra.
Gli occhi di Buffy si restrinsero, mentre le sopracciglia si aggrottavano in una espressione attenta.
<< Quali? >>
Spike si morse la lingua, maledicendosi per aver detto troppo.
Conosceva la Cacciatrice e sapeva che lei non avrebbe mollato fino a
quando non le avesse dato quello che voleva.
E ora?
Come spiegarle?
Tirando un profondo sospiro, si maledisse un’altra volta e poi cominciò a parlare.
<< Io ero morto, baby. Più del solito intendo, e non ero
inteso ritornare. >> disse velocemente. Vedendo che lei stava
socchiudendo le labbra per dire qualcosa, le pose un dito sopra,
facendola tacere. << Tu sai di cosa parlo, ci sei passata anche
tu. >>
Gli occhi di Buffy si allargarono mentre una comprensione la raggiungeva.
<< Non … non eri … >> balbettò improvvisamente inorridita.
Spike scosse la testa negativamente, mentre si affrettava a correggere
il suo pensiero. << No, no, non ero in paradiso, amore. >>
la rassicurò.
<< Beh, a dire il vero non so dove fossi esattamente, non ricordo
niente. Presumo bloccato nel dannato amuleto, non so. Un attimo prima
ero nella bocca dell’inferno e stavo bruciando e l’attimo
dopo mi sono ritrovato nell’ufficio del grande pirla. >>
Spike scosse la testa facendo un’espressione disgustata.
Buffy fece ancora per parlare, ma ancora una volta Spike la bloccò.
<< Ma questo non significa che il mio ritorno sia stato giusto.
>> Spike sospirò ancora mentre alzava lo sguardo al cielo.
<< Il mio tempo doveva essere finito, io dovevo essere finito.
>> disse tristemente. << Avevo fatto il grande gesto.
Salvato il mondo e tutto. Avevo salvato te e Dawn. Ero un dannato eroe
ed invece di ottenere il sacro riposo che tutti gli eroi si meritano,
ero tornato. Come un fottuto fantasma per giunta. >>
L’amarezza contenuta nel tono di Spike colpì con forza
Buffy. Poteva vedere benissimo come lui stesse cercando di controllare
il suo dolore dal modo in cui stringeva la mascella. Lei conosceva quel
dolore. Riusciva a capire ora cosa avesse voluto dire con “io
dovevo essere finito”. Anche lei aveva provato la stessa
sensazione prima di gettarsi dalla torre.
Un istante di pura pace, mentre il mondo si colorava di arancione per
il sole nascente. Tutto era sembrato giusto, semplice persino.
Era stato il suo momento, lo aveva abbracciato con gioia.
Il dolore, intenso, acuto, mentre saltava nel portale, e poi …
Calore.
Amore.
Completezza.
Si, lei era la sola a poter comprendere cosa aveva passato Spike in quegli ultimi momenti nella bocca dell’inferno.
E, paradiso o meno, anche lui doveva aver provato un’infinita delusione quando tutto questo gli era stato strappato.
Ma, nonostante tutto …
<< So cosa intendi, >> gli disse piano, mentre gli
accarezzava dolcemente il torace. << ma non posso dire di non
essere felice che tu lo abbia fatto. Tornare intendo … non la
cosa del fantasma. >> come al solito Buffy partiva bene nei
discorsi e poi si perdeva per strada.
Stranamente però questo fece sorridere Spike. << Anche io ero felice quando sei tornata, amore. >>
Per qualche istante rimasero in silenzio, soltanto guardandosi, sapendo di aver condiviso lo stesso destino.
Poi Spike sospirò, e questo sembrò spezzare quel momento di armonia.
****
Willow si lasciò sfuggire un aspro sospiro mentre continuava a monitorare i due dormienti.
Evitò di aprire gli occhi, per non dover rispondere alle domande che Dawn le avrebbe certo fatto.
Quanto aveva visto e sentito le avevano riaperto una ferita nel cuore, mentre il rimorso tornava a tormentarla.
Quanto era stata stupida a quei tempi, giocando a fare dio e
resuscitare i morti. Aveva strappato Buffy dal paradiso, convinta che
invece fosse in una dimensione demoniaca. Aveva voluto convincersene,
perché allora era già drogata dal potere che la magia le
dava. Si era creduta onnipotente e non aveva pensato alle conseguenze
delle sue azioni.
Buffy ora si era ripresa da tali tragiche conseguenze, ma a Willow era
bastato guardare il volto dell’amica mentre parlava con Spike per
capire che il ricordo era ancora là, appena sepolto sotto la
superficie. Non faceva più tanto male, ma c’era.
E lei avrebbe dovuto conviverci per sempre.
Per colpa sua.
Con un altro addolorato sospiro, tornò a monitorare la situazione.
****
Buffy adesso non era più attaccata a Spike, ma lo stava fissando arrabbiata mentre teneva entrambe le mani sui fianchi.
<< Mi stai dicendo che non sei tornato perché avevi paura
di quello che avrebbe potuto succedermi se mi fossi stato vicino?
>>
Il suo tono era decisamente acuto, e vagamente incredulo. <<
Fantastico, proprio fantastico! >> disse aspramente. <<
Certo che Angel ti ha proprio fatto un bel lavaggio del cervello, non
c’è che dire. Ma che avete voi vampiri che mi lasciate
solo per il “mio bene”? Cacciatrice qui, te lo
ricordi? So badare a me stessa. >>
La frustrazione di Spike aveva raggiunto il limite. Aveva cercato di
spiegare a Buffy come si era sentito dopo il suo ritorno. Della
sensazione che aveva provato; di essere solo un dannato burattino nelle
mani di qualcuno che voleva giocare con la sua esistenza. Del terrore
che aveva provato al pensiero di coinvolgerla in quel gioco macabro che
si era rivelato il suo ritorno. La Wolfram and Hart e tutto
l’immenso potere che si celava dietro.
Lui non era uno sciocco come Angel ed aveva capito ben presto che la
sua vita, o non vita, era sul filo di un rasoio. Che essere coinvolto
con quella dannata ditta significava solo un mare di guai. Un mare di
guai in cui non aveva voluto coinvolgere anche lei.
I fatti gli avevano dato ragione, ma questa era una magra consolazione.
Persone innocenti avevano perso la vita.
E, ancora adesso, non sapeva se ne era fuori.
Ma Buffy aveva capito? Noooo! Al contrario si era infuriata come suo solito.
<< Bloody hell, donna, il mondo non gira solo attorno a te, lo
sai? >> sbottò con forza, perdendo finalmente la pazienza.
<< Cosa ti ha fatto pensare che lo abbia fatto per il “tuo
bene”? >>
<< Huh? >> Buffy era stata presa in contropiede. Non si era
aspettata quell’aspra replica. Spike proseguì come se
neanche l’avesse sentita, iniziando a camminarle davanti nervoso.
<< E la devi smettere una buona volta di paragonarmi a peaches.
Lui può ammantarsi di tutte le nobili ragioni che vuole, ma alla
fine è solo un coglione che si perde dietro a degli ideali
fantastici e nel frattempo non vede ad un palmo dal naso. Per mesi ho
continuato a ripetergli che quel posto era marcio, che avrebbe
distrutto tutto quello che cercava di proteggere. Mi ha dato ascolto?
No, e ne ha pagato le conseguenze. Per colpa sua sono morte un sacco di
persone. Persone che lui aveva trascinato in quella merda. Scusami
tanto se ho voluto evitarti di fare la stessa fine che hanno fatto gli
altri. E per la cronaca, non l’ho fatto per il “tuo”
bene, ma per il “mio”! >>
Improvvisamente Spike le si fermò davanti. Gambe larghe, braccia
incrociate sul torace, volto truce e narici che sembravano ardere da
come la sua espressione era furibonda. Buffy istintivamente
indietreggiò di un passo. Uh oh, aveva risvegliato la bestia.
<< Spike… >> cercò esitante di blandirlo.
<< Hai mai pensato, anche solo per un attimo, in quel tuo
egoistico cervellino, che se ti sono stato lontano è
perché non sarei stato in grado di sostenere il peso del rimorso
se ti fosse successo qualcosa? Che non avrei potuto sopportare di
ripetere l’esperienza di vederti morta, stesa al suolo? A causa
mia, oltretutto? >>
<< Chiamami vigliacco, codardo, egoista persino, ma per una volta
ho voluto pensare solo a me stesso. Mi sono voluto tutelare da un
dolore che sapevo non sarei stato in grado di sopportare. Senza contare
poi che anche se non fosse successo niente non avevo la certezza di
essere bene accetto se rispuntavo nella tua vita. >>
Le ultime parole furono pronunciate con lo stesso tono aspro precedente, ma erano anche velate di amarezza.
Un’amarezza che sembrò colpire nel profondo Buffy.
Improvvisamente tutto le fu chiaro.
Spike aveva avuto paura. Aveva temuto le conseguenze di quel suo
ritorno tanto inaspettato. Conseguenze che avrebbero potuto
distruggerlo e distruggere tutti quelli che amava. Senza parlare della
paura di essere di nuovo rifiutato. Per questa ragione aveva preferito
tenersi lontano, per evitare di ferire ed essere ferito.
E chi era lei per fargliene una colpa.
Miss “ho troppa paura di impegnarmi in una relazione seria”.
Miss “meglio soli che male accompagnati”.
Miss “meglio stare seduta su una pietra scomoda che permettere a qualcuno di avvicinarsi troppo”.
Solo che alla fine lei era riuscita ad alzarsi da quella pietra.
E qualunque fosse la ragione per cui ci era riuscita, rabbia o gioia
nel rivedere qualcuno che aveva pensato perso per sempre, ora era
felice di averlo fatto.
Perché forse la vera risposta era in questo.
In due persone che condividevano le loro paure e le affrontavano insieme.
Improvvisamente ne era consapevole. Ora non restava altro da fare che
trasmettere anche a Spike questa sua scoperta, e magari uscire insieme
da lì.
Ma come fare?
Il vampiro se ne stava a testa bassa, la mascella che ancora serrata dal nervosismo.
Prima era necessario smorzare la tensione, poi con il tempo, poco a poco gli avrebbe fatto capire come stavano le cose.
<< Tu che strada sceglieresti? >> chiese con leggerezza,
come niente di quanto era stato detto l’avesse toccata.
<< Huh? >> chiese confuso Spike alzando la testa. Si era
aspettavo una replica velenosa alle sue parole, ed invece Buffy se ne
stava là davanti a lui con un leggero sorriso dipinto sulle
labbra.
<< Che strada sceglieresti? >> ripetè Buffy, indicando alle due direzioni.
Spike scosse la testa. Donne, non le avrebbe mai capite. Tanto valeva assecondarla.
Si girò verso destra, accigliandosi al sentiero assolato che aveva davanti.
<< Sarà una fisima da vampiro, amore, ma questa strada non
mi convince per niente. >> disse indicandola. << La trovo
piuttosto inquietante con tutto quel sole. >>
Buffy sogghignò, di nascosto si intende. Anche lei aveva avuto la stessa sensazione anche se per ragioni diverse.
<< In effetti anche il bosco sembra tutto fuori che facile, ma
stranamente la sua oscurità mi attira di più. >>
aggiunse Spike, voltandosi verso sinistra.
Buffy annuì, ampliando il sorriso. << Vada per il bosco allora. >> disse, prendendogli la mano.
Spike rimase per qualche istante gelato a fissare quella piccola mano
che stringeva la sua. Da quando Buffy gli dava ascolto senza fare
obbiezioni?
<< Ci muoviamo? >> lo spronò Buffy. << Non
vedo l’ora di svegliarmi e mangiare qualcosa. Dimensione onirica
o meno sto morendo dalla fame. >>
<< Concordo. >> ribattè piano il vampiro. Neanche
lui ricordava quando era stata l’ultima volta che aveva mangiato.
Buffy ridacchiò mentre iniziavano a camminare e si inoltravano nel bosco.
<< Oh, e grazie per essermi venuto a salvare, mio principe. >> gli disse faceta.
Spike ringhiò in risposta allo scherzo, prima di ammutolirsi mentre una realizzazione lo raggiungeva.
Bloody hell!
Sono davvero un principe!
Il “suo” principe!
****
<< Willow come vanno le cose? >> Giles e Xander si
affacciarono dalla porta. La curiosità e la paura li stavano
mangiando e non erano riusciti a resistere a starsene seduti in salotto
senza sapere cosa stava succedendo. Era passata quasi un’ora e
nessuno era andato ad informarli.
<< Bene. >> rispose la strega, facendo un sorriso eccitato.
<< Buffy e Spike sono sulla strada del ritorno. Presto dovrebbero
svegliarsi. >>
<< Vuoi dire che Spike è riuscito a convincerla ad alzarsi
da quel dannato masso e trascinarla verso il sentiero assolato?
>> chiese Angel che si era aggregato alla spedizione per avere
informazioni. Lo scetticismo presente nella sua voce era
inequivocabile. Come aveva potuto Spike riuscire a fare qualcosa in cui
lui aveva fallito?
<< A dire il vero, Buffy si è alzata da sola da masso, e
Spike non ha avuto bisogno di convincerla a seguirlo. Anche se in
effetti entrambi hanno preferito passare per il bosco. >> rispose
Willow, con una strana espressione misteriosa.
<< Cosa? >> tuonò Angel. << Sapevo che Spike
avrebbe finito per creare solo casini. Non avrei dovuto portarlo con
me. Di questo passo non usciranno mai di lì. >>
abbaiò.
Sospirando, Giles si tolse gli occhiali e prese pazientemente a
pulirli. << Onestamente penso che tu ti sbagli, Angel. >>
disse pacatamente, attirando su di sé l’attenzione del
vampiro.
Alla sua espressione furibonda e confusa, continuò. << Lo
scopo dell’incantesimo di Amy era quello di creare problemi a
Buffy, mettendola davanti ad una scelta che poteva rivelarsi una
trappola. >> spiegò. << Solo una mente acuta e
matura poteva capire dove la trappola si nascondeva. E credo che Buffy
e Spike siano riusciti ad evitarla. >>
La confusione di Angel era sempre più palese, non riusciva
proprio a capire dove i discorsi dell’Osservatore portassero.
Comprendendolo, Giles decise di schiarirgli le idee, forse alla fine anche Angel avrebbe imparato la lezione.
<< La vita come l’amore non sono una strada dritta ed
assolata dove tutto è bello, facile e sicuro. La vita ci
presenta sempre davanti ostacoli da superare, e l’amore vero non
può definirsi tale se non ha superato degli impedimenti. Sono le
difficoltà affrontate che ci danno la forza di andare avanti,
mentre la strada facile spesso ci riporta indietro. >>
proclamò con voce stentorea, guardando il vampiro con un misto
di irritazione e pena per la sua ottusità.
Angel aveva vissuto per più di duecento anni, e ancora non aveva
capito che la via più facile non portava mai dove si voleva
andare. Desolante.
E, ancora una volta, Angel diede prova della sua ottusità,
bofonchiando qualcosa e uscendo dalla stanza, chiaramente non convinto
dalle parole dell’Osservatore.
Ci sarebbe stato tempo e modo per comprendere i suoi errori, ma per ora non era pronto a farlo. E questo fu chiaro a tutti.
****
<< Spike? >> Buffy richiamò l’attenzione del vampiro.
Erano quasi giunti alla fine del bosco, e si iniziava ad intravedere un
chiarore che preannunciava la fine del loro percorso. Il viaggio non
era stato dei più facili ma l’avevano superato. Stavano
per arrivare e la Cacciatrice se lo sentiva nelle ossa.
<< Si, amore? >>
<< Quando ci risveglieremo … >>
<< Si? >> chiese curioso Spike quando vide che lei si soffermava e non completava la frase.
<< Ti dirò una cosa, >> riprese a parlare Buffy
<< e stavolta farai meglio a rispondere nel modo giusto se non
vuoi un altro pugno sul naso. >>
<< Okay. >> rispose intrigato Spike. Chissà cosa aveva da dirgli, beh, mancava poco e lo avrebbe scoperto.
****
Due paia di occhi si aprirono all’unisono, sbattendo le palpebre. Uno di smeraldo ed uno di zaffiro.
Tutti i presenti nella stanza trattennero il respiro, mentre i due
biondi si svegliavano, guardandosi attorno per riconoscere i dintorni e
trovarsi a vicenda.
Quando finalmente i loro sguardi si incontrarono, i loro volti erano a pochi centimetri di distanza.
Un lento sorriso inarcò le labbra di Buffy, mentre sussurrava
piano: << Ti amo. >> rimanendo poi in attesa della risposta
giusta.
Spike aprì la bocca per parlare, ma la richiuse subito, memore dell’avvertimento prima ricevuto.
Improvvisamente ricordò anche altre cose.
Che Buffy e Dawn avevano pianto per la sua morte.
Che Buffy si era sentita ferita perché non l’aveva cercata quando era tornato.
Che era stato lui quello a riuscire a svegliarla dall’incantesimo.
Era il suo principe, magari non azzurro, ma ugualmente un principe.
Le parole che alla fine gli uscirono dalle labbra (quando Buffy stava
ormai per perdere la pazienza), non avrebbero potuto essere diverse.
<< Ti amo anch’io. >>
<< Ottima risposta Sherlock. >> ghignò Buffy attirandolo a sé per baciarlo.
E nella stanza esplose l’euforia.
Fine.
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