Due notti dopo il plenilunio
Due notti dopo il plenilunio
Adam passò la lingua sottile sul bordo del calice di cristallo
che reggeva tra le mani guantate di nero, osservò, dall'alto del
suo giaciglio, il giovane uomo intento a rivestirsi. Lo studiò
attentamente, come faceva ad ogni loro incontro: le spalle larghe,
abbronzate e coperte di cicatrici, i fasci di muscoli tonici e
perfettamente disposti, le gambe possenti... era un bell'uomo, un umano
molto apprezzabile.
“smettila di guardarmi come se fossi la tua cena...”
Adam allargò un sorriso, poggiò calmo il calice su di un marmo e scese al suo fianco
“notavo i tuoi capelli, Hans, cominciano ad essere bianchi” soffiò
“Forse è perché ormai ho 46 anni?”
ironizzò l'uomo guardandolo, si perse un momento tra i
lineamenti sottili del giovane davanti a lui. Giovane... ormai, se non
aveva fatto male i conti, aveva quasi due secoli. Sbuffò.
Un cacciatore di creature della notte che andava a letto con vampiro,
come nei film. Scacciò con una spalla la mano del vampiro che
tentava di accarezzargli il collo
“Adam, giù le mani, ok? Sono venticinque anni che provi a
mordermi il collo e ogni volta ne esci con qualcosa di rotto”
finì di sistemare la giacca nera e riprese lo zaino poggiato
accanto alla bara del vampiro che sorrise
“è anche vero che sono venticinque anni che provi ad uccidermi e alla fine facciamo solo del gran sesso!”
il cacciatore si sistemò la giacca, quasi in imbarazzo
“sesso mediocre...” sentì la risata del vampiro,
soffocata appena nel velluto dei suoi guanti. Si incamminò senza
voltarsi, Adam tornò a sedere e riprese il calice ancora colmo
di sangue
“ci vediamo il mese prossimo, vedrai che riuscirò a
morderti...” questa volta fu lui a bearsi della risata del
cacciatore, poi il portone in quercia si chiuse e tornò alla sua
solitudine.
Due notti dopo la luna piena, era quello il loro giorno. Da ormai
venticinque anni, in quella notte, Hans tentava di assalirlo nella
bara, con quel suo palo di frassino, con quel suo martello d'argento.
La prima volta era stava violenta, piena d'odio e di tensione; lo aveva
penetrato solo per fargli sentire la sua potenza, la sua forza
vampiresca, il suo essere superiore ad uno stupido ed effimero uomo.
Anche il mese dopo lo penetrò, quello dopo ancora... tutti i
mesi per venticinque anni. Lo aveva visto cambiare: diventare uomo,
riempirsi di cicatrici, perdere un quarto di orecchio... ora lo stava
vedendo invecchiare: le prime rughe, i capelli bianchi, gli occhi che
iniziavano a perdere il loro splendore, sempre verdi come le foreste
selvagge, ma con qualcosa in meno...
A volte si trovava a provare a guardarsi allo specchio, ne aveva uno,
era di una giovane donna che aveva ucciso un secolo prima, fissava
quella superficie gelida e, lasciando lo sguardo perdersi nel riflesso
del muro alle sue spalle, si guardava l'anima, ricordava il suo
aspetto: i suoi capelli neri, i suoi bei occhi nocciola, ora gialli dal
vampirismo, le sue labbra sottili, la pelle un tempo abbronzata e
vivace ora era bianca e gelida.
“non ti hanno insegnato che i vampiri non si riflettono nello
specchio?” Hans lo fissava poggiato allo stipite della porta,
aveva un taglio verticale che gli spaccava il labbro, partiva da poco
sotto l'occhio destro.
“che ti è successo?”
“lupo mannaro poco propenso al farsi uccidere”
sbuffò toccandosi la ferita ancora rossa e vivace. Adam si
avvicinò e lo guardò
“oggi cos'hai portato per uccidermi?” poggiò una
mano sul suo petto, il cuore del suo amante batteva forte, che invidia.
“oggi” leccò le labbra e si concesse un sorriso
stanco “sono venuto solo con il frassino, ma sei già
sveglio... quindi” lasciò lo zaino cadere a terra e
sfilò la giacca, il vampiro non volle chiedere altro,
lasciò il cacciatore svestirsi e andò al materasso di
coperte e velluti che avevano creato con il tempo. Ogni stoffa di quel
giaciglio poteva raccontare una storia: coperta di vittima in fuga,
tessuto di veste di vampira, pelliccia di licantropo.
Adam accarezzò il piccolo piumone e si stese, slacciando appena la camicia e aprendosi i sottili pantaloni di velluto.
Quando il corpo dell'amante gli fu tra le mani ne annusò il
profumo: uomo, sudore, qualche traccia di essenza di rosa canina usata
durante la luna piena. Era il suo odore, quello che più gli
ricordava la vita, la bellezza di vivere. Passò una mano tra i
capelli brizzolati, erano belli.
Hans si stese lasciando il vampiro condurre i giochi, si sentiva
così stanco. Sentì i capelli neri solleticargli il petto,
la lingua fredda giocare tra le onde dei suoi addominali fino a salire
al petto
“Hans?” abbassò lo sguardo fino a incontrare gli
occhi del vampiro, sembravano preoccupati. Allungò una mano e la
immerse nella testa riccia del vampiro che parve calmarsi, andava tutto
bene.
Quando l'amplesso lasciò posto al silenzio, Hans si trovò
a fissare il soffitto dipinto di quella bella stanza, l'unica rimasta
perfetta di quella villa abbandonata nel bosco, lontana dalla
civiltà, temuta dagli umani. Adam voltò lo sguardo verso
l'amante, trovandolo concentrato in chissà quale pensiero, in
chissà quale mortale ragionamento.
“Hans... dimmi cosa ti turba” poi aspettò,
aspettò una risposta dell'amante, che pareva averlo ignorato se
non fosse stato per un piccolo fremito della bocca.
Hans si voltò su un fianco, osservando il vampiro in tutta la sua giovane ed eterna bellezza
“Adam, sono venticinque anni che ci combattiamo”
“pensavo facessimo sesso!” tentò di ironizzare il
vampiro ma una mano callosa del cacciatore lo zittì, la
baciò e rilassò lo sguardo tornando ad ascoltarlo
“è venuto il momento di dichiarare il vincitore di questa
lotta” umettò le labbra tornando a stendersi sulla
schiena, poi fece una cosa che lasciò il vampiro senza fiato:
piegò la testa di lato, mostrò il suo collo tonico, teso
e pulsante.
“Avanti Adam, mordimi e vinci” la voce pareva strana, le parole erano quasi soffocate.
Il vampiro provò immediatamente il forte desiderio di azzannare
quella carne tanto bramata e prosciugarla di ogni goccia di essenza
vitale, talmente forte che i canini affiorarono rapidi, chiuse gli
occhi disgustato da se stesso e artigliò le spalle del cacciatore
“perché?” lo urlò, lo urlò forte
combattendo ancora con il suo istinto, doveva sapere cosa aveva portato
il suo cacciatore a farsi preda tra le sue mani.
Hans allargò le braccia esalando un sospirò stanco, poi,
lasciando libera una lacrima da troppo imprigionata nel suo cuore,
sussurrò
“perché ti amo”
Adam sgranò gli occhi gialli, le mani tremanti persero forza nella morsa alle spalle.
Avrebbe voluto essere vivo, in quel momento: sentire il cuore battere
veloce, sentire il sangue scorrere nelle sue vene, sentire le lacrime
uscire dai suoi occhi... invece era li, a fissare il suo amante che non
lo guardava, ma poco poteva fare contro il cuore che pulsava sotto la
sua pelle, mostrando i suoi sentimenti senza possibilità di
mentire, era li a fissarlo dannatamente immobile.
Si mise a sedere sul compagno, le mani ad accarezzare il petto rigato di cicatrici, allargò un leggero sorriso
“Hans...” l'uomo si voltò a guardarlo, sembrava
così diverso dal cacciatore che per lungo tempo aveva tentato di
assassinarlo: occhi arrossati, battito accelerato e un leggero rossore
d'imbarazzo. Allargò appena il sorriso e si stese sul suo petto
“anche io ti amo, Hans” lo sussurrò piano al suo
orecchio, poi si lasciò stringere dalle forti braccia dell'uomo,
che dopo centosettantaquattro anni di morte, lo riportarono alla vita:
lo scaldarono come solo un umano può fare, il cuore batteva
così forte nel petto che Adam lo sentiva suo, lacrime e saliva
tornarono a bagnargli la pelle in quegli attimi di pura felicità
“mordimi Adam...”
il vampiro annuì nell'incavo del suo collo poi schiuse le labbra
e affondò i canini nella pelle. Hans sospirò lasciando
che quei brividi, così dolorosi e strani, gli scuotessero il
corpo, sentiva freddo, sentiva Adam deglutire la sua vita lì,
accanto al suo orecchio, poi tutto finì.
Il vampiro si staccò leccandosi le labbra e mormorò
qualcosa portandosi una mano al ventre. Il cacciatore sentiva la
debolezza intrappolarlo a quel letto, ogni muscolo immobile, troppo
esausto anche per alzare un dito.
Ci volle qualche minuto poi Hans voltò il capo verso l'amante e sorrise vedendolo con lo sguardo beato verso il soffitto
“sei sazio?”
“non sarò mai abbastanza sazio di te...” si
guardarono per un lungo momento, poi il vampiro si avvicinò e
gli poggiò un bacio sulle labbra
“ora riposa qui, nel nostro giaciglio... io devo riposare, ormai l'alba è vicina”
Hans annuì stanco e chiuse gli occhi, ascoltando i fruscii
leggeri del compagno che si alzava e si rivestiva con cura, lo
spiò infilarsi nel sarcofago e chiudersi dentro, nascondendosi
ai raggi solari.
Nel primo pomeriggio Hans era pronto, doveva solo prendere il suo zaino
e lasciarsi lui alle spalle. Invece era li, a fissare quella bara
d'ebano, chiusa a proteggere il suo bel padrone. Allungò una
mano e passò le dita dove doveva esserci il volto rilassato del
vampiro
“Addio Adam...” lasciò una lacrima su quel bel legno scuro, poi se ne andò.
Erano passate tre notti dopo la luna piena, Hans non si era presentato.
Rigirò il calice vuoto tra le dita e lo poggiò accanto
alla bara, si alzò in piedi e guardò la luna in cielo
“aspetterò anche domani, se non arriverà andrò ad ucciderlo. Ovunque si trovi”
Quando, la notte dopo, si chiuse il portone alle spalle, si
trovò immerso in un mondo completamente nuovo. Non ricordava
quegli alberi, non ricordava quei capanni costruiti sul sentiero poco
distante dalla sua casa.
Annusò l'aria in cerca di qualche traccia di vita umana, non che
si aspettasse di trovare Hans, ma almeno qualcuno che lo conoscesse.
L'istinto lo guidò nella notte fino ad un piccolo bivacco,
c'erano solo un paio di uomini. Saltò con un balzo su di un
albero e si accovacciò ad ascoltare
“dici che ora potremo andare?”
“Hans, teneva a quella villa come fosse casa sua... penso
dovremmo lasciarla” non volle aspettare un attimo di più,
quei due sapevano qualcosa su Hans. Scese con grazia alle spalle dei
due che, dopo un attimo di tentennamenti, alzarono le armi verso il
vampiro. Adam non fece una piega, due potenti calci e i polsi erano
inesorabilmente spezzati, si beò un poco delle urla strazianti
dei cacciatori poi li guardò
“Parlavate di Hans, Hans il cacciatore?”
“perché vuoi saperlo?” ringhiò uno dei due tenendo il polso ferito
“il perché è superfluo. Dimmi dove si trova,
immediatamente” i canini scivolarono lenti, strofinandosi sulle
labbra sottili, fino a mostrarsi “o vuoi che prima mi nutra del
tuo caro amico?”
“no, no parlerò!” alzò il braccio sano “non è che ci sia molto da dire, veramente”
Adam lo fissò senza capire, stava perdendo la pazienza.
Portò il peso all'altra gamba e incrociò le braccia
“ti muovi, stupido uomo? Dove si trova? Dimmelo!”
“all'obitorio!” urlò il cacciatore, Adam
aggrottò le sopracciglia, cosa faceva quel cretino all'obitorio?
Chi aveva ucciso di tanto importante da dover vegliare.
“cosa fa all'obitorio?” domandò spazientito
i due si guardarono poi l'altro sospirò
“aspetta di essere cremato. Hans è morto cinque giorni fa”
silenzio: li al campo, nella sua mente e nel suo corpo non vi era
altro. Rimase immobile a fissare i due che tornarono a guardarsi,
qualcosa non quadrava, il primo tornò a parlare
“da un paio di mesi gli avevano diagnosticato un male, sai uno di quelli brutti” l'altro proseguì
“nessuno se lo aspettava, Hans era la nostra guida da tanto tempo
ormai” stavano chiacchierando con un vampiro, un vampiro che li
guardava con uno sguardo che mai avevano visto su una creatura della
notte, uno sguardo che li convinse a proseguire
“gli avevano dato qualche mese di vita, circa mezzo anno; ma il
mese scorso, dopo uno dei suoi giri di controllo, era tornato a casa
esausto, da quel giorno non si è più mosso dal letto,
ogni tanto farneticava e parlava nei sogni di uno, non abbiamo mai
capito chi fosse. Adam, così lo chiamava...”
Il vampiro chiuse lentamente gli occhi e chinò il capo, il secondo si morse il labbro poi tentò
“Sei tu Adam, vampiro?”
Era troppo da sopportare, troppo anche per un vampiro di quasi duecento
anni. Un lungo e profondo lamento di dolore gli fece vibrare la gola,
lo scosse nell'anima. Voleva piangere, voleva urlare. Le braccia si
strinsero ancora di più attorno alla vita e il lamento
aumentò d'intensità. I due cacciatori indietreggiarono
intimoriti da quella strana e unica reazione, percepivano il dolore che
provava la creatura davanti a loro: era intenso, qualcosa che li stava
schiacciando. Il più minuto dei due urlò
“è all'obitorio di Greylock! Sarà li sino all'alba, va a vederlo!”
l'urlo parve dare i suoi frutti, il lamento finì. Gli occhi del vampiro si puntarono sui suoi.
Adam avanzò rapido verso il cacciatore che cominciò a
tremare, avevano ancora paura, erano dei codardi; solo Hans lo
fronteggiava.
Poggiò con forza la mano sulla fronte dell'insignificante umano
e senza alcuna preoccupazione gli perforò la mente, rubando
tutti i suoi ricordi su questo obitorio in questa maledetta Greylock.
Quando entrò nell'edificio, fu costretto ad uccidere un paio di
guardie. Perché tutti volevano separarlo da lui? I cacciatori,
le guardie... persino la morte...
si guardò attorno sfilandosi i guanti di velluto. Li
poggiò su un piccolo tavolino, accanto alla cella con
l'etichetta Goodfury H., poggiò le mani sulla maniglia in
metallo e tirò.
Il suo Hans era li: steso, addormentato da quella maledetta megera che è la morte.
Guardò la pelle secca e violacea che tanto stonava su quel
corpo, gli occhi chiusi così com'erano serrate le labbra carnose
che solo un mese prima avevano detto di amarlo.
Toccò quella pelle ora gelida e di nuovo quel lamento doloroso
gli risalì dallo stomaco fino alla gola, quel lamento che
provò a strozzare gettandosi sul collo dell'amante che mai
più avrebbe amato. Il suo cuore non batteva più, il suo
respiro non lo avrebbe più cullato. Non avrebbe mai più
fatto l'amore con lui, ne l'avrebbe più visto invecchiare.
Adam lo strinse al petto, dopo averlo messo a sedere, accarezzò
i suoi capelli brizzolati e lo annusò: antibiotico, polvere,
morte...
dov'era la rosa canina? Dov'era il profumo di quello stupido fiore così velenoso per la sua pelle?
Il lamento continuava triste ad uscirgli dalla gola, ma nelle sue
orecchie solo un suono lo assordava: la risata della morte. Quella
maledetta lo aveva beffato ancora: duecento anni prima lo aveva venduto
ad un vecchio vampiro e ora questo... no, non avrebbe lasciato andare
così il suo unico legame alla vita, questa volta non avrebbe
ceduto.
Albeggiava ormai quando richiuse il portone della sua stanza, Hans
giaceva sul loro bel letto di stoffe. Si affrettò a chiudere le
serrande e le tende, accese qualche candela poi sorrise
“ora ci penso io a te, amore mio...” accarezzò quei
bei capelli e andò verso uno dei libri di incantesimi che aveva
raccolto in quella sua inutile vita morta.
Lo sfogliò fino a trovare la pagina che tanto cercava; non
avrebbe mai potuto far risorgere un cadavere, ne trasformarlo in
vampiro, non ora, non da morto. Avrebbe potuto solo conservarlo
così com'era, così come lo aveva visto diventare.
“nemmeno i vermi dovranno toccarti. Non loro, non l'aria ne il tempo” mormorò accarezzandolo ancora.
Frugò tra le sue cose e lo vestì con un completo che
aveva abbandonato li qualche anno prima: una camicia chiara, un paio di
jeans aderenti abbelliti dalla fibbia della cintura in argento e le sue
grosse ed inseparabili scarpe da cacciatore, quegli orribili stivali
beige. Sorrise guardandolo e lo posizionò accanto alla sua bara
“sempre al mio fianco, amore mio” afferrò il libro di incantesimi e cominciò a recitare la formula.
Adam poggiò il calice di sangue sul tavolino al suo fianco, si
alzò dal giaciglio si stoffe e pelli e si affacciò
lentamente alla finestra, la luna splendeva alta nel cielo, luna
calante di due giorni. Si voltò verso l'interno, guardò
l'enorme cristallo al fianco della sua bara e sorrise appena
avvicinandosi
“Hai visto Hans? Oggi è la nostra notte”
sussurrò poggiando una mano gelida su quella gemma che
racchiudeva, in un sonno eterno, il suo amore.
*^*^*^*^*^*^*^*^*^*
bentrovati, vi ringrazio di aver letto tutto questo mio breve racconto.
per me, abituata ai lietofine, è stata parecchio dura da scrivere.
se vi ho trasmesso qualcosa, se vi ho lasciato anche un piccolo peso
nel cuore, vi pregherei di dirmelo. lasciatemi una recensione e fatemi
sapere ciò che ne pensate di questa storia che ho scritto con
tanta passione, con le lacrime agli occhi e il dolore a straziarmi.
grazie, Loire
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