Uno,
due, tre. La ragazza volteggiò leggiadra
sullo scuro pavimento, canticchiando serenamente dolci filastrocche per
bambini. Uno, due, tre, una piroetta. Sembrava divertirsi, in mezzo a
quel
crudo scenario che la circondava, che stranamente parve assorbire la
sua danza
come se non sembrasse un gesto strambo. Potevo vederlo benissimo, dalle
sbarre
della mia prigione. Le sue treccine sospese a mezz’aria durante i suoi
movimenti, le sue gambe che si muovevano a ritmo con la melodia della
sua voce-
i suoi occhi rossi. Crudeli, malvagi, ma mai quanto quell’armonia che
rimbombava
all’interno della mia testa.
Mi guardò. Deglutii, il sapore di ferro nella mia bocca che detestavo
con tutto
me stesso ma che con il passare del tempo ho imparato a farmi piacere,
forse
per l’abitudine. Mi sforzai di sorriderle: nonostante tutto questo, la
amavo
ancora. Oh, se la amavo ancora, più di quanto potessero mai pensare
quei
mostri, la amavo così tanto da far male.
Sorrise. Rabbrividii. Chissà se l’aveva fatto per me o per il pensiero
di
torturarmi.
«Oh! Le mie scarpe si sono sporcate.»
Mugugnò, alzando il suo delicato piedino: gocce di sangue che colavano
dalla
sua calzatura. Il mio.
«Wadanohara.»
La voce divertita del tiranno si fece più vicina. Non mi sorprenderei
se fosse
stato tutto il tempo a guardarmi godendo del mio dolore, quel pezzo di
merda.
Lo odio, lo odio, lo odio, lo detesto per ogni cosa.
«Che ne dici di lasciar riposare il tuo amichetto~?»
No.
No. No. Non voglio essere solo con lui. Per favore. Per favore. Ti
prego, non-
Si girò, mi fissò, mi sorrise. Era brutto non poter capire il motivo
dietro
quell’espressione. Chi sei davvero, cosa ti ha fatto diventare?
Gli altri cadaveri erano tutti dalla mia parte. “Mi guardarono”, non
potevano
vedere quella disperazione che mi nascose.
Quella danza così veloce, mi manca, eri magnifica. Da solo non ci
riuscivo-
iniziavano gli urli. Dove sei? Dove sei? Perché non sei qui?
Lui mi sorrise. Mi piegai sulle ginocchia, voleva sentire la mia voce,
perché
non capiva?
Voglio vederti, ho il bisogno di vederti, devo vederti. Cosa ti ha
fatto…?
Perché eri andata? Perché lui era così vicino?
Tirò le catene collegate al mio collo; lui voleva che parlassi, ma non
ci
riuscivo più. Dicendo che lui non era te, cosa dovevo fare?
Disteso da solo, avrei dovuto sapere che te ne saresti andata. Mi
sorrise, non capivo
perché era al tuo posto.
Mi colpì; sangue, lacrime e disperazione nel solito miscuglio di ogni
giorno. Assetato,
ero assetato, bevvi le mie stesse lacrime, volevo gridare e piangere
ancora di
più, ma sarebbe stato superfluo.
Gli altri abitanti della prigione non sapevano dire il perché ci hai
detto
“addio”. Memoca e Dolphi, quelle due ragazze erano così divertenti,
perché se
ne sono andate anche loro?
Ruggisse contro di me, mi piegai sulle ginocchia, cosa stava
succedendo? Ti
sentivo cantare, ti vedrò ancora? Devo vederti.
Andai nel panico, si gettò sopra di me, caddi a terra, non riuscivo a
sentire
nessun suono; alzai lo sguardo e vidi che non eri con me, il sorriso
distorto
del mostro era l’unica cosa che mi faceva compagnia.
Le forze mi abbandonarono. Chiusi gli occhi, in uno sconsolato sorriso
di
rassegnazione.
Cantando una misera sinfonia di tristezza, giacevo intrappolato nel mio
stesso
incubo.
Lasciai andare una preghiera, perché ho dovuto lasciarla tutta sola?
Lui era un tiranno, un inutile
mostro, ci vedeva costantemente, ci disprezzava, lo odiavo.
Disteso così, inutile, egli cominciò a gridare.
«Ehy, alzati, inutile marionetta da
compagnia!!»
Questa
fic è
stata fatta per la 100 Writing Prompts Challenge, ma ho deciso di
pubblicarla
su EFP perché, sinceramente, credo di andarne fiera.
Adoro il macabro, adoro il sangue, adoro scrivere su questo tipo di
cose. Il
Red Sea mi è sembrato un ottima idea per mettere in atto il primo
giorno di
fic, Dance.
Detto questo, spero tanto vi sia piaciuta e, se volete, lasciate pure
una
recensione, mi farebbe tanto piacere!
A presto!
_Carol_
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