Sotterrami nei tuoi ricordi

di Michelle Morrison
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Prologo

 

«Avete tramutato anche lui?»

 

Una domanda risuonò nel santuario, tra le colonne doriche e gli antichi affreschi ormai sbiaditi. Al centro dell’ambiente ottagonale, v’era un giovane sui ventotto anni, stretto in un mantello nero con il cappuccio alzato, sotto cui erano visibili degli occhi neri e spenti. Egli possedeva una voce soave che, bassa e profonda com’era, aveva fatto tremare le viscere dei presenti. Tuttavia, colui a cui la domanda era stata rivolta sembrava non averla sentita o, molto più probabilmente, era troppo concentrato su altre faccende per dargli ascolto.

«Mio signore?» L’elegante giovane provò di nuovo a richiamare l’attenzione, facendo un passo in avanti. «Mi state ascoltando?»

«Come?»

L’individuo nell’oscurità si mosse appena, ma non degnò l’interlocutore di un solo sguardo, intento com’era a fissare un piccolo insetto che si muoveva sul granito nero, a una decina di metri da lui. Poteva sentire il rumore emesso dalle zampette che calpestavano il suolo, lo scricchiolio dell’esoscheletro e il fruscio delle antenne che sfregavano l’una contro l’altra. Riusciva a esaminarne gli occhi, i peli e le venature delle ali, come se fosse al microscopio. Eppure, all’improvviso, un’ombra si contrappose fra loro, impedendogli di continuare l’attenta analisi.

«Avete veramente tramutato Wynn?»

Le parole del giovane con il mantello, questa volta, vennero ascoltate e in risposta ricevettero una risata limpida, innocente come quella di un bambino. I presenti riuniti nella penombra del porticato si immobilizzarono, intimiditi, osservando quella persona che, piano, scivolava dalla propria poltrona di velluto porpora, fra i cuscini in seta.

«Sì, l’ho fatto, Deaon.»

Dicendolo, un ragazzo dai lunghi capelli castani arrivò sotto la luce della lampada a olio, mostrandosi a coloro che erano riuniti al suo cospetto. A guardarlo non dimostrava più di diciotto anni: il viso dalla cerea pelle perfetta era sbarbato, gli occhi color miele erano grandi e tondi e aveva labbra sottili, pallide. Era di corporatura esile e spigolosa, con lunghe gambe magre e torace asciutto. Indossava un raffinato completo beige, con un panciotto broccato d’oro, a decorazioni floreali. Si trattava di una creatura favorita dalla Natura, di una bellezza sovrannaturale e con un’eleganza d’altri tempi.

Il giovane uomo al centro della stanza lo osservò per un istante, resistendo al potere esercitato su di lui, prima di abbassare lo sguardo verso le fessure fra le piastrelle.

«Allora è vero…» Mormorò, pensando a ciò che aveva appena scoperto. «Philip Wynn non è più…»

Non ebbe la possibilità di finire la frase, poiché qualcuno gli arrivò alle spalle, costringendolo a voltarsi. Fu solo questione di un battito di ciglia. Si ritrovò faccia a faccia con il ragazzo; tanto che, se solo avesse potuto emetterlo, probabilmente, avrebbe sentito il suo fiato sulle proprie gote esangui.

«E che cosa ne sarà di lui, adesso?» Chiese, affrontando senza esitazioni un viso vacuo, privo di passione. «Verrà da voi, Raphael?»

Raphael si spostò i capelli dietro l’orecchio, prima di voltare le spalle a Deaon e allontanarsi di qualche passo, lentamente. Si chinò in avanti, così che il foulard che indossava sfiorò il granito, dopodiché appoggiò la mano a terra per afferrare l’insetto che aveva in precedenza attirato la sua attenzione. Questo gli si arrampicò sull’indice, camminando sul guanto in seta, inconsapevole della pericolosità della sua fredda piattaforma.

Nel santuario il silenzio e l’immobilità sembravano regnare incontrastati, mentre il ragazzo castano continuava a esaminare il miserabile scarafaggio che teneva sul palmo della mano. Anche il giovane Deaon lo osservò attento, prima di incontrare nuovamente gli occhi inanimati dell’altro.

«Chi lo sa, se verrà… Ma non m’importa.» Esclamò con noncuranza, prima che le sue parole diventassero sussurri. «Non è lui che voglio.»

L’interlocutore scorse qualcosa sul suo viso, un sentimento, gli parve. Malinconia, forse… Eppure svanì in un baleno, lasciando posto alla solita negligenza. D’altronde, pensò Deaon, poteva davvero provarla?

«Allora chi volete, mio signore?» Cercò una risposta, un indizio, anche se con tutta probabilità la conosceva già. «Pensavo che voleste proprio Wynn, dal momento che fa parte di quella lega di cacciatori.»

Il castano mostrò un sorriso dolce, facendo intravedere i canini affilati come rasoi. Tornò poi a considerare all’insetto, fiutandone la paura e avvertendo il tremolio delle piccole zampe. All’improvviso, con un movimento rapido e deciso, strinse la mano in un pugno e tutti i presenti poterono sentire il crepitio del corpo dello scarafaggio, che veniva schiacciato e ridotto in poltiglia. Il guanto bianco di Raphael si sporcò e l’odore degli intestini dell’insetto arrivò alle sue narici.

«Voglio che lui soffra.»

Deaon sapeva benissimo a chi si riferisse con quel “lui”, come la maggior parte dei presenti in quella sala. Si chiese allora se, per caso, il castano avrebbe versato delle lacrime, se solo avesse potuto piangere. Nessuno era in grado di dirlo, nessuno era a conoscenza dei pensieri di quel ragazzo dall’aspetto etereo. Anche per Deaon, che aveva quasi la sua stessa età, era impossibile entrare nella sua mente. Ogni volta che ci provava veniva respinto da un potere molto più grande del proprio.

«Mio signore…»

Il giovane si interruppe e guardò il guanto ormai sporco che cadeva al suolo, ai propri piedi. Raphael se ne stava andando, diretto verso l’uscita del santuario. Tuttavia, si arrestò sulla soglia, proprio un momento prima che, a qualche metro da lui, apparisse un uomo incappucciato, di cui riconobbe immediatamente l’odore. Era Michael, uno dei suoi più cari compagni.

«Raphael…» Sussurrò, nonostante tutti quanti potessero sentirlo grazie al loro udito portentoso. «Wynn è tornato alla base. Ho perso le sue tracce fuori dal cancello della tenuta della lega.»

«Non importa, tanto mi cercherà presto…» Dicendolo, il ragazzo sorrise e fece un passo avanti. «Mi cercherà e mi porterà da lui.»

Si lasciò tutti alle spalle, persino Michael, incamminandosi nel buio corridoio che dal santuario portava all’ala est della residenza, dove si trovavano i suoi appartamenti. Attraversò le stanze prive di illuminazione senza preoccuparsi di accendere le lampade, dal momento che i suoi occhi potevano vedere ogni cosa. Evitò un poggiapiedi che intralciava il tragitto, fino ad arrivare alla propria stanza, al cui centro v’era un letto a baldacchino dai pesanti tendaggi. Sul comodino, lì accanto, una foto ingiallita mostrava il volto sorridente di un uomo sui venticinque anni, con i capelli folti e ricci, seduto da solo su un divanetto. Raphael prese la cornice fra le mani ed esaminò i lineamenti della persona immortalata nella fotografia, come se la sua memoria sovraumana non gli avesse impresso ogni particolare nella sua mente. Sorrise appena, mestamente, prima di riappoggiare il quadretto dove si trovava in precedenza, per poi dirigersi verso la portafinestra e spalancarla, per uscire sulla terrazza, illuminata dalla Luna crescente.

 

«E ora…? La vuoi ancora la tua insulsa vita mortale, Jamey

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piacere a tutti!

Questa è la prima storia che pubblico con questo nuovo profilo!

A dirla tutta è la trasformazione in originale di una fan fiction che avevo scritto sulle band della FBR (Fall out boy, the Academy Is, Cobra Starship, etc).

Aveva una trama che mi piaceva e ho voluto estirparla dalle costrizioni di una semplice ff, così eccola qui!

 

C’è molto da scoprire e presto, se volete seguirmi, posterò un nuovo capitolo!

Potete trovare la storia anche su wordpress, se siete iscritti! http://michellemorrison42.wordpress.com/

 

 

A presto! Fatemi sapere qualcosa, le recensioni sono sempre benaccette!

 

 

M.M.





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