-14-
L'equilibrio naturale delle cose dev'essersi fottuto completamente, si era detto Tony,
squadrando la strada sterrata davanti a sé, illuminata solo dalla luce giallastra dei
fanali, mentre cercava di immaginarsi nel suo appartamento, insieme a Steve, con
dei popcorn e un vecchio film di quelli che gli fanno sempre venire gli occhi lucidi
(anche se non lo ammetterà mai).
E invece eccolo lì, incastrato nell'abitacolo della sua macchina, sobbalzante,
mentre cerca di ignorare le parole di Thor, che continuano a rimbalzargli da una
parete all'altra del cervello.
Le nocche, ormai sbiancate, sono ancorate al volante, le dita che lo artigliano
impotenti, nel vano tentativo di non perdere il controllo.
Alla radio una versione disturbata di "Micro Cuts" gli stride nelle orecchie,
riempiendo il vuoto che il silenzio delle frasi precedenti ha lasciato.
"Non so come sia successo. Lo giuro. Non ho saputo..."
Tony chiude gli occhi con un sospiro tremante di rabbia. Gli accordi delle chitarre
salgono, e la voce di Bellamy* si fa sempre più acuta.
Inspira, espira, inspira espira; dannazione, ricordati di respirare. Mantieni stabile il
battito cardiaco, non far fremere quelle cazzo di ciglia e per l'amor di Dio, non
stringere i denti.
Tony si sforza di seguire i consigli della vocina nella sua testa, chiedendosi se sia
effettivamente giusto ciò che sta facendo. Sta accompagnando uno stupratore dalla
sua vittima; poco importa che lo stupratore sia uno dei suoi migliori amici e che la
vittima sia il fratellastro del suddetto. La situazione è del tutto folle.
Folle. Folle. Gusta la parola nella sua mente, rigirandola e assaporandola in silenzio,
fra lo stridere delle chitarre e il rullare della batteria e quella voce così acuta,
maledizione, sempre più acuta...
Con un gesto scocciato della mano spegne la radio, svegliando Thor dallo stato di
trance in cui era piombato dopo avergli rivelato il mortal segreto.
I suoi occhi azzurri sono umidi e limpidi, Tony può leggervi dentro tutto quello che
gli passa per la testa in quel momento.
Dolore. Rimorso. Rabbia, frustrazione, desiderio e voglia e
nonononononsbagliatoquesto è...
Poi Thor richiude gli occhi, e si accascia sul sedile, stringendosi nella giacca
come se improvvisamente avesse un freddo incredibile.
La macchina sobbalza di nuovo e a Tony sembra di sentire un singulto, ma si dice
che non è possibile. Che Thor non sta veramente piangendo. Cristo, no.
-Vedi di farla finita. Dio; smettila di fare la principessina- quasi urla, guardandolo
accartocciarsi su sé stesso: è grottesco, come vedere il sole che richiude i
suoi raggi, ridotti a pallida carta, ripiegarsi e morire con un singolo rantolo di dolore.
-Mi dispiace-
-Non basta-
-Lo so- passano minuti di silenzio, durante i quali Tony sente solo un altro
singhiozzo.
-Lo so-
...
Loki è nella vasca, di nuovo.
Con la lametta, di nuovo.
E un insopportabile calore fra le gambe. Di nuovo.
-Mn- l'acqua bollente gli accarezza la pelle, scottandola, arrossandola,
marchiandola come propria; è un abbraccio cauterizzante e doloroso, privo d'amore
e pieno di possesso.
Loki si lecca le labbra, mentre fa scorrere il metallo sul polso e una mano
sull'erezione. C'è quasi un qualcosa di sacrilego, nel brivido che gli scuote la
schiena, un qualcosa di proibito ed eccitante.
Il cuore aumenta i suoi battiti, lo sente, mentre inarca la schiena pallida, le braccia
bollenti che gli cingono tutto il corpo si modellano intorno a lui, sfiorandolo,
baciandolo, purificandolo. Emette un sospiro di sollievo quando arriva al culmine,
sciogliendosi nel liquido bollente e nell'ebbrezza dell'orgasmo.
L'aria sa di sangue, vapore e sesso. Loki rimane immobile, le braccia abbandonate
ai lati della vasca come due vermi mollicci e arrossati dal calore.
Dalle labbra di seta esce una risata appena accennata, mentre i muscoli si
tendono a formare un lieve sorriso.
Dalla lama nella sua mano cadono gocce scarlatte, mentre il sangue sui polsi ha
smesso di colare da pochi secondi. Loki avvicina il piatto della lametta alla lingua,
lappando voluttuosamente il sangue rimasto.
È un miracolo se non si trancia la lingua.
Il sapore ferroso gli si mischia alla saliva, inondandogli la bocca e mandando in
cortocircuito i nervi che si innescano mandando al cervello segnali contrastanti.
Con l'eleganza degna di una ballerina e la sensualità di una pantera, esce dalla
vasca; le gambe lunghe scivolano oltre il bordo, i piedi si poggiano sul morbido
tappeto, la schiena si snoda sinuosamente, la curva dei glutei emerge dall'acqua.
Tiene ancora la lama stretta nella mano, mentre si avvicina allo specchio
completamente appannato.
Vi poggia una mano, pulendolo la condensa in corrispondenza del suo riflesso.
Il suo volto è magro, più pallido del solito; ma Loki si trova bello.
Non strano, non diverso, non eccitante. Bello.
Quel pallore più accentuato sulle gote, le leggere occhiaie e gli occhi lucidi, ornati
dalle lunghe ciglia. Ma è ancora lui? Non saprebbe dirlo. Fino a quel momento non
si era mai preso del tempo per guardarsi. Per capirsi. Per amarsi.
-Bello- sussurra, accarezzandosi una guancia. -Bello- e la lama cade con un tonfo
sul tappeto.
Si umetta nuovamente le labbra, sensuale, e si vede assottigliare lo sguardo,
(è malizia, quella?) tracciando con la mano il profilo dei suoi stessi fianchi.
No, quello nello specchio non è lui; non può essere il ragazzino di nemmeno due
mesi prima: quello che si lasciava baciare e trattare come una tredicenne in calore.
Questo è ...nuovo. Bellissimo. Potente.
Allaccia con malavoglia l'asciugamano intorno alla vita, uscendo dal bagno insieme
ad una grossa nuvola di vapore. Lasciando impronte umide sul pavimento,
raggiunge la sua stanza, dove chiude la porta con un tonfo.
È con gioia infantile che si butta sul letto sfatto, affogandosi nelle coltri delle
coperte.
-Bello-
Si lecca le labbra.
...
La dottoressa McEvan non si aspettava di vederlo arrivare così presto.
A dir la verità, non si aspettava di vederlo arrivare e basta.
Si perde un attimo ad osservarlo, stabilendo che il ragazzo che la fissa,
comodamente stravaccato sulla poltrona di fronte, con quel sorriso sghembo sul
viso, non è Loki.
Poggia la cartella sul tavolino davanti a sé, mentre con calma glaciale, gli pone
alcune cortesi domande.
-Loki, come mai sei venuto oggi? Non c'era nessuna visita e sono appena le sei del
mattino, tua madre sa che...-
-Dottoressa, con tutto il rispetto, se mia madre sa o non sa, non sono affari suoi- la
donna rimane interdetta, mentre lui si passa una mano fra i capelli scuri, ancora più
lunghi di quanto li ricordava.
-Perché sei qui?- chiede allora, improvvisamente fredda, scegliendo di stare al suo
gioco. Curiosa di vedere quanto in là può spingersi prima di vedere quegli specchi
verdi rompersi in mille pezzi. "Per quanto continuerà questa recita?"
Impossibile dirlo con certezza.
Loki si piega in avanti, le mani incrociate sul grembo.
-Per parlare un po'- la dottoressa alza un sopracciglio, inspirando.
-Di cosa vorresti parlarmi?-
-Sesso- la donna strabuzza gli occhi, raddrizzandosi. -Prego?-
-Oh, non faccia così. Ha sentito benissimo- la sua voce è un sussurro, i suoi occhi
assottigliati come quelli di un gatto, vengono subito catalogati come pericolosi.
-Non credo di capire dove tu voglia andare a parare-
-Stia tranquilla, non le proporrò di giocare al dottore; sono gay- ride, ed è qualcosa
di spaventoso e affascinante, di terrificante e bellissimo.
Un magnifico controsenso su due lunghe gambe.
-Lei lo ha mai fatto?- cosa diamine vuole che gli risponda? Dovrebbe cacciarlo
oppure raccontargli di Jack? Della serata in discoteca, del ritorno a casa, dell'odore
del suo dopobarba appiccicato sulla pelle, della convivenza, del sesso arrabbiato e
di quello incazzato?
-Sì-
Oppure potrebbe raccontargli dell'improvviso malore, del test, della pancia che si
gonfia col passare dei mesi e della scomparsa di Jack.
-E? Su, prometto...- qui si interrompe, scoprendo la clavicola (il morso è solo
un poco più sbiadito) e tracciando una croce sulla pelle bianca e tesa.
-...Prometto di non dirlo a nessuno- l'ultima parola è un sibilo, la sua lingua saetta a
umettare le labbra rosse come quella di un serpente.
-Loki...-
-Andiamo. Non mi dica che ha paura?- la donna si morde con forza l'interno delle
labbra, cercando di non urlare. Di non urlargli del dolore ancora più forte, delle
scopate nonostante tutto, del bagno, di quelle macchie di sangue e di quella cosina
che è morta nel cesso del suo appartamento, con Jack nella stanza accanto che si
faceva una sega.
-Penso che tu debba andare- il sorriso strafottente di Loki si spegne, sostituito da
una smorfia annoiata. Si alza dalla poltrona, stizzito, passandosi nuovamente una
mano fra i capelli.
-Cristo. E io che credevo che fossi una interessante. Invece sei come tutti gli altri.
Cristo santo, che pena- gli occhiali le scivolano sul naso, e non ha nemmeno la
forza di gridargli di sparire. Lui se ne va, il maglione che gli ciondola sulle spalle
magre.
Il lieve ondeggiare dei suoi fianchi la ipnotizza fino a quando non è sparito dietro la
porta dello studio.
...
La macchina parcheggia sul vialetto, le gomme che stridono sui sassi. Le luci sono
accese, il sole è appena sorto e una sfumatura rosea tinge il cielo.
È con timore reverenziale che Thor esce dall'auto, inspirando l'aria fresca come il
più buono dei profumi (gli basta solo pensare che quella stessa aria l'ha respirata
anche Loki). Tony invece è rimasto in macchina, le mani ancorate al volante.
Thor si volta a fargli un cenno, una volta arrivato davanti alla porta, e vede gli occhi
bruni che lo osservano stanchi, prima che le palpebre si chiudano e che la
macchina si rimetta in moto. Rimane ad osservarla anche quando è solo un puntino
nella strada, anche quando non riesce più a raggiungerla con lo sguardo.
Sospira, volgendosi nuovamente verso lo scrostato bianco della porta.
L'odore del legno e dell'erba bagnata, il lieve profumo delle rose e della lavanda,
che stanno ormai appassendo, divorate dal freddo si Dicembre che bussa alle
porte.
L'umido e gli scricchiolii delle assi della pavimento della veranda...
Si sente attraversare da un piccolo sé stesso con una palla in mano, si osserva
correre e lanciare la sfera in aria. Non la vede ricadere.
La porta si è aperta.
Quando Frigga alza lo sguardo per incrociarlo con il suo, Thor sente la lingua
attorcigliarsi e gli occhi pizzicargli.
-Ciao, mamma- sussurra, i pungi talmente stretti da lasciare il segno delle unghie
sui palmi.
Lei non risponde, si limita ad un cenno, mentre si scosta dalla porta.
Un forte odore di tè alle erbe proviene dalla cucina, Thor alza leggermente il mento,
cogliendone lo speziato sentore.
-Papà ti ha chiamato?-
-Sì- la segue fino alla cucina, dove si lascia cadere su una delle sedie. Fuori dalla
finestra, il rosa sta svanendo, sostituito dal glaciale azzurro. Il cielo torna del suo
monotono color grigiastro.
"Schifo" pensa, prendendo fra le mani la tazza che Frigga gli porge. Il caldo quasi
gli ustiona le mani, ma non lascia la presa. Un rivolo di vapore gli riscalda il viso,
accarezzandogli la guancia come una materna carezza.
-Lui come sta?- la madre gli da le spalle, intenta a versare dell'altro tè nella sua
tazza. Lo raggiunge solo dopo una decina di secondi, anche lei ha le mani
aggrappate alla tazza, come fosse l'unica cosa che le permette ancora di reggersi in
piedi.
-È cambiato- mormora, dopo un lungo sorso. Thor fa altrettanto, annuendo.
-Cambiato...?-
-Non come credi tu. È diverso- si umetta le labbra, secche, passandosi una mano
fra i capelli lunghi. Thor osserva la marea di sensazioni che le passano sul volto, in
silenzio, azzardandosi a sorseggiare un po' del liquido nella tazza.
-Diverso- ripete Frigga, vuotando completamente la tazza.
Thor rimane immobile, ancora.
-Perché mi hai fatto entrare?- gli domanda, e la vede esitare. Si volta verso di lui,
l'espressione congelata di chi ha visto troppo. Poi parla. La sua voce balsamo.
-Perché me lo chiedi?- Thor sente ancora quel fastidioso prurito ai lati degli
occhi, e si passa una mano su di essi.
Quando capisce di non poter più fermare i singhiozzi, si copre interamente il viso
con le mani, improvvisamente accecato dalla luce artificiale della cucina.
I passi della madre sono attutiti, le sue braccia lo stringono dolci ma decise, in un
abbraccio al sapore della nostalgia degli anni passati.
Lui abbandona le braccia ai lati del corpo, e le lacrime prendono ad accavallarglisi
sulle guance con furia; si impigliano sulla barba leggermente troppo lunga e sulle
ciglia chiare.
-Sei il mio bambino. Lo sarai sempre; lo sarete sempre- la sente sussurrare, mentre
gli passa una mano sulla testa, districandogli i nodi dei capelli.
-Mi dispiace- serra le palpebre, passandosi nuovamente il dorso della mani sugli
occhi, alzandosi lentamente dalla sedia. Ricambia brevemente l'abbraccio, prima di
staccarsi, abbassando lo sguardo.
-Dov'è?- è in quel momento che sente lo scalpiccio delle scarpe nel corridoio, e
appena dietro allo stipite della porta un mulinare d'inchiostro.
Vi si getta.
...
Loki si sente afferrare il braccio con forza, e non è nemmeno all'inizio delle scale.
Strattona, sentendo la stretta chiudersi sempre di più.
-Lasciami- intima, scattando in avanti e cercando di liberarsi. Nulla. Solo l'ennesimo
strattone al braccio, che lo fa mugolare di dolore.
-Loki, dove sei stato?- Frigga lo guarda severa, gli occhi improvvisamente lucidi.
-Lasciami!- ripete, senza voltarsi. Thor ancora non parla, rimane in silenzio,
studiandolo.
"Voltati. Fammi vedere, voglio vederti, Loki" gli afferra la spalla, costringendolo a
girare il busto.
"Bellissimo"
I suoi occhi sono circondati da un alone d'ombra, leggermente arrossati, le pupille
sono affogate nel verde delle iridi.
le ciglia sono in costante movimento, intente a coprire il moto degli occhi, che si
spostano ad evitare il suo sguardo.
La bocca è rossa e sottile come la ricordava, la clavicola è rimasta appena
scoperta. Riesce ad intravedere il marchio che lui stesso ha lasciato.
-Come puoi perdonarlo?- sibila, ma non è rivolto a lui. Frigga sussulta, sgranando
gli occhi.
-Come? Dopo quello che...- stringe i denti, le ciglia fremono ancora di più,
circondando completamente l'abbacinante verde smeraldo.
-Loki..- la donna si avvicina, tentando di ritrattare, di dire qualcosa che non suoni
come un ridicolo e penoso "mi dispiace".
-Mi fai schifo. Mi fate schifo- con uno strattone più forte riesce a liberarsi dalla
presa, salendo le scale velocemente. Non si volta. Non guarda indietro.
Thor rimane lì, con un braccio teso e gli occhi rivolti alla fine delle scale, dove Loki è
sparito.
...
Chiude la porta dietro di sé, cercando a tentoni la chiave sul pavimento.
Non la trova. Sente passi pesanti sulle scale, e si immobilizza, gli occhi quasi fuori
dalle orbite.
I passi si fanno più vicini. Cerca disperatamente la chiave, ma non
c'è. Probabilmente è scivolata sotto al comodino.
Allora si getta con tutto il suo peso sulla porta, sentendo spingere dalla parte
opposta.
Ansima, ma non regge. Dopo poco, si lascia cadere sul letto, sentendo la porta
aprirsi con un tonfo. Non ha nemmeno la forza di mettersi a sedere.
-Ti prego...ti prego- mormora affondando i singhiozzi nelle coperte calde e
profumate. I passi gli si avvicinano, e sul materasso si concentra un altro peso.
La mano che gli accarezza i capelli, la conosce bene: è rude, impacciata, calda e
grande. Scivola dalla nuca al collo in una carezza calma, applicando una leggera
pressione. Loki sente i muscoli rilassarsi, mentre la carezza si estende alle spalle.
-Loki. Guardami- è stupito di quanto la voce sia vicina. Si mette a sedere, le guance
arrossate. Thor gli ha preso il volto fra le mani, le loro labbra sono a meno di un
centimetro.
-Cosa vuoi farmi?- c'è un che di rassegnato, nel suo tono, qualcosa di
tremendamente triste.
Quando le labbra si scontrano, Loki rimane immobile, sentendo le braccia forti che
lo cingono a sé. La lingua gli preme sulle labbra, come a chiedere il permesso di
entrare. Loki schiude la bocca con un mugolio, abbassando lentamente le palpebre.
Il calore che lo avvolge subito dopo, gli scaccia ogni pensiero dalla testa. Ogni
dolore. Ogni sofferenza.
E allora via con lo show.
...
-Tu non l'hai ancora fatto- Loki ansima, coglie quella frase distrattamente, fra una
carezza ed un effusione.
-Nessuno ti ha mai amato veramente, in quel modo- gli sussurra ad un orecchio,
premendolo contro il materasso.
Loki riconosce silenziosamente la veridicità di quelle parole.
Poi è solo piacere.
...
-Angolo autrice-
Salv- EHY! Giù i forconi e le torce!
Innanzitutto, chiedo scusa per l'ENORME ritardo, ma davvero ero in una crisi pazzesca, poi la scuola, le serie tv da recuperare (ok, seriamente, Supernatural? Una decima stagione? Davvero?!) e...eh.
Sto chappy è un casino. Sono riuscita ad infilarci (come sempre, guarda un po') i Muse. E va bene. Poi ho cercato di metterci un sacco di sentimenti. E va bene.
Poi ho reso il tutto una cazzata e non va bene. Heh.
Spero che non sia troppo orrendo, incomprensibile e stupido. In caso contrario...siete autorizzati a linciarmi *A*
Mi scuso se nello scorso capitolo non ho risposto alle recensioni. I'm sorry.
Comunque, specifico che, per chi se lo è chiesto, non faccio apposta, a scrivere il testo da una parte sola. È che io scrivo dal mio tablet, e il mio tablet, (che è un tipo intelligente) non mi imposta il testo in modo diverso.
Detto ciò, mi dileguo.
Un saluto
Im a Murder girl
P.S: al massimo un altro paio di capitoli e poi smetterò di stressarvi con 'sta "storia"
P.P.S: lo so, sono stronza, ma io non le so scrivere le scene di sesso. Se proprio non potete farne a meno, contattatemi via messaggio privato, vedremo quel che si può fare.
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