Oviedo, nord della Spagna
Silas si svegliò all’alba. Aveva passato l’intera
notte sveglio, proprio non riusciva a credere di aver finalmente trovato
un senso alla sua vita. “Dunque era questo a cui ero
destinato” si era detto “Aiutare per mezzo della Chiesa i bisognosi...”. Si
alzò dal letto che gli era stato offerto da Aringarosa e si avvicinò ad un
piccolo specchio appeso alla parete bianca. Era da molto che non si guardava
allo specchio, così non si riconobbe subito, se non fosse stato per la sua
pallida carnagione ed i suoi occhi. Voltò le spalle allo specchio e decise di
uscire dalla piccola stanza. Si incamminò per il corridoio e uscì in strada. Un
uomo, in lontananza, camminava velocemente, mentre una
vecchia, seduta poco lontano, fumava la pipa. Silas guardò il cielo
roseo, e ringraziò Dio di avergli concesso questa seconda possibilità.
Padre Manuel Aringarosa non era mai stato un uomo
mattiniero, ma da quando era divenuto sacerdote aveva tentato di modificare il
suo orologio biologico, in modo tale da svegliarsi ad un orario accettabile.
Per aiutarsi si era comprato una sveglia portatile dal suono gradevole che lo
aveva agevolato in questo suo volere. Ma quel giorno la piccola sveglia non
suono, e così il sacerdote rimase a letto più del previsto. “Padre... Padre... ”. Una voce gli sussurrò nell’orecchio ed egli si
svegliò di colpo. Si trovò davanti Silas, che sorrideva flebilmente. “O
Signore, ma che ore sono?” domandò confuso Manuel, dando un’occhiata alla
sveglia, che era ferma alle undici e trenta del giorno prima. “Non lo so, non è
tardi...” mormorò Silas, che
nel frattempo si era seduto a terra e guardava il prete, come un docile
cagnolino aspetta l’ordine del padrone. Manuel lo guardò dal letto, ammirò la
sua pelle candida, i suoi occhi chiari, le sue spalle larghe, sembrava proprio
un angelo, di quelli nei libri per bambini. Ma sapeva che dietro
quell’apparenza di purezza si nascondevano atroci sofferenze e un oscuro
segreto, e pensò che solo Dio avrebbe potuto salvare la sua anima.
Silas guardava il suo salvatore, poi si accorse della
situazione e si alzò di scatto. “Vado... La aspetto...
Si, la aspetto fuori, padre...” disse, e uscì in
fretta dalla stanza, tornando nella sua camera. Dopo pochi minuti arrivò
Aringarosa, sorridente. Fecero colazione in silenzio, poi il sacerdote, dopo la
preghiera, lo portò fuori e gli fece vedere dove lui assieme ad altre persone
stava costruendo una iglesia.
Silas lo ascoltava. Era da molto tempo che una persona non gli parlava a quel
modo, e che non lo guardava come se fosse un mostro. Si accorse dello sguardo
indagatore di qualche spagnolo, ma non ci fece caso. Seguì gli ordini di
Aringarosa e aiutò a innalzare un paio di colonne portanti. Lavorava
mentre la sua mente era da tutt’altra parte. Si stava chiedendo cosa lo
avrebbe atteso ora. Aveva paura di risvegliarsi nella cella, aveva paura che
fosse tutto un sogno...
La sera Aringarosa gli chiese di seguirlo a fare due passi,
così si diressero fuori. Camminarono per qualche tempo in silenzio, mentre il
buio calava sulla città. “Hai voglia di raccontarmi la tua storia, Silas?”
chiese Manuel interrompendo il silenzio. Silas si bloccò, era l’ultima domanda
alla quale voleva rispondere. Si limitò a guardare stupito il prete e fece un
cenno di diniego con la testa. Il sacerdote sorrise. “Non devi preoccuparti, se
tieni così tanto alla segretezza sappi che sono costretto a tenere tutto ciò
che mi dirai per me.” “Come una specie di...
confessione?” chiese Silas incerto. “Mettiamola così, se hai voglia di
parlarne, giuro davanti a Dio che non rivelerò a nessuno ciò che mi dici.
Questo ti rassicura?” chiese il prete toccando il braccio di Silas, che lo
guardò negli occhi. “No è questo, è che... Lei, lei mi
guarda come se fossi... Come se io... fossi...” ma non
riuscì a finire la frase che, spossato dopo tutte le novità degli ultimi
giorni, scoppiò in lacrime. Il sacerdote, che si aspettava questa reazione, lo
abbracciò, confortandolo. Quando Silas si fu calmato un po’, Manuel lo guardò
amorevolmente, poi gli disse piano: “Scusa se ti ho chiesto... troppo. Non ho
mai perso questo vizio di voler sapere a tutti i costi il perché delle cose.
Anche da ragazzo ero così.”
“E’ poi trovò mai una risposta?” chiese Silas, asciugandosi
gli occhi. Aringarosa sorrise e indicò il cielo. Silas annuì. “Domanda
stupida...” mormorò a mo’ di
scusa, ma il sacerdote lo corresse. “No, non esistono domande stupide.”.
Da quella sera il sacerdote non fece più alcun tipo di
domanda a Silas, poiché Silas gli avrebbe parlato quando
si sarebbe sentito pronto. Ciò accadde, inaspettatamente un mese dopo. La
chiesa era praticamente costruita, e Manuel aveva
parlato a Silas in privato.
“Silas, tra una settimana dovrò tornare a Madrid, e...”
“A Madrid? Oh... Già.”. Silas si
sentì crollare il mondo sotto i piedi.
“Il mio compito qui è finito, ma presto mi recherò negli
Stati Uniti, entro l’anno credo...”. Manuel si accorse che il suo interlocutore
sembrava non sentirsi molto bene, ma proseguì con il suo discorso. “Insomma,
per tagliare corto... Silas, mi piacerebbe che tu venissi con me.”
“A Madrid? E cosa farò?”
“Potrai vivere! Ma dovrò trovarti un alloggio, e un lavoro.
Sarà difficile, ma vedrai che con il mio aiuto...”
“Padre, io... Voglio continuare a fare del bene... Lei non
sa quanto è importante per me...”
“Che cosa intendi dire?”
“Io voglio diventare un uomo di Chiesa.”
Manuel si sentì strano. Guardò l’uomo, poi gli disse: “La
scelta di seguire la Via è molto faticosa, Silas... Che
cosa senti esattamente in questo momento che ti ha spinto a questa scelta?”
“Vorrei ripagare Dio della seconda vita che mi ha offerto,
divenendo un monaco... Vorrei dedicarmi alla
preghiera... Vorrei rispondere alla sua chiamata, divenendo parte dell’Opus Dei... Crede... che io ce la possa fare?”
“Non c’è nulla che tu non possa fare se Dio è al tuo fianco.
Ma prima che tu venga con me, sono costretto a dirti un paio di cose:
innanzitutto, dovrai partecipare regolarmente alle varie attività formative,
così conoscerai meglio cos’è l’Opus Dei. Avrai un
periodo di prova, insomma. E, cosa più importante, sei certo di cosa stai
facendo? Dovrai fare dei sacrifici...”
“Che tipo di sacrifici?”
“Devi rinunciare alle tue proprietà private...”
Silas sorrise: “Questo non è un
problema.”
“E inoltre se vuoi diventare un monaco, dovrai fare voto di
castità.”
Silas non aveva mai avuto esperienze sessuali, tranne quelle
in prigione, così atroci che quelle immagini infestavano i suoi incubi
notturni. A pensarci bene, non avrebbe avuto particolari problemi nemmeno per
la castità. Manuel stava guardando, aspettando una risposta,
ma Silas fece solo un cenno con la testa. Si sedettero su una panchina.
“Sei sicuro di cosa stai dicendo? Vuoi davvero intraprendere
la Via?”
“Sembra quasi che lei non ne sia felice.”
“No! Non è così!” esclamò Manuel, scaldandosi. “Questo no,
però vorrei capire come questa scelta sia scaturita in
te dopo questo poco tempo!”
Silas rimase un po’ in silenzio, poi rispose: “Voglio
diventare un uomo migliore, come lei.”
“Cómo?!”
“Come lei... Lei è stato così buono con me, e non ne aveva
motivo... Avrebbe potuto lasciarmi dov’ero, e invece mi ha accolto nella sua
casa...”
“E’ il dovere di qualsiasi uomo aiutare un proprio simile,
non solo di noi preti!”
“Non importa... Non è questo...”
Silas si sentiva investito da una missione, quella di
riscattare la propria anima dal peccato. Ma non riusciva a spiegarlo ad Aringarosa… Si alzò dalla panchina e si incamminò. Aveva
bisogno di rimettere a posto le vorticanti idee che gli martellavano in testa.
Così si allontano, sotto lo sguardo preoccupato di Aringarosa.
“Che Dio lo aiuti… E che Dio aiuti me per quello che sto per
fare…”.