Capitolo 1
Capitolo 1
Come home.
«La
seguiamo?» chiese la piccola, emozionata dopo aver visto lo
zio baciare quella ragazza.
«No, andiamo a
casa.»
«Io devo
vederlo! Non può essere che lui morirà
così, che io non possa dirgli addio! Devo vederlo.»
«Pronto?»
«È
lei la signora Yumi Ishiyama? Sono la proprietaria del monolocale che
è andato a fuoco, abbiamo trovato colui che ha appiccato
l'incendio.»
La ragazza si svegliò di soprassalto, la fronte sudata e il
respiro affannato, l'ennesimo
incubo.
L'abbaiare di Devil, il quale rimbombava per tutto il corridoio
dell'appartamento, l'aveva svegliata bruscamente, eppure lei era ugualmente felice.
Il cucciolino era cresciuto parecchio, tant'è vero che per
leccare la faccia a Yumi, oramai bastava si alzasse solo sulle zampe
posteriori.
Non era più quel cagnolino tranquillo che avevano preso alla
fiera lei ed Ulrich, era diventato un bestione che terrorizzava i
vicini al solo sapere che era tornato dalla passeggiata.
Sembrava se lo sentisse che quel giorno Ulrich avrebbe fatto finalmente
ritorno a casa.
Erano trascorse quasi tre settimane dall'incidente, nelle quali Yumi
doveva fare i suoi turni al lavoro, passeggiare il cagnolone e andare a
trovare Ulrich.
«Sì, Devil, sono sveglia. Contento?»
chiese sorridente sperando che almeno quella volta il cane potesse
risponderle. «Dovrei iniziare a somministrarti dei
tranquillanti, almeno Ulrich non rischierebbe di dover tornare
all'ospedale per colpa tua.» detto questo strofinò
la mano sulla testa del cane, adagiata sul bordo del letto, mentre con
la grossa coda scodinzolante faceva cadere tutte le poche cose che
c'erano sui mobiletti, fin quando non cadde pure il cellulare.
«Oh, riecco il Devil-Mambo.» sbuffò
rialzandosi dal letto e posando il cellulare sul comodino, per poi
dirigersi in cucina.
Il cagnolone la seguì scodinzolando, non prima di riprendere
il cellulare della ragazza tra i denti e portarselo in giro per la casa
orgogliosamente.
Nel primo pomeriggio Yumi dovette andare in ospedale con Sissi, Ulrich
sarebbe stato dimesso.
Il silenzio regnava sovrano in quella macchina.
«E così.. Tu e William?» chiese incerta
Yumi.
Dal giorno dell'incidente non avevano più parlato di
quell'argomento, ma sapevano che prima o poi sarebbe tornato a galla.
E forse era il momento giusto.
Sissi la fissò per pochi secondi, per poi tornare a guardare
la strada davanti a loro.
«Sono felice per voi, siete.. Una bella coppia.»
«Se è così, anche tu e Ulrich lo
siete.»
«Sissi, quello che è successo tra me e
William..»
«Ora che va tutto sereno e tranquillo, perché non
te lo godi? Non crearti problemi da sola.» disse Sissi
chiudendo il discorso.
Magari li creassi io,
si disse Yumi.
«Ma.. Poi? Per l'incendio del monolocale? Mi hai detto che ti
avevano chiamato.»
«Oh.. Sì.» disse Yumi come se si fosse
risvegliata «Ancora non sono potuta andare a constatare
nulla, troppi impegni.»
Sissi annuì, in segno di comprensione.
«Con William avevamo pensato che per il cenone di Natale tu
ed Ulrich potreste venire a casa mia, poi magari dirò lo
stesso ad Odd e Aelita.»
«Beh, non vedo perché no.»
I minuti che seguirono furono impregnati da un silenzio imbarazzante,
fin quando non arrivarono all'ospedale.
«È la camera n' 206, secondo piano. Lì
ci sarà un medico che vi farà firmare le
dimissioni del paziente.» disse gentilmente un'infermiera.
Yumi ringraziò la donna e, insieme a Sissi, salirono al
secondo piano.
«Lei sarebbe..?» chiese un infermiere.
«La sorella del paziente.» rispose calma Sissi.
«È maggiorenne? Perché altrimenti
dovrebbe esserci un genitore o tutore legale..»
«Ma ti rendi
conto di cosa stavi per fare? Farti investire per quella lì,
ma è troppo? E a me, cosa avrebbero detto? "Il figlio
dell'avvocato Stern si suicida a causa di una ragazza che lo ha
mollato", ma te ne rendi conto? Non sei nemmeno degno di avere questo
cognome!»
«E tu, invece?
Ho rischiato la vita, possibile che non provi nemmeno un briciolo di
compassione?» Ulrich era visibilmente ferito dalle parole del
padre «E poi, perché sei venuto a
trovarmi? Prima mi cacci di casa, mi tagli i liquidi, e addirittura mi
rimproveri perché sono quasi-morto? Ma che padre sei? Ora
capisco perché la mamma se ne è andata di casa,
nemmeno io vorrei passare il resto della mia vita con una persona come
te!»
Il padre era parecchio
incazzato, avendo sentito le parole del figlio. Avrebbe voluto
ammazzarlo lui stesso, nonostante Ulrich avesse appena rischiato di
morire.
"Ma cosa penseranno se
uccido mio figlio?"
Queste erano le uniche
spiegazioni perché non lo fece, non avrebbe mai voluto
rovinarsi la reputazione. Ma non avere più un figlio,
sì, questo lo avrebbe sicuramente voluto.
Yumi era dietro la porta
della stanza, avrebbe voluto intervenire ma non poteva fare niente, se
non peggiorare la situazione.
Arrivarono Sissi e
William, che si tenevano mano nella mano.
«Stanno di
nuovo litigando, non è vero?» chiese Sissi.
Yumi annuì.
«Ah, mai una
volta in cui vadano d'accordo quei due.»
«Sì, sono maggiorenne.»
L'infermiere la guardò sospetto, indeciso se fargli firmare
i fogli della dimissione.
«Firmi qui e il paziente è libero di
andarsene.» le disse alla fine porgendogli un foglio e
indicando un punto.
Sissi, senza farselo ripetere due volte, firmò; nel mentre
Yumi era entrata in camera di Ulrich.
«Ehi, oggi te ne torni a casa.» disse sorridendogli.
«Finalmente.»
Dalla parte opposta della stanza in un lettino c'era un ragazzo,
biondo, occhi azzurri ed una cicatrice sulla guancia.
«Sei fortunato ad avere una ragazza che ti Ama.»
disse quel tipo.
Yumi si girò, guardando il tipo confusa.
«La mia mi ha lasciato appena ha saputo che ero qui,
effettivamente.. Non
era Amore.»
«Mi spiace, amico.» gli disse Ulrich.
«Stern, puoi andartene.» disse l'infermiere
entrando nella stanza e togliendoli le flebo che ancora teneva.
«Non può fare sforzi fino alla prossima settimana,
e le auguro di non
tornare più qui.»
Che ospitalità,
pensò Ulrich.
Yumi prese il borsone con tutte le cose di Ulrich e le stampelle, per
porgergliele.
Il ragazzo sibilò un "Grazie", per poi dirigersi verso la
porta.
Si voltò, per salutare il suo compagno di stanza.
«Ci si rivede.»
«Spero non di nuovo qui!» lo salutò
l'altro.
Erano usciti dall'ospedale ed entrati nella macchina di Sissi, quando a
Yumi squillò il cellulare.
«Sì?»
-È lei Yumi
Ishiyama?-
«Sì, sono io.»
-La stiamo aspettando
alla centrale di polizia di Sceaux, ci raggiunga presto.-
Yumi sbiancò, Ulrich la guardò interrogativo.
«È successo qualcosa?»
Ci fu un segnale acustico, segno che la chiamata era stata chiusa.
«Che succede?» chiese Sissi guardandola nello
specchietto retrovisore dell'auto.
«Non lo so, dov'è la centrale di
polizia?»
«In periferia, perché?»
«Mi ci puoi portare?»
La macchina di Sissi si parcheggiò davanti alla centrale di
polizia, mentre Yumi si chiedeva il motivo della chiamata.
Scese, dirigendosi verso la porta d'entrata.
Appena entrata alcuni uomini rigorosamente in divisa la guardarono
interrogativi, altri invece fecero come se nulla fosse.
Yumi si guardò intorno, prima che una donna, anch'ella in
divisa, le si avvicinò chiedendole «Ha bisogno di
qualcosa, signorina?»
«Mi hanno chiamato per dirmi di essere qui il più
presto possibile, sono Ishiyama.»
«Ah, certo. Subito. Può andare nella stanza
infondo a destra»
Appena entrata nella piccola sala, un commissario la invitò
a sedersi davanti a una scrivania, informandola che a poco avrebbero
portato il "ragazzo di cui aspettiamo prove concrete all'incendio
avvenuto al monolocale".
La ragazza attese pochi minuti nei quali il commissario, un uomo alto,
bruno e un po' sovrappeso, le fece delle domande per farla stare un po'
a suo agio.
Finiti quei minuti di puro silenzio, entrò un ragazzo.
Aveva occhi azzurri e dei capelli neri, era alto e un po' muscoloso.
Yumi sbiancò alla vista del tipo.
Lo conosceva fin troppo bene, e non poteva di certo dire che non se lo
sarebbe mai aspettato da parte sua.
«Signorina Ishiyama, lui è Joseph Blanker. Il
responsabile dell'incendio nell'appartamento, o almeno è
quello che crediamo.» disse il commissario, un uomo alto,
bruno e un po' sovrappeso.
«Scusi se mi intrometto» iniziò a
parlare il ragazzo «ma se questo è solo una
supposizione non vedo il motivo per cui io debba stare qui.»
Yumi non parlò. Sapeva già dove Joe sarebbe
andato a parare.
Si sentì bussare alla porta.
«Avanti.» invitò a entrare il
commissario.
Una donna, la stessa che Yumi incontrò all'entrata della
centrale, varcò la soglia della porta.
«Signore» iniziò a parlare «le
prove di Blanker sono al completo, ma l'udienza nella sala del giudice
è stata appena rimandata al mese prossimo.»
Finito di parlare, la donna uscì.
Yumi spalancò gli occhi.
Sapere che Joe sarebbe stato a piede libero per un mese non era una
buona cosa e, visto che aveva già saputo dove si trovava il
monolocale in cui lei alloggiava, non aveva dubbi sul fatto che
probabilmente era già al corrente del luogo del suo
trasferimento.
«Signor Blanker, fino al giorno dell'udienza lei
sarà in libertà vigilata. Signorina Ishiyama, lei
può andare.»
La mora uscì dalla stanza, nel mentre Joseph le sorrideva.
Ma non era di certo un
sorriso rassicurante.
Uscita dalla centrale trovò ancora la macchina di Sissi
lì davanti.
«Mi avete aspettata?» domandò
meravigliata.
Sissi sospirò «Ulrich voleva aspettare che tu
saresti uscita.»
«Beh.. Andiamo?» chiese Yumi.
«Sì, dove?» chiese Sissi di rimando.
Non avevano ancora parlato di dove Ulrich si sarebbe sistemato.
«Stavo pensando che potevi stare da me, l'appartamento
è abbastanza grande.» ragionò Yumi.
Certo, la sua abitazione era un po' lontana dall'accademia, ma Ulrich
per la settimana seguente non avrebbe dovuto far sforzi ne tanto meno
andare all'università.
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