Titolo del capitolo:
Moth.
Personaggi:
Elliot Nightray / Leo Baskerville
Rating:
Giallo.
Note dell'autore:
One-shot / Introspettiva / Romantica
Disclaimer:
Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà del
mangaka; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.
.Moth.
L'ombra fluttuante danzò per un secondo contro la sua
guancia sinistra, accarezzando lievemente le ciglia chiare al di sopra
dello zigomo, giocando con uno sfarfallio leggero con il piccolo neo
scuro per poi perdersi nella trama dei capelli sottili. Gli occhi
azzurri la seguirono nel suo ondeggiare attorno alla flebile fiamma
della candela poggiata con insolita noncuranza sul davanzale; Elliot
potè vedere come quella falena, dai colori chiari ed
insoliti per quella stagione fresca, fosse indecisa se avvicinarsi
ancora di più alla fiamma o volare via, continuando a vivere
la propria vita fino a quando un'altra candela, un'altra fiamma, non
avrebbe sortito lo stesso effetto.
« ... » Il sospiro fu lieve come quel timido
battere di ali membranacee; sapeva bene che quella falena sarebbe
rimasta bruciata da quella fiamma, forte quanto il primo amore che se
non uccide lascia cicatrici, ustioni, talmente profonde da fare male
persino a distanza di anni.
Era concentrato sull'insetto, tenendo le ginocchia contro il petto, che
neppur si accorse del movimento leggero di lenzuola alle sue spalle, in
quel letto che gli era sempre sembrato troppo infinito.
Nonostante i lunghi capelli a coprirgli il viso Leo mise facilmente a
fuoco la schiena dell'altro ragazzo, coperta a malapena da una camicia
spiegazzata, che riusciva a stagliarsi così bene sullo
sfondo scuro della notte senza luna. Non cercò gli occhiali
ma rimase immobile, lasciando che i propri occhi si abituassero quanto
bastava per poter riconoscere la forma del comodino e solo allora
poggiò le lenti sul proprio naso, provocando più
rumori di quanti volesse.
Fu solo quando il busto divenne eretto che Elliot diede segno di aver
sentito qualcosa, sollevando la testa di scatto e scatenando in Leo la
volontà di nascondersi, per un breve istante.
« ... Oi. » Il ritmo della voce di Elliot non era
cambiato, solo abbassato quanto bastava a non disturbare la quiete
della notte; Leo sorrise tra le labbra, buttandosi sulle spalle
abbastanza coraggio per far scivolare le mani sottili contro quelle
spalle già larghe, sparendo oltre la curva per andarsi ad
incrociare, polso su polso, diritto sul cuore pulsante di un Elliot
occupato ad osservare quei movimenti appena accennati della falena
davanti a sé.
« Cosa c'è, Elliot? E' tardi, vieni a dormire.
» La voce di Leo lo raggiunse come il suono di chiare campane
d'argento e lo ridestarono, almeno in parte, poiché si
avvide di quelle mani fresche incrociate sul suo petto, il peso labile
sulle spalle, la carezza dei capelli scuri contro le guance e
quell'eterno, etereo, profumo di crisantemo. Sorrise, distogliendo lo
sguardo dalla visione della falena troppo vicina, ignorando il suo
prendere fuoco non appena le ali sfiorarono quella fiamma danzante nel
flebile vento, abbassando le palpebre sugli occhi e facendo salire le
dita, ancora più affusolate del solito, a coprire quelle
altrui.
Un gesto intimo, comune.
Loro.
« ... stavo pensando, Leo. L'hai vista quella falena?
Continuava a girare attorno alla candela che tu hai messo fuori, non
sapeva se avvicinarsi o meno. Lo ha fatto infine, l'hai vista? E le
sue... » La presa sulle mani si fece più forte e
Leo, istintivamente, dischiuse gli spazi tra le dita per permettere ad
Elliot di intrecciarvi le proprie; erano gesti automatici tanto quanto
il sorridere uno all'altro, o quei piccoli e frugali baci con cui si
salutavano la mattina, pari al battito di... « ... ali sono
bruciate come carta. »
Gonfiò il petto per un respiro profondo, prima di sciogliere
le gambe dalla presa delle ginocchia per toccare il pavimento freddo
coi piedi nudi, abbandonando per qualche istante la sicurezza e il
calore del petto di Leo contro di sé per avvicinarsi alla
candela. Lì accanto, bagnate appena dalla luce triste e
aranciata, giaceva il corpo carbonizzato della falena; Elliot si
chinò avanti, chiudendo le labbra per soffiare via quella
cenere.
Essa si disperse oltre la finestra e solo allora Leo
incontrò gli zaffiri incastonati negli occhi di Elliot,
pieni di tristezza e coraggiosi come il leone il cui segno aleggiava
sulle sorti del ragazzo.
« Se ha deciso così, probabilmente per quella
falena non c'era nulla di più attraente e desiderabile di
quella fiamma. Solo per qualcosa che si desidera con tutta l'anima si
è pronti a bruciare, a rinunciare alla propria vita spesa
solo a cercarla. » I capelli scuri scivolarono oltre le
spalle in un fruscio degno della seta più pura, ed anche Leo
urtò la freddezza del marmo del pavimento.
I passi furono corti e gentili nel portarsi accanto ad Elliot,
cercandone il braccio e il calore, adagiandosi sulla consapevolezza
della sua esistenza. « ... e poi chi è che non
morirebbe felice, circondato da una fiamma brillante e calda come un
abbraccio? »
La domanda ricadde tra di loro e su di loro come una coperta calda e
pesante, calda quanto la mano libera di Elliot che accarezzò
il collo dell'altro, salendo fino alla rotondità
dell'orecchio per perdersi nel mare di ossidiana, spettinato e ancora
odoroso di cuscino.
« ... credo di doverti dare ragione. » Il tono era
sporcato di una finta irritazione perché il sorriso che
premette sul gemello era vero, autentico come il respiro che fece
scivolare Leo nella sua bocca; troppo occupati, troppo presi dal
bruciare per accorgersi che la fiamma della candela si era spenta.
Per sempre.
.Fine.
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