What I like about you

di littlestorm99
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4 anni prima
-Matthew, che ci fai qui?­- chiesi sorpresa vedendolo sulla soglia del mio
lussuoso appartamento di Manhattan. Quel ragazzo mi aveva illuso, mi
aveva ferito ed umiliato nel corso di quei pochi mesi in cui ci eravamo
conosciuti. Cercai di non pensare ai quei dolorosi ricordi e gli rivolsi un
sorriso evidentemente falso.
­-Posso entrare?­-chiese lui leggermente imbarazzato e notando il mio
abbigliamento poco consono alla situazione. Era la sera di Capodanno, di
conseguenza ero vestita in modo abbastanza "appariscente", nonostante
dovessi recarmi solamente al cinema con una delle mie migliori amiche,
Julie.


­-No- risposi schiettamente ed alzai gli occhi al cielo irritata dalla situazione.
Avevo passato settimane cercando di non colpevolizzarmi, di non trovare
qualcosa che lo avesse fatto allontanare da me ed ora che ci ero finalmente
riuscita, lui ritornava, tra l'altro come se niente fosse.


­-Ci sono i tuoi?­- chiese cercando probabilmente una spiegazione al mio
atteggiamento freddo e distaccato, quale ero solita utilizzare con lui.

­-No, per questo non ti faccio entrare. Se devi dirmi qualcosa, lo puoi dire qui
fuori, non credo tu abbia bisogno di un'entrata trionfale-gli risposi
sarcasticamente e notai una chiamata persa sul display del mio Iphone.

Notando che il biondino sfacciato non osava proferire parola, decisi di farlo
io.


­-Hai 5 minuti, sai ho cose migliori da fare che parlare con te-­ dissi
guardandolo dritto negli occhi.
­-Okay, dovremmo parlare. Già da tempo avremmo dovuto parlare di quello che
è successo mesi fa­- disse con lo sguardo basso. Voleva chiedermi perdono?
Voleva seriamente cercare di avere un rapporto di "buoni amici" con la
sottoscritta?

-­Quindi?­-chiesi aspettando chiaramente delle scuse, delle scusa per il suo
comportamento da stronzo e da menefreghista.

­-Cosa dovrei dire?Scusa? Scordatelo, Johnson­- disse ritornando lo stronzo
di sempre, quello che umiliava le persone per il puro gusto di farlo, per
sentirsi importante, per sentirsi superiore agli altri.

-­Aspetta, tu sei venuto qui per...no, non ci credo- dissi guardandolo schifata.


Feci un respiro e contai fino a dieci prima di parlare.


­-Quindi sarei io quella che deve scusarsi, giusto? Scordatelo, Perkins. Ho
passato settimane cercando di non colpevolizzarmi, di non trovare una sola
cosa che ti abbia fatto allontanare da me. Ho concluso che la colpa non era
mia, so benissimo chi si credono le persone come te. Ti senti superiore a me, vero? 
Non lo sei, fidati. Credi che tutto ti sia lecito, compreso distruggere le persone. 
Tu fai di tutto per ottenere l'oggetto dei tuoi desideri,ma se non riesci ad ottenerlo, 
lo distruggi completamente. Quindi risparmiati questa grande pagliacciata. 
So cosa c'è tra te e Katherine, falle la stessa
cosa che hai fatto a me e te ne pentirai. Tu hai lasciato la nostra porta
aperta, beh io l'ho chiusa e ho creato un muro tra me e te. Ora fammi il
favore, vai a fare il bastardo da un'altra parte, quella è l'ascensore, vattene
da casa mia­- sputai quelle parole acidamente, come se non avessi
sentimenti, nè tenessi a quelli degli altri. 

Lui mi aveva reso così, mi aveva
riempito di rancore e risentimento.
Senza proferire una parola se n' è andò e io richiusi la porta alla mie spalle.





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