L'ingranaggio del Tempo

di Nolc
(/viewuser.php?uid=797425)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Ci avvicinammo tutti al cadavere per poterlo esaminare, la lava si era come per magia raffreddata e ingrigita. -Non è morto, è solo stanco. Non può morire in questo modo- disse il capo – Questa è una Spia, ovvero un essere privo di vita, ma in grado di muoversi ed attaccare grazie a dell’energia conferitagli da soldati nemici- disse guardandomi. Poi rivolse lo sguardo verso l’uomo dalla pelle argentata: -Veritas, dove si trova?- L’uomo dalla pelle argentata, Veritas, indicò nella zona della spalla destra del mostro, quindi il capo, con quella credo fosse la stessa tecnica usata da Veritas in battaglia, ma usando un solo dito, intagliò la spalla del mostro, e ne estrasse un grosso pezzo. Lo tagliò poi a metà nuovamente, facendone uscire un liquido nero come la pece, che scorreva fuori rapidamente, gocciolando sul mostro. -Questa è ombra allo stato liquido- disse, rivolto nuovamente verso di me –La si può generare con l’arte dell’ombra, specialità, appunto, dell’esercito dell’Ombra. Conferisce energia, se immessa in qualcosa di inanimato, e si può considerare il cuore della Spia. Senza di questa non può vivere. Ma non è ancora morta, nemmeno ora che l’ho estratta. Ci sono due modi per ucciderlo: con l’arte del vuoto, che cancella letteralmente la materia, o con l’arte della luce, ad essa opposta. Ora userò l’arte della luce, poichè consuma meno energie- detto questo alzò il braccio, tenendo piegato il gomito e formando un angolo strettissimo con l’avambraccio, con la mano rivolta verso il basso. E proprio la mano divenne bianchissima, e cominciò a sciogliersi gocciolando addosso all’ombra liquida, e esse, al contatto, scomparivano, lasciando solo del fumo. Entrammo tutti nella cupola. E’ il luogo migliore se si vuole discutere di qualcosa tutti assieme, in modo da avere moltissimo spazio a disposizione. Potevo ora osservare anche gli altri tre arrivati con maggior attenzione. Il primo, quello con la pelle scura, non aveva soltanto uno sfregio sulla schiena, ma anche uno sul volto, perfettamente speculare, che probabilmente si era quindi procurato volontariamente, e non era una cicatrice di battaglia. La sua pelle era blu scuro, quasi nero, e i suoi occhi… come posso descriverli? Sembravano vuoti, potevo chiaramente vedere ogni singola vena all’interno di essi, ma erano presenti anche vari riflessi trasparenti, come in una macchia d’olio. Il secondo, quello con il braccio robotico, era abbastanza esile, poco più basso di me, ma il suo braccio, invece, mi superava. Poteva sembrare quasi un pilastro con una protesi umana. L’enorme pugno, partiva dalle sue ginocchia, per poi toccare terra con le nocche, ed era sproporzionato rispetto al resto del braccio, che terminava all’altezza della sua spalla, sommergendo anche parte del collo, probabilmente per tenerlo attaccato senza staccarsi. Ma ho detto che il braccio era più alto di me, e infatti un lungo spuntone, superava abbondantemente i due metri, coronando quello che più che un braccio, sembrava una bassa colonna di ferro. I suoi occhi sembravano due veri e propri piccoli portali, come se infilandoci un dito dentro esso potesse essere trasportato da qualche altra parte L’ultimo infine, Veritas, aveva la pelle sì color dell’argento, ma con decorazioni nere, dalla stessa lucentezza ma che parevano di materiale diverso. Esse formavano decorazioni tribali che avvolgevano tutto il corpo, dalle gambe al viso, da cui pezzi di pelle si staccavano rivolgendosi verso l’alto come una bassa corona nera. I capelli bianchi gli davano l’aspetto di un saggio, ma forse era una caratteristica della sua razza, chi lo sa? Le dita lunghe ognuna quanto due dita normali, sembravano lunghe quanto il collo, che sorreggeva una piccola bocca e occhi. Questi ultimi sembravano due diamanti, e come essi riflettevano luce ed erano trasparenti. -Dove sono gli altri?- chiese il capo, rivolto generalmente verso gli ultimi arrivati –e cosa è successo là sopra?- -Rivolte a causa della guerra, alimentate da alcuni messaggeri dell’Ombra, che gli fanno credere che alleandoSSSSi col loro esercito la guerra SSSmetterà in fretta. Ormai tutto il pianeta è convinto di ciò e hanno inviato uno dei cinque giganti per cacciare tutti i soldati del nostro eSSSercito: è lui che ha creato e ci ha mandato incontro quella SSSpia, e sempre lui ha fatto prigionieri i nostri compagni- disse Lhoret, triste ed arrabbiato. -Dobbiamo andare a riprenderli ora!- disse l’uomo dal braccio robotico: Là li tortureranno o uccideranno, non possiamo lasciarli lì così!- -Not, calmati, sai bene che non è possibile al momento. Ho usato troppo la mia arte e non potrei aiutarvi con le Spie, e di certo il capo non può lasciare la base. Dobbiamo aspettare che torni anche l’altra squadra, e con loro andremo a salvarli- Disse Veritas, pacato nonostante la situazione -No, il loro arrivo è previsto fra una settimana, e non abbiamo così tanto tempo. Dobbiamo andare ORA, e tu ti riposerai mentre combattiamo noi. Tu darai solamente il colpo di grazia- disse l’uomo dalla pelle scura -Brago, sai bene quanto Potere consuma la mia arte, e non posso usarla per ogni Spia che troveremo là sopra. Inoltre credi davvero che riuscireste a sconfiggerle tutte? In quattro siamo dovuti fuggire dal gigante, e non possiamo neanche sognarci di affrontarlo da soli- gli rispose sempre Veritas -Partirete all’alba. Ti ho addestrato perché potessi usare la tua arte più del normale e così è, non devi nemmeno pensare di tirarti indietro per una cosa del genere, Veritas!- lo interruppe il capo –A breve deve arrivare un soldato dell’Ombra, ma a quello ci penserò io, voi portatevi dietro Felt e una recluta a vostra scelta. Non affrontate il gigante, per nessun motivo. Dovete solo infiltrarvi e salvare i vostri compagni, capito?!- -Certo- concluse Ver, con un certo rammarico sul volto –E mi farebbe piacere pendere con me il novellino, per fargli vedere in cosa consiste una vera missione-




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2969791