Questione
di Coraggio
-Tigre!! Se
l'ami dovresti dirlo a lei, mica a me..-
Fu Riko in
preda ad uno strascicato sospiro, e forse anche un po' sotto l'effetto
dell'alcol, che gli disse quella frase. Ma intendiamoci, la sua ex
coach non aveva assolutamente il vizio di bere, tuttavia capitava che
di tanto in tanto, quando si riunivano tutti assieme, buttasse
giù qualche bicchierino di troppo.
Taiga Kagami
sapeva benissimo che in quei momenti, la ragazza diveniva, se
possibile, ancor più schietta di quanto solitamente
già non fosse. Il reale motivo per cui avesse deciso di
parlarle proprio in quegli attimi gli era sconosciuto. Chiaramente si
era guardato bene dal farlo in modo diretto e in presenza di altri, lui
per queste cose non era certo un tipo espansivo e mai lo era stato. I
suoi sentimenti dovevano rimanere suoi, altrimenti che senso aveva che
fosse lui a provarli? Ma era oramai troppo tardi per tentare di
camuffare le sue confessioni, poichè si trovava nell'ultimo
vagone del treno per tornare a casa.
In un modo o
nell'altro, i viaggi in treno avevano sempre conferito un profondo
senso di calma, sia nel corpo, che nello spirito del ragazzo, che ormai
aveva compiuto diciannove anni. Era solito a sedersi accanto al
finestrino e osservare lo scenario scorrere e mutare velocemente,
applicando lo stesso meccanismo ai suoi pensieri. Gli tornò
alla mente il primo giorno al liceo Seirin, il modo scorbutico con cui
aveva consegnato il modulo per entrare a far parte della squadra di
basket, il primo allenamento, la prima partita, la prima vittoria e la
prima sconfitta. Una sequenza di ricordi che apparivano e scomparivano
con rapidità. Abbozzò anche un sorriso quando si
focalizzò in lui l'immagine del giorno in cui vinsero la
Winter Cup. Kuroko lanciò persino una sorta di grido di
vittoria, tanto era felice. Non avevano mai smesso di vedersi, lui e i
suoi amici, nonostante Kagami avesse avuto un'immensa marea di impegni
negli ultimi mesi. Aveva però raggiunto degli ottimi
risultati, come finire il liceo, prendere la patente.. Persino un
lavoro era riuscito a trovare. Quando raggiunse la maggiore
età, i suoi smisero di pagarli l'affitto e dovette
arrangiarsi come meglio potè. Inoltre, aveva persino
continuato a migliorare nel basket e l'idea di tornare in America
balenava sempre più spesso nella sua mente, a volte quasi
ossessionandolo. E fino a qualche mese prima, se solo ne fosse stato
più certo, sarebbe partito di corsa, seppur rattristato
molto dall'allontanarsi dai suoi amici. Ma poi, gli capitò
di imbattersi in lei. Se fosse stato un male o un bene doveva ancora
deciderlo, fattostà che la cosa che maggiormente lo
tratteneva in Giappone, era proprio una donna. Oh e imprecò
per ore non appena lo realizzò, rimproverandosi severamente
che "quel maledettissimo pomeriggio d'estate, sarebbe dovuto rimanere a
sudare e sgobbare nel campetto sotto casa sua".
Scese dal
treno e attraversò con estrema lentezza la stazione. Come se
non bastasse, decise anche di imboccare la strada più lunga,
tanto era forte l'impulso di continuare a riflettere. O forse, da
qualche parte, sentiva un po' di paura? Dopotutto lei era a casa sua.
Non che vivessero insieme, ma era stato proprio Kagami, il giorno
prima, a chiederle di trascorrere la notte da lui. E dopo le parole che
le erano state dette da Riko, il solo pensarla lo faceva sentire a
disagio.
-Dannazione..-
Farfugliò, deluso da sè stesso.
Si
fermò qualche istante davanti un parco, impuntandosi a
fissare gli alberi al suo interno. Avevano iniziato a tingersi dei
colori autunnali, conferendo alla vegetazione un aspetto ancor
più variopinto e regalando a chi l'osservava uno spettacolo,
a detta di Kagami stesso, "parecchio suggestivo".
Una foglia
marroncina, ormai secca si staccò dall'albero e gli
volò davanti. E tutto a un tratto, una forte ondata
d'angoscia lo pervase. Non poteva non provare a vivere giocando a
basket, e al contempo non poteva vivere lontano da lei. Ma sentiva che
avrebbe dovuto prendere una decisione al più presto.
Capì di non essere poi molto diverso da quelle foglie.
Doveva approfittare delle sue capacità prima di ingiallire,
seccarsi ed infine, staccarsi tristemente dal ramo.
Doveva
parlarne con lei.
Il ritmo del
suo passo accelerò assieme a quello del suo cuore, e non ci
mise molto prima di arrivare a destinazione.
Di fretta
infilò la chiave nella serratura del portone, catapultandosi
poi per le scale come una saetta. Spalancò la porta di casa
con poca delicatezza, ma si fermò di colpo quando vide tutte
le luci spente. Era tutto il giorno che non rientrava. Aveva lavorato
mattina e pomeriggio, poi era passato da Kuroko, ed infine avevano
raggiunto tutti gli altri ad un pub nella periferia della
città.
-Ma che
diavolo..?-
Senza
preoccuparsi di premere l'interruttore si recò davanti la
porta della sua stanza, trovandola accostata. Per un attimo, Kagami
temette che se ne fosse andata e potè rilassarsi solo dopo
che, con estrema esitazione, l'ebbe attraversata.
Lei era nel
suo letto, avvolta totalmente da un piumone, non si vedeva nemmeno il
suo viso, o qualche ciocca di capelli.
-Lynn..-
Sospirò Kagami, avvicinandosi. -..Non dirmi che hai dormito
tutto il giorno.-
Lynn
Terashima, si chiamava. Una ragazza abbastanza minuta, con un corto
caschetto nero, gli occhi molto grandi, le ciglia lunghe. Sopracciglia
folte e curate. Dall'aria distaccata e anche un po' strafottente.
Non era una
grande appassionata di sport, ma spesso gli faceva compagnia mentre
giocava. Nelle ultime settimane aveva persino provato ad insegnarle a
tirare, ma proprio non riuscirono a venirne a capo.
-Sei una
frana.. Peggio di Kuroko agli inizi..- Le aveva detto quel giorno,
fingendo un'aria di superiorità.
E lei, con lo
stesso tono gli aveva risposto -In realtà mi improvviso tale
per non sminuirti, femminuccia.-
La cosa lo
fece ridere parecchio.
Era ancora
sotto la coperta, immobile. Non rispondeva, lui sentiva solo i suoi
profondi respiri.
Poggiò
una mano sulla coperta e, con delicatezza, la scostò dal suo
viso. La vide con gli occhi aperti e l'aria pensante.
-Ma guarda un
po'.. Quindi sei sveglia.- Fece serio.
Lei
inarcò un sopracciglio.
-Mi stavo
dilettando nell'arte di dormire con gli occhi aperti. Sai, è
estremamente utile per sorvegliare ogni cosa intorno a te durante il
sonno.- Rispose sarcastica, rimanendo immobile.
Gli
strappò un lieve sirriso divertito e si mise a sedere
accanto a lei, poggiando la schiena al muro. Lynn invece non si mosse e
continuò a guardare il soffitto.
E ora? Cosa
avrebbe fatto? Non aveva preso nemmeno uno straccio di decisione e
sapeva che di quel passo, mai l'avrebbe fatto.
-Taiga..- Lo
chiamò lei a voce bassa. Sembrava come se anche lei stesse
nascondendo la paura di qualcosa.
Le
prestò subito attenzione.
-.. Parlami.-
Aggiunse.
E gli fece
talmente male udire quella parola, da fargli credere che una lancia gli
avesse brutalmente trafitto il petto. Non avrebbe dovuto nasconderle
quelle cose per tutto quel tempo. Da quando l'aveva conosciuta, lei
c'era sempre stata, perchè non gliel'aveva detto prima?
Perchè non le aveva mai detto quanto l'amava?
Perchè?
E le parole
che avrebbe voluto pronunciare, morivano appena nascevano. Sentiva
ansia, pressione e, soprattutto fretta.
-Oggi ho
sognato che il tempo si fermava.- Fece la ragazza.
Lei aveva
sempre avuto un tono di voce piuttosto freddo. Ci volle un po' di tempo
prima che Kagami iniziasse a capire il suo modo di fare. Lynn non era
cattiva, solo si proteggeva da ogni cosa usando la risolutezza. Ma
odiava quando sentiva di doversi proteggere da lui. Ferirla era
l'ultima cosa che avrebbe voluto fare.
-Perchè
me lo dici?- Domandò lui.
-Quando il
tempo si ferma, tutto diventa immortale.. Infinito.- Rispose, mettendo
in confusione il ragazzo.
-Lynn, il
tempo non è infinito.- Sospirò Kagami, addolorato.
E lei si mise
a sedere, guardandolo negli occhi.
-No,
però è tanto.-
Lo
spiazzò non poco e per un attimò, temette che
avesse scoperto tutto. Ma era impossibile. Decisamente impossibile.
-Dove vuoi
arrivare?- Le chiese dunque.
-E tu?-
-Io cosa? Non
voglio arrivare da nessuna parte.-
Ci fu un
attimo di silenzio, in cui Kagami sudò freddo sotto lo
sguardo fisso e forse, anche un po' indagatore di Lynn.
-Sei sicuro?-
Ebbe come un
forte sussulto, il cuore perse un battito, e mascelle e pugni si
serrarono di scatto. Boccheggiò un poco, senza emettere
alcun suono.
-Mi
dispiace..- Mormorò lui.
Ma a diventare
confusa ora fu lei.
-Per cosa?-
Domandò
-Lo sai.-
-Non che io
sappia.-
Lo
disorientò di nuovo.
-E allora come
fai a..?- Si bloccò e tirò un sospiro esasperato.
Era inutile, ed era evidente che lei non potesse saperlo.
-Lynn..
Ascolta..- Iniziò. -Mi trovo davanti ad un bivio. Dalla
prima volta in cui ho preso un pallone in mano, ho capito che quella
avrebbe dovuto essere la mia vita, ad ogni costo.- Fece, poggiando la
testa fra le mani e torturandosi i capelli del colore di fiamme
roventi, mentre lei ascoltava attentamente ogni parola da lui
pronunciata.
-E magari mi
darai dello stupido, o dell'illuso, ma intendo arrivare all'NBA. E per
riuscire nel mio intento, devo tornare in America.- Continuò.
Non osava
guardarla e lei non osava parlare. Tuttavia, il tono di Kagami divenne
più agitato, quasi rabbioso.
-Però..
Al contempo non voglio stare lontano da te. E chiunque potrebbe dirmi
"Te ne troverai un' altra", ma dannazione! Che diavolo me ne faccio di
un'altra?!-
Sentiva come
se una bomba stesse esplodendo all'interno del suo corpo. Le tempie gli
pulsavano dolorosamente, facendogli credere che la sua testa divenisse
più pesante ogni istante di più.
-Il fatto
è che.. Maledizione! Ti amo troppo per starti lontano!-
Esclamò, guardandola finalmente negli occhi e trovandoli
enormemente sorpresi.
Lynn era
rimasta in silenzio senza proferire parola e continuava a farlo.
Allarmato, lui
le affondò con dolcezza le mani fra i capelli e fece
poggiare la sua fronte, contro quella di lei. Era seria, come al
solito. La sentiva respirare piano, come se si stesse trattenendo.
Lei gli
accarezzò piano le labbra tremanti. Ogni suo tocco, anche il
più piccolo e insignificante, era per lui fonte di
salvezza e mai avrebbe potuto separarsene.
-Anche io.. Ti
amo..- Ammise poi a denti stretti.
-Ma non posso
impedirti di partire.- Fece aggrottando le sopracciglia e continuando a
fissare la bocca del ragazzo, mentre ansiosa, attendeva che da essa
uscissero altre parole.
-Allora vieni
con me.- Le propose con decisione, pronunciando quella frase tutto d'un
fiato.
-Andiamo a
vivere insieme..- Aggiunse, come per puntualizzare ciò che
aveva detto un istante prima.
La mano di lei
scivolò via dal volto del ragazzo, cadendo a peso morto fra
le lenzuola pulite, e la bocca le si schiuse involontariamente.
-Fai
sul serio?-Domandò incredula.
Kagami
annuì, avvicinando, se possibile, ancor di più il
volto a quello di lei.
E chiudendo
gli occhi, sussurrò.
-Mai stato
più serio.-
Sapeva che era
la cosa più giusta da fare. Se non poteva lasciarla,
l'avrebbe portata con sè. Sempre se lei avrebbe accettato,
ovviamente. Ma Lynn non era mai stata molto loquace. Gli strinse le
mani e con un bacio, coprì la poca distanza che rimaneva fra
loro. E fermandosi solo un istante, sussurrò piano un
"Sì", riempiendo di gioia il cuore del ragazzo.
Mentre la
stringeva a sè si sentiva sempre più libero. Non
aveva mai preso in considerazione l'ipotesi di vivere con lei, ma
pensandoci, era senza dubbio quella che sentiva lo avrebbe reso felice.
E forse un po' avventato lo era, ma d'altro canto che importava?
Dopotutto si trattava di fare ciò che loro sentivano.
Kagami
sorrise, lieto ti quella decisione.
-Quindi mi
aspettano una carellata di partite di basket a cui dovrò
assistere..- Sbuffò Lynn.
-Non dare per
scontato che io riuscirò nel mio intento. E poi guarda che
se vorrai, potrai pure rimanertene a casa.- Grugnì Kagami,
in tutta risposta.
-Per favore..
Mi pare abbastanza ovvio che farai strada.- Puntualizzò,
fingendosi infastidita. -E se rimanessi a casa, poi dovrei sorbirmiti
mentre piagnucoli per tutti i giorni successivi.- Aggiunse poi,
risoluta.
Kagami
ghignò, lasciandosi anche sfuggire una sorta di risata
malvagia.
-Io non
piagnucolo.- Sottolineò, scandendo bene ogni sillaba. -Tu
invece potresti iniziare a farlo. Sai, il cibo in America non
è dei migliori e posso garantirti che se non fai un po' di
movimento, metti su decine di kili. E a giudicare da quanto mangi tu,
bhe..- Non continuò la frase, notando con piacere che Lynn
aveva già capito dove volesse arrivare.
Era immobile e
lo guardava, parecchio scocciata. Avevano spesso delle piccole e
scherzose battaglie verbali ed entrambi odiavano perderle.
Sollevò
un sopracciglio, non cambiando espressione.
-Verrò
ad ogni partita, se eviterai di portare in casa cibo spazzatura.-
Era un patto.
Gli aveva persino teso la mano. Lui sorrise prima di stringerla.
Tirò Lynn verso di sè e la baciò di
nuovo. Entusiasta del fatto che, nel giro di pochi mesi, avrebbe potuto
farlo ogni giorno.
_____________________________________________________________________________________________________________________
Salve a tutti!
Premetto che non sono una grande fan di questo mangaanime. Anzi, in
realtà non credo di essere fan di
molti mangaanime, a parte ovviamente qualche eccezzione. Il
fatto è che credo ci sia dell'interessante in ogni cultura e
quindi, anche in quella giapponese, di conseguenza, di tanto in tanto
mi capita di vederne qualcuno. Questo l'ho trovato carino, in
particolare i primi episodi. Se devo essere sincera, il mio personaggio
preferito è Midorima. E non ve lo sto dicendo
perchè credo che a qualcuno di voi interessi, ma soltanto
come informazione gratuita.
Ovviamente,
voi vi chiederete "ma se non ti piace tanto perchè ne hai
scritto una storia?"
Ecco.. Non
c'è un motivo particolare, solo, scrivere mi diverte.
Ad ogni modo,
spero di non aver fatto troppi danni, perchè se
così fosse, potrebbe dispiacermi.
Ovviamente
sono aperta ad ogni genere di critiche: costruttive e non. Tanto posso
imparare qualcosa da entrambe.
Spero di non
avervi rubato troppo tempo e.. Niente, carissimi.. Dopo aver scritto
questo fiume di piccole stupidaggini, mi congedo, salutandovi con un
ampio movimento della mia mano sinistra.
A presto!!!
...
...
Ah.. Nel caso
dovessi aver letto fino a quì bhe, meriti una caramella, un
dolce o qualcosa. No, non ti sto leccando il culo, semplicemente mi
sento in dovere di farmi perdonare.
|