Bastogne - Punto di rottura

di lapoetastra
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10 Gennaio 1945

Lancio la sigaretta che ho appena finito di fumare in aria e quello sembra il segnale che i tedeschi stavano aspettando.
La prima bomba cade lontano da me, ma la sua esplosione mi stordisce lo stesso.
Mi getto a terra, con le mani sulla testa e le ginocchia a contatto con la neve fredda.
Adesso c'è solo silenzio intorno a me e penso che tutto sia finito.
Mi sbaglio.
Le bombe continuano a piovere dal cielo, illuminando il buio notturno.
Sono sempre più vicine, ora, e so che se voglio vivere devo alzarmi e cercare riparo.
Inizio a correre, terrorizzato, incespicando ogni due passi a causa del terreno che trema e della paura che mi attanaglia.
C'è luce dappertutto, ma non vedo niente comunque.
Ho troppa paura, e non riesco a trovare una buca in cui nascondermi.
< Luz! Luz, vieni qui! >, sento qualcuno chiamarmi d'improvviso, urlando per cercare di sovrastare il frastuono assordante.
Mi guardo intorno e li vedo.
Skip Muck è in una buca a pochi metri da dove mi trovo, insieme ad Alex Penkala.
I due migliori amici di Malarkey mi incitano a correre più velocemente per raggiungerli e mettermi al sicuro con loro.
Ci provo, mi impegno con tutto me stesso, ma continuo ad inciampare.
E intanto le bombe continuano ad esplodere, vicino e lontano.
Mi preparo a sentire lo scoppio che mi spezza in due - sono troppo esposto, qui fuori - anche se non succede niente.
I secondi passano, i miei piedi avanzano, e la buca è sempre più vicina.
Muck e Penkala non smettono di chiamarmi fino a rimanere senza voce.
Sono ad un passo da loro, dalla salvezza.
Di colpo mi fermo.
Una bomba cade proprio nella loro buca, spazzando via i miei due compagni come il vento porta via la polvere.
La luce mi abbaglia, e quando si affievolisce di loro non c'è più alcuna traccia.
Rimango sbalordito, sconvolto, immobile.
So che devo andare avanti, se voglio continuare a vivere.
Mi rialzo, in preda alla disperazione più assoluta che abbia mai provato in vita mia.
Corro, passando davanti ai loro resti, senza voltarmi.
Le lacrime mi accecano, non so dove sto andando ed intorno a me c'è solo l'Inferno.
D'improvviso sento una mano afferrarmi per un braccio e trascinarmi verso il basso.
Non oppongo alcuna resistenza e mi lascio trascinare nella buca.
Quando vedo che colui che mi ha salvato è il primo sergente Lipton, mi stringo a lui, per scaldarmi un poco e per non cadere ancora di più nella voragine che sta assalendo il mio cuore.
< Muck e Penkala! >, gli urlo con voce rotta direttamente nell'orecchio destro, ma egli non sembra afferrare ciò che gli ho detto.
< Hanno colpito Muck e Penkala! >, grido ancora, più forte che posso, fino a sentire la gola scorticata.
Lipton non dice niente, ma vedo nel suo sguardo lo stesso vuoto che sta dilagando nel mio.
Rimaniamo così, fermi, abbracciati, ciascuno con il proprio dolore dilaniante, ed aspettiamo che tutto finisca.
Una bomba cade nella nostra buca ed io non faccio altro che serrare gli occhi, aspettando l'ormai inevitabile fine.
Non succede niente.
L'ordigno non esplode.
Torna il silenzio, tutto attorno a noi.
Esco dalla buca con passo traballante, ancora scosso, ancora sconvolto, e mi incammino.
" Ed ora come lo dico a Malarkey?", mi domando.
I suoi due migliori amici sono stati uccisi in un attimo, senza che neanche se ne accorgessero.
Sono morti.
Non esistono più.
Non li rivedrà più.
E quasi vorrei esserci stato anche io, in quella buca.




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