Diabolik
Non aver mai avuto paura
Capitolo Uno
Diabolik era
nel suo laboratorio, stava preparando un colpo con la massima cura e
attenzione. Bastava trascurare anche solo un piccolo dettaglio per rovinare un
piano bene costruito, e un colpo andato male significava correre il grosso
rischio di essere arrestati. Per quel particolare furto poi aveva perso il
sonno, erano anni che tentava di rubare quella maledetta collana. I primi due
tentativi erano andati falliti per delle assurde e quasi imponderabili
coincidenze.
La prima
volta che aveva tentato il colpo, circa cinque anni prima, aveva passato un
mese a organizzare un piano perfetto, i Conti Fronans possedevano la collana
con la perla nera da molte generazioni, la coppia di anziani coniugi era senza
figli o eredi e l’unica possibilità era sostituirsi al marito. La moglie era
troppo minuta e nessuno della servitù aveva una corporatura simile alla sua o a
quella di Eva.
Il colpo era
pronto e la notte in cui avrebbe dovuto sostituirsi al conte era entrato
favorito dal buio nel loro maniero. Aveva eluso tutti gli allarmi e si
accingeva ad addormentare attraverso l’occhiolino della porta i due
consorti, quando sentì la moglie
gridare. Preoccupato si era nascosto veloce dietro alle pesanti tende e poco
dopo la contessa era uscita gridando e in lacrime. Il conte era morto d’infarto
quella notte e Diabolik dovette attendere molte ore nascosto dietro la tenda
prima di poter lasciare la casa.
Era stato un
vero smacco per lui e dovette rinunciare al colpo, ma non accettava i
fallimenti e anche se erano passati anni di quella collana, non si dimenticava.
Due anni fa
era arrivata la notizia che la contessa Fronans avrebbe dato un ricevimento in
onore del marito scomparso con lo scopo di raccogliere fondi per beneficenza.
Durante la festa tutta la collezione dei gioielli di famiglia sarebbe stata
esposta dentro a delle speciali teche. Per Diabolik parve finalmente arrivare
una nuova occasione per impossessarsi della collana.
Conosceva
tutte le misure di sicurezza prese, il controllo del volto durante la festa non
lo aveva di certo fermato. Alterando i lineamenti con la paraffina si era finto
un Lord inglese e aveva anche fatto una donazione per sviare i sospetti. Dopo
essere entrato senza alcun problema alla festa, aveva esaminato con cura tutti
i gioielli e quando finalmente vide la teca con la collana, si rese subito
conto che qualcosa non andava. La collana era un falso, fatto bene ma un falso.
Dopo aver
interrogato la sera stessa l’anziana signora con il phentonal aveva scoperto
che la collana era stata rubata durante un viaggio all’estero tanti anni
addietro e che per non dare un dispiacere al marito, la donna aveva fatto
realizzare una copia. Dopo quella scoperta si era dato da fare per cercare la
collana ma a nulla erano valsi i tentativi per rintracciare il ladro.
Diabolik
dovette quindi mettere nuovamente da parte la collana con la perla nera.
Il genio del
crimine non dimentica e finalmente una nuova occasione gli si era presentata.
Una donna di
nome Maria Mcnott si era trasferita da poco a Clerville, era una donna ricca e
non si faceva remore nel dimostrarlo in tutti i modi possibili. Feste sontuose
nella sua villa, vestiti sfarzosi e ovviamente gioielli meravigliosi. In poco
tempo era diventata una donna molto invidiata e molto famosa in tutta Clerville
per le sue strane abitudini e lo sperpero di denaro.
Ovviamente i
gioielli non sfuggirono a Diabolik che teneva d’occhio la giovane donna per stabilire
l’ammontare della collezione e valutare l’eventualità di rubarla. Il Re del
terrore però non perdeva il suo tempo per rubare dei gioielli comuni, stava
quindi per lasciar perdere quanto durante un’intercettazione sentì nominare la
collana con la perla nera. A quanto pare la donna l’aveva acquistata
illegalmente mentre viveva all’estero e la teneva nascosta da qualche parte poiché
era un gioiello molto noto.
Bastarono
queste parole per accendere in lui il bruciante desiderio di impossessarsi di
quella collana che faceva di tutto per sfuggirgli.
Ci vollero diversi
giorni di appostamenti per scoprire le abitudini della donna, faceva di certo
una vita molto intensa ma non invitava mai uomini in casa se non durante le
feste e lei in quei frangenti era sempre al centro dell’attenzione. Anche la
servitù era rigorosamente tutta composta da donne. Diabolik dovette quindi
valutare bene come procedere e anche se non proprio convinto dovette accettare
la proposta di Eva di fare il colpo al suo posto. Lui era di certo più bravo ma
non poteva ignorare che in un ambiente di sole donne ci voleva una donna.
Per questo
progettava il colpo con ancora più attenzione. L’incolumità di Eva era al primo
posto, ma un colpo è sempre un colpo e il rischio era il compagno delle loro
vite.
Quando
giunse il momento Eva con qualche espediente riuscì a sostituirsi alla
signorina Mcnott. Non sapeva dove fosse nascosta la collana per cui era suo
compito prima di tutto scoprire dove fosse e poi capire come riuscire a
impossessarsene.
L’impresa
però non era semplice, il tempo per le ricerche di Eva non era molto dato la
vita che faceva con l’identità di Maria. La donna faceva una vita molto
frenetica, per Eva c’era sempre qualcosa da fare fuori casa. Non volendo
insospettire qualcuno, la compagna di Diabolik era costretta a seguire quel
turbine di impegni vari. Questo ovviamente creava il problema della mancanza di
tempo per cercare la collana.
Dopo dieci
giorni di ricerche, Eva non aveva ancora trovato nessun indizio, Maria era
molto ordinata in casa e a quanto pare non vi era alcun documento in cui
trovare traccia dell’acquisto del gioiello. Di notte Eva cercava nascondigli
segreti per la casa. Quella vita frenetica e le notti passate sveglie la
facevano sentire nervosa e spossata.
Una mattina
dopo le solite poche ore di sonno Eva si svegliò con un forte mal di testa, si
sentiva veramente a pezzi, la sera poi l’attendeva la solita festa con
tantissime persone a cui interessava soltanto bere e mangiare a spese della
padrona di casa. Aveva comunque una piccola speranza di poter comunicare presto
buone notizie al compagno.
La notte
prima le era parso di notare che dietro ad una colonna vi fosse del vuoto. Una
delle cameriere si era però svegliata e aveva costretto Eva a interrompere le
ricerche. Sapeva di dover attendere almeno fino alle prime ore del mattino per
guardare con più attenzione quella colonna. Diabolik poi le sembrava sempre più
nervoso, ogni volta che si sentivano era
scostante e freddo, lei capiva che saperla lontana innervosiva il
compagno.
Quella sera prima
che cominciasse la festa, Eva si mise in contatto con Diabolik, la voce
dell’uomo però era glaciale e la conversazione finì per essere molto tagliente
con il compagno che la accusava di aver preso gusto a quel tipo di vita e che
forse per questo non si stava impegnando a sufficienza. La donna si arrabbiò
molto e non gli disse che forse aveva trovato qualcosa.
I due
litigarono e chiusero il malo modo il contatto. Eva nei panni di Maria era
decisamente infuriata, non solo le toccava fare una vita che la stava
spossando, ma doveva pure sopportare le accuse del suo compagno.
Per quanto
non era di certo in vena di fare sorrisi la sontuosa festa stava per cominciare
e lei era costretta a prendervi parte. Si sentiva ancora ribollire dentro e
anche se stava ballando con un certo Stefano, non gli prestava la minima
attenzione. Improvvisamente però cominciò a sentirsi strana, quasi che il tempo
rallentasse, non ebbe nemmeno la possibilità di capire che cosa le stava
accadendo che perse i sensi.
Si risvegliò
che era in ambulanza, un po’ intontita e con la nausea. Lo sballottare del
veicolo le stava rivoltando lo stomaco. Con apprensione si toccò il viso, la
maschera era ancora al suo posto. I Paramedici cercavano di dirle di stare
tranquilla ma lei si guardava intorno impaurita e disorientata, le avevano
tolto l’orologio e non lo vedeva da nessuna parte. Cercava di spiegare loro che
voleva solo sapere dove avevano messo l’orologio, che stava meglio e che voleva
tornare indietro. Non fece in tempo a chiarire le cose che arrivarono in
ospedale. Eva scese dall’ambulanza e cercò di vedere se in giro c’era Diabolik.
Tra la barella in movimento e tutte le persone davanti all’ingresso ambulanze
però non riuscì a individuarlo. Forse non aveva fatto in tempo, in effetti, non
poteva sapere che si era sentita male.
In compenso
quel che aveva bevuto e mangiato durante la serata si ripresentò in gola e
prima ancora di entrare dovette vomitare. Dopo quell’episodio a nulla valsero
le sue proteste, i medici insisterono per farle almeno le analisi prima di
dimetterla. Eva acconsentì solo per toglierseli di torno e poter così alzarsi e
andarsene.
Il pronto
soccorso era un delirio di medici e pazienti, andarsene non era semplice perché
molte persone la riconoscevano come Maria e non si levavano di torno. Quando
finalmente sembrava che ci fosse la possibilità di allontanarsi tornò il
medico. Eva però non fece caso a lui perché con la coda dell’occhio aveva
intravisto un viso familiare, era una tra le tante maschere preparate dal suo
compagno. Lui era venuto e solo per questo Eva si sentiva meglio. Diabolik era
a meno di un metro da lei, vestito con la divisa da infermiere. La presenza
però del collega realmente dottore gli impediva di avvicinarsi o avrebbe
destato sospetti su chi fosse.
Il medico
davanti ad Eva dovette chiamarla tre volte prima che la donna si girasse ad
ascoltarlo. La sua attenzione era tutta per il compagno a pochi passi di
distanza.
“Signorina
Mcnott, sono il dottor Logan, come si sente?” chiese premuroso il medico.
“Meglio,
sarei anche pronta a tornarmene a casa” replicò lei sperando che presto potesse andarsene con
Diabolik, non si vedevano da più di dieci giorni.
“Ottimo,
ho con me i risultati dei suoi test, è tutto posto, anche se dovrebbe seguire
una vita più tranquilla d’ora in poi” disse il dottore mentre leggeva i dati sulla cartella.
Eva si era
fatta un’idea di quanto poteva esserle successo. Normalmente faceva una vita
sana, fatta di buon cibo e di attività fisica. Da quanto era nei panni di Maria
aveva mangiato male, bevuto e fatto una vita notevolmente lontana dalla sua.
Conscia quindi di questo era notevolmente tranquilla e sperava solo di uscire
in fretta da lì.
Il dottore però
tentennava davanti a lei e schiarendosi la voce continuò
“Il malore di questa sera ha comunque
un’origine, sicuramente avrà percepito una forte stanchezza in questo periodo,
del tutto normale dato che lei è in stato interessante.” Concluse il medico.
Eva era
certa di non aver sentito bene, non poteva aver capito bene. Difatti come in
trance chiese all’uomo davanti a lei.
“Come scusi?”.
Il dottore
con aria comprensiva le rispose.
“Signora
Mcnott lei è incinta”.
La donna era
rimasta pietrificata, il suo mondo era appena imploso. Cercò subito lo sguardo
del compagno, Diabolik era a fianco a lei, aveva uno sguardo glaciale e senza
dire una parola “si” era girato e se ne era andato.
Il medico la
stava fissando preoccupato. Lei non riusciva nemmeno a respirare, l’unica cosa
che continuava a pensare era che non poteva essere davvero accaduto.
“Signora
si sente bene? Vuole un bicchiere d’acqua?” Chiese il dottore.
Eva alzò lo
sguardo smarrita
“Non
può essere, deve esserci un errore”. Replicò subito lei.
La sua non
era neanche un’affermazione, quasi una supplica a che il dottore le dicesse che
era tutto un terribile scherzo.
“No
signora abbiamo ripetuto il test due volte per sicurezza, le posso assicurare
che è corretto”
cercò di rassicurarla il medico.
“Io
prendo la pillola e sono sempre stata attenta a non scordarla, le dico che non
è possibile” rispose
Eva ormai nel panico.
“Mi dispiace ma anche con quella la sicurezza è al
99%, anche se quindi molto raro lei è tra quella piccola percentuale cui non ha
fatto il corretto effetto. Capisco che non si aspettava una simile notizia. Se
le serve altro mi chiami, tra poco le firmerò il foglio di dimissione e potrà
tornare a casa. Il mio consiglio e di andare al più presto dal suo medico e
valutare come procedere” Le rispose il dottore prima di andarsene.
Eva si portò
le mani sull’addome, era incinta. Non sarebbe dovuto succedere, un figlio per
loro era sempre stato escluso. Lei stessa vi aveva rinunciato per stare con
l’uomo che amava. Adesso era accaduta l’unica cosa che avrebbe potuto davvero
distruggere il loro legame.
Note Autore: sono
una vera appassionata di Diabolik ed Eva Kant, ed ho sempre immaginato che
anche loro potessero avere problemi comuni e che prima o poi sarebbe toccato
scontrarsi con certe situazioni. La storia sarà in totale in due capitoli, di
cui il secondo già scritto e solo da rivedere.
Attendo le vostre opinioni su come vi sembra a dove è
certamente possibile migliorare. Grazie