Quello che a parole non si dice

di Aelle Amazon
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Quello che a parole

Quello che a parole non si dice

Avete presente quando fate di tutto pur di non mettervi a piangere? Cavalcate i brividi che vi scendono per la schiena e che vi fanno tremare le mani, vi aggrappate al primo appiglio che trovate e lo stringete forte fino a quando i tremori non smettono di squassarvi il corpo. Vi guardate intorno, frenetici, gli occhi che vi pizzicano. Vi mordete le labbra, convinti che quel gesto fermerà la marea di lacrime in un cui state per affogare. E avete quel groppo in gola che fate fatica a mandar giù, e che più vi sforzate di ignorare più vi fa venire mal di testa.

E state lì, a soffrire in silenzio, impotenti di fronte ad un dolore che vi sta inghiottendo senza difficoltà. Affondate, e affondate ancora, cercando con tutto il vostro essere di non mostrare all’esterno quanto dentro di voi state soffrendo.

Ecco, guardatemi. Il dolore mi sta distruggendo lentamente, me lo si legge sul viso, stravolto dallo sforzo di trattenere quelle lacrime che prima o poi, lo so, sfonderanno gli argini.

E vado giù, precipito in un abisso oscuro da cui mi sarà impossibile uscire. Vedere la luce? Un’utopia.

Singhiozzo silenziosamente, impedendomi ancora di piangere, e afferro con forza il bracciolo del divano. E’ blu, ma lo vedo annacquato perché ho gli occhi lucidi. Tiro su col naso, poi prendo il fazzoletto e lo soffio, tentando di calmarmi. E’inutile come bere acqua dopo aver mangiato del peperoncino. Le unghie graffiano il tessuto del divano e un suono stridulo, agghiacciante, ne fuoriesce. Se la mia anima potesse urlare, credo che quello sarebbe il grido che alzerebbe al cielo.

Queste quattro pareti spoglie sono le uniche testimoni della mia sofferenza, di quello che provo ma non sono capace di dire. Di ciò che dentro mi squassa ma che fuori non si nota. Perché in realtà non sto piangendo, non sto urlando, sto solo fissando lo schermo di un PC, mettendo per iscritto ogni pensiero che mi passa per la testa.

 





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