La prima cosa che feci
non appena mi alzai, fu dare un pugno alla sveglia.Perché diavolo aveva
suonato? Erano appena le otto, e, sopratutto, era sabato.
E allora perché?
Perché quella maledetta sveglia aveva suonato?
Un segno divino?
L'ennesimo scherzo crudele del mio fratello minore? O forse i miei
genitori avevano deciso che mi sarei dovuto svegliare senza il loro
amorevole “SVEGLIATEEEEEE!”, sostituito da gracchiare della
sveglia?
Misteri.
I miei manga mi
fissavano dall'alto della loro mensola con fare pretenzioso, come a
canzonarmi.
Ma probabilmente era
solo una mia impressione.
“Vabbè, la mattinata
non è iniziata nel migliore dei modi” mi dissi alzandomi “ma non
è detto che debba continuare altrettanto male...”
Andai in cucina, ma non
trovai mia madre pronta a prepararmi la colazione per poi obbligarmi
a fare i compiti.
Anzi, tutta la casa era
completamente deserta.
Deserta.
E questo significava
una sola cosa: Libertà Assoluta.
Cosa può fare un
giovane di 17 anni in libertà assoluta e con una casa a
disposizione?
Organizzare una festa,
una mega festa, a cui avrebbe invitato metà scuola? Portarci una
bella ragazza con la scusa di farle vedere la sua inesistente
collezione di farfalle?
Niente di tutto questo.
Significava, Manga.
Quindi, dopo
un'abbondante colazione a base di cereali e latte, mi diressi in
fumetteria alla ricerca delle ultime uscite.
La mia fumetteria di
fiducia, probabilmente, era precedente alla creazione del mondo, o
perlomeno, all'inizio del diluvio universale.
Tralasciando il fatto
che cadeva a pezzi, in quella fumetteria c'erano tante di quelle cose
che scommetto nessuno, tranne il commesso, si ricordava chi o cosa
fossero.
Il commesso e
contemporaneamente il proprietario della fumetteria era un arzillo
vecchietto di nome Gianni, che faceva a gara con i fumetti e il
negozio su chi fosse più vecchio.
Secondo me, la vittoria
è indiscutibilmente di Gianni.
Quel giorno stava al
bancone, con un registro di cassa che risaliva molto probabilmente al
diciannovesimo secolo e una macchina da scrivere, grossa come un
computer, forse addirittura più vecchia.
“Leonà!”mi salutò
Gianni, venendomi entrare.
“Ciao Già!” lo
risalutai io, con un cenno della mano “Uscito niente di nuovo?”
“Nada de Nada” mi
rispose lui, con perfetto accento spagnolo.
Una volta mi aveva
raccontato di esserci passato, in Spagna, dove aveva campato facendo
lavoretti.
Per scappare al
reclutamento, durante la prima grande guerra, mi aveva raccontato
Gianni, si era imbarcato per l'America, per poi continuare a girare
il mondo, prevalentemente a piedi.
Poi nel secondo
dopoguerra, con il boom economico italiano, Gianni era tornato in
Italia e aveva messo su questa fumetteria.
Avevo sempre sognato di
fare altrettanto, e una buona volta, finito il liceo, volevo
assolutamente farlo.
“Però”continuò
enigmatico Gianni “C'è una specie di rivista che è arrivata...una
specie di Jump”
“Jump?”pensai tra
me e me “Una specie di Shonen Jump, intendi?”
“Sì” mi rispose
“più o meno...”
Non so come feci, ma la
notai subito: era nell'angolo riviste, e ne aveva una sola copia...
“Ma che
diavolo...”dissi, prendendola in mano.
Da quanto ne sapevo,
dai tempi belli di Kappa Magazine non c'erano riviste italiane sui
manga, ma quella...
Sfogliandola, non
trovai altro che immagini a colori di moltissimi anime e manga del
passato e del presente, alcuni poco conosciuti e altri
straconosciuti...
Neanche una scritta:
che razza di rivista era, una senza scritte?
“Già, ma questo è
un Artbook o cosa? Non ci sono scritte, non può essere una rivista!”
“Ne sei sicuro?” mi
chiese, alzandosi “Mi pareva di averne vista una...”
“No guarda” gli
dissi “sono sicuro...toh, eccola”
Eppure ero certo che
prima non ci fosse...ma è sempre vero che sulla mia vista non ci si
può far affidamento...
La scritta era in
braille... come diavolo avevo fatto a non notarla?
Lessi:
“Se il mondo vuoi
salvare, e al tuo vuoi tornare, questo articolo devi
ritrovare...Gianni, che diavolo vuol dire?”
Ma quando mi girai per
interrogare il mio fumettaro preferito, quello non c'era più.
Anzi, a dirla tutta,
non c'era manco la fumetteria. E guardandosi bene intorno, dedussi di
non essere nemmeno a Roma.
Ma il mio primo
pensiero non si rivolse verso: il “Come sono arrivato qui?” o
simili, ma fu il seguente:
“Perché ho ancora
quel dannato Nokia 3330!?”
Tre persone, correvano
verso di me, tre cosplayer di Lupin. Ma i cosplayer più somigliati
che abbia mai visto: erano uguali spiccicati a quelli dell'anime.
“Devo assolutamente
fargli delle foto!”
Ma purtroppo il mio
cellulare era un vecchio 3330 (mi durava da 6 anni, da quando facevo
la prima media, e scommetto mi sarebbe durato per il resto della mia
vita) e non poteva fare foto...indi per cui...dovevo corrergli
dietro, visto che mi avevano appena superato!
“Lupiiiiiin!”gli
urlai “Fermati!”
Dannazione!
Mentre gli correvo
dietro, presi dalle mani di un malcapitato, appena uscito da un
negozio la sua macchina fotografica usa e getta.
“Scusi, vado di
fretta!” gli urlai mentre gettavo a terra gli ultimi dieci euro del
mese, come risarcimento.
Dietro di me, intanto,
sentivo qualcun altro urlare:
“LUPIIIIIIIIIN!
FERMATI IMMEDIATAMENTE! SEI IN ARRESTO!”
Era il cosplayer più
fedele a Zenigata che io abbia mai visto, uguale in tutto e per
tutto, e sbraitava “Lupiiiiin!” anche allo stesso modo.
Probabilmente ero
capitato nel bel mezzo di un Live Action...ma di un Live Action fatto
con i fiocchi e i controfiocchi!
Ma in fondo...chi se ne
fregava! L'importante era farsi la foto con quel Lupin!
Correvo a perdifiato,
ma Lupin proprio non riuscivo a raggiungerlo...quanto diavolo era
veloce?
Correvo urtando
persone, che mi bestemmiavano/insultavano dietro fino a che non
passai vicino ad un vicolo.
Non potevo sbagliarmi,
quella era una 500 color aragosta...e quante 500 color giallo chiaro
potevano esserci in giro, che non fossero quelle di Lupin?
Live Action o no, se mi
infilavo dentro quell'auto, prima o poi avrei incontrato quei tre
cosplayer.
Scivolai dal tettino
apribile dentro la 500, nei sedili posteriori.
Manco il tempo di
pensare, che Lupin, Goemon e Jigen, entrarono di corsa nell'auto.
Lupin e Jigen avanti e Goemon dietro, con me.
“Viaa!”Urlò Lupin,
mettendo in moto.
“Ehi, Lupin” disse
Jigen, prima che potessi aprire bocca, mentre l'auto sbucava su una
strada principale “Chi è questo, un tuo amico?”
“Mai visto” rispose
Lupin “pensavo fosse un tuo amico...”
“No..Goemon?”
“Niente da
dichiarare...”rispose il samurai, sedendo a gambe incrociate.
“Beh, io vorrei
semplicemente farvi una foto...”
“Sei capitato male
allora!” disse Jigen, mettendosi una sigaretta in bocca “Zazà ci
sta inseguendo...”
“LUPIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNNNNN!”
Dietro, ancora
un'impiegabile Zenigata li stava seguendo, agitando le manette come
suo solito e intimando a Lupin di fermarsi.
E dietro di lui, mille
altre volanti della polizia...
“Jigen, ci pensi
tu?”chiese Lupin, mentre evitava un gruppo di persone e finiva
dentro un centro commerciale.
“Nessun
problema...”disse il pistolero “E tu, come ti chiami?”
“Leonardo...”
“Bene, Leonardo,
visto che sei qui, renditi utile: sai usare una di queste?”disse
lanciandomi una Magnum.
“No...”
“Bene, è giunto il
momento di imparare! E ricorda, mira alle gomme, non vogliamo
poliziotti innocenti sulla coscienza!”
Guardai prima Jigen,
poi Goemon, poi Lupin e infine la Magnum e pensai che probabilmente
era un sogno.
Chissà, forse mentre
stavo da Gianni mi era caduta in testo la raccolta dei numeri di
Detective Conan ed ero svenuto...
Quindi tanto valeva
godersi il sogno finché durava!
Presi la pistola, e mi
misi sul tettuccio accanto a Jigen.
Jigen era esattamente
come nel cartone: barbetta, cappello calato sugli occhi e mira
perfetta.
Ogni gomma scoppiava
puntualmente ad ogni suo sparo, seguito dal rumore di un auto che
sbandava e dall'imprecazione dei poliziotti che vi erano dentro...
“LUPIIIIIIIIN! SEI IN
ARRESTO!”
...ovviamente
intervallati dagli urli di Zenigata...
Provai anch'io a fare
la stessa cosa: dannazione, non avevo passato tutta l'infanzia in
sala giochi per niente!
Presi la mira, ma le
auto si muovevano, l'auto su cui stavo si muoveva, urti da tutte le
parti, e, inoltre, la magnum era bella pesante.
BANG!
Ovviamente non colpii
niente, e inoltre mi feci male a causa del rinculo del revolver...
“Tieni ben ferma la
pistola con due mani” mi disse Jigen “e quando spari, non
irrigidire le mani, ma rilassale, così da assorbire il rinculo...”
Ma non fece in tempo a
dirmi altro.
Sinceramente, non so
come feci, ma vidi un riflesso di luce, provenire dalla cima un
grattacielo...
“ATTENTO!”urlai a
Jigen, mentre lo spingevo verso il basso,
Una pallottola fischiò
sopra le nostre teste.
“Caspita! Zazà ci va
giù pesante!”Sghignazzò Lupin, inclinando l'auto per evitare un
palo della luce.
“Quello non era di
Zazà...”commentò Jigen “Quel proiettile mirava alla testa...e
Zazà non farebbe mai qualcosa del genere...”
“Già!”commentò
Lupin “e non ha dato certo l'ordine di farlo ai suoi uomini...”
“E i suoi uomini
preferirebbero tagliarsi una mano piuttosto che disobbedirgli...certo
che i poliziotti giapponesi sono davvero encomiabili...” commentò
Goemon, imperturbabile.
“E quindi” disse
Jigen togliendosi il cappello “qualcun altro sta cercando di farmi
la pelle...non si può certo dire che sia una novità”
Certo, il proiettile
era diretto a Jigen...ma allora perché avevo l'impressione che quel
proiettile fosse diretto a me?
“E vedo che se non
fosse stato per Leo, ci sarebbe riuscito...”disse il ladro
gentiluomo, accennando al proiettile che aveva trapassato il cappello
di Jigen.
“Un 7,62 × 51 mm,
direi...”disse Jigen prendendo in mano il proiettile “si può
utilizzare per i fucili di precisionEEEEEEEEEEEE....”continuò,
mentre cadevano da un cavalcavia, per ritrovarsi su una strada
sterrata.
“Penso li abbiamo
seminati...”disse Goemon, guardandosi indietro.
Ok, se quello che
succedeva era un sogno, era senz'altro il sogno più realistico che
abbia mai fatto.
E il più fico.
“E inizio a pensare
che non sia un sogno...”dissi, scuotendo la testa, toccandomi
ancora il polso, dolorante a causa del rinculo della pistola.
Ma se non lo fosse
stato, che significava tutto quello che mi stava accadendo? Come ero
arrivato qui? Sopratutto in compagnia di Lupin...
“Oh, eccoci a casa!”
fece Lupin, risalendo una collina, mentre in lontananza si vedeva una
solitaria e modesta casa in mattoni.
Sinceramente, non
sapevo cosa, pensare...era in compagnia di Lupin, e avevo appena
salvato la vita a Jigen, uno dei miei personaggi preferiti, tra
l'altro!
“Lupiiiiin!”
“Non so più quanto
volte l'ho sentito urlare, 'sto nome...”mormorai, più o meno
stanco.
Dalla casa in mattoni
uscì Fujiko.
Vedendola dal vero,
potevo forse riuscire ad intuire perché ogni volta, nonostante lei
la tradisse puntualmente, la tenesse fissa nella compagnia.
Era di un fascino
dirompente.
Lunghi capelli corvini
(anche se in alcuni OAV era bionda...) incorniciavano il viso, dai
grandi occhi marroni.
Ma vogliamo parlare del
suo petto? No, visto che non mi piacerebbe passare per un maniaco, ma
posso dire che l'anime non le rendeva pienamente giustizia...aveva
una quinta senza ombra di dubbio.
Fujiko abbracciò
Lupin:
“Allora, Lupin caro,
mi hai portato quel diamante, eh?”
“Ma certo,
cherì!”sghignazzò il ladro gentiluomo arrossendo, tirando
qualcosa di grosso fuori dalla giacca rossa.
“Oh, grazie, Lupin!”
esclamò Fujiko, facendo per prenderlo.
“Eh, no cherì!”
disse Lupin, rimettendoselo nella tasca interna della giacca “Avevi
promesso che avremmo passato una bella seratina insieme...”
Fujiko sospirò: “Hai
ragione...ma dobbiamo andare nel ristorante migliore della città!”
“Migliore della
città? Andremo in quello migliore del mondo!” rise Lupin, saltando
sulla 500 insieme a Fujiko verso chissà quale ristorante.
“E quella donna non
mi ha nemmeno visto...”pensai con amarezza.
È la storia della mia
vita, essere ignorato dalle donne...uff! Ma vabbè...
“A-ehm...che si
fa?”chiesi, come se facessi parte di quella banda da anni.
“Beh, io avrei un po'
di fame...” fece Jigen
“Allora...”dissi,
prima di venir interrotto da un violento brontolio di uno stomaco...
Quello di Goemon.
“... non mangio
niente da questa mattina...” si giustificò il samurai, arrossendo.
“Bene!” feci
scrocchiandomi le dita in stile molto Ken Shiro“Che ne dite allora
di una bella spaghettata come si fa dalle mie parti?”
“Dalle tue parti?
Perché di dove sei?” chiese Jigen, curioso
“Italiano” risposi,
con noncuranza >
Erano passati pochi
minuti: per qualche miracolo, dentro la dispensa di quella casa
c'erano degli spaghetti che non fossero di soia, dell'olio, e una
pentola abbastanza profonda.
Decisi quindi per una
classica spaghettata aglio e olio (leggasi: oglio).
“Come mai sei venuto
qui in Giappone?” mi chiese Jigen, accendendosi una sigaretta.
I miei occhi si
spalancarono in un'espressione di stupore.
“Sono in Giappone?”
mi chiesi stupito “e come diavolo...è davvero tutto un sogno?”
Ma tutto quello che
stavo passando era così maledettamente reale...ma allora come era
possibile che fossi in compagnia di Goemon e Jigen a cucinare
spaghetti?
“Così, per turismo”
risposi vago, ma capii di non averli conviti: la mia espressione di
poco fa era inequivocabile.
Ma il problema
principale era un altro: loro erano davvero Jigen e Goemon?
“Vorrei farvi una
domanda”
I due stettero in
silenzio, segno che presi come un invito a proseguire.
“Voi siete davvero
Goemon Ishikawa e Jigen Daisuke?”
Un secondo dopo, Jigen,
tirò fuori la pistola e colpì per sei volte di fila un oggetto di
ferro molto piccolo posto dall'altra parte della stanza.
Cadendo, l'oggetto
passò davanti a Goemon, che sfoderando la spada e ne fece una
splendida statua del Buddha.
“Puoi giudicare tu
stesso” disse Jigen, dopo quella impareggiabile dimostrazione di
destrezza e abilità.
Ok, adesso si poteva
scartare l'ipotesi dei Cosplayer: quelli era sicuramente Jigen e
Goemon.
E si poteva anche
scartare l'ipotesi del sogno.
Quindi non rimaneva che
l'ipotesi del...
“Leo, l'acqua sta
bollendo” mi avvertì Goemon, sempre in tono serio, che però
lasciava ad intendere quanto fosse affamato.
“Oh, sì scusami”
Misi del sale dentro
l'acqua, per poi gettarci...
“Dite che una
porzione per tre basti?”chiesi
“Sì...”mi
risposero in coro Jigen e Goemon “Lupin non credo tornerà...”
“E se conosco bene
Lupin” feci senza riflettere “prima spenderà un patrimonio per
la cena con Fujiko, magari al chiaro di luna su un costosissimo
ristorante con vista...poi tornerà qui a casa per mettere in atto in
suoi propositi...e ZAC! Fujiko lo addormenta e gli prende il diamante
eppoi scappa...”
I due annuirono
solenni.
“E tu come fai a
saperlo?”mi chiese Jigen, curioso.
Dannazione! Non potevo
mica dirgli che lo sapevo perché avevo visto tutte le puntate
dell'anime di cui Lupin era protagonista!
“A-ehm...la sua fama
lo precede...”
“Ah ah ah!” rise
Jigen “Lupin sarà contento! La sua fama di miglior ladro del mondo
va a pari passo con quello di peggior corteggiatore! Ah ah ah!”
Goemon, intanto,
sorrideva sotto i baffi.
“Ed ecco, qua!”
dissi servendo i miei migliori spaghetti aglio e olio ai due.
Ci furono secondi di
tensione.
“Buoni!” fece Jigen
“era da un po' che mi ero stancato di mangiare quei Ramen
istantanei e non ne potevo più...”
Altri secondi di
tensione.
“La cucina italiana è
pari a quella giapponese...” disse Goemon, sempre serissimo.
“Evvai!”feci tra me
e me.
Sapevo benissimo che
fare piacere a Goemon roba non giapponese era un'impresa epica!
Mezz'ora dopo avevamo
finito di mangiare e, noi poveri scapoli, ci dividevamo i compiti
nello sparecchiare e nel lavare i piatti.
Si chiacchierava
amabilmente del più del meno, fino a quando non venne fuori il
discorso del nostro incontro.
“Cosa avevate fatto
per scappare così da Za...da quell'ispettore?”
“Come avrai capito
era per rubare quel diamante...”
“Ma...”feci io
“Ma?”
“Sì ma! Voi siete i
più abili ladri del mondo! Non credo andreste dietro ad un semplice
diamante!”
Jigen e Goemon si
scambiarono un'occhiata.
“Glielo diciamo?”
“Sì, ti ha salvato
la vita, e non credo che nessuna organizzazione si servirebbe di un
ragazzino...”
“Hai ragione...”fece
Jigen mettendosi una sigaretta in bocca “Allora, quel diamante
serve per aprire un tesoro nascosto...”
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Beh, piaciuto? L'idea è nata sul forum di EPF dalla mente di Ghew, che cercava qualcuno che scrivesse la sua storia...ed eccomi qua!
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