Quando il mitra non serve

di Alexiel Mihawk
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Quando il mitra non serve


 
Hiruma lanciò uno sguardo al suo mitra appoggiato sul divano poco distante.
Se si fosse allungato un pochino forse sarebbe riuscito a prenderlo e…
- Non ci pensare nemmeno – sillabò la voce gelida di sua moglie alle sue spalle – Non ti sarà di nessun aiuto –
L’uomo roteò gli occhi.
Che vergogna.
Che disonore.
Lui, uno dei più famosi quarterback sulla piazza, costretto a quel lavoro da donnicciola!
E soprattutto che puzza!
- Cretina, non penserai davvero che pulisca il culo del moccioso – sbottò girandosi verso la donna.
Mamori lo fissò con astio.
- Si dà il caso che il “moccioso” in questione sia tuo figlio, quindi, ora tu, da bravo marito, gli cambierai il pannolino. Perché se non la finisce di urlare potrebbe venirmi una crisi isterica. –
Il bambino, sdraiato sul fasciatoio, agitava insistentemente le gambine cicciotte, piangendo senza sosta.
Hiruma si avvicinò con una smorfia disgustata sul volto al figlio e, mantenendosi a una certa distanza, gli aprì il pannolino sporco.
Un odore poco piacevole si diffuse per la stanza.
- Ma che schifo! – borbottò gettandolo velocemente nella pattumiera.
Poi pulì il sedere del bambino, che si era miracolosamente zittito e ora batteva allegramente le mani, divertito nel vedere suo padre alle prese con il borotalco.
Dopo avere sparso il talco un po’ ovunque, su suo figlio, sul pavimento, sul fasciatoio, sulla sua maglietta nera, Hiruma gli mise un pannolino pulito.
- Fatto! – esclamò orgoglioso girandosi verso la moglie e tenendo il figlio sollevato con due mani, come un trofeo di battaglia.
Mamori gli sorrise e prese il figlio tra le braccia.
- E ci voleva tanto? – disse dandogli un bacio.
- Suppongo di no – rispose il marito.
- Ottimo – concordò Anezaki - Ora puoi pulire tutto il casino che hai combinato –
- Ma che?! Stupida manager! Torna qui! –
Ma Mamori era già uscita dalla stanza con un sorrisino ironico stampato sul volto.








Anche questa è stata scritta per il Pannolini Challenge indetto da Maki.
Ringrazio la mia lovva Lù che l'ha riletta e commentata.




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