Margaret rischiò di cadere circa tredici volte nel tragitto
dalla stazione metropolitana di Chalk Farm fino all'appartamento di
Miles.
Uno sottile strato di ghiaccio aveva ricoperto le strade di Londra e
lei pur di non mettersi un paio di Timberland come andavano molto di
moda tra i giovani, avrebbe preferito camminare scalza, quindi
attraversava Londra con i suoi soliti stivaletti neri con un po' di
tacco.
Arrivò sotto l'elegante palazzo in cui c'era l'appartamento
di Kane e suonò sperando che si muovesse ad aprire il
portone.
“Scendo” disse Miles al citofono.
Margaret rimase stranita da questa risposta, perchè Miles
l'aveva esplicitamente invitata a bere un tè caldo a casa
sua, quindi non si aspettava di doverlo aspettare fuori.
Miles fece la sua comparsa avvolto in un caldissimo doppiopetto marrone.
“Buonasera” esordì.
“Pensavo che saremmo stati da te”
“Lo pensavo anche io, ma poi Jeff ha deciso di venire a
schiacciare un pisolino qui”
Margaret aveva tanto sentito parlare di questo Jeff, ma non l'aveva mai
conosciuto. Era un grande amico di Miles e, stranamente, era un
musicista, un chitarrista anche piuttosto bravo.
“D'accordo, d'accordo. Dove mi porti allora?”
chiese Margaret.
“Qui vicino c'è un posto carino, mi ci portava
sempre Agyness” disse Miles.
Si incamminarono allontanandosi dalle lussuose abitazion idel quartiere
di Miles, per raggiungere la via in cui c'erano negozi e bar.
Parlarono di stupidaggini durante il tragitto, non si vedevano da un
po'.
Miles si fermò davanti a un piccolo locale: fuori c'erano
dei tavolini e delle coperte per gli avventori.
Entrarono e Miles ordinò un latte, senza nemmeno leggere le
proposte, mentre Margaret si perse a leggere i nomi di tisane che non
aveva mai sentito.
“Immaginavo non l'avessi conosciuto per conto tuo questo
posto”
Miles sorrise.
“Ci mettiamo fuori?”
Margaret annuì pensando al fatto che nonostante fosse
gennaio, sarebbe riuscita a resistere al freddo con una coperta e una
tisana calda.
“Come procede in studio?” chiese Margaret
all'improvviso.
“eh... bene direi, non ho ancora concluso molto”
ammise Miles
“Però lo farai, no?”
“Se Al mi darà una mano, sì”
Margaret alzò gli occhi al cielo quando sentì il
nome dell'amico di Miles.
“Non fare così, non ci posso fare niente”
“Scusa, scusa, hai ragione” disse Margaret.
La ragazza del locale uscì, portando loro quello che avevano
ordinato e Margaret ne approfittò per controllare il
telefono, cosa che aveva già fatto spesso da quando era con
Miles.
“Chi ti deve scrivere?” chiese Miles allusivo.
“Evidentemente nessuno” sospirò la
ragazza.
“Ma non eri uscita con quel tizio la settimana scorsa? Non mi
hai più detto come è andata”
“Sono arrivata tardi all'appuntamento e così ho
dovuto strisciare per ottenere da Fray il numero di qualcuno che lo
conoscesse, perchè Liam non ce l'aveva. Alla fine sono
riuscita a strapparlo dal suo collega e mi sono presentata a casa sua
con del vino, per farmi perdonare”
“Secondo me per fare altro...” la interruppe Miles.
“Miles! No! Mi sembrava solo un gesto carino...”
“Sì, sì, vai avanti, come è
finita?”
“Siamo stati bene, abbiamo chiacchierato. E' simpatico quando
vuole e mi fa ridere, scherza in un modo che mi piace...”
“Ma...?”
“Ma è da quella sera che non lo sento. Il mio
numero ora ce l'ha, ma è sparito.”
“Lui come ti è sembrato? Ti sembrava
interessato?” chiese Miles.
“E' stato lui a chiedermi di uscire!”
“Intendevo dire quella sera!”
“Boh, sì, mi sembrava di sì”
concluse Margaret rassegnata.
“E quindi controlli il telefono così da una
settimana?” Miles scoppiò a ridere al solo
pensiero.
“Sì, idiota.”
“Ma scrivigli!”
“Tu sei pazzo”
“Tu stai diventando pazza!”
“No no no. Passerà, non è l'unico
ragazzo sulla faccia della terra”
“Margaret, in una settimana non ti è passata.
Ascoltami: cos'hai da perdere?”
“Lo conosco questo discorso: sono stata un'amica adolescente
di un'altra adolescente prima di te” lo prese in giro
Margaret.
“Sono serio, Margaret. Chiedigli se di solito si comporta
così con le ragazze o se è stata solo colpa del
tuo ritardo quel pomeriggio”
“No”
“Dai”
“No”
“Muoviti”
“No”
“Su”
“E va bene” si arrese alla fine Margaret.
“Tira fuori il telefono”
“No, lo faccio dopo da sola a casa”
“No, lo fai ora davanti ai miei occhi”
“Che ansia d'uomo che sei”
“Anche io ti voglio bene”
Margaret prese fuori il telefono e contemporaneamente una sigaretta.
“Come glielo scrivo?”
“Allora...” Miles avrebbe voluto fare una battuta
squallida e cattiva, ma se la risparmiò, anche
perchè non aveva senso ricordarle in quel momento che Alex
era quello bravo con le parole, non lui.
Il telefono di Adam si illuminò per l'avviso di un messaggio
non appena accese il telefono. Per fortuna si era ricordato di
spegnerlo: aveva avvisato tutti di lasciarlo stare per quelle
settimane, ma non aveva riposto poi così tanta fiducia nei
suoi amici e parenti.
Lui e Theo erano a registrare nella penisola scandinava ed erano tipo
ritirati a vita di clausura.
Dovevano finire l'album, mancava poco, ma dovevano sistemare le ultime
cose: sentivano che stava venendo bene e non potevano permettersi di
trattare con sufficienza quella fase della registrazione. Era il loro
primo album e doveva andare bene: non avevano alternative alla musica
per la loro vita.
'Una domanda velocissima: di solito sparisci dalla vita delle ragazze
con cui esci oppure ho fatto qualcosa in particolare per infastidirti?
Ritardo e sorpresa a casa tua esclusi, ovviamente.'
Adam sorrise: non si aspettava un messaggio da quella ragazza, ma si
sentì un po' in colpa per essersi fatto di nebbia. Non le
aveva detto che sarebbe partito per qualche settimana e una volta in
studio, aveva pensato pochissimo a tutto quello che non era musica.
Theo si stava facendo la doccia nel bagno del piccolo appartamento
sopra lo studio che avevano affittato e Adam constatò che
quello era il momento migliore per occuparsi di quella faccenda.
Non sapeva cosa risponderle, non sapeva cosa scrivere per spiegarsi,
non aveva voglia di perdere tempo a pensare a un messaggio esaustivo,
così la chiamò.
Margaret era appena uscita da una caldissima doccia: era tornata a casa
da poco dopo l'appuntamento con Miles.
Rispose al telefono senza guardare chi la stesse chiamando,
perchè di certo non si aspettava che fosse proprio lui, al
massimo da lui avrebbe potuto ricevere un messaggio di risposta.
“Pronto?”
“Ciao, Margaret”
Per il primo mezzo secondo la ragazza non riuscì a
processare l'informazione che il suo udito voleva mandarle: era Adam.
“Ciao”
“Come stai?” chiese Adam disinvolto.
“Be-bene. Tu?”
“Me la cavo. Sono in studio a registrare a molti km di
distanza da Londra.” spiegò Adam.
“Aaaah”
“Non sono scappato e non sono sparito. Sto lavorando e sono
molto preso e mi sono dimenticato di dirtelo”
“Ma, ma non mi dovevi nessuna spiegazione,
assolutamente” Margaret si sentì tutto a un tratto
una cretina per il messaggio che gli aveva mandato.
“No, hai ragione, ti sarò sembrato bipolare. E'
che quando lavoro sono un po' fuori dal mondo, infatti ti sto chiamando
solo ora perchè ho appena riacceso il telefono, non so
nemmeno quanto tempo fa mi hai mandato quel messaggio”
“Almeno due ore fa”
“Ecco... che cafone che sono. Ti ho fatta
aspettare” Adam rise di gusto per la sua stessa battuta.
“Bellina questa, sì, complimenti”
“Dai, non te la prendere”
“No, ma figurati”
Adam sentì che il rumore della doccia si era fermato, quindi
Theo doveva aver finito.
“Ascolta, io sarò lontano da Londra ancora per un
po'. Quando torno posso vederti oppure mi sono già bruciato
le mie possibilità?” chiese Adam.
“Puoi. Fatti sentire tu quando torni.” chiuse il
discorso Margaret.
“Molto bene. Buona serata, Margaret”
“Anche a te!”
Adam mise via il cellulare pochi istanti prima che Theo entrasse nel
piccolo salotto.
“Con chi eri al telefono?”
Il ragazzo di Manchester pensava di essersi salvato e invece Theo
l'aveva beccato in pieno.
“Margaret”
“Uhuhuh bene. Non mi hai ancora ringraziato per averle
spifferato il tuo numero”
“Devo farlo?”
“Ti sprechi per una telefonata internazionale, qualcosa
vorrà pur dire.”
“Chi lo sa” rispose freddamente Adam dirigendosi
verso il bagno perchè era arrivato il suo turno per la
doccia.
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