«Non
credo sia una buona
idea─».
Slaine
scosse la testa,
lanciando ad Inaho uno sguardo misto fra il perplesso e il sorpreso.
Lui
e il terrestre si
trovavano nel bagno di casa Kaizuka; insomma, un luogo perfetto per far
nascere
problemi tra i due, a causa della famigerata vasca.
Trasferitosi
sulla Terra
nuovamente, Slaine dovette abituarsi alle abitudini e
comodità del suo pianeta
natale, partendo dal cibo, fino al letto e lenzuola pulite e dal
profumo di
arance, del tutto diverse da quelle marziane, malridotte e puzzolenti
d’olio
motore. Adagio, ma anche con gioia, tutto gli divenne familiare e un
senso
nostalgico avvolgeva l’atmosfera creatasi.
Tranne
per quel
terribile, insormontabile particolare.
«Che
c’è di male nel
tenerti per mano mentre adempi ai tuoi bisogni igienici?».
Con
quel genere di
tranquillità tipica nelle domande come “che
c’è per cena” o “puoi passarmi
il
sale”, Inaho puntò gli occhi sulla figura del
biondo, indicando la vasca con
l’indice a mo’ di incoraggiamento.
«Anche
il solo dirlo è
maledettamente sbagliato!»
Le
guance di Slaine
divennero tutto ad un tratto porpora, mentre l’imbarazzo
prese possesso della
sua voce un po’ più acuta del normale.
Si
era ripromesso di superare
una volta per tutte quell’ultimo ostacolo, giurando di
utilizzare qualsiasi
mezzo che lo avesse portato al raggiungimento del proprio obiettivo.
Beh, quasi ogni mezzo.
«Basandomi
su ciò che
compreso, la compagnia di un tuo caro potrebbe ridurre il tuo timore
verso
l’acqua. O meglio, verso l’atto del lavarsi in un
contenitore più grande di una
tinozza».
Nel
suo ragionamento
Inaho guardò verso l’alto, tamburellandosi il
mento con le dita. Una volta finita
l’esposizione della propria tesi si rivolse di nuovo a
Slaine, inclinando
lievemente la testa, invitandolo a procedere.
«No
che non lo farò. E
poi non ho mica paura di un po’ d’acqua,
ehi!»
«Chiuderò
gli occhi
mentre ti spoglierai».
«INAHO»
il viso del più
alto faceva concorrenza ad un pomodoro maturo. La situazione era
esageratamente
irreale per lui, ma l’altro ragazzo non sembrava minimamente
turbato dalle
proprie strambe proposte.
«Forse
con Seylum
proveresti meno imbarazzo. Se è così, provo a
chiamarla» il terrestre stava già
con le dita pronte a digitare il numero dell’amica sul
cellulare. Con uno
scatto felino dettato dal panico, però, Slaine prese e
allontanò il più
possibile l’apparecchio elettronico dal suo
“amico”.
«CHE
DIAMINE TI SALTA IN
MENTE, IDIOTA» ormai l’ex-marziano urlava, e le
grida rimbombavano nel bagno,
accompagnando così il suono dell’acqua che si
spostava autonomamente nella
vasca.
«Ti
sei deciso allora?»
Slaine avrebbe giurato che Inaho stesse ghignando, nonostante la sua
espressione
rimase pressoché invariata dall’inizio del
discorso. O quel che doveva sembrare
un discorso ma che in realtà era un botto e risposta ferrato
e inutile, da
parte di Slaine.
«Umpf─
hai vinto. Ma non
azzardarti a farne parola con nessuno».
Il
ragazzo sospirò, il
viso teso e il sopracciglio che tirava per l’imbarazzo.
Goffamente iniziò a denudarsi,
sfilando la giacca
scolastica, la
cravatta, la maglia bianca e infine la canotta. Il rossore sopra le sue
guance
non si era minimamente dissolto, anzi, si apprestò ad
aumentare ad ogni
indumento tolto.
Si
sentiva scrutato,
così simulò un attacco di tosse, fissando di
soppiatto l’altro ragazzo di
fronte a lui.
Inaho
fece un cenno
d’assenso, si girò e chiuse gli occhi, dando
così l’okay all’altro.
Slaine
cercò di
abbassarsi i pantaloni, ancor più imbranato di prima, e per
poco non inciampò
nei suoi stessi piedi.
«Tutto
a posto? Serve
aiuto─».
«Non.
Osare. Girarti» la
voce del biondo sembrava in tutto e per tutto quella di una ragazza sul
punto
di avere una crisi di nervi. Per ridurre la tortura si
liberò delle mutande il
più in fretta possibile, per poi raggiungere il bordo della
vasca e fermarsi,
nudo. Inghiottì a vuoto, cercando di non farsi prendere ulteriormente dal panico.
Prese
un bel respiro e
immerse una prima gamba dentro l’acqua, calda al punto
giusto, ma nonostante
questo rabbrividì.
Un’altra
boccata d’aria
e si ritrovò bagnato fino alle ginocchia. Dimenticando il
piccolo particolare
dell’essere completamente svestito nella stessa stanza con
un'altra persona, si
concesse un paio di minuti di completa immobilità, rimanendo
in piedi immerso per
un quarto.
Non
si decideva a
immergersi del tutto, tremando come un bambino spaurito. Fu
lì per lì in
procinto di uscire e rinunciare, quando una mano tiepida
circondò dolcemente la
sua.
Sobbalzò
per la
sorpresa, poi si rese conto di ciò che stava accadendo.
«Giuro
che non sto
vedendo nulla. In ogni caso sono qui» Inaho offrì
il suo sostegno, una mano a
coprire gli occhi e l’altra a stringere forte quella di
Slaine.
L’altro
tacque,
rincuorato dell’aiuto che stava ricevendo, dimentico
dell’irrealtà in cui si
trovava.
Fattosi
coraggio, si
piegò sulle ginocchia, fino a bagnarsi fin sotto la gabbia
toracica. L’acqua
intorno a lui continuava a muoversi per via dei propri tremiti,
tuttavia sempre
più fievoli,
Passarono
i minuti nel
più totale silenzio. Alla fine il maggiore si distese,
facendo arrivare l’acqua
addirittura sul collo.
«P-puoi
girarti, se
vuoi─» la temperatura delle gote di Slaine era ben
più alta di quella del
liquido in cui era adagiato. «Grazie, credo»
distolse lo sguardo mentre teneva
ben stretta la mano di Inaho, la gratitudine sincera nella propria voce.
«Non
abbiamo ancora
finito. Ti aiuto io» di nuovo, come se fosse la cosa
più naturale del mondo,
Inaho non solo si girò, ma con la mano libera
iniziò a spogliarsi proprio come
Slaine aveva fatto pochi minuti prima.
Il
biondo rimase
pietrificato, come se al posto di semplice acqua lo avessero immerso
nel
cemento fresco. La bocca non faceva altro che aprirsi e chiudersi senza
emettere suoni comprensibili, le pupille erano dilatate fino
all’inverosimile
per lo stupore. Il tutto condensò in
un’espressione ebete e spaesata che
divertì Inaho, che addirittura ridacchiò.
«Fa’
spazio, Slaine» il
ragazzo si separò dalla stretta dell’altro,
gettando la divisa scolastica in un
angolo del bagno, cosa davvero insolita per un maniaco
dell’ordine domestico,
per poi entrare anch’esso nella vasca tutto ad un tratto
stretta.
Tutto
avvenne in pochi
istanti. Slaine si coprì gli occhi con le dita, mormorando
parole sconnesse e
simili a preghiere o rimproveri, non si capì.
Pensò
a come reagire
propriamente ad un “amico” che ti costringe a
spogliarti, entrare nudo nella
propria vasca, tenerti per mano durante l’operazione, per poi
denudarsi a sua
volta senza nemmeno avvisare, mostrando le proprie gioie senza alcun
ritegno,
per infilarsi poi nello stesso, identico posto dove si trovava lui.
Entrambi
nudi e amici. Tutto spiegato dal presunto sostegno alla sua leggera
forma di ablutofobia1.
Non gli venne in mente nemmeno un’opzione che non fosse
quella di annegarsi
direttamente, ma purtroppo l’altro non glielo avrebbe
lasciato fare tanto
facilmente.
«Vieni
qui»
comportandosi in modo del tutto normale, Inaho prese Slaine dolcemente
per le
spalle, adagiando con calma la schiena dell’altro sul proprio
petto. La sua
voce aveva ormai assunto un tono pacato e apprensivo col fine di
tranquillizzare l’amico, seppur una sottile vena ironica
colorò il tono.
Slaine, nel frattempo, cercava con tutto se stesso di non far caso
all’indubbia
presenza contro il suo fondoschiena. Dimenticò quasi come si
respirava, mentre
le sue capacità oratorie se ne andarono a farsi benedire. Lo
stress lo portò
nuovamente a tremare violentemente, e se non fosse stata per la presa
ferrea di
Inaho attorno al suo petto sarebbe già fuggito via a gambe
levate. Sicuramente
non per la fobia.
«Chiudi
gli occhi» Inaho
spalmò un bel po’ di shampoo sulla
sommità del capo dell’altro, massaggiando
lievemente coi polpastrelli dappertutto, fino a rendere la testa di
Slaine un
ammasso di schiuma bianca e voluminosa. Fu veloce, e in men che non si
dica
risciacquò i capelli biondi e ora lucenti del più
grande.
Passò
al bagnoschiuma e
con la spugna raschiò via tutta la sporcizia dalla schiena
di Slaine. L’altro,
arresosi dal combattere, si fece lavare ovunque, gemendo e sbruffando
in
direzione dell’amico. Sperò con tutto se stesso di
non farsi scoprire, ma…
«Abbiamo
terminato. Hai
superato la tua fobia, complimenti» Inaho si alzò,
uscì dalla vasca e si
avvolse nel proprio accappatoio, per poi offrirne uno pulito a uno
Slaine
lindo, pinto e stravolto. Al contrario di prima, Slaine non si decideva
ad
uscire dall’acqua, fissandola anzi con
un’espressione colpevole.
«Inaho».
«Mh?».
«Ho
un’erezione».
Inaho
sospirò con fare
drammatico e socchiuse gli occhi. Stavolta ghignò per
davvero.
«Sarebbe
maleducato
rifiutarti il mio aiuto. Preferisci arancia dolce o amara?».
~¤~
1ablutofobia:
paura/fobia del
lavarsi/bagnarsi.
culeine.
non so
davvero cosa mi sia passato per la mente, ma
necessitavo di scrivere questa oneshot.
è
una AU dove nessuno si odia, i marziani la smettono di
essere grumpy coi terrestri e in particolar modo NESSUNO MUORE/SPARA A
TRADIMENTO.
insomma tutto
ciò che non vedremo mai nemmeno a pagarlo
oro qvq-
inoltre qui
ho trattato l’ablutofobia
non proprio come una fobia ma più come un
timore e pretesto per un po’ di Orangebat ma shh.
che Slaine prova nei
confronti dell’atto dell’immergersi in una vasca,
legato a un ricordo
spiacevole dell’infanzia. non
vogliatemi male--
AH, VI SFIDO
A CAPIRE A COSA SI RIFERISCE INAHO CO
L’ULTIMA FRASE ouo /wink wink.
Ancora non mi
capacito di come la cosa in sé sia uscita
come un accumulo di fluff/nonsense/sipario per smut, ma la relazione
tra Slaine
e Inaho l’immagino così, dunque eccomi qui!
p.s. spero
tanto che si crei la sezione per quest’anime
favoloso qvq.
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