Nightmares

di Francesca Alleva
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Sono una bambina, sono innamorata di un bambino. Un bambino che non vedo più, un bambino che ora sono adulta e mi dicono che è di là in cucina, mi è venuto a trovare. In cucina c’è mio nonno, un nonno che non ho mai vito ma so che è mio nonno. Mi preparo per andare nell’altra stanza, ci metto un paio d’ore, non so perché. Arrivo e il nonno non c’è più, c’è il ragazzo però. Sento che qualcosa non va, apro il borsone del ragazzo, c’è una testa appena mozzata. La testa del nonno. Urlo così forte che il ragazzo non si muove, arrivano i miei genitori, dobbiamo andare in Germania, a portare l’assassino. Lì sono più duri, dicevano. La borsa la portavo io, mi faceva schifo ma bisognava che qualcuno tenesse fermo l’assassino. Siamo in macchina, andiamo piano, degli uomini vestiti di bianco si affacciano ai nostri finestrini e iniziano a sussurrare “due ore”, non me lo spiego, non lo capisco, non so cosa vuol dire ma inizio a sudare, a tremare. Scendiamo e ci muoviamo a piedi, e ancora mi si avvicinano, due ore, sussurrano, due ore.

Mi sveglio spaesata, senza capire dove sono, cosa è sogno, cosa no; ma se penso a “due ore”, inizio a tremare e vorrei solo staccare i pensieri.






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