Ubriachi, disperati, dannati.

di Pixel
(/viewuser.php?uid=231037)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


"Ubriachi, disperati e dannati"
Alzo il bicchiere verso la donna che beve solitaria in un angolo -Salute a te, strega- dobbiamo farci forza noi cattivi, senza di noi non esisterebbero eroi.
Dall'altra parte della sala il bicchiere di gin liscio si alza, risponde al mio brindisi senza neanche guardarmi. Con un movimento speculare buttiamo giù, buttiamo giù un sorso, buttiamo giù le speranze di un angolo di paradiso che possa ospitare anche noi – alla tua, pirata
sembra dirmi.
Il liquido scende come vetro nella gola, brucia, bentornato all'inferno capitano.
L'aria punge, storybrooke dorme avvolta nel suo lieto fine, fattene una ragione, stanno tutti bene.
Testa pesante e sangue alcolico scorre nelle vene. Un posto dove tornare, forse chiedo troppo.
Mi trascino per le strade cantando qualche ritornello stonato alzando l'uncino al cielo,tracciando con la punta la rotta delle stelle, addio a tutti, tolgo il disturbo. Addio Swan, non salverai anche me.
Salgo sulla Jolly Rogers e prendo un respiro profondo, perdonami se ti ho trascurata amica mia, perdonami ma mi ero perso pensando di aver trovato finalmente la via di casa.
Sfilo sul ponte e per un istante mi sento nel posto giusto, il capitano è tornato ed è più solo che mai.
Mi riga il viso quella che deve essere una lacrima, si posa sulla mia bocca, è ad alta gradazione. Per la prima volta ne sento il sapore.
"Salpiamo" mi volto e rido, rido di gusto "Devo aver davvero esagerato col gin questa sera"
ma la donna non ride con me, è seria com'è sempre stata, non accenna a scomporsi ma solo ad avvertirmi "non lo ripeterò ancora.."
"non vuoi partire con me"
E' così, la donna dell'inferno accanto, mi lascia un bacio dove si era posata la lacrima, forse solo desiderosa di assaggiare qualcosa di più amaro di lei.
"Non è piacevole il sapore della disperazione, vero Regina?"
"assaggia tu stesso" e un altro bacio, mi scosto, voglio proteggerla.
"Non sei disposta a perdere tutto"
ora si che ride, poi mi rivolge uno sguardo languido e severo allo stesso tempo, non so che razza di magia sia.
"Sei ubriaca" fa di si con la testa. La bacio forte.
"Non posso salvarti io, capisci? Non salvo mai nessuno" siamo ubriachi, disperati, dannati
"portami via, capitano." mi prega
"abbracciami" la supplico, lo fa.
Una luce opaca, questo amore gracile, fatto dei nostri resti, forse ci terrà in vita ancora un po'.

 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3054039