Capitolo
uno
“Maledetta
pioggia” penso guardando fuori dalla finestra. Delle
pozzanghere si
sono create lungo la strada affollata di persone che sembrano non
accorgersi che le gocce cadono pesanti dal cielo nuvoloso. Non ha
fatto altro che piovere ultimamente,è il settembre
più uggioso che
abbia mai visto.
Un
rumore sordo attira la mia attenzione e la voce tuonante di mia madre
mi distoglie del tutto dai miei pensieri.
< <
Gabrielle
potresti aiutarmi con queste stramaledette borse se non è
chiedere
troppo? > > mi chiede col suo solito tono soave.
Le
corro incontro e afferro uno degli innumerevoli sacchi che tiene
pericolosamente in braccio.
< <
Cosa
c'è dentro tutte queste borse? > > le chiedo
curiosa.
< <
Vestiti
che devo sistemare entro la fine della settimana > > mi
risponde
affannata.
< <
Ti
eri ancora incantata di fronte alla finestra? Ma quand'è che
ti
sveglierai? > > mi chiede con una nota di esasperazione
nella
voce.
< <
Non
mi ero incantata, stavo riflettendo > > rispondo
innocentemente.
< <
Riflettendo
su cosa? > >
< <
Su
niente in particolare, pensavo. > >
< <
Bé,
è tempo che esci dal tuo mondo e cominci a darmi una mano.
Sono mesi
che cerco di insegnarti a cucire, ma non mi ascolti! > >
Mia
mamma, Marie,
è sarta di giorno e cameriera di sera, in una bettola
maleodorante
in cui sono stata solo una volta, prima di darmela a gambe dopo che
un vecchietto dall'aria sospetta mi ha fatto l'occhiolino e il cenno
di avvicinarmi.
< <
Ma
io non voglio fare la sarta > > dico quasi sussurrando
per paura
che mi senta.
< < E
cosa vorresti fare allora? > > mi chiede lei, che a
quanto pare
ha sentito benissimo.
< <
Guarda
che prima o poi toccherà a te occuparti di Coralie, non
posso
aspettare che tu decida cosa vuoi fare della tua vita! > >
< <
Lo
so che prima o poi saremo solo lei ed io, e per allora avrò
deciso
cosa voglio fare, mi serve solo un po' di tempo >
> le rispondo,
è quello che le dico ogni volta che affrontiamo questo
discorso e
certo non è la prima volta che succede.
< <
Non
metterci troppo, che i conti non si pagano da soli >
> mi dice
uscendo sbattendo la porta.
Mentre
cammino senza meta le parole di mia madre mi risuonano ancora in
testa. So che prima o poi dovrò prendere una decisione e
scegliere
cosa voglio fare nella vita.
In
fondo che scelta ho? Fare la sarta-barra-cameriera come mia madre?
Sposarmi come ha fatto la mia amica Elyse?
Io
non voglio queste cose, io voglio di più. Voglio brillare,
fare
qualcosa di unico. Dovrò pur avere qualche talento nascosto?
Spesso
le persone mi ripetono che sono una ragazza particolare, quasi
strana, anche Elyse lo dice, lei usa la parola
“speciale”, ma io
so che è solo un altro modo per dire che sembro pazza.
Ha
smesso di piovere per fortuna ma le strade sono piene di pozzanghere.
Ho appena camminato in pieno in una di esse e, mentre maledico me
stessa e la mia goffaggine, un gruppetto di ragazze attira la mia
attenzione. Sono cinque, alte, filiformi, i capelli perfettamente
pettinati e acconciati e dei vestiti meravigliosi, simili a quelli
che rammenda mia madre, ma dall'aria molto più costosa.
Hanno
scialli ricamati fermati con spille incastonate di pietre e dei
bellissimi fermagli d'argento tra i capelli.
Camminano
vicine e parlano fitto tra di loro, sorridendo e ridendo.
Mi
chiedo dove stiano andando così ben vestite quindi decido di
seguirle.
Nel
tragitto non posso fare a meno di notare che tutti gli sguardi dei
passanti si girano verso di loro, gli uomini notano quanto siano
belle e le donne ammirano i vestiti e le pettinature.
Le
misteriose ragazze continuano a sorridere e ridacchiare tra di loro,
strappando anche qualche fischio di approvazione, quando a un tratto
si fermano di fronte all'edificio più improbabile che abbia
mai
visto.
Che
ci fa un mulino nel cuore di Parigi? C'è una scritta rossa
“Moulin
Rouge”.
Dev'essere
questo il nuovo locale che verrà inaugurato fra poco.
Ricordo che me
ne parlò Elyse, lei e il marito andranno al primo
spettacolo, a
quanto pare ci saranno delle ragazze sul palco che balleranno tutta
la sera di fronte al pubblico. Me lo ricordo bene, Elyse si
è
vantata per almeno mezz'ora di quanto questo posto sarà
esclusivo e
di quanto lei e il marito saranno fortunati ad avere i biglietti e di
quanto sarà bellissimo il vestito che indosserà
quella sera.
Le
misteriose ragazze si guardano tra loro sistemandosi i capelli a
vicenda prima di sparire all'interno dell'edificio.
Aspetto
qualche minuto poi mi avvicino.
Sulle
pareti sono affissi dei grandi manifesti dai colori accesi
raffiguranti delle figure femminili che ballano.
Capisco
solo ora che quelle ragazze devono essere le ballerine arrivate al
Mulino per le prove generali.
Mi
chiedo se sia possibile entrare ad assistere così spingo
timidamente
la porta ma noto che è chiusa.
Delusa,
rimango lì a fissare l'edificio a lungo.
Una
visione improvvisa di me, vestita splendidamente, con i capelli
perfetti, sorridente e felice mi balena nella mente.
Voglio
essere come loro, mi dico. Voglio camminare fiera per le strade di
Parigi attirando tutti gli sguardi, mentre ragazze come me mi
osservano invidiandomi.
Voglio
diventare una ballerina del Moulin Rouge. L'idea mi balza in testa
all'improvviso, ma non mi sembra un'idea stupida, anzi, non sono mai
stata tanto sicura di qualcosa come in questo momento. Mia madre
voleva che io prendessi una decisione sul mio futuro?
Ecco
fatto ho deciso, so cosa farò nella vita.
Carica
di entusiasmo per la mia decisione corro ad informarla.
< <
Una
ballerina? Ma sei impazzita? > > esclama mia madre appena
apprende la notizia. < < Guarda che non si diventa
ballerine da
un giorno all'altro, servono anni di allenamento che tu non hai!
> >
< <
Ero
sicura che non avresti approvato! Deridi ogni mia decisione! >
>
le dico arrabbiata.
< <
E'
ovvio, dato che tutte le decisioni che prendi sono una più
ridicola
dell'altra! Ma insomma! Ballare al Moulin Rouge! C'è
qualcosa di più
ridicolo di questo? > >
< <
Non
mi importa di quello che pensi! Ce la farò costi quel che
costi! > >
le urlo in faccia con decisione.
< <
Ma
insomma Gabi, ragiona. Le ballerine che lavorano lì dentro
sono
tutte delle professioniste, e tu non hai mai ballato in vita tua.
Senza contare il fatto che sono super magre e molto alte,e tu non sei
esattamente una giraffa. Sarai alta si e no un metro e sessanta!
> >
< <
Un
metro e sessantadue > > preciso < < E
sessantasei con gli
stivaletti. Poi se mi faccio un bel chignon in testa arrivo
facilmente al metro e settanta. > >
< <
Presentarti
al provino coi tacchi e un'acconciatura ridicola in testa non ti
farà
sembrare una ballerina, ma un pagliaccio > > mi deride
mia madre.
< <
Ridi
pure, ti dico che ce la farò. E poi se non sono bella non
è colpa
mia, ma tua. I geni sono i tuoi, e di mio padre, che scommetto era un
grassone coi baffi, e magari calvo! > >
< <
Tuo
padre non era grasso, e neanche calvo! > > mi risponde
mia madre.
< <
Si
bé, non posso saperlo, dato che non so chi sia, e dato che
tu non
vuoi dirmelo continuerò a pensare che è un
ciccione baffuto. > >
Non
ho mai conosciuto mio padre. La mamma è rimasta incinta a
diciotto
anni, l'età che ho io adesso, di un uomo che non ha
più voluto
sentir parlare di lei, o meglio, di noi.
Il
padre di Coralie invece era un marinaio inglese che si era divertito
un po' durante il suo soggiorno a Parigi e poi era scappato
più
veloce della luce.
Non
si può dire che mia madre abbia avuto molta fortuna con gli
uomini,
altra cosa che non le invidio affatto.
Non
che io abbia mai avuto molto successo con i ragazzi.
Mi
sono sempre considerata una ragazza piacevole, simpatica e di buona
compagnia, ma evidentemente i ragazzi non la pensano allo stesso modo
perché mi hanno sempre fuggita come la peste.
Non
ho mai capito il perché.
Elyse
mi ripete sempre che è perché io li spavento coi
miei modi
eccentrici e il mio desiderio di libertà.
< <
Devi
dar loro quello che vogliono, devi fare la bella statuina e annuire a
tutto quello che dicono, è così che ho
conquistato Jules. > >
“Capirai
che conquista” penso in silenzio ogni volta che tira fuori la
storia di come ha conquistato Jules.
Non
penso che avrò mai il coraggio di ammettere con la mia
migliore
amica, l'unica persona al mondo che sembra sopportarmi, che ritengo
che il suo adorato maritino sia attraente quanto un pesce sbudellato
al mercato di buon mattino.
Ho
provato a frequentare dei ragazzi.
Una
volta ho conosciuto un giovane piuttosto attraente che ho scoperto
poi chiamarsi Elgar, che oltre ad essere molto bello era anche
piuttosto gentile.
Un
giorno lo aspettai all'uscita della fabbrica dove mi aveva detto di
lavorare, fingendo ovviamente di essere passata di lì per
caso,
proponendogli di fare la strada fino a casa sua insieme. Lui
accettò
e parlammo un sacco, lui mi sorrideva e io ridevo in modo stupido
come mi ha insegnato Elyse.
Giunti
di fronte a casa lui sfoderò un altro dei suoi sensazionali
sorrisi
e mi disse: < < E' stato molto bello parlare con te, ma
ora
scusa, mia moglie mi aspetta. > >
E
lì in mezzo alla strada, una strada che non conoscevo
d'altronde
perché avevo anche
finto di abitare da quelle parti, il mondo mi crollò
addosso. Mi
sentii un'idiota totale, e mi dissi che probabilmente Elgar aveva
pensato la stessa cosa. Da quel giorno evito accuratamente di passare
di fronte a quella fabbrica.
Poi
ci fu Gustav. Lo conobbi al mercato e rimasi subito colpita dai suoi
capelli biondi. Erano talmente biondi che sembravano bianchi,
così
glie lo feci notare e lui mi guardò con aria interrogativa
ma mi
sorrise, così io carica attaccai a parlargli di qualsiasi
cosa mi
passasse per la mente, e lui continuava a guardarmi con quell'aria
sognante e il sorriso sulla faccia. A un certo punto aprì la
bocca
per la prima volta in mezz'ora e... “Ich verstehe
nicht”,
fu quello che mi disse e che io non capii.
Quello
che capii però era che mi ero imbarcata in un soliloquio con
ragazzo
tedesco o svedese che non aveva capito un accidenti di quello che
avevo detto.
In
effetti Gustav mi era sembrato un nome curioso per un parigino.
Sposati
e stranieri, ecco il meglio che sono riuscita a trovare.
< <
E'
che non so come comportarmi con i ragazzi. E poi non sono esattamente
una bellezza > > ripeto sempre ad Elyse ogni
volta che se ne esce
col discorso uomini.
Penso
di avere molte virtù, ma la bellezza non è una di
quelle.
Non
che io sia brutta, anzi. Sono normale, direi. Né troppo alta
né
troppo bassa, né grassa né un grissino. I miei
capelli non sono
molto curati, li tengo spesso legati in trecce o chignon che Coralie
si diverte a farmi ogni mattina.
< <
Ma
la bellezza non c'entra! Se sai come presentarti e come sedurre un
uomo sai tutto ciò che ti serve! > > mi dice
sempre lei.
< <
Bé
io non so né come presentarmi,né come sedurre!
> >
< <
Te
l'ho detto, sorridi e annuisci. Così conquisterai chiunque!
> >
< <
Ma
io non voglio annuire. Voglio che un uomo si interessi a come sono
fatta dentro, al mio modo di pensare e di vedere il mondo! >
>
< <
Fidati,
Gabi, così finirai solo col diventare una vecchia zitella!
Il tuo
sorriso è l'unica cosa che deve interessare ad un uomo.
> >
“Sciocchezze!”
è quello che penso, ma ogni volta mi limito ad "annuire"
come dice lei e le do ragione.
Dentro
di me rimango sicura che da qualche parte nascosto, ancora ignaro del
suo destino c'è un ragazzo adatto a me che mi
accetterà per quella
che sono, anche se finora di lui, neanche l'ombra.
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