LA MIA RAGAZZA MENA
“Una mia ex mi
chiamava, le ha incendiato la casa
Ci ho fatto la lotta, ho
una costola rotta
Thai-box karate judo
Colpi al fusto manate a
viso nudo
Ma a lei le faccio sesso
quando non mi rado e sudo
E sono cotto cotto
perché a lei piaccio crudo”
(“La mia
ragazza mena”, Art. 31)
Alla fine aveva capito che, se voleva trovarlo, era il caso di provare
in infermeria.
Chris l’aveva sentita prima ancora che entrasse, il suono
della sua camminata era inconfondibile: passi decisi e veloci, falcata
lunga, pestava il terreno come se fosse suo. Non propriamente una ballerina
classica, pensò.
C’era solo lui, dentro. Will era appena uscito, e infatti
Clarisse lo intercettò fuori.
-È qui?
-È qui, dove vuoi che sia? Comunque devi finirtela di
mandarmi gente in infermeria senza una scusa valida, Clarisse. Magari
ho anch’io le mie cose da fare, ci hai pensato?
-Finocchio.
-Stronza.
Chris all’inizio era stato un po’geloso del
rapporto che c’era tra Clarisse e Will, nato da un sacco di
frequentazioni in infermeria perché Clarisse, un giorno
sì e l’altro pure, si ritrovava a finirci lei o a
farci finire qualcun altro. Poi aveva realizzato che non
c’era motivo di essere gelosi, dati i gusti di Will Solace.
Comunque, una volta un fratellastro di Clarisse aveva detto
“finocchio” a Will, lei aveva sentito, e Will si
era ritrovato a doverlo curare, ringraziandola tanto, mi serviva proprio il tuo aiuto
per lavorare di più, no ma sentiti libera di rifarlo.
Clarisse si era sentita libera, nonostante l’evidente
sarcasmo della frase. Nessuno aveva più detto
“finocchio” a Will tranne lei, ma gente in
infermeria continuava ad arrivarne lo stesso. Dopotutto,
c’erano un sacco di scuse per menare le mani.
-Allora? Ti ho fatto così male?
Era quasi preoccupata, sotto l’espressione spavalda. A Chris
venne da ridere, ma il torace lo punì con una fitta di
dolore.
-Mi hai rotto una costola. Devo stare qui un po’, appena
l’effetto dell’ambrosia si comincia a sentire mi
alzo. Per l’occhio, l’ematoma si
riassorbirà in un paio d’ore.
Lei sbuffò. –Non è mica colpa mia se
sei delicato come un pezzo di vetro. Dovevi colpire più
forte, scemo.
Chris fece una smorfia. –Se avessi colpito più
forte tu l’avresti presa come una sfida e mi avresti
massacrato. E ti saresti accorta che ero io dopo avermi fatto molto
più male di così.
-Forse sì. Allora dovresti imparare a correre più
veloce.
-Non funziona nemmeno questo.
-In effetti no-, considerò Clarisse. Poi si chinò
a baciarlo sulla bocca, velocemente.
-Dai, scusa.
In circostanze normali, a Chris seccava incredibilmente alzare le mani
contro le donne.
Certo, essere un semidio comportava il fatto che c’erano
circostanze in cui bisognava farlo per forza, ma quando poteva, Chris
avrebbe evitato volentieri. Ogni volta sentiva dentro di sé
la voce dello zio Dom (sì, il fratello di sua madre si
chiamava Dominick, come Toretto, Clarisse ci diventava matta) che gli
insegnava che non si toccano le donne, mai, che nessun uomo che tocca
una donna è degno di essere chiamato uomo.
Con Clarisse, se non alzavi le mani eri morto, perché lei
aveva questa tendenza a non ritenere eccessivi i calci nello stomaco a
qualcuno a terra. E poi era autodifesa, Clarisse era molto
più forte di lui. Per lo meno, Chris rispettava gli
insegnamenti dello zio Dom non alzando mai le mani per primo, anche se
Clarisse cercava di insegnargli che chi colpisce per primo colpisce due
volte.
-Non è a me che devi chiedere scusa. Chiedilo alle ragazze
di Afrodite.
-Ancora? Ti
ho detto che non sono stata io, va bene?
Chris sospirò, anche se gli venne di nuovo da ridere.
-Hai dato fuoco alla loro cabina. Solo perché Drew mi ha
salutato.
-Salutare, a casa mia, non comprende né fare la gatta morta,
né le pacche sul culo. Drew deve essere grata che non le ho
tagliato la mano.
-No, in compenso le hai bruciato il letto e hai rischiato di dar fuoco
a tutta la loro cabina.
Clarisse aveva un’impassibile faccia da poker.
-Non c’è stato un vero rischio. Le fiamme sono
state subito domate.
-E adesso stai pensando “maledetto Percy Jackson, prima o poi
ti spaccherò la faccia”.
-Chi, io? Guarda che io e Percy siamo amiconi.
-Drew è stata con me solo per spezzarmi il cuore, come da
tradizione. Ed è stato prima di Crono. Può darmi
tutte le pacche sul culo che crede, per me può andare a
farsi fottere. E questo sarebbe valido anche se non ci fossi tu,
Clarisse.
Lei arrossì. Non era abituata alle manifestazioni di
affetto, per lei era tutto una lotta. Davanti all’amore non
sapeva come reagire, andava in confusione e capitolava. Come suo padre.
-Tutte le pacche sul culo che crede?
-Magari no, però non è un buon motivo per dare
fuoco…
-Insomma, con tutti i figli di Efesto che ci sono in giro, che danno
fuoco a qualunque cazzata gli si pari davanti, non capisco come fai a
dire che sono stata io!
-Piper McLean è incazzatissima, lo sai?
-Non è vero. Piper mcLean la detesta, Drew.
-Ha! Vedi? È un’ammissione di colpevolezza.
-Stai bene con un occhio nero, Chris. Ne vuoi due?
-No, mi piace l’asimmetria, grazie.
Chris allungò la mano e la tirò a sedere sul
letto dell’infermeria. Lei sbuffò.
-Possiamo smetterla di parlare di questa faccenda? Perché se
continuiamo va a finire che mi arrabbio di nuovo e ti picchio di nuovo,
lo dico per te.
-Poi però mi curi? Mi piace quando mi curi.
Lei rise. Si sdraiò accanto a lui, con le scarpe e tutto.
-Se ti vede Will con le scarpe sul letto…
-Will adesso vede solo gli angeli.
Gli passò le mani tra i capelli. Aveva quel ghigno stampato
in faccia che aveva sempre trovato così sexy. Beh, non
sempre. All’inizio gli faceva paura, poi la paura si era
mescolata col desiderio, e non sapeva nemmeno bene quando era iniziato.
Sapeva solo che adesso era fottuto.
-Mi piace combattere con te. Anche se perdi.
-Wow, grazie. Romantica.
-Sei sexy quando combatti. Tutto sudato, sai, cose così.
Dovresti toglierti la maglietta, quando combatti con me. Magari mi distrarresti e avresti qualche possibilità in più.
Gli aveva passato la mano sotto la maglietta, e a Chris vennero i
brividi. Fece per girarsi sopra di lei, ma la costola mandò
chiari segnali contrari. Fece una smorfia.
-Hey, stai sdraiato, scemo. Riprenditi.
-Allora tieni a posto le mani.
-Come dovrebbe fare Drew?
-No. Per te vale solo finché non fa effetto
l’ambrosia.
Lei ridacchiò, sempre con quella faccia da schiaffi.
Dèi, se era bella.
-Clarisse.
-Presente.
-Non c’era Drew, quando sono uscito dal labirinto. Non mi
piace pensarci, ma mi ricordo che quello che volevo disperatamente era
qualcuno capace di guardare in faccia Crono, sentire la sua voce, e
avere lo stesso le palle di dirgli qualcosa tipo “dovrai
passare sul mio cadavere”. E il Labirinto mi ha fatto uscire
a casa tua.
Clarisse sbuffò. –Sarebbe dovuto passare sul mio
cadavere.
-Lo so.
Lei tolse la mano da sotto la sua maglietta e gli accarezzò
i capelli.
-La prossima volta cerco di picchiarti più piano, va bene?
-Tanto non ce la farai mai. Vuoi sul serio farti perdonare?
-No. Ma cosa dovrei fare, se volessi?
Chris ghignò.
-Farti toccare il culo sarebbe un buon inizio.
Ghignò anche lei.
-Mi piace quando chiedi il permesso, Rodriguez.
Note: Come potevo non esordire in
questo fandom con Clarisse? Ho una debolezza per le tamarre badass, non
posso farci nulla!
Questa storia non
sarebbe nata senza la
Sandra, che mi ha suggerito di farmi ispirare del mio mp3; la
Sandra non è in questo fandom e non lo saprà mai,
per fortuna! Comunque, lei non lo sa, ma è una figlia di
Afrodite, e di quelle potenti.
Poi, ringrazio Vannagio
che mi ha betata senza sapere una sega del fandom neanche lei; non so
di chi sia figlia, direi di Efesto, ma siccome il suo moroso lo
è molto di più, tocca trovarle un altro genitore
divino.
Infine, chiedo scusa
se ho fatto errori. Il fatto è che ho letto i libri in una
traduzione, diciamo così, sbarazzina… potete in
ogni momento segnalarmeli, o scrivermi “Capra! Capra! Capra!
Satiro!”, non mi offenderò.
Scritta e pubblicata,
sennò perdo il coraggio. Chiunque sia arrivato fin qui,
GRAZIE!
P.S. questa storia
è stata scritta bevendo liquore alla liquerizia. Tanto per
mettere in chiaro di chi sono figlia io.
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