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Come tutti i giorni lei gli passava
da parte.
Lui poteva sentire il suo profumo.
Quell'odore inebriante di bagnoschiuma alla pesca, che si armonizzava così bene
con l'aroma delicato dei fiori che portava nei capelli.
Eppure nei suoi capelli c'era anche
un'altra essenza, quella leggera dello shampoo alla fragola, che la faceva
sembrare all'olfatto come un frutto fresco e dolcissimo allo stesso
tempo.
Un frutto che lui non avrebbe mai
potuto cogliere.
Sentì una lieve brezza sul viso
quando lei lo oltrepassò senza accorgersi minimamente di lui. Erano i suoi
capelli al vento. Nei suoi sogni se li immaginava come oro che luccicava sotto
al sole. Un qualcosa che la rendeva divina e irraggiungibile, una creatura che
apparteneva più al cielo che alla terra.
Anche i suoi passi avevano un suono
diverso da quelli di qualsiasi altra persona. Erano come una marcia a ritmo. Un
ritmo piuttosto sostenuto, ma non per questo lei andava di fretta, anzi,
sembrava rilassata in qualsiasi momento e in qualsiasi direzione fosse diretta.
La sua fantasia gliela faceva vedere come una specie di dea, o meglio, una
ninfa, che camminava tranquilla tra i boschi. Una figura intoccabile e perfetta
che passeggiava completamente in armonia con il più bello dei boschi, abitato da
animali benevoli e la cui vegetazione emanava un profumo secondo solo a quello
della ninfa.
Poi tutto svaniva all'improvviso,
quando lei si allontanava. I suoi passi ora solo un'eco lontana e il suo profumo
un ricordo vivido nella mente, ma non abbastanza da renderle
giustizia.
E lui sapeva esattamente cosa
avrebbe fatto fino al momento in cui lei non sarebbe passata ancora di lì.
Avrebbe continuato a fantasticare su quell'angelo che gli aveva rubato il cuore,
quella creatura che sapeva di pesca e fragola e tantissimi altri aromi
dolcissimi e buonissimi. Avrebbe passato tutto il tempo in cui lei non era lì a
desiderare ardentemente che il suo viso fosse accarezzato dalla brezza che
provocavano i capelli di lei quando camminava vicino a
lui.
Avrebbe sognato, ma avrebbe capito
quanto il suo sogno più grande fosse in realtà
irrealizzabile.
Non avrebbe mai potuto guardarla
negli occhi, non avrebbe mai potuto vedere se effettivamente i suoi capelli
erano color dell'oro illuminato dal sole, non avrebbe mai conosciuto il volto di
quella ninfa che ormai occupava la sua mente ad ogni ora del giorno. Tirò un
poco il guinzaglio del suo cane e questi capì che era ora di tornare a casa.
L'animale
abbaiò piano in segno di risposta, così il suo padrone si alzò dalla panchina e
si preparò come tutti i giorni a tornare a casa, senza sapere nemmeno il nome
della creatura che inconsapevolmente gli aveva portato via il cuore.
*fine*
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