Andy riaprì gli occhi.
Provò a respirare, ma invece di aria,
respirò acqua. Tornò in superficie e riprese
fiato.
Era tutto buio, intorno a
lui. Toccò le pareti, sentendo mattoni umidi e pieni di
muschio.
Alzò lo sguardo al cielo.
Il
cerchio.
Ricordò.
Era stato scelto da Samara per passare con lei i sette
giorni che avrebbero infranto per sempre la maledizione.
Non riuscì a toccare il fondo
del pozzo, pertanto si
aggrappò alle pareti per non perdere le forze troppo
rapidamente per tenersi a galla.
- Samara! Dove sei? – la
chiamò il ragazzo.
Delle bolle cominciarono a formarsi
nell’acqua del pozzo. Dopo qualche
secondo, la mano della bambina si aggrappò alla
parete di fronte a quella dove stava il ragazzo. Uscì, e si
mise nella stessa
posizione di Andy. Aveva le stesse sembianze di quando era uscita dal
televisore di Noah per ucciderlo.
- Ora ci sono. – disse.
– Perché mi hai chiamato? - .
- Ero solo. – rispose Andy.
- Anch’io lo ero, sai?
– fece arrabbiata la bambina. –
Teoricamente non dovrei nemmeno avere un contatto con te. - .
- E allora perché sei qui?
Torna lì sotto, se proprio devi. –
disse il ragazzo.
- Non lo farò. – fece
Samara.
- Perché? - .
- Ci
sono cose che devi sapere. - .
Andy la guardò incuriosito.
Cos’altro poteva mai celare
quella bambina?
- Tipo? – chiese.
- Dato che dobbiamo passare questi sette
giorni insieme, ti
racconterò la mia vita, dalla nascita alla mia morte. Un
pezzo al giorno.
Intanto, tu sperimenterai la mia vita qui dentro durante quella
settimana di
sofferenza. – rispose Samara.
- Ed ogni sera, manderemo una cassetta a
Natalie. - .
Una
cassetta? Pensò Andy.
- Agirò da videocamera, e
racconterai alla tua ragazza
quello che succede qui dentro. Recapiterò ogni video via
sogno. - .
Il ragazzo non osò immaginarsi
cosa avrebbe provato Natalie
nel vederlo morire lì sotto.
Poi, Samara cominciò a
raccontare la sua storia.
Gli raccontò della sua nascita,
del tentativo di omicidio da
parte della madre annegandola in una fontana, dell’abbandono
nell’orfanotrofio
di Newport, dell’infanzia infernale passata lì
dentro, le balie che impazzivano, la difficoltà nello
stringere amicizie con gli altri orfani.
Una volta finito il suo racconto, la
bambina accettò di
ascoltare l’infanzia di Andy, senza dubbio più
felice di quella vissuta dalla bambina. Mentre lo faceva, il ragazzo
notò negli occhi di
Samara invidia, rancore, per tutto ciò che non era riuscita
a provare lei da
viva, nonostante ci avesse provato.
Quando anche il ragazzo ebbe concluso,
provò a dormire, ma
non ci riuscì. La paura di sprofondare ed annegare nel sonno
era enorme. La bambina, venendo incontro al
ragazzo, con un potere
psichico lo tenne a galla e lo fece riposare.
- Dopo che hai fatto tutto questo per me,
è il minimo che
possa fare. – disse sorridendo.
Andy
la guardò. Non se l'aspettava così gentile.
-
Grazie, Samara. - disse, ricambiando il sorriso.
Il ragazzo dormì per qualche
ora. Dopotutto, nel mondo reale
doveva essere notte fonda. Una volta sveglio, lasciò
riposare anche lui Samara,
nonostante si domandasse se un fantasma avesse bisogno di riposo.
Rimase
solo
per diverse ore, senza che la bambina venisse a fargli visita. Sentiva
il suo
corpo diventare quasi un tutt’uno con l’acqua,
tante erano ormai le ore in cui
era immersa in essa.
Fu
solo presumibilmente quando il primo giorno era allo
scadere, che Samara riemerse dall’acqua e fece il video ad
Andy.
In esso, il ragazzo cercò di
tranquillizzare Natalie,
dicendo che la bambina non gli stava facendo niente, anzi, la sua
presenza l’allietava.
Finito il video, Samara fece dormire il
ragazzo.
Il
primo giorno era passato.