Beta: Eowie
Disclaimer: I personaggi sono liberamente
tratti dal film Disney, io ne ho disposto come meglio credevo entro i
limiti del canon. Sì, canon, che diamine. Ovviamente non ci
guadagno nulla dalla pubblicazione di questo scritto.
Note: • Originariamente
scritta per il challenge Special #4 indetto dalla community It100 su
Livejournal. Il prompt dato era ‘attese snervanti’.
Si parla del 2009, ragazzi, momenti di paura seri. XD Comunque,
recentemente ho rivisto il film e mi sono ricordata di averci scritto e
di non aver mai pubblicato questa piccola fic qui, quindi…
eccola, senza troppe cerimonie.
• Come dissi
anche allora: credo di essermi guadagnata la mano di Linda
e il suo
amore eterno con questa fic.
• Uhm,
suppongo che la fic si possa leggere anche in chiave slash, ma non
c’è nulla di più di ciò che
viene mostrato nel canon, quindi rimetto a voi la decisione.
Just Waiting For
The Sun To Come Back
Jim ha passato tutta
la vita in attesa: dapprima che gli piombasse addosso
un’avventura qualsiasi per tirarlo fuori dalla monotonia a
cui sapeva di non essere destinato, l’idea di trovare il
pianeta col tesoro di Flint sempre in testa, impossibile da scacciare;
poi ha convissuto con la speranza di vedere suo padre ritornare,
restando ogni giorno più deluso, più amareggiato.
E ora, ora aspetta di rincontrare John Silver.
E sa quanto attendere
le persone sia la parte peggiore, perché sembra che il tempo
smetta di scorrere in loro assenza, e che tutto si fermi, compresa la
propria esistenza.
Il periodo
dell’Accademia vola via come niente ma, dopo essere tornato a
casa, tutto il dolore per la mancanza di quell’uomo dal corpo
rovinato si presenta nuovamente.
Sta iniziando a farsi
un nome quando gli viene riferito che un cyborg ha chiesto di lui.
Ha appena attraccato
con la propria nave al porto di Montressor, di ritorno da un viaggio
interplanetario durato mesi, e quella notizia è
lì ad aspettarlo.
Lo trova in una
taverna scadente, intento a bere una birra scura, la schiuma che
scivola lungo i bordi del boccale e si adagia morbida sul bancone in
legno.
Va a sederglisi
accanto, e c’è una strana tensione tra di loro,
come qualcosa di irrisolto e scomodo. John gli rivolge
un’occhiata appena, e poi nasconde un sorriso portandosi la
pinta alle labbra.
Escono insieme dalla
locanda. Camminano fianco a fianco vicino alle banchine dello
spazioporto, in un silenzio quieto, forse un po’ imbarazzato.
È che è passato così tanto che non
sono più abituati l’uno alla presenza
dell’altro, anche se sono sempre loro due e si conoscono da
quello che al ragazzo sembra a tutti gli effetti un millennio.
Vorrebbe ospitarlo a
casa propria, permettendogli così di rivedere Morph e di
ammirare il Benbow Inn completamente ricostruito, ma Silver rifiuta
– la mano portata sulla nuca in un gesto imbarazzato
–, affermando di aver già preso una stanza in una
pensione di Crescentia e che l’indomani partirà
presto.
A Jim sa un
po’ di scusa, ma comprende quella paura strana che
l’altro sembra provare, che ha messo radici dentro di lui
chissà quando – stare soli per lunghi periodi ti
cambia, dona una prospettiva diversa persino all’affetto.
È notte
fonda quando si lasciano.
Il giovane, sapendo
che non lo rivedrà per anni interi, trova il coraggio
necessario per abbracciarlo, ed è strano per lui riscoprire
l’odore familiare che non ha mai scordato.
Poco più
tardi si appoggia allo stipite della porta d’ingresso e lo
guarda salire le scale con la sua camminata ondeggiante, affaticata,
diretto verso la propria camera.
Arrivato quasi in cima
John si volta e “ci vediamo presto, Jimbo”.
Ed è una
promessa, quella, lo sa. Allora Jim si arrende al fatto che
è sempre una questione di attese, dopotutto.
|