Pazienza Anna
Pazienza Anna Ivanovna, ci vuole pazienza
"Attenzione, la bambina Christina attende la mamma Anna alla cassa numero cinque."
"Attenzione, la bambina Christina attende la mamma Anna alla cassa numero cinque."
L'iniziale
dubbio svanì del tutto quando la vide avvicinarsi a loro,
trafelata e angosciata eppure decisa allo stesso tempo. Il suo viso si
rilassò un poco quando vide che la bimba stava bene, un po'
spaventata per la disavventura, certo ma sana e salva. Quando lei
alzò lo sguardo verso di lui, per ringraziarlo suppose l'uomo,
la sua espressione mutò ancora diventando stupita e
meravigliata. Erano passati cinque anni dall'ultima volta che si erano
visti. Un'eternità. Ora il destino li aveva fatti reincontrare
in un supermercato qualunque, lì, nell'uggiosa e fredda Londra.
Gli porse la
mano, dicendoli un semplice "Grazie, Nikolai." Anelava il tocco di
quelle dita sulle proprie, unico atto socialmente accettabile agli
occhi del mondo. Lui rispose al gesto prendendo quella mano nella
propria e stringendola con tutto il riguardo di cui era capace. Fu un
attimo, breve, elettrizzante e catartico, poi ogni arto tornò al
fianco del proprio possessore. Christina si fiondò addosso alla
madre per farsi coccolare, mentre Anna la prendeva in braccio
meccanicamente, il suo cuore e la sua mente erano concentrate ad
impremersi ogni singolo particolare di Nikolai. I loro sguardi
continuavano a cercarsi e a trovarsi, studiandosi a vicenda. Non era
cambiato granchè, qualche ruga in più sul bel volto ad
indicare che il tempo passa per tutti.
Lui, che non
aveva ancora aperto bocca disse solamente "Fai attenzione, il mondo
è pieno di gente perbene tanto quanto è pieno di
malviventi." Lei si ritrovò a fare un sorriso tirato, suo
malgrado non sapeva ancora in che categoria inserire l'uomo che tanto
la faceva sospirare. Decise che era il momento di andare, in questi
anni aveva fatto di tutto per dimenticarlo e ora avrebbe dovuto
ricominciare daccapo.
"Christina ringrazia il signore per averti aiutata, non essere timida."
"Grazie
signore!" Glielo disse sorridendo e protendendosi dalla madre gli fece
una carezza sul viso. "Così non sarai triste. La mamma dice che
le carezze curano più delle medicine."
I bambini sono
esseri incredibili, sanno cogliere delle sfumature che gli adulti non
sanno più vedere o che decidono di ignorare; loro invece,
complice l'ingenuità, possono permettersi certi gesti senza aver
paura delle conseguenze. Nikolai le sorrise, un sorriso dolce, -che
Anna si impresse nel cuore- e in russo ripetè la propria
benedizione per la bimba "Che Dio ti benedica, Christina." Lei sorrise
di nuovo, aveva capito quello che le aveva detto perchè lo zio
le stava insegnando il russo. Mentre si allontanavano alla ricerca del
carrello lasciato chissà dove la bimba gli faceva ciao con la
manina.
Anna non si
aspettava di vederlo nuovamente all'uscita del negozio. Avevano
impiegato più di trenta minuti fra il finire la spesa e fare la
fila alla cassa numero cinque. Si, aveva voluto tornare in quella, non
sapeva neanche lei perchè.
"Cosa ci fai
ancora qui? Fa freddo e sta piovendo." Lui non disse nulla ma prese
dalle mani di Anna la spesa e nuovamente le sfiorò le mani.
"Così puoi aprire ombrello e tenere Christina per mano. A spesa
ci penso io. La tua auto?" "È nel settore B, andiamo."
Ed ora? Era di
nuovo in debito con lui, che doveva fare? Se lo avesse invitato a cena
avrebbe accettato o avrebbe rifiutato proprio come aveva fatto lei
stessa tempo addietro? Decise di domandarglielo e di porre fine ai
propri tormenti interiori. "Di nuovo grazie per il tuo aiuto.
Vorresti...vorresti venire a cena da noi stasera? È l'unico modo
che conosco per sdebitarmi."
Lui non sapeva
cosa rispondere. Avrebbe dovuto rifiutare, in cuor suo lo sapeva,
eppure non riusciva a dirle di no. In più Christina lo guardava
piena d'aspettativa, si limitò a fare un cenno con la testa.
Entrambe si aprirono in un sorriso e Anna, la sua Anna, gli diede
l'indirizzo in cui abitava attualmente con la figlia.
La zona era in
un quartiere tranquillo, classica casa famigliare all'inglese.
Suonò il campanello alle diciannove in punto. Anna indossava dei
semplici jeans e un bel maglione verde scuro, con scollo a V. In questi
anni aveva lasciato crescere i capelli, che le ricadevano morbidi sulle
spalle. Aveva messo un po' di mascara, unico trucco su un viso pulito e
genuino. Lo colpì il buon profumo della carne che proveniva dal
forno. "Spero che ti piaccia il roastbeef." "Da, da, non preoccuparti."
Quando la bimba lo vide gli venne incontro saltellando e sorridendo
"Ciao Nikolai." e se lo trascinò in salotto a giocare. O meglio
lei colorava e lui la guardava. La cena fu tranquilla, non parlarono
molto ma l'energia nella stanza era carica di aspettativa.
Anna mise a
letto la piccola e le lesse una parte di Peter Pan, Nikolai la
aspettava, appoggiato allo stipite della porta della camera. Ascoltava
anche lui la storia del bambino che non voleva crescere e intanto
osservava la sua bella e forte Anna. La amava, la amava con tutto
sè stesso; il fatto che in cinque anni non si era fidanzata
forse voleva significare che anche lei...non doveva saltare alle
conclusioni prima del tempo. Pazienza, bisogna avere pazienza, si
ripetè.
"Anna, Christina
dorme. Andiamo di sotto." Lei rimboccò le coperte e diede un
bacio alla sua bimba prima di lasciare la porta socchiusa e scendere
insieme a Nikolai.
"Posso offrirti
un caffè, un the o preferisci della vodka?" Lui sorrise, un
sorriso obliquo, non bello come quello del pomeriggio. "Un caffè
andrà benissimo." Quando tornò in salotto con la bevanda
pronta non potè fare a meno di domandarglielo "Che cosa succede
ora Nikolai? Dopo cinque anni è cambiato qualcosa o per noi non
c'è speranza?" Si prese il suo tempo, sorseggiò il
caffè e infine rispose "Pazienza Anna Ivanovna, ci vuole
pazienza. Il castello sta per crollare, niente più re o
principi."
Le si
avvicinò con la chiara intenzione di baciarla, lasciandole il
tempo di scostarsi se non avesse voluto; fortunatamente Anna
azzerò la poca distanza che ancora li separava. Gli
carezzò il volto e lui si beò di quella carezza tanto
agognata e sognata. Si guardarono negli occhi e si dissero tutto quello
che c'era da dire, le emozioni nitide nelle loro iridi, le une i
riflessi dei sentimenti dell'altro. Fecero l'amore una prima volta in
maniera urgente, pieni di passione e poi una seconda con più
calma, cercando di darsi il maggior piacere possibile a vicenda. Ogni
tanto Nikolai si lasciava sfuggire qualche parola in russo, Anna non
capiva proprio tutto ma quel "moya lyubov' , moya zhizn'."* sussurrato
all'orecchio, quello si che lo aveva capito. Sorrise, baciandolo
ancora e ancora. Stava per addormentarsi sul divano quando sentì
la presa salda di Nikolai che la prendeva fra le braccia e la portava
in camera da letto. "Resta, resta con me ancora qualche ora. Per
favore." Di nuovo non disse nulla ma le si sdraiò a fianco,
circondandola con un braccio. La mattina arrivò fin troppo
presto, silenzioso come un gatto si era alzato e rivestito, aveva dato
un ultimo bacio ad Anna, sfiorando appena le sue labbra. Stava per
andarsene ma poi si ricordò che doveva fare un'ultima cosa.
Risalì le scale e entrò nella stanza di Christina, dando
un bacio sulla guancia anche a lei, ora erano pari.
"Non volevi
salutarmi?" "Non volevo svegliarti." Le carezzò il volto e la
oltrepassò, varcando la soglia di casa si girò a mezzo
busto e le disse "Pazienta ancora qualche mese, Anna. Se tutto
andrà bene verrò a prendervi." Lei si limitò ad
assentire con la testa e lui se ne andò, di nuovo. Chissà
per quanto, stavolta. Mesi, meglio di anni pensò fra sè e
sè.
Come in un
déjà vû, qualche settimana dopo il loro ultimo
incontro, si ritrovò a percorrere il corridoio dell'ospedale e
lo vide. Come quella volta di cinque anni fa steso su una barella,
più morto che vivo. Solo che questa volta non era riuscita ad
essere indifferente. Alla fine del turno, che mai le era sembrato
così lungo, si fiondò in cure intense per poterlo almeno
vedere. Respirava, i valori erano stabili, tirò un sospiro di
sollievo. Quando, la settimana dopo, lo dimisero dalle cure per
lasciarlo in un reparto di medicina stava decisamente meglio, lì
poteva andare a trovarlo. La prima volta che le aveveno permesso di
vederlo Nikolai dormiva, lei gli aveva carezzato il viso e aveva
atteso. Una volta svegliatosi, lei aveva ripetuto il gesto per poi
stringerli la mano. "È vero quello che dicono i giornali? Ci
sarà un maxiprocesso, con un testimone che non comparirà
in aula?" Avrebbe voluto aggiungere "Sei tu, vero?" ma non disse nulla,
limitandosi a guardarlo negli occhi e leggerli dentro. "Per una
volta i giornali dicono verità." e poi annuì piano come
in risposta alla sua muta domanda. "Avrò pazienza." "Comincia a
pensare dove ti piacerebbe andare a vivere. Londra non sarà
più sicura dopo. Sei certa di volermi ancora?" Lo baciò e
si allontanò verso l'uscita, lui la bloccò con una frase
che la spiazzò non poco "Tua figlia ha ragione, carezze molto
meglio di medicine di ospedale." Lei si rigirò "Allora
farò in modo che quelle non manchino mai. Ci vediamo domani."
Due anni e mezzo dopo la loro nuova vita poteva cominciare, finalmente insieme. Anna e Christina avevano scelto il Canada.
Ultima nota: Adoro "La promessa
dell'assassino" e Anna e Nikolai sono due personaggi estremamente
affascinanti. Lo so, l'happy ending è scontato ma non mi andava
di far morire nessuno, in fondo hanno già sofferto abbastanza.
Ultima nota 1:* "moya lyubov' , moya zhizn'."
significa "amore mio, mia vita." o perlomeno dovrebbe voler dire
questo. Spero che google traduttore ce l'abbia fatta, in fondo è
facile come frase. In caso contrario, se qualcuno parla russo,
sarò ben felice di correggere la frase.
Ultima nota 2: Grazie a chi leggerà e a chi sarà così gentile da commentare. Con affetto, Lily.
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