Priorità

di fri rapace
(/viewuser.php?uid=63184)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Teddy Lupin si avvicinò alla folla che aveva assaltato il reparto del San Mungo adibito alla sperimentazione delle nuove pozioni, impedendone l'accesso a chi, come lui, vi lavorava.

Una donna notò il suo camice e lo affrontò con un cartello che riportava lo slogan: 'Giù le mani dai Mooncalf!'.

“Assassino!” urlò. “Testate le pozioni sui licantropi rinchiusi ad Azkaban! Giù le mani...”

“....dai Mooncalf,” la anticipò lui, sprezzante, “so leggere. Persino ripristinare l'uso dei Dissennatori sarebbe più etico della sua proposta, signora!”

Un'esplosione scosse l'edificio, aprendo una voragine nella parete del reparto.

I Mooncalf, le Creature Magiche attratte dalla luna piena selezionate come cavie per i test sulla licantropia, si riversarono terrorizzate nel corridoio. Una nube di fumo seguì la loro folle corsa: le pergamene con i risultati delle ricerche erano in fiamme.

Teddy raggiunse il falò e lo estinse con un Incantesimo Acquatico, sordo alle minacce dei dimostranti quanto all'intervento degli Auror.

Anni di ricerche perduti per sempre.

Davanti agli occhi gli scorsero i visi di alcune delle persone che avrebbero beneficiato dei primi risultati dei suoi studi: Bill Weasley, il padre della sua Victoire, Lavanda Brown, un'allieva di suo padre.

“Gli somigli,” gli aveva detto la prima volta che l'aveva visitata. Teddy era stata una delle poche persone a cui la donna aveva mostrato il volto sfigurato dall'aggressione di Greyback.

“Ehi, tu!” lo apostrofò un giovane, sfuggito per il momento agli Auror. “Edward R. Lupin,” lesse sulla targhetta appuntata al camice di Teddy, “perché non prendi esempio da tuo padre, invece di torturare esseri innocenti? Ha ottenuto persino un Ordine di Merlino, lui, perciò non aveva alcun bisogno di guarire!”

Teddy venne scosso da un'ondata di repulsione: come si poteva semplificare in maniera vergognosamente parziale e con tale insensibilità il dolore di una persona?

Lo sconcerto e l'afflizione per l'enormità della perdita subita lo soffocarono: i suoi studi avevano rappresentato la promessa di una vita più felice per tanti malati alla cui sofferenza non si era mai assuefatto, una promessa che non sarebbe stato in grado di mantenere. Nascondersi sarebbe stato più facile, ma sapeva che era suo dovere affrontare quanti erano ricoverati al San Mungo e il male che provava divenne opprimente, quando s'introdusse in una delle stanze trascinandosi appresso il manifestante.

“L'altra faccia della medaglia...” gli sussurrò. “Perché la libertà di qualche Mooncalf è stata più importante del benessere di decine di esseri umani.”

Un uomo lasciò faticosamente il letto e si avvicinò a loro, lanciando un'occhiata interrogativa a Teddy mentre il manifestante mal celava la paura.

Il malato allungò una mano in direzione del giovane, che si scostò bruscamente invece di accoglierne l'invito.

Teddy avvertì il petto appesantirsi e le lacrime raccogliersi tra le ciglia. La mano emaciata del malato era ancora a mezz'aria e lì sarebbe restata: grazie a suo padre la reputazione dei licantropi era migliorata, ma la fobia del contagio non si era ancora ridimensionata.

Teddy prese la mano del paziente tra le sue, traendone più conforto di quanto potesse offrirne: era arrivato il momento distruggere le sue speranze.




 

Note dell'Autore: i Mooncalf sono descritti nel libro “Gli animali fantastici: dove trovarli”. Teddy è il diminutivo del nome Edward, come riportato da Pottermore.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3106660