Sono appena le tre di pomeriggio di un cupo sabato, come ogni fine settimana mi reco nell’unico posto dove posso rilassarmi, e perché no, anche sfogarmi. Cammino lenta e tremante.
Dopo tutto questo tempo venire da te mi rende ancora nervosa.
Sai Léon mi manchi. Cazzo se mi manchi.
“Ciao” sussurro imbarazzata
Mi accovaccio accanto a quella che una volta era la sua migliore amica
“Sai Léon, credo che venire qui sia stato solo un bene. Hai visto? la tua pianta è cresciuta e insieme a lei anche io“ dico con amarezza “mettere le radici non è male come credevi” continuo
Il cielo si stava rasserenando, lievi raggi di sole filtrano dalle nuvole donando una quiete improvvisa
“Comunque voglio dirti grazie. Si, grazie Léon. Mi hai aiutata quando ne ho avuto più bisogno, hai creduto in me, quando neanche io mi fidavo di me stessa, grazie per aver vendicato il mio fratellino. E soprattutto grazie per non avermi abbandonata” una lacrima percorre il mio viso. Sorrido.
“E sai cosa? Mi piace pensare, che anche io sono riuscita a fare qualcosa per te... averti reso più umano il farti capire che non devi opprimere i tuoi sentimenti”
Mi piace stare in questo posto per alcune ore. Non sempre spinta da un motivo in particolare. Vengo così anche quando non ho niente da dire. La verità è perché Léon mi manca, a tal punto che a volte prendo la sua pistola e la fisso imbambolata. Vorrei che lui fosse qui, vorrei abbracciarlo, dirgli che mi manca.
Mi manca bere il latte con lui
Mi manca fare gli esercizi con lui
Mi mancano le sue lezioni
Cazzo, mi manca lui
Aveva ragione la vita è così dura!
Mi stendo sulla soffice erba del prato della mia ex scuola, alzo gli occhi al cielo
“Sono incinta” dico tutto d’un fiato “aspetto un bambino. Lo chiameremo come te. Léon. Che nome cazzuto non trovi?” un breve ricordo ravviva nelle mia mente seguito da un sorriso spontaneo
“Spero che mio figlio sia come te, forte coraggioso come te!”
Ok?
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