Introduzione:
Chicago. Gli
abitanti
di questa città sono gli unici umani rimasti al mondo. Per
proteggersi da
minacce esterne hanno costruito una recinzione che corre tutt'intorno
alla
città. La popolazione si divide in cinque fazioni e ognuna
di esse svolge un ruolo
nella società.
I Candidi,
che
ritengono che la colpa della guerra sia l'ipocrisia, non mentono mai.
Sono i
rappresentanti della legge.
I Pacifici,
reputando
la malvagità la maggiore causa della guerra, rigettano
l'aggressività. Sono
assistenti sociali, consulenti e coltivatori di terre.
Gli Eruditi,
secondo
cui la guerra è conseguenza dell'ignoranza, seguono la via
della conoscenza e
dedicano la vita alla cultura. Sono insegnanti, scienziati o
ricercatori.
Gli
Abneganti, che
sono convinti sia l'egoismo il motivo principale della guerra, sono al
servizio
degli altri per tutta la loro vita. E’ stato loro affidato il
governo.
Gli
Intrepidi, che
credono che la guerra sia causata dalla codardia, sono coraggiosi e
forti.
Vengono spesso giudicati pazzi, ma mantengono l'ordine all'interno
della città.
Esiste un
altro gruppo
che vive all'interno della città: gli Esclusi. Sono persone
che vivono al di
fuori della società mendicando, poiché non sono
riusciti a superare
l'iniziazione ad una fazione, o ne sono usciti dopo averne fatto parte.
Vivono
nei sobborghi della città, nella più totale
povertà.
E poi
esistono i
Divergenti. Quegli
individui che non
hanno una sola inclinazione naturale e che, per questo, sono
più forti
mentalmente di ogni rappresentante delle cinque fazioni. I Divergenti,
se
scoperti, vengono uccisi. Non sono controllabili e diventano un
pericolo per la
stabilità della società.
Capitolo
primo
Anno
14013 – Fazione Abneganti
Sdraiato su un tetto a guardare il
cielo. Avrebbe desiderato
rimanere così per sempre, ad osservare come le nuvole
cambiassero forma e
lasciassero intravedere l’azzurro del cielo. Avrebbe
desiderato che il sole
continuasse a baciargli il volto, scaldandogli la pelle e facendogli
dimenticare
le sue incertezze.
Ma il momento di pace passò in fretta. Troppo in fretta.
“Marimo! Muoviti, o
arriveremo in ritardo…”
Zoro scese agilmente dal tetto,
atterrando davanti ad un
incazzatissimo Sanji. Il biondo lo guardò severo, cercando
di darsi un’aria da
duro. Nel profondo, però, anche lui era inquieto.
“Avanti, muoviamoci. Il
test attitudinale comincia tra
poco.”
Zoro e Sanji erano Abneganti. O
meglio, lo erano fino a quel
momento, allo scoccare dei loro sedici anni. Quell’anno
fatidico era arrivato e
adesso era il momento di scegliere. E, per quanto entrambi fossero
certi che la
loro Fazione di provenienza non fosse quella adatta alla loro natura,
non
riuscivano a calmare l’ansia. La paura dell’ignoto
in cui si sarebbero gettati
era forte solo quanto la paura di perdere tutto ciò che
avevano. E l’angoscia
li stava logorando.
“Zoro! Sanji!
RAGAZZI!”
I due si voltarono, per veder
arrivare i loro amici. I
ragazzi con cui avevano passato l’infanzia, i compagni con
cui avevano riso e
pianto, con cui si erano sfogati, con cui avevano passato i migliori
momenti
della loro vita. Pensare di perderli per sempre era semplicemente
spaventoso,
una botta al cuore. E il cuore di Zoro perse un battito al vedere lei.
Nami si gettò su di loro, stringendoli in un abbraccio e
infossando il viso tra
le loro spalle, subito ricambiata da entrambi, che la strinsero
leggermente.
Poi vennero travolti dalla furia di Rufy, che saltò sulla
schiena di Nami.
Tutti e quattro persero l’equilibrio e caddero indietro con
un tonfo, tra le
risate divertite di Usopp. Nami fu la prima a rialzarsi e a riempire
Rufy di
pugni. ‘Tutto nella normalità’
pensò Zoro, unendosi alle risate degli amici; ‘una
normalità che potrebbe sparire per sempre’.
La rossa si perse in mille raccomandazioni.
“Ragazzi, non fate rissa con quelli delle altre fazioni. Non
perdete la calma,
probabilmente vi prenderanno in giro perché siete abneganti,
ma non deve
importarvi. Cercate di essere gentili” scoccò
un’occhiata truce a Zoro, che
fece spallucce, “e fate tutto quello che vi viene richiesto.
E siate prudenti…”.
Sanji,
volteggiandole attorno come una trottola
e sparando complimenti, cercò di tranquillizzarla.
“In fondo, è solo il test attitudinale. Non serve
che a fare un po’ di
chiarezza, ma non pregiudica nulla e non vincola nessuno”
concluse il biondo,
con un sorriso forzato.
“Torneremo stasera. Se non con la risposta, speriamo almeno
con meno dubbi”
dichiarò Zoro, dando le spalle alla compagnia. Si
allontanò, seguito da Sanji.
Dovevano cominciare subito a costruire un muro tra loro, altrimenti la
separazione li avrebbe lasciati distrutti. E Zoro sapeva già
che, se il muro
non fosse stato abbastanza spesso, avrebbe dovuto raccogliere i
frammenti del
suo cuore.
I due ragazzi arrivarono davanti ai portoni principali e si misero in
coda,
nella sezione degli Abneganti. Accanto a loro sfilavano gli Eruditi,
impettiti
come pavoni, che lanciavano a chiunque sguardi di sufficienza.
“Ecco i frigidi! Mi spiegate che avete contro gli
specchi?”. Una ragazza della
loro fazione tentò di rispondere, subito presa in giro
doppiamente dai ragazzi
in abito blu. Sanji, già coinvolto, si stava per lanciare a
proteggere la
fanciulla indifesa ma venne fermato da Zoro.
“Niente risse…” disse laconico. Il
biondo non rispose nulla, si limitò ad
incenerire gli Eruditi con lo sguardo.
Mentre cercava di non pensare a niente, cosa che, secondo Sanji, non
gli era
mai risultata difficile, gli occhi di Zoro si posarono su una nube nera
all’orizzonte. La nuvola si faceva sempre più
vicina, fino a divenire nitida e
a mostrare quello che era realmente: arrivavano gli Intrepidi.
Gli Intrepidi erano la Fazione dei
guerrieri. Avevano il
compito di proteggere la città e i suoi abitanti, ma in
realtà erano sempre pronti
a sfidare la sorte, ponendosi obiettivi ambiziosi e cercando di
superare i
propri limiti. Era la fazione degli audaci, di chi guardava in faccia
il
pericolo. Era la fazione di chi sceglieva la libertà.
Zoro era così perso nel
guardarli che non aveva sentito il
banditore annunciare il suo nome. Fu Sanji a risvegliarlo dalla trance,
con
un’amorevole gomitata nel costato.
“Idiota di una testa d’alga! Hanno chiamato
te!” sibilò furioso il biondino.
“Non t’azzardare a darmi dell’idiota,
sopracciglio a ricciolo” ringhiò di
rimando, avviandosi verso il portone. Forse, si disse, gli sarebbero
mancati anche
questi momenti con il cretino. Ma solo forse.
Zoro entrò nella stanza.
Una donna lo aspettava, in piedi
accanto ad una poltrona. Davanti a lei, un monitor acceso.
“Bene bene… un abnegante. Di solito non cambiate
mai Fazione, a prescindere dal
risultato del test”.
Zoro non rispose nulla, cogliendo il tono ironico della donna. Si
limitò a
guardarsi attorno.
“Devo sedermi lì?” chiese con aria
apatica. La donna annuì, prendendo una
siringa. Appena Zoro ebbe preso posto, gli fece indossare un copricapo
con tre
rilevatori.
“Adesso ti inietterò una soluzione che ti
porterà in una realtà alternativa.
Comportati istintivamente davanti alle situazioni che appariranno, solo
in
questo modo il computer rileverà la tua inclinazione e ti
assegnerà, secondo
probabilità, alla tua Fazione di appartenenza. Tutto
chiaro?”. Zoro annuì; se
c’era da usare l’istinto, non avrebbe avuto
problemi. Lui agiva sempre secondo
istinto.
Appena la soluzione fu in circolo nel
suo sangue, Zoro vide
la stanza vorticare fino a sparire. Davanti a lui c’erano
milioni di specchi, e
tutti riflettevano la sua immagine. Si guardò attorno
incuriosito, notando due
tavolini d’argento con, posati sopra, un coltello e un pezzo
di carne. Il primo
pensiero di Zoro fu che, se Rufy fosse stato lì, avrebbe
probabilmente mandato
il test a quel paese provando a mangiarsi la carne. L’idea lo
fece ridacchiare
tra se e se, ma venne subito interrotto dall’arrivo di un
cane. La belva pareva
inferocita e lo stava attaccando. Zoro non perse tempo e, senza alcun
dubbio,
afferrò il coltello e si gettò contro la bestia.
Non riuscì a colpirla che la
scena cambiò. Zoro, confuso, si guardò attorno,
focalizzando lo sguardo su una
bambina in lacrime. Decise di avvicinarsi.
“Piccola… che ti succede?” chiese,
cercando di essere il più gentile possibile.
L’espressione della bambina, da piangente, divenne
terrorizzata. Guardò un
punto dietro di lui e cominciò a tremare. Zoro si
voltò di scatto e rivide il
cane che, questa volta, attaccò la bambina. Il ragazzo non
ci pensò un istante
e si gettò in mezzo ai due tentando di proteggere la bimba.
Chiuse gli occhi
aspettando l’impatto, che non arrivò mai. Quando
riaprì le palpebre, la scena
era cambiata di nuovo. Era solo, il cane e la bambina scomparsi. Ad un
tratto
si avvicinò un uomo, dal volto sfigurato. Senza conoscere il
motivo, Zoro
sapeva che rispondere
sinceramente all’uomo sarebbe stata una cattiva idea.
Indietreggiò cercando di
evitarlo, ma questi gli si portò davanti.
“Gentile ragazzo… Devi aiutarmi. Devi rivelarmi il
nome dell’assassino che ha
squartato la giovane fanciulla. So che lo sai”.
Zoro lo guardò scettico. Sapeva, inconsciamente, di
conoscere l’assassino. Eppure…
il suo istinto sentiva che di quel tipo non c’era da fidarsi.
Mentì.
“Mi dispiace… non lo conosco”. Lo
sfregiato non si arrese.
“Credimi, ragazzo mio. La verità può
salvare quest’uomo”. Zoro lo guardò
meglio… Ma non riusciva a fidarsi.
“Gliel’ho detto… non so chi
sia”. Bugia. L’uomo però non
sembrò preoccuparsene
e fece un ghigno inquietante. Tutto divenne confuso, poi Zoro
aprì gli occhi.
Sbatté le palpebre
più volte per riuscire a mettere a fuoco
la stanza. La donna era accanto a lui e fissava lo schermo. Zoro si
voltò a
guardarla, e la vide sorridere divertita.
“Però, gran bella prova,
abnegante…” gli disse con una risatina sommessa.
Fece
girare lo schermo per permettergli di vedere il risultato del suo test.
C’era una
sola scritta, in maiuscolo:
INTREPIDO
Zoro osservò lo schermo.
Sulle sue labbra si dipinse un
ghigno sghembo.
̴
Uscì
dalla porta secondaria. Lo lasciarono andare da solo, e
inevitabilmente si perse due o tre volte. Maledicendo il suo pessimo
senso
dell’orientamento, Zoro trovò per puro caso la
porta giusta e uscì all’aria
aperta. Appoggiato al cancello Sanji lo aspettava da un po’,
in mano la quarta
sigaretta.
“Era ora, idiota. Cos’è, ti hanno dovuto
far rifare il
test?”
“No. Mi sono perso…”. Sanji
alzò gli occhi al cielo.
“Non ci posso credere… Se esistesse la Fazione dei
‘senza cervello’ ti
farebbero membro ad honorem”.
“Se esistesse quella delle ‘checche
smidollate’, invece, sarebbe il tuo posto
ideale…”
“Che hai detto? Prova a ripeterlo!”
“Checca smidollata…”
Continuando a insultarsi e
prendendosi a pugni, i due
ragazzi si incamminarono verso la loro Fazione. Si stavano per separare
al
cancello quando Sanji prese l’iniziativa.
“Non ti chiederò cosa sei uscito, nel
test… solo una domanda. Hai meno dubbi su
cosa fare?”. Zoro annuì.
“Ho avuto delle risposte. Che hanno fatto nascere altre
domande. Tu?”. Sanji abbassò
lo sguardo.
“Più dubbi di quando sono
partito…”.
Zoro sapeva cosa passava nella mente del biondo. L’uomo con
cui viveva, Zeff Gambarossa, il miglior cuoco che si fosse mai
conosciuto,
l’aveva preso con sé quando Sanji non aveva nulla.
Il ragazzo si sentiva in
debito con il ‘vecchiaccio’, come lo chiamava
sempre, e non se la sentiva di
abbandonarlo. Non sapendo che, oltre a lui, Zeff non aveva nessuno.
Zoro scosse
il capo.
“Sanji… Zeff non vuole che sacrifichi la tua vita
e la tua felicità per lui.
Non è per questo che ti ha salvato”.
Il biondo lo fulminò con lo sguardo.
“Non è questa la questione, Zoro! Io non posso
farlo, mi sentirei una merda! A
prescindere da quello che vuole o non vuole lui! Che farà
senza di me, ah?”.
Zoro decise di non replicare, in fondo non stava a lui scegliere. Si
separarono, ognuno verso la propria casa.
“Sarà bello,
comunque, non vedere più la tua brutta
faccia…”
sghignazzò Zoro, osservando il biondo da lontano.
“Non vedevo l’ora di liberarmi di te, marimo di
merda…” gli rispose per le rime
Sanji.
Era il loro modo di comunicare che si
sarebbero mancati.
Angolo dell'autore:
Ciao a tutti, grazie per
aver letto questo primo capitolo!
Spero di avervi un pochino incuriosito... Ogni commento e suggerimento
è graditissimo!
(non sono certa di poter
essere rapida nell'aggiornamento perché ho già
un'altra long in corso... ma prometto che farò il possibile!)
A risentirci!
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