Titolo: La prima attesa
Parole: 467
Prompt: Bleach,
Isshin/Masaki, La prima
attesa
Note: Grazie a
Kuruccha che mi ha
finalmente dato la possibilità di scrivere su questi due
bae. Isshin e Masaki
sono due personaggi meravigliosi e li adoro un sacco <3 Scritta
per un
drabble event su facebook (sì, questa è proprio
una drabble, come no).
Disclaimer,
Bleach non è mio, ma vorrei tanto che
alcuni dei suoi personaggi lo fossero.
La
prima attesa
La
prima volta che Masaki gli dice di essere incinta Isshin quasi cade
dalla
sedia.
Non
è che non se lo aspetti o non è che non abbiano
mai cercato questa gravidanza,
semplicemente non pensava sarebbe stato così facile per loro
diventare genitori
– non che sia facile esserlo, ma insomma accade tutto
così in fretta che perde
l’equilibrio e si ritrova sul pavimento.
Ryouken,
quando gli comunicano la notizia, gli tira un cazzotto in faccia, per
poi
girarsi verso Masaki e congratularsi con lei; anche Katagiri, le dice,
è in
attesa del loro primogenito.
Sono
mesi incredibilmente lunghi, e Masaki scopre come sia avere delle
voglie strane
a orari impossibili, scopre cosa voglia dire un marito perennemente
preoccupato
che segue con lo sguardo ogni tua mossa e si chiede se anche Katagiri
si trovi
in una situazione simile: un po’ le dispiace che quella parte
della sua vita
sia oramai perduta.
Isshin
però è sempre presente. Le sorride e la conforta,
si fida di lei e della sua
forza, senza però lasciare che si affatichi mai davvero; per
Masaki, ben
presto, l’attesa si trasforma in noia.
È
per non sentirsi sola che inizia a trascorrere le giornate in clinica
assieme a
lui, che è forse un po’ troppo entusiasta della
cosa e non perde occasione per
presentarla a tutti i suoi pazienti, vantandosi di avere la moglie
migliore del
mondo.
È
così che per entrambi la noia si trasforma in risate e
sorrisi sbilenchi;
Isshin è ancora il suo cavaliere in armatura e Masaki, beh,
Masaki è tutto il
suo mondo.
È
solo durante la notte del parto che quella prima attesa diventa
snervante.
Isshin
non viene fatto entrare in sala parto e non capisce bene se sia
perché Masaki
non lo vuole o se è solo l’infermiera ad essere
una stronza; al suo fianco
Ryouken ride di lui e per la prima volta gli offre una delle sue
sigarette.
Isshin
stringe i pugni e trattiene il fiato, quando le urla di sua moglie
invadono la
corsia; è normale, così gli dicono, fa un male
cane partorire un bambino e a
quanto pare a Masaki l’epidurale non l’hanno fatta.
Si
chiede se il suo fisico reggerà, se quello che ha vissuto in
passato influirà o
meno sull’esito del parto e sul futuro di questo bambino, ma
alla fine non gli
importa davvero, l’unica cosa che gli interessa è
tornare a casa. Con entrambi.
Quando
l’attesa finisce – e Isshin si chiede come abbia
potuto pensare, anche solo per
poco, che non sarebbe mai finita – Masaki lascia che lo
facciano entrare e gli sorride.
Ed è nel vederla sorridere, sudata e stanca, con quel
bambino grinzoso e minuto
che tiene tra le braccia, che Isshin capisce che non importa quanto sia
lunga
l’attesa, per lei ne varrà sempre la pena.
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