*dedicato a due persone stupende:
Summer38,
perché la tua chilometrica recensione è motivo di
tante mie risate e tante lacrime di commozione. E' stato un bellissimo
regalo, e te ne sarò grata per sempre...e questo capitolo
è stato pensato apposta per te, lo devo ammettere.
Leggendolo spero che capirai il perché.
Elisa, che
ha una splendida pagina artista su facebook, perché
è una delle persone più carine e gentili che io
conosca. Ho desiderato diventare sua amica sin dalle prime volte che ci
ho parlato...e spero davvero che lei possa ricambiare questo desiderio.
Grazie di aver reso le mie giornate un pò meno grigie e
tristi*
CAPITOLO 36
Nato per
proteggerla
Di nuovo, la notte.
Stavolta però
non era una bella
notte. Non per lei.
Il Lago, lo doveva
ammettere, era
bellissimo. Alla luce delle tre lune si illuminava di riflessi
particolari, che si perdevano nei riflussi languidi delle acque.
Il
suo gruppetto lontano, insieme alle tre Ninfe, che parlottavano di
cose che a lei non interessavano. Aveva i brividi.
Dal poco che aveva capito,
Vahael
sarebbe stata la sua insegnante di tiro con l'arco. Ed era sicura che
fosse, fra le tre, la Ninfa che la odiava di più.
Sospirò
tenendosi la testa con le
mani, ricordando a malincuore la sua reazione ai baci delle Ninfe, al
dolore che aveva provato e al disgusto successivo, che l'aveva
portata ad umiliarsi pubblicamente.
Non era stato
così tragico, eppure
aveva reagito esageratamente.
Perchè?
Mentre si passava la lingua
sulle
labbra, ancora secche dopo l'episodio di qualche ora prima,
sentì
una mano sulla sua spalla e si voltò di scatto, presa dallo
spavento
-Oh, Alvexia...sei tu-
-Tranquilla, non
permetteremo più a
quelle tre...cose, di avvicinarsi a te- le rispose la Lilith calma,
ma con lo sguardo acido, mettendosi a sedere accanto a lei -Prendi
questo-
Mahel afferrò un
bicchiere con dentro
uno strano liquido viscoso e puzzolente -Che roba è?-
Alvexia sputò
una risata cattiva,
trattenendo dentro si sé improperi che non era il caso di
espletare
-Un antidoto. Il tuo malore non era dato dai baci, quanto dagli
effluvi velenosi delle Ninfe- le spiegò lei, esortandola con
un
cenno del capo a bere -I loro tre corpi ravvicinati esalano un veleno
inodore e insapore, che si trasmette solo per via aerea. Ti hanno
avvelenato senza volerlo quando hai detto il tuo nome-
-Oh- concluse Mahel,
avvicinandosi il
bicchiere alla bocca -Non...non l'hanno fatto loro questo, vero?-
Alvexia sorrise, a
malincuore, per
quella domanda legittima -Tranquilla, l'ho lavorato io. Lagharta lo
ha bevuto per dimostrarmi che non è tossico-
Mahel, al sentire il nome
di Lagharta,
si rabbuiò -Non voglio essere allenata da quelle Ninfe. Mi
uccideranno e lo faranno passare per un incidente-
Alvexia toccò il
bicchiere perché
toccasse le sue labbra. Di nuovo la esortò a bere -Non
glielo
permetteremo-
E Mahel bevve, sentendo il
sapore
orribile di quell'antidoto risalire subito in gola aspro e pungente.
-Come mai il signore del
Tempio di
Roccia si è unito a questo gruppo?- chiese Nahael a Pixel,
guardando
però Velleda -Perché non si è unita
solo la somma Velleda?-
-Io non vado da nessuna
parte, senza
Pixel- esordì Velleda, guardando verso il suo sposo con
riverenza ed
amore -E in realtà sono io che mi sono unita a loro, non il
contrario-
-Una scelta...inusuale-
disse Nahael
guardando verso Lagharta, che non incrociava però il suo
sguardo
-Non ti abbiamo allevato bene, se hai preferito un insulso uomo ad
una Semidea-
Pixel fece finta di non
sentire la
frecciata razzista che la Ninfa gli aveva appena lanciato, coperta
dalle risate delle sue sorelle. Per lui quelle offese non avevano
valore.
-Maestra Nahael, siete
molto scortese
con i miei amici. Dovreste sapere che potete fidarvi delle mie
scelte, dopo tutti questi anni-
-No, invece, e lo hai
dimostrato
portando con te quell'umana inutile- disse Vahael alzandosi in piedi
e tirando i capelli di Lagharta perché lui incrociasse il
suo
sguardo -Avresti dovuto ucciderla. Non fartela amica-
-Mahel non...- si
affrettò a dire
Lagharta, ma le dita della Ninfa lo bloccarono dal dire
alcunchè
-Fammi il piacere, Lag. Lei è già innamorata di
te e tu...-
-No- la fermò
lui, afferrandole il
polso con forza -Io non amo nessuno-
Vahael guardò i
suoi occhi e arrossì.
Vi era fierezza in quello
sguardo.
Determinazione e forza.
E
una strana, lasciva scintilla...paura...che
lei adorava, nello sguardo del guerriero.
Paura
di lei.
-La allenerò
solo se, per tutta la
durata dell'allenamento, dormirai con me. Come in passato,
avvinghiato al mio corpo, nudo. Tutto mio-
Pixel e Velleda si
scambiarono uno
sguardo stranito, per poi guardare verso Lagharta con diffidenza
-Tu...- ebbe poi la forza di chiedere Pixel, cauto -...ti sei unito
a...loro?-
Le Ninfe guardarono verso
Pixel ed
emisero uno strano fischio dalla bocca. Lagharta alzò la
mano, come
ad ammonirlo, e scosse la testa -Se la tua domanda riguarda la mia
purezza, non è stata intaccata. Le mie maestre non possono
corrompermi, o non potrei più usare Saluss. Il loro veleno,
entrando
in circolo nel mio corpo, corroderebbe la mia spada-
Pixel sospirò,
sollevato, e così
fece Velleda. Poi si rivolse gentile verso Nahael, con un sorriso
-Immagino che per almeno stanotte, dovrete riposare nelle
profondità
del Lago. Così da poter accumulare abbastanza potere magico
per
potere rimanere fuori dalle acque più a lungo...mi sbaglio?-
Nahel sorrise, amareggiata
-La somma
Velleda conosce bene noi Ninfe delle acque. Dopotutto, siete una
creature a noi affine...potremmo quasi accettarla, se fosse lei...-
Velleda sorrise sarcastica,
di rimando
-Non ho interesse nei bambini, mi dispiace...-
La risposta
sembrò piacere alle tre
Ninfe, che baciarono Lagharta e poi si congedarono, scomparendo nelle
profondità delle acque del cielo.
-Come diavolo fai a
sopportarle...?-
chiese Pixel qualche minuto dopo, sicuro che le Ninfe si fossero
profondamente assopite -Sono crudeli e insensate, delle pazze-
-Sono Ninfe delle acque-
sembrò
volerle giustificare Lagharta, sospirando -Sono egoiste e
capricciose, forti e bellissime. Hanno migliaia di anni e sono
assolutamente stanche di questa vita immortale che devono vivere
quasi del tutto immerse in questo Lago. Come è normale che
sia, sono
impazzite...-
-Pensi che giustifichi
ciò che fanno,
o ciò che dicono?- puntualizzò Pixel, cercando di
mantenere un tono
calmo e abbastanza basso da non svegliarle -Hanno quasi ucciso Mahel,
giustificando il tutto come un errore, non le hanno permesso di
rimanere con noi durante la cena o il nostro colloquio, e quando
Alvexia ha provato a chiedere un antidoto quasi hanno ucciso anche
lei. E tu sei stato in silenzio!-
Lagharta voltò
lo sguardo, guardando
la spada da cui ancora Saluss non aveva voluto uscire fuori -Anche
lei è arrabbiata con me-
-Non me ne stupisco- disse
poi Velleda
calma, porgendo la mano a Lagharta -Tu non puoi compiacerle a vita.
Un giorno, se anche non sarà Mahel, troverai la tua sposa.
Permetterai che le facciano del male? Non combatterai...?-
-Basterà non
tornare qua...- disse
lui, per poi interrompersi nel ricordarsi un dettaglio importante
-Dannazione...-
-Che c'è?-
chiese Pixel stupito,
mentre Velleda sorrideva -Velleda...?-
-Ti hanno
maledetto....vero?- chiese
la Semidea con aria neutrale, vedendo il guerriero alzare lo
sguardo...e annuire.
-Una specie.
Un...maleficio, lo
chiami? No, non proprio.. È solo l'ultimo allenamento, il
più lungo
e difficile. Il loro veleno più potente...un estratto del
veleno
della loro lingua-
Pixel sobbalzò,
così come Velleda
-Ma avevano detto che è letale, anche per uno come te-
-Lo
è, infatti...penso- rispose Lagharta, stringendo le mani in
pugni e
voltando lo sguardo -Ma questo è solo un estratto, molto
meno
concentrato e...pericoloso. Ogni volta che torno continuano a
iniettarmelo...tramite le labbra. Per questo mi baciano,
così che io
possa passare più tempo possibile lontano da questo luogo.
È una
maledizione, forse, è vero...se non tornassi qui in tempo
non so
cosa accadrebbe. Ma io ho bisogno
di tornare qui: il loro estratto mi permette di diluire tutti gli
altri veleni...-
-Una Panacea Notturna-
sibilò Pixel,
disgustato -Sai cos'è?-
Lagharta guardò
verso Pixel, confuso,
e scosse la testa -No, cosa?-
Velleda fu la prima a
parlare,
scuotendo la testa verso Pixel -Non è una maledizione,
è vero, e
neanche un maleficio. Ma è una sentenza di morte...di questo
ne sei
conscio?-
Lagharta sorrise, scuotendo
la testa
-Mi baciarono quando ero ancora un bambino, non riuscii ad
evitarlo...mi spiegarono poi che io non sarei stato più
libero-
-La Panacea Notturna- gli
spiegò
Pixel, furioso -È una panacea, di base, dagli effetti
miracolosi.
Nel tuo caso funziona solo con i veleni, e non esiste veleno che non
possa curare. Di rimando, può essere creata solo da creature
notturne, o legate a luoghi privi di luce, che la secernono
direttamente dai loro corpi. Proprio come le tue maestre-
Lagharta annuì
-Si, beh...è quello
che sanno fare-
-Ma-
lo interruppe Pixel, chiudendo gli occhi -Ogni volta che questa
panacea viene bevuta, ad ogni effetto miracoloso se ne aggiunge uno
oscuro. Nel tuo caso, Lagharta...se quello che dici è vero,
se non
tornassi qui in tempo, moriresti.
E visto che adesso vi è Mahel- guardò verso
Velleda, gli occhi
scintillanti di rabbia -Probabilmente questa volta escogiteranno
qualcosa per trattenerti qua. Non ti lasceranno mai più
andare
via...-
Lagharta
rise di gusto, lasciando di stucco gli altri due, guardandoli con uno
sguardo cattivo che ancora non avevano mai visto -Non
permetterò a
nessuno di legarmi. Neanche alle mie maestre. Io ucciderò
Laherte.
Solo dopo, se vorranno, rimarrò con loro. Per
sempre-
-Quindi in origine loro
erano essere
umani- chiese Mahel ad Alvexia, ancora sconvolta per via di
quell'antidoto disgustoso -Come sono diventate Ninfe?-
-Non ho ben capito, ma
dovrebbero
essere state maledette dall'antenata di Velleda, in un certo senso.
Lo sai che le Semidee Elementali sono immortali ma non
“eterne”?-
-Non eterne? Che vuol dire?
Se non
possono morire...-
-Cioè, non
muoiono, ma si
riproducono...in modo particolare. Velleda, ha spiegato prima, non
è
una “donna” ma ha le fattezze femminee per via
della femminilità
attribuita a Vie. Lei non ha...ecco...gli attributi femminili-
spiegò
imbarazzata Velleda, facendo uno strano cenno con le mani
-...capito?-
-Ma...ma ha il seno,
Alvexia! Lo vedi
anche tu!-
-Non intendevo quello!-
rise Alvexia,
nascondendo il rossore ingenuo delle sue guance -Non può
avere
figli...come un essere umano-
-Oh- comprese subito Mahel,
indicandosi il ventre.
Alvexia annuì e
sospirò -Pixel è
comunque il suo sposo. Eppure per Velleda, che lui sia un uomo o una
donna non fa differenza. Dice che ama Pixel incondizionatamente al
suo aspetto...-
-Che...che dolce...-
sorrise Mahel
felice, stringendosi le mani con forza -Si accettano nonostante la
loro forma corporea. È strano ma...romantico, non pensi?-
-Oh...Mahel-
sussurrò Alvexia, prima
che Mahel si alzasse di scatto, mentre con una mano la esortava a non
dire più nulla -No, ti prego, non dirlo. Non c'è
niente di cui
essere tristi. Tra loro c'è amore, un amore corrisposto e
rispettoso. Non è come quello che io provo per
Lagharta...è
diverso-
-Quindi alla
fine...concepisci che è
sempre stato amore?- chiese la Lilith guardandola, tenendo
però da
lei una rispettosa distanza.
-Penso che...si, io lo
abbia sempre
amato- buttò fuori Mahel in un soffio, quasi felice di
poterlo dire
ad alta voce -Non so quando è iniziato, né come.
Però ad un certo
punto c'era, e non ho più potuto farne a meno. È
cresciuto...lentamente e con forza...finché non l'ho
accettato.
Capisco l'egoismo delle Ninfe verso Lagharta. Dopotutto l'amore...-
-Quello non è
amore, Mahel- disse
Alvexia scuotendo con vigore la testa -Loro lo vogliono per sfizio.
Anche Lagharta lo ha detto: lui è concepito come un oggetto,
di loro
proprietà, null'altro. Non c'è amore in quelle
tre...cose-
-Alvexia, non dire
così. Sono stati
esseri umani, sono diventate quel che sono probabilmente per il
dolore di essere rinchiuse qui. Mi fanno...pena- sussurrò
lei,
pensando a ciò che l'aspettava finito quel lungo viaggio
-Anche a me
succederà così?-
Alvexia chiuse gli occhi e
cercò in
tutti i modi di fare in modo che il magone allo stomaco passasse.
Mahel un giorno sarebbe...
-Andrà tutto
bene. A te non
succederà. Perché tu...tu hai sempre quel cuore
dolce e caldo con
te, ricordi?-
Mahel le sorrise
tristemente.
Il suo cuore dolce e caldo,
forse, non
sarebbe bastato.
I fuochi si spensero. Mahel
esortò
Alvexia al riposo, lontano da lei, cosicché le Ninfe non
potessero
avere più niente, per il momento, per cui arrabbiarsi.
Rimase sola, sospirando
alle Lune, e
alle stelle, sorridendo come se non ci fosse più
speranza...come se
non avesse più scelta.
-Papà...tu cosa
faresti in questo
momento...?- chiese poi nel silenzio, quando fu sicura che nessuno
potesse sentirla -Andresti avanti? Ti arrenderesti? Oppure, solo per
ciò che questo posto rappresenta, questo mondo, accetteresti
tutto?-
Una morsa dolorosa, quasi
elettrica,
che la fece rabbrividire -Io...non so nulla, dell'amore. Non conosco
niente che non sia quel quieto sentimento della vita che scorre,
normalmente. Come è stato per te e la mamma...? Voi vi siete
amati
sin dal principio, dal primo sguardo...ed è stato forte,
incatenante
e sincero. Prezioso. Per questo mi avete dato il nome Mahel, che in
questo mondo significa “speranza”...?-
Ormai lei sapeva. Da quando
le Ninfe
lo avevano pronunciato, fosse perché esseri antichi, ormai
sapeva
perché il suo nome fosse così disturbante, alle
loro orecchie.
Speranza.
Cosa c'era di male nella
speranza? Non
era qualcosa di positivo, di luminoso? Lo odiavano forse
perché
erano esseri oscuri? Non lo capiva.
Ma
forse ciò che lei rappresentava, era il cambiamento.
E quello era pericoloso.
Cambiare il mondo e le sue
regole, il
destino di qualsiasi individuo...avere tali capacità
è come avere
nelle mani il potere assoluto. E il potere assoluto, da cui non ti
puoi proteggere, spaventa.
Avrebbe portato via
Lagharta? Ne
sarebbe diventata la sposa? Le Ninfe forse volevano averlo per
sé
perché quello che provavano era, in un certo senso, amore.
Un amore distorto e malato,
eppure
amore. Vahael era quella più presa di tutte, ben lo capiva,
forse il
suo era davvero quello più simile ad un amore
“normale”.
Scosse la testa e se ne
andò vicino
al Lago, accarezzandole le acque tiepide e calme.
E, senza neanche
accorgersene, iniziò
a cantare.
Qualcuno osservava, nel
buio.
Qualcuno i cui occhi
gentili erano
accecati dalle lacrime, perché quella situazione era quanto
di più
scomodo potesse presentarsi.
La vedeva, ferita e
rassegnata,
cantare alle stelle tra le quali, poco tempo prima le aveva detto, vi
era anche suo padre.
Sapeva che dentro al suo
cuore ella
chiedeva spiegazioni, un aiuto, un segno, che quello che stava
facendo fosse giusto, che la strada che aveva scelto non era la
peggiore.
Pregò con tutta
sé stessa che Vie
sapesse quel che stava facendo e che tutto quanto si sarebbe risolto
per il meglio...
-Non è ora di
dormire?- la interruppe
una voce tagliente e spiacevole.
Mahel rabbrividì
prima di voltarsi,
trovandosi Vahael a braccia conserte che la guardava sarcastica -Il
tenerti lontano dalla persona che ami ti dà problemi?-
-Di che parli?- le chiese
Mahel
spaventata, tappandosi bocca e naso con la mano -Non...non vuoi
uccidermi con i tuoi effluvi velenosi, vero?-
Vahael sorrise, alzando le
mani con
uno strano sorriso -Lagharta ci ha fatto promettere di non farlo
più.
E per quanto mi dispiaccia farlo, mantengo le promesse-
Mahel continuò a
guardarla, cercando
nei suoi occhi la conferma che quella appena detta fosse la
verità
-Va bene-
Vahael cercò di
avvicinarsi, ma Mahel
indietreggiò senza staccarle gli occhi di dosso -Cosa...cosa
posso
fare per te?-
Sorrise -Perché
scappi, bambina?-
chiese ridacchiando -Hai paura?-
-Si- rispose secca Mahel,
cercando di
non cadere sui suoi stessi piedi -Non sono molto a mio agio insieme a
voi Ninfe, devo essere sincera. Non dopo lo scherzetto di prima-
-Oh...povera, povera
piccola...- la
schernì la Ninfa, avvicinandolesi più
velocemente, non lasciandole
modo di allontanarsi a sua volta -Non era uno scherzo. È
stato
involontario...ma divertente- continuò lei, arrivandole
vicino al
volto e quasi soffiandole vicino le guance il suo fiato fresco e
dolciastro -Tranquilla, posso trattenere i miei effluvi se voglio.
Non ti avvelenerò, se è questo che ti spaventa-
Mahel deglutì
rumorosamente,
guardando la bocca della ninfa aprirsi in un sorriso maligno, i
canini lunghi come quelli di un vampiro.
Quegli occhi neri la
spaventavano a
morte.
Mahel sapeva che erano
pieni di odio e
di malignità, dopotutto erano creature
dell'oscurità, maledette da
una magia antica e pericolosa, come i loro stessi corpi lasciavano
intendere.
Erano scuri, impenetrabili,
e cattivi.
Come se cercassero di
risucchiare la
sua anima e torturarla, fino ad annientarla completamente
-Cosa...cosa vuoi da me?-
Vahael le
afferrò le ciocche laterali
di capelli e le tirò forte a sé, facendola
piegare dal dolore
-Voglio che sparisci. Che torni al tuo mondo...che lasci i tuoi
compagni ed il mio Lagharta qua. In pace. Liberi- sussurrò
lei in un
soffio, digrignando i denti per la rabbia -La tua presenza qua
è una
maledizione. Per tutto quanto il nostro mondo-
-Io...- sussurrò
Mahel, un misto di
dolore e terrore puro -Io non so come tornare al mio mondo. Non so
come sono arrivata...e anche volessi, io sono legata a Gaia per
sempre ormai- rispose lei chiudendo gli occhi, ricordando la
maledizione che l'aveva legata a quel mondo sconosciuto per
l'eternità.
-Legata a Gaia? Non farmi
ridere. Puoi
andartene come e quando vuoi, tu non appartieni a Gaia. Gaia non ti
vuole, non ti desidera e non ti ha chiamata. Perché sei
venuta?-
Mahel ansimò
forte, cercando di
contenere le lacrime di frustrazione -Irihe mi ha maledetto senza
volerlo. Ha sacrificato la sua vita per avere un colloquio con Vie,
bruciandosi vivo, ed io l'ho seguito. Non posso tornare a casa. Il
mio posto è qua-
Vahael aprì la
bocca e la richiuse,
immediatamente.
Una maledizione? Che porta
a colloquio
con Vie e che fa bruciare?
Un...desiderio...?
-Una delle tre maledizioni
antiche...-
sussurrò Vahael, guardando Mahel con disprezzo -E tu...ti
sei messa
in mezzo? Di tua volontà...?-
Mahel annuì
tenendo sempre gli occhi
chiusi.
-Come hai osato, mostro?!-
urlò
Vahael strattonandola malamente e lasciandola cadere a terra, gli
occhi ancora chiusi e le braccia attorno alla testa, come temesse di
essere picchiata -Tu...hai legato per sempre la tua anima a questo
mondo per lui?!-
Mahel aprì gli
occhi di colpo,
ricercando gli occhi della Ninfa -Io non sapevo. Volevo
salvarlo...volevo che si pentisse, non che si uccidesse. L'ho fatto
senza pensare...non sapevo che sarei stata maledetta. Non ho preso
neanche in considerazione l'idea di morire!-
-E perché lo
avresti fatto, allora?
Questo mondo non è il tuo!-
-L'ho fatto
perché questo è il mondo
della mia mamma!-
Silenzio.
La Ninfa la guardava
curiosa e
indispettita, piena di domande.
Il mondo di sua madre?
Mahel non era
la figlia di Vie. Proveniva da un altro mondo, di questa ne era
certa, bastava guardare il suo aspetto semi-divino per accorgersene.
Che stava dicendo quella
bambina umana
dalle forme sgraziate...?
-Il mondo...di tua madre?-
chiese la
Ninfa, inginocchiandosi accanto a Mahel e alzandola di peso tirandole
i capelli -Spiega-
-Io...io non sono di questo
mondo. Il
mio mondo è però...legato, a questo. Questo mondo
è conosciuto da
dove vengo io...è un mondo fantastico. Dove tutti voi siete
personaggi conosciuti...-
-Come?- chiese la Ninfa,
avvicinando
il volto di Mahel al suo, lo sguardo cattivo -Siamo eroi di una
leggenda? Roba del genere...?-
-No...- rispose Mahel,
sapendo che ciò
che stava per dire l'avrebbe mandata su tutte le furie -Nel mio
mondo...tutta Gaia, la guerra antica...Lagharta e tutti quanti sono
coinvolti in questo viaggio...- sospirò, chiudendo di nuovo
gli
occhi -...sono tutti personaggi di un libro per ragazzi-
La sentì
fischiare, una delle sue due
mani stringersi attorno al collo, togliendole il respiro.
Lo sapeva, dire la
verità con le
Ninfe non avrebbe risolto nulla.
Adesso l'avrebbe uccisa e
sarebbe
passato come un incidente.
-Le mie sorelle ed
io...siamo in
queste condizioni da centinaia di anni. Oserei dire, millenni.
Tutto perché quella misera di Vie ha deciso che rubare dai
suoi
templi per disperazione fosse un peccato punibile con una maledizione
infinita- le sue dita si strinsero ancora di più, i fischi
dalla
bocca erano lunghi e crudeli -Abbiamo scoperto che allontanarci da
queste acque equivale per noi a morire, perché è
come un veleno,
una droga, di cui non possiamo fare a meno. Non possiamo morire in
modo naturale...non possiamo unirci a nessuno né amare
nessuno,
perché nel nostro cuore c'è solo la disperazione
e il buio,
infinito. E tu mi vieni a dire che nel tuo mondo...tutti i nostri
sacrifici, i nostri trascorsi...sono stati scritti per diletto
di tua madre?!-
La Ninfa sibilò
le ultime parole,
stringendo anche l'altra mano attorno al collo di Mahel e sbattendola
a terra, così che non potesse alzarsi.
-La nostra vita
è stata rovinata per
un gioco? E Lagharta, pur sapendolo, vuole proteggere la tua insulsa
vita?! Dovrà rendermene conto domani mattina, dopo che mi
sarò
occupata di te!!!-
Sentì una strana
botta alla testa.
Il respiro le
morì in gola, incapace
di arrivare ai polmoni e donarle sollievo.
Si sentì la
testa pesante, sempre più
pesante finché non si oscurò del tutto.
Mahel era sicura che, prima
di perdere
i sensi, la Ninfa stesse piangendo chiamandola
“mostro”.
Aveva chiuso gli occhi.
Ancora
respirava, ma aveva perso i sensi.
No...non sarebbe morta
così. Doveva
soffrire.
L'afferrò per i
capelli e avvicinò
il corpo inerme di Mahel al Lago, guardando la riva con occhi lucidi.
Scosse la testa cercando di allontanare dalla sua mente ciò
che
quella piccola stupida le aveva detto poco prima.
La sua vita non era un
gioco.
Aveva mentito.
I suoi piedi nudi toccarono
l'acqua, e
improvvisamente si sentì meglio.
Più forte.
Più viva.
Trascinò con
sé il corpo di Mahel,
sempre più al largo, sempre più al largo,
lasciando che
galleggiasse sopra le acque gentili del Lago.
Aspettò di
essere in un punto in cui
le acque erano molto profonde, sorrise maligna e poi...la spinse
sott'acqua.
Aveva aperto gli occhi,
sentendo
l'acqua bagnarle la testa ed entrarle nel naso.
Non vedeva niente, sentiva
solo
l'acqua entrarle in bocca e bruciarle la gola, impedendole di
respirare.
La voleva uccidere. Sarebbe
morta...?
Non voleva morire.
Cercò di
dimenarsi più che poteva,
ma i suoi movimenti erano impastati in quelle acque lugubri. E
più
si dimenava, più affogava velocemente, perciò
cercò di trattenersi
dal fare qualsiasi movimento.
Sapeva che in quel modo
avrebbe solo
allungato l'agonia, ma non voleva morire.
Aveva paura.
Quando sentì le
mani della Ninfa
lasciarle i capelli, automaticamente aprì gli occhi e la
vide.
Luminosa e bellissima, non lo avrebbe mai creduto.
Le Ninfe dentro le acque
risplendevano
di una strana, e bellissima luce giallognola.
Sentì le lacrime
arrivarle agli
occhi, ma sapeva che ormai era troppo tardi.
Rimase a guardare la Ninfa
finché non
aprì di nuovo la bocca istintivamente per respirare e non
sentì le
forze abbandonarla e l'acqua bruciarle i polmoni.
L'ultima cosa che vide...fu
il volto
della Ninfa contorto dalla paura.
-Mahel...-
Una voce maschile.
Dolce e calma,
che ben conosceva.
Una voce che amava.
-Mahel...Mahel
sono qua-
Quanto era
bella...quanto le
piaceva quella voce.
L'avvolgeva e
coccolava come una
cara presenza, come un ricordo.
Aprì
gli occhi pian piano, guardò
la persona che la chiamava e sorrise, piangendo.
-Ciao
papà...-
-Mahel, svegliati Mahel...-
la chiamò
a gran voce Lagharta, avvicinando di nuovo le sue labbra a quelle di
Mahel e soffiandovi dentro dell'aria perché lei cominciasse
di nuovo
a respirare -Ti prego, Mahel, ti prego...-
I suoi occhi blu
incrociarono quelli
della sua maestra e si strinsero a fessura, furiosi -Come avete
potuto, maestra Vahael...? Me lo avevate promesso!-
-Tu ci hai disobbedito!
Come hai
potuto proteggere qualcuno che ha dato inizio a tutto questo?-
rispose la Ninfa furiosa, cercando di avvicinarsi a Lagharta per
strappargli dalle braccia il corpo esanime della ragazza -Lei deve
morire!-
-Non è una
scelta che spetta a voi!-
rispose Lagharta, puntandole la spada al collo, Saluss che vibrava
attorno a lui colta da una feroce e primitiva follia -Basta che me lo
dici e la uccido, Lagharta. Basta solo una parola...-
-Nessuno
ucciderà nessuno, stasera.
Nessuno deve morire. Perché non è giusto!-
urlò lui, lasciando
cadere la spada a terra e continuando a fare la respirazione a Mahel
nel tentativo di salvarla -Ti prego, Mahel, non morire...non adesso!-
-Perché ti
prodighi per lei in questo
modo? Non ti ha detto che nel suo mondo...-
-Lo so, maestra Vahael, lo
so! Ma non
è come credete. E ribadisco che non era vostro diritto fare
questo!-
-Ma lei ti ama!
Farà avverare la
Leggenda e la Profezia...se diventasse la tua sposa...-
-Non è affar
vostro!- urlò Lagharta
disperato, guardando Vahael con gli occhi pieni di sconforto -Lei
è
mia amica. So dei suoi sentimenti, me li ha detti lei stessa, e ha
accettato anche che io non potrò mai amarla. È
incapace di fare del
male e nel suo cuore c'è solo amore...e proprio per questo
motivo ho
accettato che lei fosse la Mahel della Leggenda. E così ha
fatto
Vie. Lei ha la sua essenza...lei salverà il mondo...-
-Che stupidaggini vai
dicendo? Mahel
della Leggenda? Quella ragazzina...?!-
-Si- rispose secco lui,
stringendo il
corpo dellla ragazza -Lei è la Mahel della Leggenda. Che voi
ci
crediate o no, lei ha riunito i nostri compagni. Una Lilith, una
Semidea e il padrone del Tempio di Roccia. Lo avreste mai detto che
questo era il gruppo che avrebbe salvato il mondo? Io no- guardo
Mahel e sorrise amareggiato, stringendo le mani attorno alle sue
spalle -Lei è capace di fare cose che io non avrei creduto.
Anche
accettare me...come essere umano. Nonostante l'altra mia forma...-
Vahael
boccheggiò. Lei aveva visto
Lagharta...e ancora stava al suo fianco...?
-Lei...ti ama al punto da
continuare a
provare le stesse cose anche vedendo...l'altro te stesso...?-
Lagharta guardò
la sua maestra e
sorrise.
Non l'aveva mai vista con
quell'espressione stupita e stranita...Mahel era capace di cose che
lui pensava impossibili.
-Maestra Vahael...- la
chiamò lui,
attirando la sua attenzione -Mahel è Mahel. Probabilmente
non è il
salvatore che questo mondo aspettava, ma è ciò
che abbiamo avuto. E
forse è il meglio che potevamo avere. Lei accetta ed ama,
non
respinge. Lei potrebbe essere la chiave che serve a questo mondo per
cambiare...potrebbe anche liberarvi dalla maledizione, se solo voi lo
chiedeste-
Un sussulto, a quelle
parole che mai
avrebbe aspettato.
-Datele una
possibilità...-
-Perché...-
sibilò lei, la sconfitta
negli occhi guardando il suo pupillo -Perché non riesci a
guardare
me con gli stessi occhi con cui guardi lei? Con dolcezza e
accettazione...? Perché vuoi salvarle la vita...?-
Lagharta si
stupì di quello che gli
balenò per un attimo in testa, ma sorrise ugualmente, colto
alla
sprovvista -Voi...siete la mia maestra. Mi avete cresciuto e
istruito, ve ne sarò grato per sempre. Ma anche avessi
voluto, non
avrei potuto amarvi...dopotutto il mio cuore non è mai
riuscito a
legarsi a voi...-
-Eppure io...io ti amo-
disse Vahael
portandosi la mano davanti alla bocca, stupita lei stessa da quelle
parole.
-Maestra...- sorrise
Lagharta -Sapete
che non è vero...-
Vahael cercò di
replicare, ma si
accorse di non avere le capacità per farlo.
Nel suo cuore ben sapeva
che quella
era una bugia.
Amare? Lei...? Non era
capace d'amare,
perché nel suo cuore ormai non vi era più amore.
Se l'era portato via una
maledizione e
millenni di rancore, e oscurità.
Lei era gelosa che qualcuna
potesse
portarle via qualcosa di sua proprietà. Il suo pupillo...il
suo
giocattolo.
Forse Vahael era la Ninfa
più vicina
ad essere veramente innamorata di Lagharta...ma era falso, e lo
sapeva bene.
-Tu sei mio-
-Non più. Io
sono suo, maestra...-
rise Lagharta, guardando Mahel finalmente sputare l'acqua e guardarlo
negli occhi, sorridendo.
-Lagharta...io...sono
viva...?- chiese
Mahel confusa, vedendo ancora di sfuggita nei lineamenti di Lagharta
quelli di suo papà -Ero in un posto...così
luminoso...-
-Hai rischiato di morire.
La maestra
Vahael si indispone facilmente...- disse Lagharta, le mani tremanti
per la rabbia, ma gli occhi gentili -Voleva scus...-
-Non ci penso nemmeno-
esordì lei,
guardando Mahel che le rendeva uno sguardo confuso, stanco -Ho...ho
fatto arrabbiare Vahael...le ho detto della mamma, e di Gaia, e...-
-Shhh...- la interruppe
Lagharta,
scostandole i capelli bagnati dal viso e allontanandola
perché
potesse respirare meglio. Saluss le fu subito vicino a riscaldarla
con la sua aura rosata perché potesse rilassarsi e
perché il dolore
potesse calmarsi -Ora va tutto bene, Mahel. Puoi dormire. Rimango con
te...nessuno ti farà del male...-
Mahel guardò
verso Vahael e arricciò
le labbra, trattenendo le lacrime -Devo...devo ringraziarti...per
quanto abbia avuto paura di morire, mi hai fatto vedere una cosa
bella. Quindi...grazie...- sussurrò in un soffio, vedendo la
Ninfa
voltarsi indispettita e tornare nelle acque del Lago, senza dire
più
neanche una parola.
-È proprio
arrabbiata eh...- disse
Mahel dispiaciuta, lasciandosi cullare da Lagharta -Scusami...ti ho
fatto preoccupare...-
-Tranquilla, va tutto bene-
rispose
lui, carezzandole la testa -Puoi dormire se vuoi. Davvero, rimango
qua. Non sono arrabbiato-
-Si...grazie
Saluss...immagino che sia
stata tu ad avvertire Lagharta...-
Saluss le si
avvicinò ai capelli ed
annuì, rilassandosi a sua volta per via dell'assenza della
Ninfa che
tanto odiava -Eravamo entrambi in attesa che accadesse qualcosa.
Ormai conosciamo bene le Ninfe...-
-Grazie comunque...-
rispose lei,
avvicinando le labbra alla fatina, sfiorandola con un bacio.
-Prima che tu dorma...- le
chiese
Lagharta curioso, vedendole sulle labbra uno strano sorriso
-Qual'è
la cosa bella che ti ha fatto vedere Vahael...?-
Mahel ci pensò
un attimo, fece un
profondo respiro e chiuse gli occhi, rispondendo mentre il sonno la
portava di nuovo via in un dolce oblio -...ho sognato il mio
papà...-
Lagharta rimase al suo
fianco per
minuti interminabili, prima di collegare ciò che aveva detto
Mahel.
Guardò Saluss rendergli uno sguardo triste,
perché entrambi
sapevano che Mahel non aveva più un padre...
Quando fu sicuro che lei
fosse
addormentata, mandò Saluss nell'essenza con la promessa di
svegliarla se fosse successo qualcosa, e rimase immobile, Mahel
stretta alle sue braccia, gli occhi verso il cielo.
Mentre nessuno guardava,
nel silenzio
della notte, avvicinò Mahel a sé e la strinse
forte, come mai
l'aveva stretta, chiedendole scusa per averle fatto vedere la morte.
E si scusò a
modo suo piangendo per
lei, seppur solo poche lacrime, per aver quasi lasciato che morisse,
negandole la possibilità di incontrarsi con suo padre
davvero,
nell'aldilà del suo mondo.
Promise a sé
stesso e a suo padre,
guardando verso le stelle, che mai più avrebbe permesso che
qualcuno
facesse del male a Mahel, anche a costo della sua vita.
L'avrebbe protetta fino
all'ultimo.
Si rese conto,
nell'immensità dei
piani di Vie, che la sua vita le apparteneva. E lui l'avrebbe, senza
ombra di dubbio, data volentieri per lei.
***
Eccomi qua. In ritardissimo, perché ho avuto la bella idea
di fare le ferie, poi ammalarmi, scrivere metà capitolo,
andare in "depressione" per una tendinite cattiva e poi tornare
fregandomene perché tanto ho dieci dita e una meno non mi
cambia la vita.
Il prossimo lo scriverò al più presto,
perché ho proprio la voglia di scrivere il resto...sono
troppo emozionata!!! E spaventata. E felice. E triste.
Insomma, come una mamma...però ormai siamo in ballo e
vogliamo ballare. Però vi dò un piccolo SPOILER:
molto probabilmente "Lagharta" uscirà come e-book. Sto
ancora studiando i dettagli, ma almeno in quel formato lo
pubblicherò...un piccolo sogno che si avvera ^.^
Ne approfitto anche e sempre per ringraziare tutti i lettori,
recensori, guardatori che hanno apprezzato e amato Lagharta fino ad
ora...e che prospettano di farlo in futuro. Siete meravigliosi, ed io
vi adoro dal primo all'ultimo.
Come sempre, vi abbraccio tutti, dal primo all'ultimo!!!
Con
amore e devozione
Selenite
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