Toc-toc
“Ehi,
Brennan!”
Angela
fece capolino sulla soglia dell’ufficio della sua amica antropologa.
Temperance sollevò il capo
e ricambiò il saluto.
“Andiamo
a pranzo? Il Royal Diner ci
aspetta.” propose l’artista.
“Pranzo?”
si accigliò l’altra “Non è un po’ presto?”
“Non
so tu in che fuso orario ti trovi, ma nel mio sono quasi le 13-30.”
Bones controllò il
proprio orologio e si meravigliò; si passò una mano sugli occhi, dicendo: “Hai
ragione, non me ne ero assolutamente accorta.”
“Non
è la prima volta che perdi la cognizione del tempo, quando lavori. Allora,
andiamo?”
Temperance gettò
un’occhiata ai fascicoli e alle lastre che stava esaminando: le dispiaceva
interrompersi e lasciare il lavoro a metà, ma ormai la sua concentrazione era
già stata spezzata e lei poteva distrarsi un’oretta, prima di riprendere nel
pomeriggio le osservazioni.
L’antropologa
si alzò in piedi, si tolse il camice, indossò il suo cappotto leggero, prese la
borsetta e raggiunse l’amica, con cui si avviò verso l’uscita.
“Hodgins non viene a pranzo?” chiese la Brennan.
“No;
si accontenterà di un panino. Cam lo ha obbligato a
ripulire il suo laboratorio, dopo che il suo ultimo esperimento ha sparpagliato
materia organica e non su pavimento, pareti, soffitto, macchinari e qualsiasi
altra cosa ti venga in mente. Volevo un marito e, invece, mi sono ritrovata con
due bambini. Beh, in fondo lo sapevo anche prima di sposarmi. Piuttosto, tu e Booth come ve la cavate coi vostri due bambini?”
“Non
capisco. Parker è da sua madre, noi ora abbiamo solo Christine, quindi avresti
dovuto chiedermi come sta la nostra bambina e basta.”
“Mi
riferivo a Sweets.”
“Il
dottor Sweets non è un bambino.” replicò Temperance seriamente, poi capì ed esclamò: “Oh! Ho capito!
Hai ironizzato sul fatto che Sweets è il più giovane
tra noi!”
“Brava,
Brennan, stai diventando più svelta a riconoscere le
battute.”
“Ho
letto alcuni libri sull’umorismo e su quali siano le modalità più comuni per
esprimerlo.”
“Allora,
com’è vivere con anche Sweets.”
“Un
estraneo che entra in un gruppo famigliare è antropologicamente …”
“No,
no. Niente studi generici, voglio sapere della tua diretta esperienza.”
“Oh,
beh, sta funzionando … A Booth è servito un po’ di
tempo per accettare il fatto che Sweets utilizzi la
nostra stessa vasca da bagno, ma a parte questo va tutto bene. Anzi, devo
ammettere che essere in tre è molto comodo; dato che il lavoro che facciamo non
ha orari regolari, essere in tre ci permette di alternarci meglio nelle
faccende domestiche e quindi c’è sempre qualcuno che si occupi di Christine o
che prepari da mangiare. A proposito, Sweets fa dei
muffin squisitissimi!”
“Davvero?
Allora me ne devi portare uno, la prossima volta.”
Temperance prese il
cellulare e iniziò a digitare qualcosa.
“Chiami
qualcuno?” chiese Angela, stupita: solitamente l’amica si limitava a rispondere
al telefono, quando era in compagnia di altri.
“No,
mi faccio un appunto su muffin, così non mi scordo. Sai, la mia memoria è
principalmente fotografica: ricordo esattamente qualsiasi cosa, anche dopo un
solo rapido sguardo … ma non sono altrettanto sicura di memorizzare ciò che
sento, inoltre ho molti pensieri, ultimamente.”
“Ti
capisco! Comunque, sono felice che in casa sia tutto a posto. Sweets si è ripreso dalla rottura con Daysi?
Anche se è stato lui a lasciare lei, so che ha sofferto molto; insomma, non è
stata una questione di smettere di amare o qualcosa del genere, ma solamente di
tempistiche: lui non si sentiva ancora pronto per qualcosa di definitivo … Ad
ogni modo, come sta?”
“Non
lo so, non parliamo di queste cose e non vedo perché dovremmo.”
“Brennan, lasciatelo dire, sei un caso disperato.”
“No,
non mi sembra. Ho un lavoro che mi soddisfa, sto con l’uomo che amo, ho una figlia,
i miei libri hanno successo e ho un conto in banca che straripa. Perché dovrei
essere un caso disperato?”
Angela
levò gli occhi al cielo, scosse il capo e si limitò a chiudere la questione con
un sospiro seguito da un “Lascia perdere!”
Intanto
le due amiche erano arrivate al locale, entrarono e si guardarono attorno per
scegliere dove mettersi a sedere. L’artista, allora, notò la presenza di un
loro collega, quindi diede una gomitata all’altra e le bisbigliò: “Guarda, c’è
Clark!”
“Lo
vedo. Cosa c’è di strano? Pranza qui come molti dipendenti del Jeffersonian.”
“Sì,
ma è in compagnia di una ragazza che, di certo, non è la sua fidanzata! Vieni, Brennan, dobbiamo indagare e scoprire chi sia.”
“Non
credo che dovremmo interessarci della faccenda. Il dottor Edison ha il pregio
di essere un antropologo molto riservato che sa scindere il lavoro dalla vita
personale, non credo che gradirebbe una nostra intrusione.”
Parole
al vento. Angela si stava già dirigendo al tavolo del collega e Bones non poté far altro che seguirla.
“Ciao,
Clark!”
“Angela.
Dottoressa Brennan.” ricambiò il saluto l’uomo.
“Dottor
Edison.”
“Allora,
come stai? So che la mostra sui sapiens e i neandertaliani ha riscosso grande
successo.”
“Enorme!”
confermò Clark, sorridendo con orgoglio.
“Il
merito è soprattutto dell’uomo neandertal che si è
unito con una donna sapiens milioni di anni fa e al signor Sutton
che ha ritrovato i resti.”
L’uomo
rispose ha denti stretti: “Grazie della puntualizzazione, dottoressa Brennan.”
“Prego,
era doverosa.”
“Il
successo, però, è dovuto anche all’allestimento della mostra, gli articoli
pubblicati al riguardo, la didattica preparata per illustrare il tutto ai
visitatori e molto altro …” specificò Clark “La scoperta, da sola, per quanto
straordinaria e, comunque, dovuta anche a me, non sarebbe stata sufficiente a
far guadagnare al Jeffersonia tutte quelle centinaia
di migliaia di dollari che ha ottenuto con la mostra. Sono arrivate anche
numerose donazioni.”
“Wow!
Congratulazioni!” si entusiasmò Angela “I guadagni saranno ripartiti tra i vari
dipartimenti?”
“Non
so esattamente, ma la maggior parte resteranno ad archeologia.”
“Non
è giusto.” replicò Bones “Il laboratorio avrebbe
bisogno di qualche apparecchiatura in più e noi svolgiamo un lavoro socialmente
più utile che quello degli archeologi. Insomma, io rispetto moltissimo la
storia e le memorie del passato tuttavia noi collaboriamo con l’FBI, aiutiamo a
mettere i cattivi in prigione.”
“Capisco,
ma il Jeffersonian è prima di tutto un museo.” le
ricordò l’uomo “Buona parte dei fondi, si è già deciso, finanzieranno
l’apertura di un’ala dedicata all’India.”
“L’India?!”
ripeté Angela, perplessa.
“Esatto.”
intervenne la ragazza seduta al tavolo con Clark, che non si era ancora
presentata “Il Jeffersonian ha nei propri magazzini
una collezione di manufatti indiani davvero notevole, ma fino ad ora non ha
avuto la possibilità di allestire una buona e degna sezione.”
“Bello!”
esclamò ancora Angela “Non vedo l’ora che sia pronta per poterla visitare.”
Temperance, invece, guardò
la sconosciuta e le chiese: “Lei chi sarebbe?”
“Dottoressa
Eunice Norkfol; ho un
dottorato in archeologia, un master in filosofia e uno in religioni. Sarò la
curatrice della nuova sezione indiana.”
“Complimenti,
sembri piuttosto giovane!” osservò Angela.
“Ho
già ventisei anni, a dire il vero.”
“Io
ho conseguito il mio terzo dottorato a venticinque.” disse Temperance
“Poi ho iniziato a lavorare al Jeffersonian. Lei,
dottoressa Norkfol, come ha ottenuto il posto di
curatrice? Era già stata tirocinante qua?”
“No,
ho vinto un concorso.”
Angela,
come al solito, si sentiva in imbarazzo ad essere l’unica a non avere nemmeno
una laurea lì in mezzo, bensì un semplice diploma dell’accademia d’arte, un po’
scherzosa disse: “Anche Hodgins aveva ventisei,
ventisette anni, quando ha ottenuto il terzo dottorato e ha cominciato a
lavorare al Jeffersonian. Mentre Cam
è stata il più giovane capo patologo. È avvilente lavorare con voi.”
L’uomo
replicò: “Hai creato l’angelatron e il tuo talento è
straordinario. Ci sono cose che non si possono imparare, ma sono innate.”
“Oh,
grazie Clark!” Angela si era stupita del complimento, ma la rinfrancava
parecchio.
Temperance stava per
ribattere qualcosa che avrebbe demolito l’affermazione del dottor Edison, ma fu
più rapida a prendere la parola Eunice che chiese: “Prima
ha nominato il dottor Hodgins, si riferiva a Jack Hodigns?”
“Sì,
è mio marito.” spiegò Angela, un poco stupita “Lo conosci?”
“Anni
fa; era un amico di mio fratello, Euthymio. Gli porti
i miei saluti, per favore.”
Quel
nome era noto anche a Bones che chiese conferma dei
suoi sospetti: “Quindi tu saresti la sorella minore di Euthymio
Norkfol, il direttore del museo Peabody?”
“Sì.”
“Accidenti!”
esclamò Clark “È il museo archeologico ed antropologico che appartiene all’università
di Hardvar! La materia ce l’avete nel sangue.”
“È
difficile che la competenza in una disciplina di tipo intellettuale sia
geneticamente trasmissibile, dovrebbe saperlo, dottor Edison.” osservò la Brennan “I medesimi interessi possono essere trasmessi ai
propri figli tramite l’educazione e l’ambiente in cui li si fa crescere. Non mi
stupiscono i risultati della Dottoressa Norkfol e i
suoi interessi, se si considerano le sue parentele: sua madre è la dottoressa Irene
Oldenburg.”
Clark
per poco non si strozzò col sorso di vino che stava bevendo, poi incredulo ed
entusiasta domandò: “La leggenda dell’archeologia classica? Quella dottoressa
Irene Oldenburg?”
“Sì.”
confermò la ragazza, distogliendo lo sguardo e piuttosto imbarazzata.
“Perché
non me lo ha detto?”
“Non
era importante … anzi preferisco che non si sappia, vorrei che la gente mi valutasse
per quello che so e che faccio io, non per i miei parenti.”
“Scusate”
intervenne Angela “Potreste spiegare anche a me?”
Temperance l’accontentò
subito: “La dottoressa Oldenburg è una delle massime
autorità in ambito di archeologia greca e romana, ha condotto scavi molto importanti,
le sue scoperte hanno chiarito molti punti oscuri della storia antica e ha
scritto numerosi saggi utilizzati nelle università di tutto il mondo; inoltre è
promotrice dell’archeologia sperimentale. Certo ha ottenuto questo successo
perché aveva finanziamenti adeguati: suo fratello era il re di Grecia e,
quindi, le aveva concesso tutto l’aiuto economico necessario, fino al momento
della sua deposizione nel ’74. La dottoressa, allora, si trasferì in India ed
ebbe occasione di conoscere l’imprenditore Arthur Norkfol,
recatosi da quelle parti per affari, si sposarono presto e lei venne a vivere
qui in America, dove il marito ha continuato a finanziare le sue ricerche. La dottoressa
Oledenburg ha notevoli capacità, ma senza il denaro
non avrebbe potuto fare tutto quello che ha fatto.”
“Il
padre è dunque un ricco imprenditore?” constatò Angela “Ecco perché conosci Hodgins. Tu Clark non sapevi nulla di tutto ciò?”
L’uomo
sospirò e rispose: “La dottoressa Norkfol mi è stata
presentata stamattina e sono stato incaricato di mostrarle la sezione di
archeologia del Jeffersonian e spiegarle il nostro
sistema di lavoro. È quello che ho fatto, come sapete non amo immischiarmi
nelle faccende private altrui.”
Temperance decise di
concludere la conversazione: “È stato un piacer conoscerla, dottoressa Norkfol. Non so se tra i reperti indiani il Jeffersonian abbia anche degli scheletri, nel caso può
chiedere il mio aiuto in qualsiasi momento.”
“Ehi,
sono io l’antropologo della sezione archeologica!” ribadì Clark “È a me che si
deve rivolgere.”
Si
salutarono velocemente, poi Angela e Bones andarono a
sedersi ad un tavolo e consultarono il menù, anche se ormai, dopo tanti anni,
lo conoscevano a memoria. Ordinarono due insalatone
miste e si misero a chiacchierare.
Mentre
le due amiche discorrevano, entrò nel locale l’agente Booth
che a passo veloce le raggiunse e senza preamboli disse: “Bones,
hanno trovato due corpi in un vecchio cinema abbandonato …”
Suonò
il cellulare, l’agente rispose: “Booth … Cosa? D’accordo.
Sono con la dottoressa Brennan, arriviamo.” chiuse la
chiamata e riprese “I corpi sono appena diventati quattro. Andiamo, mi sa che ci
sarà un bel po’ di lavoro per entrambi.”
Temperance si alzò in
piedi, lasciando il piatto non del tutto vuoto e chiese: “Gli altri sono già
sul posto?”
“La
squadra si sta concentrando lì, sì. Un serial killer?”
“Non
ho le prove per affermarlo con certezza, prima devo esaminare i resti.”
Booth ribatté
energicamente: “Diversi corpi in un solo luogo, cos’è? SI è sparsa la voce tra
assassini che era un buon posto per occultare cadaveri?”
“Non
è da escludere per il momento.”
Booth alzò gli occhi al cielo, l’antropologa non ci
fece caso, lo superò e andò verso l’uscita.
Angela,
facendo cenno con la mano li salutò: “Vi aspetto in laboratorio!”