Di invenzioni bislacche, calzini e fratelli strani di Piperilla (/viewuser.php?uid=167897)
Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Per quanto strano sembrasse, Carlotta e Daniele erano migliori amici.
Confusionaria lei, preciso al limite
dell’ossessivo-compulsivo lui; vivace, eccentrica, impulsiva
Carlotta quanto prudente, riflessivo e ordinario Daniele. Il loro era
un rapporto disfunzionale: senza essersi mai abituati a essere
diametralmente opposti, uno cercava di cambiare l’altro e
viceversa – peraltro senza risultati – ormai da
tempo.
Finiti ad abitare a un pianerottolo di distanza
durante il primo anno di università, erano rimasti legati
anche dopo la laurea; si erano trasferiti in due case un po’
più lontane e le visite reciproche, lavoro permettendo,
erano quasi all’ordine del giorno.
Quel sabato in particolare, uno dei primi giorni
di vera estate dell’anno, Carlotta stava facendo le pulizie
nell’appartamento in cui viveva con suo fratello con la
musica a tutto volume e cantando a squarciagola: c’era tanto
caos che ci vollero parecchi minuti – per la precisione, ci
fu bisogno di arrivare all’intervallo tra una canzone e
l’altra – perché si rendesse conto che
il campanello suonava senza interruzione.
La faccia aggrondata del suo migliore amico
l’accolse dall’altro lato del battente.
«Alla buon’ora!»
disse brusco Daniele, spostandola ed entrando come fosse stato a casa
propria.
«Stavo cantando» rispose in
tono innocente Carlotta chiudendo la porta e seguendolo, senza dare il
minimo segno di preoccupazione al tono dell’amico: era
abituata ai suoi piccoli malumori.
«Non ci crederai ma me n’ero
accorto. Anzi, direi che se n’è accorto
l’intero palazzo!» rispose sarcastico lui.
«Avanti Dani, smettila di brontolare o
invece del caffè dovrò prepararti una
camomilla!» lo prese in giro la donna spingendolo in cucina.
Una volta lì, Daniele fissò il tavolo storcendo
il naso.
«Questo posto è un
porcile!» esalò incredulo: ormai credeva di essere
abituato alla trascuratezza di Carlotta, e invece ogni volta ne restava
sconvolto.
Carlotta osservò con aria critica il
tavolo coperto di ogni genere di residuo alimentare.
«Hai ragione. Torno subito!».
Schizzò fuori dalla stanza sotto lo sguardo confuso di
Daniele per tornare meno di un minuto dopo, brandendo con entusiasmo
due oggetti non identificabili.
«Che roba è?»
chiese guardingo Daniele.
Sorridendo compiaciuta, Carlotta si
infilò i due lunghi cilindri agli avambracci. «Una
mia invenzione: bracciali assorbi-briciole!»
dichiarò, picchiettando le braccia sul piano del tavolo:
briciole di pane e biscotti, pezzetti di verdure e
quant’altro rimasero attaccati alla carta adesiva con cui
aveva rivestito i due cilindri di cartone che chiamava
“bracciali”.
«Ma non assorbono niente»
contestò l’uomo. «Al
massimo…». S’interruppe, indeciso.
«Appicciano? Acchiappano?»
«Fa nulla» replicò
Carlotta.
«Non puoi chiamare un bracciale
“assorbi-briciole” se non assorbe un bel
niente!» protestò Daniele.
«Sì, ma le tue proposte fanno
schifo» rispose la donna. «”Bracciale
appiccica-briciole” e “bracciale
acchiappa-briciole” suonano male. “Bracciale
assorbi-briciole” invece suona benissimo!»
«Ma…»
insisté lui.
Carlotta incrociò le braccia al petto,
incollandosele alla maglietta. «Secondo il tuo ragionamento,
il nome di ogni cosa dovrebbe esprimere alla lettera ciò che
è. Quindi, sempre secondo il tuo ragionamento, dovresti
muovere contestazioni a molte aziende: per esempio a quelle che
chiamano un loro detergente “mangia-polvere” quando
è ovvio che non mangino
nulla, almeno non letteralmente. E poi…»
«Va bene, va bene». Daniele
alzò le mani in segno di resa, poi scosse la testa.
«Perché non puoi usare strofinacci, spugne e
sapone come tutte le persone normali?» le chiese.
«Perché non è
divertente!» rispose lei con candore, strappandogli un
sorriso.
«Dovresti comunque cercare di tenere la
casa un po’ più in ordine»
cominciò severo l’uomo: era l’inizio
standard di tutte le sue prediche all’amica sulle sue pessime
abilità domestiche.
Carlotta fece ondeggiare la testa da un lato
all’altro con aria di sopportazione: aveva sentito quella
tiritera centinaia di volte e, come la prima, non sortiva su di lei
nessun effetto…se non quella di divertirla oltre misura:
Daniele cercava in tutti i modi di renderla simile a lui solo
perché sapeva bene che non ci sarebbe mai riuscito e che, se
Carlotta fosse stata diversa da quella che era, non sarebbero stati
amici. E lei, d’altro canto, faceva esattamente lo stesso:
era il loro modo di dimostrarsi affetto.
«Insomma, come farai con gli
uomini?» proseguì Daniele.
«Sto bene da sola, grazie»
rispose allegra Carlotta. Lui la ignorò.
«No perché visto come ti
occupi – o meglio, non
ti occupi – della casa, faresti scappare anche la tua anima
gemella!» proseguì Daniele, fingendo di non averla
sentita.
«Vorrà dire che
sposerò il proprietario di una ditta di pulizie»
ridacchiò lei, strappando l’ennesima risata
all’amico che tentò prontamente di soffocarla.
Rivolse un altro sguardo di disapprovazione alla stanza.
«Non capirò mai come fai a
vivere in mezzo al caos» dichiarò, indicando il
disordine che li circondava con un ampio gesto della mano.
«Questa stanza è un disastro. Sei riuscita a
mettere tutto a soqquadro!». Sbuffò.
«Probabilmente l’interno della tua stessa testa
somiglia a un negozio dell’usato dopo
un’esplosione»
«Sei sempre un amore, Dani, dico
davvero» rispose sarcastica Carlotta.
«Carlotta, non è colpa mia se
sei disordinata in modo patologico» le fece notare Daniele.
«Disse l’uomo maniacalmente
ordinato» replicò lei. «E non fingere
che ti dispiaccia il mio essere disordinata e sì, anche
trascurata: o forse hai dimenticato come ci siamo
conosciuti?».
Senza alcun preavviso, Daniele scoppiò
a ridere tanto da restare senza fiato. «E come
dimenticarlo?» sghignazzò. «Stavo
uscendo a un’ora improbabile per andare in facoltà
e trovare posto a sedere per la lezione quando sul pianerottolo mi
scontro con una pazza in maglioncino, gonna, un calzettone nero a pois
bianchi e uno a strisce viola e gialle!». Rise di nuovo.
«Credo sia stata la tua passione per l’indossare
calzini spaiati che mi ha intrigato al punto da volerti conoscere
meglio».
Anche Carlotta rise. I due amici stavano ancora
riprendendo fiato quando un canto stonato invase l’aria e un
uomo completamente nudo si stagliò nel vano della porta.
«Ma che diavolo…?»
biascicò Daniele, ritraendosi con tanta foga da rischiare di
ribaltarsi all’indietro con tutta la sedia.
«Marcello, ma…ma…».
Marcello, il fratello di Carlotta, lo
guardò con estrema calma mentre andava al frigorifero e ci
frugava dentro alla ricerca di qualcosa da mangiare. «Anche a
me fa piacere vederti, Daniele. Come stai?»
«Io…io…»
balbettò l’altro, coprendosi il volto con le mani.
«Mi fa piacere. Anch’io sto
bene» continuò con nonchalance Marcello.
«Eddai, Daniele, prendi fiato»
intervenne blandamente Carlotta.
«Prendere…fiato?»
farfugliò lui. «Ma tuo
fratello…lui…lui…».
Marcello si mise a ridere. «Non capisco
come fate a essere amici, voi due» dichiarò,
rilevando le loro reazioni opposte alla sua comparsa. «Avete
un rapporto strano. Siete completamente diversi ma non riuscite a
staccarvi: si potrebbe dire che la vostra amicizia
sia…», esitò, accarezzandosi il mento,
«come una simbiosi. Stonata, eh, ma sempre una
simbiosi!» decise, chiudendo il frigorifero con un piatto in
mano. «Scusate ma ho da fare. Buon divertimento!».
Marcello sparì com’era
arrivato, lasciando sua sorella a sghignazzare e l’amico di
lei ancora a bocca aperta.
«Dani, chiudi la bocca o ci entreranno
le mosche» disse paziente Carlotta.
«Marcello…lui…lui…»
balbettò Daniele, sconvolto, «era…
era…»
«Nudo» concluse la donna per
lui. «Ha deciso di voler abbracciare la vita da nudista. E
comunque non c’è bisogno di scandalizzarsi tanto:
è tutta roba già vista!»
«Questo non significa che io voglia
vederla!» insorse lui.
«Certo che ti sconvolgi per un
nonnulla» replicò Carlotta. «E pensare
che hai esattamente le stesse cose, anatomicamente parlando!».
Daniele si strozzò con la propria
saliva e Carlotta gli batté una mano in mezzo alla schiena
alzando gli occhi al cielo.
«Ho capito, Daniele, ho capito:
camomilla in arrivo!». |
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3134715 |