Cap 28
Dopo aver pregato Adrian per più di un’ora di dirmi che destinazione aveva scelto, lasciai perdere.
-Almeno dimmi cosa devo mettere nella valigia. - gli dissi io.
-Te
lo dirò quando sarà il momento, e poi non ti devi
preoccupare per i vestiti, te li comprerò io se c’è
ne sarà bisogno. - disse lui versandosi qualcosa nel bicchiere.
Ero sul punto di andare nella mia stanza ma mi sfiorò un pensiero per la testa.
-Pensi che possono venire anche Lissa e Christian? - gli chiesi io.
-Certo!
Mi farebbe piacere. - rispose lui con un sorriso. -Aspetta, ti ho
comprato qualcosa. - disse lui porgendomi una scatoletta.
La presi e dentro c’era una collana… era molto bella.
-Ti piace? - chiese lui con uno sguardo da bambino.
-Si ma non posso accettarla. - dissi io porgendogli la scatoletta.
-Tienila, considerala come un regalo in anticipo per il tuo compleanno. - disse lui con voce delusa.
-Grazie per il regalo in anticipo di compleanno. - dissi io.
Lasciai la stanza dopo averlo salutato e
improvvisamente
sentì un forte bisogno di mangiare. Tirai dallo zaino il panino
che mi era rimasto e lo divorai, ma niente. Non lontano da lì
c’era l’ospedale della scuola; sentivo un profumo invitante
che subito identificai come l’odore del sangue, stranamente non
mi faceva venire la nausea come sempre ma mi rifiutai comunque di
andare in quel posto a bere sangue.
Mi
diressi verso la mia stanza ma sembrava che quel posto mi attirasse
sempre di più. Mi accasciai contro la porta mentre la voglia si
faceva sempre più forte, non volevo avere ancora un legame con
questo mondo di pazzi vampiri o come cavolo si fanno chiamare, bere
sangue questa volta avrebbe significato che non sarei
più riuscita a smettere e sarebbe diventato il mio unico pasto
o, ancora peggio, avrei potuto non fermarmi e trasformarmi in uno
strigoi…
Cercai
di fare respiri più rari sperando così di poter
concentrarmi e mandare via la mia improvvisa voglia di bere
sangue… solo pensare a quella cosa mi faceva venire i brividi,
ma allo stesso tempo bramavo così tanto quel liquido rosso che
alla fine cedetti.
-Merda!
Dai, non credo sarà così male dopo tutto… - dissi
io a me stessa mentre cambiavo strada e mi dirigevo verso
l’ospedale.
“Dovrei
fare in fretta. Dimitri potrebbe venire a farmi visita e darà di
matto se non ci sono a quest’ora.” pensai.
Entrai nell’edificio e non c’era anima viva.
“Penso di poter fare da sola.”
Mi diressi verso una delle mini stanze sperando che ci sia dentro ancora qualche donatore.
Non
feci nemmeno un passo che vengo interrotta da un rumore nella stanzetta
in fondo, per curiosità andai a vedere dato che la tenda non era
tirata. L’immagine che mi si presentò davanti era a dir
poco spaventosa: Damon che beveva con avidità da un donatore.
Terrorizzata
cercai di allontanarmi da quel posto ma la paura mi aveva bloccata e
ben presto, la mia paura si trasformò in stupore: Damon quindi
non era un dhampir, ma un moroi e questo significa che si sarebbe
trasformato presto in strigoi dato che aveva lasciato a terra morto il
povero uomo. Guardai l’uomo disteso sul pavimento, con gli occhi
spalancati a guardare verso il vuoto. Per quanto cercai di sentirmi
dispiaciuta per quel poveretto non riuscivo a provare altro che stupore
intrecciato con paura perchè da un momento all’altro Damon
si sarebbe trasformato in un orribile creatura.
Non
fu così, Damon si pulì la bocca con un fazzoletto e si
diresse verso la porta, feci un passo indietro per cominciare ad uscire
da lì ma feci cascare delle scatole di medicinali che era su una
specie di carello, mi aveva sicuramente sentita ma non feci in tempo di
scappare che mi ritrovai sbattuta contro il muro da Damon.
-Curiosa,
eh? - disse lui con una voce che mi fece attraversare il corpo da
brividi di paura. I suoi occhi erano rossi e intorno ad essi la pelle
si era… spaccata se si può dire così. Non riuscivo
a pensare a nessun modo per scappare. -Potrei farti fare la
stessa fine di quello là. - disse lui indicandomi l’uomo
disteso a terra senza vita. -Ma Liz mi sta simpatica e quindi ti
lascerò vivere la tua misera vita. - disse lui.
Lasciò
la presa ed io mi massaggiai il collo dolorante. Come avevo fatto a non
pensarci prima: i miei poteri! Cercai di bruciarlo ma in quel momento
ero troppo terrorizzata per fare qualcosa. E se Liz non sapeva di tutto
questo? Forse era in pericolo o sapeva benissimo chi erano i fratelli
Salvatore.
-Cosa sei tu? - dissi io riprendendo un po’ di forza.
-Un vampiro. - rispose lui.
-Non può essere, non puoi essere un moroi, ti saresti trasformato in strigoi per quello che ne so io. - dissi io.
-Non
sprecherò più il mio tempo con te. - e mi bloccò
di nuovo al muro e mi guardò direttamente negli occhi. -Ti
scorderai tutto quello che hai appena visto.
Lascio
la presa e non esitai dando fuoco al suo braccio come se fosse una
candela. Scappai a gambe levate mentre sentivo il suo grido in
lontananza.
Arrivai alla stanza di Liz e bussai con tutte le mie forze.
Liz aprì la porta ed io entrai subito dentro chiudendo la porta alle mie spalle.
-Ma che ti è successo? Sembri terrorizzata. - disse lei guardandomi sorpresa.
-Oh
si, questa è la parola giusta. Se in due secondi non mi dici che
minchiata hai combinato passerai i guai. - disse io furiosa.
-Di che stai parlando? - chiese lei ancora più stupita.
-Cominciamo con il fatto che il tuo amico Damon non è un dhampir e neanche un moroi! - dissi io.
-Tu… come lo sai? - disse lei sedendosi sul letto guardando intorno senza mai posare lo sguardo su qualcosa.
-Avevo
bisogno di uno spuntino notturno e sono andata alla sala dei donatori
dove ho visto il tuo amico bere tutto il sangue di un poveretto e poi
lo ha lasciato morire per terra! - dissi io furiosa. -Poi mi ha detto
di scordarmi tutti come se lo facessi… - dissi io sbuffando.
-Ti ha guardata negli occhi? - chiese lei.
-Si. Perché lo chiedi? - chiesi io.
-Niente, lascia perdere e faresti bene a scordarti tutto. - disse lei.
-Vuoi davvero tenermi fuori da questa faccenda? - chiesi io offesa.
-Neanche
io volevo essere coinvolta ma a quanto pare, il destino non ha solo
deciso di farmi avere una madre assassina ma altri guai a cui pensare.
- disse lei diventando improvvisamente seria. -Per favore, non lo dire
a nessuno. - mi chiese lei con uno sguardo ferito.
-Ormai
non sono più affari miei, a quanto pare non è più
un mio diritto preoccuparmi che la mia amica stia bene. Vedo che te la
cavi da sola. - dissi io facendo per uscire quando Damon entrò
nella stanza e mi sbatte contro il muro.
-Mi dispiace porre fine a questo bel collo ma te la sei cercata. - disse lui su tutte le furie.
-Damon, lasciala! - gridò Liz spaventata.
In
quel momento entrò Stefan nelle stanza e vedendo la scena,
tirò suo fratello fuori dalla stanza ed in un nano secondo
sparendo entrambi.
-Che
cosa gli hai fatto per farlo incavolare così. Il fatto che tu lo
abbia beccato a bere sangue non mi pare abbastanza. - chiese Liz.
-Il suo braccio è diventato una bella candela. - dissi io fiera di me.
-Stai
lontana da lui. - disse lei più seria che mai. -Siamo fortunate
se non uccide Stefan e poi verrà a cercare te.
-E di Elena che mi dici? - chiesi io.
-Sei peggio dell’FBI! - disse lei con un mezzo sorriso.
-E Katherine? - chiesi io ancora.
-Mi sono promessa di tenerti fuori da questa cosa se mai ne saresti venuta a conoscenza. - disse lei.
-Io non ho più parole. - dissi io lasciando la stanza.
Andai
in fretta e furia verso la mia stanza e una volta arrivata buttai lo
zaino chissà dove ed entrai nella doccia. Ero talmente nervosa e
arrabbiata con Liz che non mi accorsi che l’acqua era troppo
bollente.
-Direi che ora sono pulita. - dissi io tra me e me.
Mi
misi sotto le coperte ma ero troppo agitata e arrabbiata con Liz:
arrabbiata perchè non mi aveva detto niente, perchè non
si è degnata di cercarmi per più di due volte, per avermi
completamente lasciata fuori dalla sua vita.
Pensai
che ero rimasta troppo a lungo senza Dimitri così decisi di fare
un piccolo viaggio fino alla sua stanza, avevo proprio bisogno di una
distrazione.
Cercai di aprire lentamente la porta e per mia fortuna era aperta.
Trovai Dimitri con accesa la lampadina mentre leggeva e con le cuffie, penso stava ascoltando musica.
Feci solo un passo ma lui alzò lo sguardo e disse:
-Pensavo già dormissi. - disse Dimitri e si levò le cuffie, posando il libro sul comodino.
Si avvicinò a me e con una dolce carezza mi spostò un capello che mi stava solleticando la fronte.
-Vieni, ti devo far vedere una cosa. - disse lui con un leggero sorriso, prendendomi la mano e invitandomi a seguirlo.
Da
una busta tirò fuori quella che sembrava una foto incorniciata
ma quando la guardai meglio vidi che era il disegno che gli avevo
regalato per Natale.
-Che te ne pare? - chiese lui sorridendo.
-Mi piace. - risposi io girandomi verso di lui con un sorriso e posando la foto.
-Posso rimanere da te? - chiesi io a lui.
-Certo. - disse lui.
S’infilò
prima lui sotto le coperte dopo di che gli feci pure io compagnia,
sprofondando nel suo caldo e amorevole abbraccio.
Fui
pervasa da un’enorme sollievo mentre sentivo il suo profumo ed il
suo respiro che mi avvolgevano in una beatitudine raramente provata.
Restammo
a parlare fino a tardi e più volte mi domandava cosa c’era
che non andava ma io gli rispondevo sempre nello stesso modo: la
scuola, Lissa e altre cose a cui speravo credesse.
Quella notte sognai di nuovo mia madre.
-Mamma! - dissi correndole in contro.
-Stai attenta piccola mia. - disse lei per poi svegliarmi con il sole che penetrava attraverso le finestre.
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