Titolo:
Put
together the broken pieces of our lives
Fandom: Forever
Personaggi: Henry, Jo, Abe
Words: 611
Genere: Romantico, introspettivo
Rating: Giallo
Note: Scritta per il drabble event
del 23 Maggio 2015 con il prompt: "Forever, Henry/Jo, "è una
storia lunga" Alias, una cosa qualsiasi post finale."
PUT
TOGETHER
THE BROKEN PIECES OF OUR LIVES
Parla troppo veloce e
non si ferma. Se dovesse prendersi anche solo un attimo per pensare
perderebbe ogni singola goccia del coraggio che ha racimolato.
Sempre se di coraggio si può parlare.
Il fatto è che Henry è terrorizzato, non riesce a
stare fermo, balbetta e cammina avanti e indietro per la stanza, mentre
Abe lo guarda un tantino preoccupato.
Anche se in quel momento, magari, un attacco di cuore sarebbe molto
più esplicativo delle sue parole.
Jo non ha ancora detto nulla.
Ascolta in silenzio con uno sguardo vuoto negli occhi, come se si fosse
appena persa nelle parole dell'altro e stesse cercando un modo per
metterle in ordine così da dare loro un senso compiuto.
Alla fine è Abe ad interrompere il monologo del padre,
perchè "È una lunga storia" non è solo
un modo di dire.
«In poche parole: Henry è immortale.»
Lo dice con una naturalezza che per un momento Jo gli crede senza
indugio.
Solo per un momento.
Si alza dal divano perchè non riesce più a stare
ferma; apre la bocca e poi serra le labbra, incapace di produrre anche
il più piccolo dei suoni possibili.
Henry un po' se lo aspettava, ma fa ancora male.
«Jo...»
«No, no, sta zitto!»
Gli punta un dito contro e lo guarda con occhi feriti: vorrebbe
credergli, vorrebbe fidarsi, ma la parte razionale di lei le urla di
non farlo e l'assurdità di tutto è
così assordante che vuole solo scappare.
Non lo fa, non sa cosa fare.
Restano così, immobili e pronti a sgretolarsi come le crepe
della loro fiducia.
«Chi vuole del the?»
È una domanda innocua che li prende alla sprovvista, ma Abe
guarda il padre negli occhi ed Henry capisce che gli sta chiedendo il
permesso di fare ciò che è necessario.
Accetta perchè non c'è altro modo.
Quando Abe è scomparso in cucina, Henry convince Jo a
sedersi di nuovo sul divano e questa volta si siede accanto a lei. Non
la tocca per non spaventarla, ma c'è una speranza che
aleggia lì nel silenzio: Jo avrebbe potuto dargli del pazzo
e aveva abbastanza prove a suo carico per farlo internare in un
manicomio.
Non l'ha fatto, però.
Lei è ancora lì e lui è pronta a
romperla per avere la sola possibilità di rimettere insieme
i pezzi della loro vita.
Quando Abe porta loro il the, Henry beve in fretta e senza indugio. Jo
la sua tazza non l'ha nemmeno toccata quando le prende il volto tra le
mani e le bacia la fronte con una dolcezza e una ferocia inaspettata.
«Perdonami, non avrei mai voluto sottoporti a una cosa
simile.»
«Henry, cosa stai...»
Le alza il viso e la costringe a guardalo negli occhi: ha bisogno che
lei gli creda. Si trova su un filo sottile e Jo è l'unica
che può impedirgli di cadere.
«È l'unico modo.»
Il veleno inizia a fare effetto.
È un po' come addormentarsi, indolore, come solo suo figlio
avrebbe potuto scegliere.
La sua testa si sente pesante e ora è Jo a reggergli il
viso, chiamandolo per nome e cercando disperatamente di tenerlo
sveglio. Lo schiaffeggia e lo insulta e gli occhi diventano lucidi di
paura e perdita.
Henry poggia la fronte sulla sua spalla e chiude gli occhi di fronte
alla morte.
«Tornerò. È una promessa.»
Jo che urla il suo nome è l'ultima cosa che sente
***
Sta tremando, il vento gelido che gli percuote le ossa. È
seduto in riva al fiume e aspetta. Aspetta fino a quando una coperta
non si posa sulle sue spalle.
Jo lo racchiude nelle sue braccia.
«Ti credo.»
Ed Henry torna a vivere ancora una volta.
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