Avatar Yuko

di nataha_udt
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La pioggia batteva freneticamente sul vetro della finestra e il celo era grigio come il ferro. Yuko era abituata astare sul davanzale della sua finestra a guardare la gente che passava felice e stanca. Yuko non era né felice né stanca. L'orfanortofio non aveva mai permesso a nessuno di allenarsi con i propri poteri, e forse era meglio cosí: Yuko aveva imparato a tener nascoste le sue capacità a un prezzo ben alto. Le strade erano deserte e grigie ma Yuko non aveva altro da fare che stare sulla sua sedia e guardare il celo. Qualcuno bussò alla porta. Strano, pensò, non era l'ora di cena. Una voce maschile risuonò da dietro la porta: Possibile che nessuno sa pronunciare bene il mio cognome? Y: Y: La porta si aprí e dall'ombra del corridoio emerse un ragazzo poco piú grande di lei ma abbastanza forte da sollevarla. Y: Yuko sentí il terrore passare nelle vene fino ad arrivare alla punta delle dita, come faceva a saperlo? Non lo aveva detto a nessuno, nessuno. Y: Yuko agitò le mani sotto di lei formando una piccola turbina d'aria che le diede maggior spinta per scavalcare la persona che aveva difronte e atterrò con grazia accanto la porta. Corse giú per le scale buie esentí dei passi pesanti, piú veloci di lei. Si fermò e girò sui tacchi, diede un pugno all'aria come per colpirlo ma dalle dita si crearono lingue di fuoco che il ragazzo con agilità evitò e si trovo pochi centimetri da Yuko. "Scale di ferro" pensò quasi come se fosse un lampo. Fece una crepa tra di lei e lui e arrotolò le scale dietro intorno a lui guadagnando qualche secondo prima che il tizio uscí dal rotolo. Yuko scappò fuori sotto la pioggia: acqua, era nel suo elemento preferito anche se la sua città natale era Baokung, una città dell' Impero della Terra. Spalancò il cancello e corse per le vie sempre seguita da quel ragazzo. Inciampò e era tutta nel fango, il ragazzo fu presto vicino a lei ma Yuko gli buttò del fango il faccia. Yuko si fermò a 3 metri da lui che si toglieva il fango di dosso. Fidarsi o no? Y: O: Yuko ci pensò un attimo:




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