Sospeso a centinaia di migliaia
di metri da terra, vedo il Tempo muoversi, cambiare, creare nuovi spazi
e
sacrificarne altri. È caotico, ma credo che solo a me appaia cosi. Vedo
Aden,
alla mia sinistra, sospesa ma padrona della situazione. Legge il mondo
sottostante.
Si accorge che la sto osservando, si volta e mi guarda. Una lacrima
solitaria
sembra scenderle dalla guancia, ma come è comparsa, sparisce, e il suo
viso
torna ironico e sensuale.
“Ti piace la vista?” mi chiede, come se volesse
offrirmi da bere.
“...è il Tempo, vero?”
Mi guarda ammirata “Hai un buon
intuito.. No, non è il Tempo, ma quasi. Questo
posto è la vostra percezione. Si volta ad osservare la mia bocca guardarla,
spalancata. Poi si mette a ridere. “Voi
non vedete tutto allo stesso modo, ogni essere umano ha un modo unico e
personale di vedere il mondo. Vedi come cambia il labirinto?Ogni volta
che un
essere umano nasce, il labirinto crea un nuovo spazio, per ospitare il
suo modo
di vedere la realtà. Puoi interagire con altri esseri umani in un altro
livello
dimensionale, ma nessuno potrà vedere il mondo esattamente uguale a te.
Sei
solo, siete soli..”
La
guardo. Prova pena per noi, ed è come se provasse pena per se stessa.
“È molto triste..” le dico. Ma l’emozione non c’è già più.
“Lo è per voi, a me non importa.” mi
dice ridendo. Intanto, inizio ad abbassarmi
di quota. “Addio, mio caro Marco..” mi saluta Aden sorridente, prima
di sparire e lasciarsi dietro l’eco di quella sua terribile risata.
E inizio a cadere.
Mi aspettavo una caduta controllata, come la era stata la ascesa, ma
dopo i
primi secondi, capisco che non c’è più Aden a manovrare lo spazio. Cado
a
velocità inumana. Percorro centinaia di kilomentri in pochi secondi, ma
è come
se restassi fermo. Vedo intorno a me lo spazio che sfreccia, ma non
devo lottare
contro l’attrito dell’aria ne faccio fatica a respirare.
Ma non dura molto. Sono vicino ai rettangoli di vetro ora e inizio a
sentire
l’aria che mi taglia le guance. Sento tutta l’atmosfera sbattere contro
di me,
come un getto d’acqua di straordinaria potenza, che mi comprime il
petto e mi
sfonda il cranio. Non posso nemmeno urlare. L’aria entra
prepotentemente nei
polmoni ma non sa come uscirne. Sto per morire soffocato. Guardo sotto di me: se non
morirò soffocato,
morirò per lo schianto. Ormai sono vicinissimo al terreno, l’adrenalina
rimbomba nelle tempie. Un secondo prima dello schianto, il mio corpo
cede.
Svengo.
“Sveglia, ehi!Dai, su, non fare
questi scherzi, sveglia!!Tanto lo so che sei ancora vivo, suu!”
POP!
“Ecco,
la vuoi una brioche alla nutella?Annusa, senti che buona.. “
POP!
“Magari
preferisci un cappuccino, è ancora caldo, se ti svegli..”
Mi risveglio tossendo e sbatto la testa contro una tazza di caffelatte,
che mi
finisce addosso e mi scotta terribilmente.
“Aaaahh!Bruciabruciabruciabruciaaaa!”
Vedo una ragazza bionda della mia età mortificarsi e saltellare di qua
e di là
dispiaciuta.
“Oddio mi dispiace, tantissimo!Io volevo solo.. certo che anche tu con
quella
testaccia.. non potevi solo aprire gli occhi??.. oooh, come faccio
adesso, cosa
mi invento.. “
Io intanto mi sono già calmato e la osservo correre di qua e di là in
quel
posto così... Mi devo strofinare gli occhi, non credo a ciò che vedo.
Siamo in mezzo al nulla. Tutto intorno a noi è bianco, un bianco
abbacinante e
irreale.
Anche la ragazza è vestita completamente di bianco, il che rende
visibili solo
i suoi piedi (scarpe da ginnastica di un bianco differente dalle
pareti), le
sue mani e la testa, dai capelli biondi. Non sembra fare caso al posto
in cui
siamo, e si comporta come se stesse cercando qualcosa dentro a scaffali
immaginari. Si volta verso di me. “Sono davvero una stupida!” mi dice,
poi
sbatte le ciglia.
POP!
I
miei vestiti sono passati dall’essere cosparsi di cappuccino,
all’essere
morbidi e asciutti.
La guardo spaesato, e lei guarda me.
“Beh, hai intenzione di alzarti da quel letto, o preferisci che ti
porti la
colazione li?Stavolta il cappuccino non te lo rovescio addosso,
promesso..”
ridacchia.
Letto?Sotto di me solo bianco.
“Ho capito” mi dice “sei ancora sotto shock. Aspettami qui.”
Rimango fermo nella stessa posizione, osservandomi attorno. Faccio
fatica a
ricordare perchè sono qui e che posto sia questo. Non saprei nemmeno
dire se
sono appena arrivato, non ricordo nulla del mio passato e intorno alla
mia
mente aleggia una nebbia densa e fitta. Così mi concentro sul presente.
Le dimensioni di questo luogo non esistono. O meglio, esistono ma sono
infinite. Sotto di me potrebbe esserci un burrone, per quanto ne
sappia. Se
allungo la mano, non trovo ostacoli. Eppure resto sospeso, come
appoggiato al
pavimento. Intanto, osservo la ragazza in bianco muoversi per la stanza
indaffarata, cercando qualcosa come prima. All’improvviso si ferma, e
si batte
la mano sulla fronte come per darsi della stupida (di nuovo). Sbatte le
ciglia
e in mano le compare un vassoio con sopra cappuccino e brioche.
“Ah ti sei alzato vedo!” mi dice.
Perplesso “Non mi sono mosso..”
Lei sembra non farci caso e appoggia il vassoio sopra ad un tavolino,
che non
c’è. Il vassoio, a mezz’aria, resta fisso al suo posto. Allungo la mano
e
prendo la brioche, mentre lei mi guarda.
La addento. È buona.
“Ti piace?Mi sono impegnata tanto, per farla, se ne vuoi un’altra basta
dirmelo!”
“Chi sei?” le chiedo gentilmente “e dove siamo?”
Ora è lei a guardarmi corrucciata. “Siamo a casa mia, non vedi?L’ho
arredata
con tanto amore, ho perfino scelto le lenzuola più rosse che si possano
trovare!Non ti piacciono?”
Dice, mentre tocca il nulla assoluto ai miei piedi –ai piedi del
letto-.
All’improvviso capisco che la mia idea iniziale è vera, lei non vede
ciò che
vedo io.
Ma come è possibile?
“Non mi hai ancora detto chi sei..”
Non risponde “...questo tavolino invece l’ho dipinto io a mano, e anche
questi
piatti, vedi le roselline rosa sullo sfondo?le ho attaccate con il
decoupage,
ci ho messo un po’ ma grazie a questa guida” svoglia un giornale
immaginario
“posso finalmente...”
“Ok, ok, ok ma chi sei tu??”
“....e i fornelli sono a piastra elettrica, cosi posso tenere la
temperatura...”
Sono decisamente irritato. Le vado incontro e le prendo la mano mentre
tenta di
afferrare qualcosa nel nulla. “OK!MA CHI SEI?!COME TI CHIAMI!?”
La sua faccia diventa improvvisamente seria..
“Io sono... mi chiamo...” i suoi occhi guardano l’orizzonte, come
scrutando
dentro ad un pozzo senza fondo. Poi all’improvviso smette di muoversi.
Rimane
così, ferma immobile, in piedi. All’inizio cerco di scuoterla per le
spalle,
schiaffeggiarla leggermente sulle guance, chiamarla a voce alta, tutto
sperando
che si svegli, ma sembra non collaborare. È come se il suo cervello
fosse
entrato in confusione, cercando la risposta ad una domanda che non
conosce.
Dopo un paio d’ore (tanto mi sembra essere passato) decido che non
posso fare
nulla per lei, e decido di aspettare che si svegli da sola, esplorando
lo
spazio intorno a me.
Che gran passatempo, eh? È tutto talmente bianco da risultare
insopportabile
alla vista per più di dieci minuti, dopo di che inizio ad essere
nervoso.
Vorrei tanto che ci fosse un secchio di vernice rossa per rovinare
tutto quel
biancore terribil..
POP!
Mi giro di scatto sulla mia sinistra e vedo un secchio di vernice
rossa. Densa,
vivace, pronta per essere usata. Lo raggiungo e metto la mano nella
vernice. La
tiro fuori dal secchio completamente rossa. La vernice è vera!
Come ho fatto?L’ho desiderato?Basta desiderare per ottenere??
Quindi se io desiderassi, che ne so, un letto gigante e dei vestiti
puliti
potrei....
...
Ripeto, se io desiderassi un letto gigante e dei vestiti puliti dovrei
trovarmeli proprio sull..
Mi giro, niente.
Perchè non funziona?Li sto desiderando tantissimo, è quello che voglio!
Si però non sono stato specifico... Dovrei desiderare un letto a tre
piazze,
con le lenzuola di seta azzurre e i cuscini bianchi...
POP!
Alla mia destra, in un punto imprecisato dello spazio, appare il letto.
Esulto
internamente.
E se volessi dei jeans comodi, una t-shirt nera e una felpa blu dovrei
solo
desiderare per...
POP!
Mi vesto,
godendo dei nuovi vestiti sulla pelle. Poi mi corico sul letto e guardo
la mia
nuova amica ferma immobile nello stesso punto da più di tre ore. Forse
se le
buttassi una secchiata d’acqua fredda addosso si sveglierebb..
POP!
Nemmeno
il tempo di desiderarlo concretamente che mi appare davanti.
Questo posto non accetta ripensamenti quindi...
SPLASH!
“Luce!!Mi chiamo Luce!!”
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