Premessa:
alluuuura... fra i personaggi da inserire non c'era quella povera anima
di Cal. Ma tutta la one shot è incentrata su di lui,
quindi... niente.
SPOILER ALERT PER CHI NON HA VISTO S.O.S., L'ULTIMO EPISODIO DELLA
SECONDA STAGIONE.
Lasciate ogni speranza, voi ch'intrate...
The best day
ever
La
frustrazione che provi in certi momenti è incommensurabile.
Ti trovi a focalizzare la tua attenzione su un particolare e la tua
mente continua a pensare, ripensare, rimuginare, tracciare ed
intrecciare pensieri e idee ed emozioni, ma non riesci a capire da dove
venga la tua frustrazione. Certe volte raggiunge un livello tale da
riversarsi attraverso il modo di agire. Sbatti le mani sul tavolo,
getti tutto a terra come se fosse immondizia, arrivi a detestare la
posizione in cui metti la tua penna preferita, quella a sfera che
appoggi orizzontalmente sulla solita pila di fogli, giungi persino a
trovare repellente il piacevole arredamento, il quadro che pende
storto, la macchia di caffè sul pavimento che giace
lì immobile da due giorni, la tenda di lino che hai comprato
a caro prezzo e che tanto ti piaceva, il vaso con i fiori sul davanzale
coperto da un sottile strato di polvere.
Quei fiori
non fanno che aumentare il tuo desiderio di prendere a pugni il muro,
di calciare il secchio dell’immondizia in cui hai appena
gettato quei biscotti alle mandorle che mangi con tanto piacere ma che
sono diventati insopportabili, il loro odore penetra nelle tue narici
come fosse acido. Quei fiori sono come un calcio nello stomaco, cento
pedate che ti sfondano l’intestino tormentato
dall’acido che erode e gratta via tutto. Quei fiori,
sì, quei fiori che più li guardi e più
li ami e più li detesti e più desidereresti
accarezzare ogni loro singolo petalo, ma non puoi, più ti
avvicini più vorresti staccarli quei petali bianchi. Quei
fiori sono per te l’elisir e il veleno, la vita e la morte,
il piacere e il dolore, li ami e sai che senza di loro potresti morire,
li detesti e sei lì e lì per scaraventarli fuori
dalla finestra.
Ti
metti le mani nei capelli, non capisci perché quei fiori
significhino tanto per te, è grazie a loro se continui a
vivere, altrimenti non li compreresti freschi ogni giorno, li ami, li
desideri, sono la tua vita. Lo sconforto ti assale, vorresti piangere,
per quei fiori che sono tutto per te e che ti hanno sconvolto la vita,
da un giorno all’all’altro e la frustrazione ti
assale, ti fa spalancare gli occhi, urlare per la disperazione,
perché non conosci il motivo del legame che senti con quei
fiori, con il loro nome. Il loro nome appartiene a te, senti che deve
essere così. Lo sussurri, lo assapori, gusti il suono che
produce, l’animo vaga in cerca di una spiegazione per il
quale ami quel nome più di te stesso. L’armonia di
quei suoni è pari solo ai ricordi che evoca in te, ma
ricordi solo tanta oscurità e poi la luce, la luce del
perdono, la luce dell’amore e della compassione e
dell’affetto vero. Ma non conosci il motivo di tutto
ciò.
Suona
il campanello, quel rumore è assordante, vorresti gridare
che non ci sei, che sei morto, perché è
così che ti senti, come un morto, vuoto di ogni emozione,
per quei fiori, per il loro nome che significano tanto e niente. Non
puoi, il campanello continua a suonare, sei nell’orario di
apertura, potrebbe essere quel cane dal bel musetto dolce che curi da
anni, o quel gatto nero che ti guarda con quegli occhi gialli e
sbilenchi che a modo loro esprimono affetto.
Scosti
la tenda, sporgi la testa, attraverso i vetri lavorati a mano non
riesci a capire chi è, vedi solo un contorno sfocato,
capisci che è una donna, forse una ragazza, è
mora, ha i capelli lunghi che ricadono sulle spalle. Lei non sa quello
che provi, non conosce le tue emozioni, quindi ti calmi e riavvii i
capelli, ti asciughi il sudore sulla fronte, sistemi il camice. Apri la
porta, la ragazza è davanti a te. Vieni folgorato, capisci
che c’è qualcosa che non va, stai male, vorresti
piangere di fronte a quegli occhi di cioccolato, a quei contorni del
viso delicati, perfetti, sublimi. Non capisci come sia possibile, ma
vorresti sfogarti con quella persona, vorresti sistemarle i capelli che
sono in disordine, vorresti metterle una mano sulla spalla.
Perchè, ti chiedi, perchè vorresti parlarle,
perchè senti che fra di voi c'è un legame
potente, ma è impossibile, non hai mai visto quella ragazza,
non hai mai visto quegli occhi dolci, quel sorriso ingenuo ma
determinato. Poi ricordi, la tua mente ti dice che l'hai vista, qualche
mese fa, era un giorno afoso, avevi la camicia aderente al corpo,
sudavi ed eri ancora in te. Ti aveva detto il suo nome, forse ti
ricordava qualcosa, ma ci eri passato sopra, lo avevi scavalcato. Poi
erano iniziati gli incubi, non dormivi, eri ossessionato da quei fiori,
quei bianchi fiori. E ti sembra di iniziare a capire che fra quella
ragazza e quei fiori che ami e detesti c'è un nesso
intangibile.
La
ragazza ti ha osservato per tutti questi minuti, mentre il silenzio si
fa assordante, indecisa sul da farsi, ma sembra capire, sembra capirti
e compatirti. Ti chiedi perchè ne sia in grado, di cosa sia
capace, forse di leggere la mente, o il futuro, o entrambi e anche se
è irrazionale sai che è così, deve
esserlo, altrimenti sarebbe inspiegabile. E senti la sua armoniosa voce
chiederti se stai bene. Soffochi un grido, quella voce la conosci,
evoca in te forti emozioni, gli occhi ti si fanno lucidi, ma non ne
capisci la causa. Tutto quello che vorresti fare è gridare,
gridare al mondo la frustrazione dell'essere lì e
lì per capire, vuoi capire, ma non ci riesci, c'è
una cortina di labile nebbia che ti separa dalla verità e
quando ti sembra di infrangerla in realtà sta diventando di
ferro, e la verità diventa irraggiungibile. E lei sembra
capire e conoscere la tua vita, il tuo passato meglio ancora di te. Non
è possibile. Sussurri il suo nome, fai per piangere, ma
perdi il controllo, le sensazioni si sovrappongono e non ce la fai
più, cadi a terra, batti la testa, svieni.
Cadi
in un torpore oscuro e, al tuo risveglio, capisci di non essere
più dove ti trovavi prima, sono cambiati gli odori. Puzza di
anestetico. Schiudi gli occhi, hai i muscoli di tutto il corpo
intorpiditi e stanchi, non riesci neanche a metterti seduto anche se
vorresti cambiare posizione perchè senti il cuscino
infuocato sotto la tua testa. E poi la vedi, vedi l'elisir che i tiene
in vita, il veleno che ti logora, ti disperi, non sai perchè
soffri così tanto. È seduta su una vecchia
poltrona, ha le gambe incrociate e gli occhi chiusi, non vuoi
svegliarla. Ha appena pianto, vedi le righe lasciate dalle lacrime. Ti
chiedi perchè abbia pianto.
Sta
per riaprire gli occhi, lo senti, così sei tu a richiuderli
perchè non vuoi che veda che la stavi osservando. Senti che
si alza, ti mette una mano sulla fronte e vorresti capire
perchè senti una scintilla quando ti tocca, ma sei ancora
intorpidito e non vuoi che si spaventi. Allora aguzzi l'orecchio e
senti un'altra voce che parla con la ragazza. Stanno parlando di te, lo
capisci dall'intensità bassissima delle loro voci.
Farneticano su degli sconosciuti raggi teta, o forse delta, non ha
importanza, e su un macchinario. Stanno dicendo che è
indispensabile, per lui, e capisci che lui è te, sei quel
lui che necessita di qualcosa. Dicono che potresti non reggere il
dolore e la confusione continua, continuare a svenire e rinvenire per
molto ancora, che addirittura hai avuto un'ischemia e potresti averne
ancora delle altre. Sei contento che quella ragazza sia preoccupata per
te, non te ne spieghi la ragione ma va tutto bene, ti dici, anche se la
frustrazione e il dolore non ti abbandonano più. Senti dire
che i tuoi livelli vitali sono molto bassi, e non puoi più
alzare le palpebre o aprire le labbra, sono più pesanti del
cemento. Di nuovo dicono che ne hai assolutamente bisogno, ma tu non
capisci, sei frastornato.
Si
avvicinano a te, senti che ti stai muovendo. Stanno trasportando il tuo
letto in un'altra stanza, e all'improvviso percepisci che sopra la tua
testa c'è una fioca luce azzurrina, apri gli occhi, vedi una
fascia metallica che ti illumina. Un ragazzo che sta accanto a te si
accorge che sei sveglio, ti dice di stare calmo. Vorresti esserlo, ma
non riesci a far altro se non pensare alla ragazza e ciò ti
procura dolore.
Inizi
a sentire una strana e spiacevole sensazione, ti senti messo a nudo, ma
non esteriormente, e finalmente capisci che la cortina che ti separa
dalla verità sta liquefacendosi.
Finalmente
ricordi sensazioni ed esperienze che credi di aver già
vissuto e provato, tanto tempo fa. Tanto, tanto tanto tempo
fa…
All’improvviso
è luglio, l'orologio appeso al muro ti dice che è
il secondo giorno di questo mese così caldo e caliginoso,
vedi un altro te, più giovane, accorrere verso una donna
visibilmente incinta. Anche questa, proprio come la ragazza, ti ricorda
qualcosa, e poi la vedi. Vedi una foto incorniciata da quattro fasce di
legno che vanno a formare un rettangolo e all'improvviso sei folgorato,
capisci che siete sposati, eravate sposati, perchè nella
foto ci sei tu, c'è lei, siete abbracciati e sorridete. La
donna, che ti rendi conto essere la donna più bella che tu
abbia mai visto, si sta reggendo la pancia e capisci che lì
dentro c'è tuo figlio, e ti commuovi in modo inspiegabile.
Vorresti
continuare a vedere quelle immagini tanto care, ma tutto cambia
all’istante: ora sei all’ospedale.
L’altro
te è commosso, lui e sua – tua –
moglie sono folgorati dalla purezza del bimbo sorridente che
è davanti a loro. No, è una bimba, la
più adorabile che tu abbia mai visto. È perfetta.
Jiaying…
Hai
questo nome in testa e la prospettiva di tutto ciò cui stavi
assistendo cambia: da spettatore diventi partecipante e capisci,
capisci, finalmente la barriera di ferro che ti separa dalla
verità si infrange, tocchi quella verità celata
ai tuoi ricordi, nascosta al tuo cuore, accarezzi quella
verità agognata. Lei è tua moglie, la ami, piangi
nel ricordare l’affetto sconfinato che provi per lei.
L’immagine
cambia.
Davanti
a te c’è tua figlia, è un dolce
fagottino che vorresti baciare, coccolare, abbracciare, ma ti viene
strappata via. Vedi che sei inginocchiato davanti a tua moglie che
è inerme. Morta. Poi, non sai come, in un istante,
è di nuovo davanti a te, viva e vegeta, ma con delle ferite
cui non si può porre rimedio come hai fatto per quelle del
corpo: il suo cuore è malato.
Ora
tua figlia è grande, e la sorpresa di quando l’hai
vista davvero nella tua vera vita si ripete. È proprio
perfetta, ancora più di quanto speravi.
Vedi
il rifiuto, fa male. Scappa dall’altro te proprio davanti ai
tuoi occhi, e per questo il cuore quasi smette di batterti nel petto.
Poi
tutto sembra tornare a posto, ogni pezzo combacia: finalmente sta
assieme a te. State cenando… capisci che ti vuole bene. Nel
profondo del suo cuore, forse nemmeno se ne rende conto, ma nel
profondo del suo cuore c’è dell’affetto
indirizzato a te.
Di
nuovo, quelle immagini tanto care scompaiono.
Al
loro posto…
Hai
paura di perderle, paura che entrambe ti sfuggano, di nuovo. Ma ormai
credi che sia così: tua moglie la sta ferendo…
sta aspirando la sua energia vitale, vedi che la tua piccola sta
combattendo con tutte le sue forze, sta resistendo, si oppone. Lei e
sua madre – non ti sogni neanche di chiamarla moglie, poiché
quello che sta facendo è inumano – stanno lottando
per la morte e contro la morte. Una delle due morirà, non lo
ricordi ma ne sei certo.
Ne
sei certo.
E
la certezza si verifica davanti ai tuoi occhi: sofferente,
l’altro te si avvicina alle due donne della sua vita. Non
può farne a meno… davanti a sé ha quel
fagottino che gli era stato portato via. Non può non
salvarlo. Lo vedi con le lacrime agli occhi, si avvicina a sua moglie.
“Vi
prego… fermatevi. Non devi farlo… non devi vivere
con quel dolore. Lo farò io.”
“Cal,
cosa stai facendo…”
“Mantengo
la mia promessa.”
È
accasciato, con il corpo di Jiaying fra le braccia, di nuovo inerme.
Questa volta per sempre.
E
poi ti risvegli, ti abbandoni in un pianto eterno. Eterno come
l’amore che proverai per tua figlia. Eterno come il piacere
che proverai nel chiamarla con il suo nome, che ami.
“Papà…”
“Daisy,
tesoro…”
Finalmente
vi abbracciate. Finalmente sei felice. Finalmente il tuo animo
può riposare.
***********************************************************************************************************************************
Angolo
dell'autore:
è
la mia seconda storia qui e... ancora angst! Sarò
deprimente, ma chi
non desidera che Cal ricordi chi è in realtà la
ragazza con
qui ha parlato di sterilizzazioni e castrazioni canine? Devono essere
una famiglia,
punto. Una famiglia felice. E non è un'aspettativa,
è una pretesa...
*coff coff MARVEL CARISSIMA LEGGI QUA coff coff*
Vabbè, ho finito di sclerare. Per ora!
Ciao ciaoooo, e alla prossima! :-)
|