Tu quoque, praeceptor

di Chloe R Pendragon
(/viewuser.php?uid=71313)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Tu quoque, praeceptor

 
È così avete cercato di uccidermi, non è vero, maestro?
Mi disprezzate a tal punto? Mi odiate così tanto da tramare con delle persone tanto ignobili alle mie spalle?
E pensare che un tempo eravamo così vicini, così legati...
Pendevo dalle vostre labbra come se ogni vostra parola fosse nettare degli dei, ammaliato dalla vostra saggezza e inebriato dai vostri insegnamenti.
Alla fine, vi siete rivelato tale e quale a mia madre: viscido come un serpente e vile come un cane.
Del buon precettore che eravate non è rimasto nulla, solo un corpo vuoto e raggrinzito, un’ombra pallida e impalpabile.
Vi siete salvato già una volta dal gelido tocco di Plutone: adesso è tempo di pagare con il sangue!
So cosa state pensando, vi conosco troppo bene: vi starete chiedendo cosa ne è stato della mia proverbiale clemenza, non ho forse ragione?
Ebbene, essa alberga ancora in me, anzi è proprio essa a muovere le fila di questa condanna. Com’è possibile, vi domandate? Eppure voi dovreste saperlo meglio di chiunque altro.
 
Non conviene perdonare indiscriminatamente; infatti, quando è tolta la differenza tra buoni e cattivi, ne segue confusione e il dilagare dei vizi. Perciò, bisogna far uso di moderazione, che sappia distinguere le indoli per le quali c’è possibilità di guarigione da quelle in condizione disperata[i].
 
Ricordate queste frasi, maestro? Come vedete, non ho mai dimenticato i vostri insegnamenti, a differenza vostra...
Non avrei mai creduto di dover utilizzare queste lezioni contro di voi, tuttavia non mi resta altra scelta: della vostra indole virtuosa non vi è più traccia, tutto ciò che vedo in voi è vergogna e malvagità...
Ora basta tergiversare! C’è stato un tempo per le parole, adesso è giunto il momento di agire.
Slegherò la spada e la sfodererò senza pietà[ii], per poi eliminare voi e i vostri complici infami.
Il vostro fato è segnato, maestro: morirete dissanguato nella vostra dimora, espiando con la vita la vostra colpa. Stavolta sarò io, Nerone Cesare, a definire una condanna come “il male minore”: ironico, non è vero?
Or dunque, addio... maestro.
 
 
Spazio di Chloe:
 
Ho sempre nutrito una fortissima antipatia nei confronti di Seneca, l’ho sempre trovato dannatamente incoerente. Nerone invece mi ha sempre suscitato una forte pena: non sono nessuno per dirlo, ma non credo fosse il “folle” che tutti dipingono. Molti studiosi contemporanei hanno parzialmente riabilitato il suo nome e, personalmente, io sono propensa a credere che la “reputazione” dell’Imperatore sia stata inquinata da due fattori: l’antipatia degli aristocratici e la mancanza di obiettività dei primi storici cristiani. Insomma, io credo che dietro ogni mostro ci sia comunque un briciolo di umanità, pertanto ecco qui la mia storia controversa: spero sia di vostro gradimento... *^*
Se vi va di condividere con me le vostre opinioni, sarò più che lieta di confrontarmi con voi: vi ringrazio in anticipo, a presto! ^^
 
[i] Citazione tratta dal “De clementia” di Lucio Anneo Seneca.
[ii] Altro riferimento al “De clementia”.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3153030