MERCOLEDI'
Stamattina
mi sono svegliata insolitamente di cattivo umore, ho sbattuto ogni
porta, lanciato qualsiasi cosa, ieri Charlotte mi ha nuovamente dato
buca per una delle sue fiamme e più guardo la lavagna,
più mi viene
voglia di piangere.
Oggi
dovrò toccare uno di loro, se penso che potrei capitare su
un altro
filippino incavolato mi vengono i brividi.
Ops, è
vero, non devo catalogare.
Sono le
15.45, fra meno di due ore Enzo sarà qui a reclamare il suo
resoconto e io non ho la più pallida idea di come fare a
stabilire
un contatto fisico con un perfetto sconosciuto.
Potrei
“accidentalmente” andare a sbattere contro uno di
loro, ma so già
che il mio life coach non apprezzerebbe il mio approccio, lui vuole
un contatto fisico vero e proprio, come quello che c'è stato
tra di
noi l'altro giorno.
Controvoglia
mi trascino giù per le scale, arrivo all'ingresso e nella
cassetta
delle lettere trovo un'altra odiosa bustina rossa, come se il mio
umore non fosse già abbastanza funereo.
La porta
d'ingresso si apre ed entra Nadia, con un'espressione triste.
Potrei
andare via, devo toccare un inquilino nuovo, lei l'ho già
usata
ieri, ma si accorge di me così sono costretta a salutarla.
< <
Buongiorno > >
< <
Virginia, salve > > mi dice con tono triste.
Lei fa
qualche sospiro mentre controlla la posta e mi rivolge un sorriso.
< <
Ehm > > dico schiarendomi la voce < < Tutto
bene? > >
< <
No, vedi, un'inquilina del palazzo è improvvisamente venuta
a
mancare > > mi spiega.
< <
Oh > > mi limito a dire, anche mi dicesse di chi si
tratta non
l'avrei comunque mai vista.
< <
La Signora Rosa, abitava al 4D > > mi racconta mentre con
orrore noto che mi segue su per le scale
Ok,
questa l'ho vista.
< <
L'ho incontrata l'altro ieri > > dico confusa per evitare
l'imbarazzo.
< <
Soffriva di cuore poverina, adesso c'è la figlia nel suo
appartamento, sta sistemando le sue cose > >
Per
fortuna, penso, Nadia vive al secondo piano, mancano ancora poche
scale.
< <
E' stato lo stesso con tua nonna? > > mi chiede invece di
entrare in casa trattenendomi.
< <
No, mia nonna si è solo trasferita, non è morta
> > taglio
corto.
< <
Non ti sei occupata tu delle sue cose? Adesso vivi tu nel suo
appartamento > > mi chiede.
< <
No, se n'è occupata mia madre, poi sono subentrata io
> > dico
guardando distrattamente il cellulare per farle credere che vado di
fretta.
< <
Organizzeremo una veglia nei prossimi giorni > > mi dice
tirando finalmente fuori le chiavi.
Bello,
dovrei invitare Charlotte.
< <
Vado a presentare le condoglianze > > dico per
svignarmela.
< <
Ok, ci vediamo! > > mi risponde un po' meno triste.
Salendo
le scale mi rendo conto che la scusa che ho appena usato con Nadia
può andare benissimo per il compito di oggi.
Quale
motivo migliore per toccare una persona se non per farle le
condoglianze?
Suono al
campanello del 4D e attendo.
Mi apre
una signora sulla quarantina con un vestito a fiori che mi rivolge un
sorriso
< <
Si? > >
Accidenti,
dovrebbe essere atterrita dalla perdita, invece sembra che sia qui
per il matrimonio della sorella.
< <
Buongiorno, mi chiamo Virginia, abito qua sopra, ho saputo della
Signora Rosa > > dico mettendo
su
un'espressione il più possibile contrita.
< <
Oh, certo adesso le chiamo Roberta, io sono una sua collega, sono qui
per darle una mano > > mi spiega.
Torna in
casa lasciando la porta aperta e la sento borbottare qualcosa.
Dopo
pochi istanti vedo venire verso di me una signora in tuta con le
spalle curve e un fazzoletto di stoffa a quadri in mano.
Mi
guarda e con orrore noto che sta singhiozzando e ha gli occhi rossi.
< <
Ehm, salve > > dico cauta < < Sono qui per
porgerle le
mie più sentite condoglianze per sua madre. > >
La
signora mi guarda e scoppia a piangere.
Io
rimango impietrita, so che dovrei toccarla, ma nessun muscolo del mio
corpo sembra voler obbedire.
Non mi
sono mai ritrovata in una situazione del genere, non ho mai dovuto
consolare nessuno, i miei nonni sono tutti vivi e vegeti, o quasi, e
l'unica volta in cui ho visto piangere Charlotte è stato
quando
abbiamo guardato insieme “I segreti di Brokeback
Mountain”.
Con
tutte le mie forze tendo un braccio e le afferro il polso della mano
che regge il fazzoletto, lei per tutta risposta mi afferra e mi serra
in un abbraccio che mi toglie il respiro.
Trattengo
il fiato più che posso, questa sconosciuta mi sta
letteralmente
singhiozzando sulla spalla, le mie braccia sono rigide lungo i
fianchi e il mio cuore batte all'impazzata.
Mi trovo
costretta a respirare e inspirando noto con sollievo che la signora
ha un buonissimo odore, sarebbe potuta andarmi peggio.
Non so
per quanto rimaniamo così, almeno un paio di minuti.
< <
Oh, per l'amor del cielo, Roberta, lascia andare quella povera
ragazza! > > la collega accorre in mio aiuto <
< Non puoi
continuare ad abbracciare tutti quelli che suonano alla porta. >
>
La
signora col vestito a fiori mi scolla di dosso l'amica che mi dice
<
< Grazie di essere passata, lo apprezzo molto > >
< <
Si figuri > > dico indietreggiando per paura di un nuovo
abbraccio.
Le due
donne tornano in casa e io salgo le poche scale che mi separano dal
mio appartamento con le gambe molli.
Manca
mezz'ora all'arrivo di Enzo e io devo ancora scrivere il mio
dettagliatissimo resoconto che però temo sarà
molto conciso dato il
tempo.
Alle 17
in punto premo il pulsante che apre il portone e lui non ha neanche
bisogno di suonare che la porta è già aperta.
< <
Ciao Virginia… > > comincia lui.
< <
Si è andata bene e ho svolto il compito > > lo
interrompo io.
Senza
aggiungere altro prende il quaderno e legge il resoconto.
Oggi
Nadia mi ha comunicato che un'inquilina del palazzo è
improvvisamente venuta a mancare. Era molto triste quando me l'ha
detto, ma io, non conoscendo la signora, non ho provato gli stessi
sentimenti.
Mi
sono recata nel suo appartamento per presentare le mie condoglianze
alla figlia, lei era molto scossa e piangeva a dirotto.
Io mi
sono sentita un po' a disagio, le ho preso una mano per consolarla e
lei mi ha stretto in un abbraccio che mi ha lasciata senza fiato.
Era
da molto tempo che qualcuno non mi abbracciava, ma non ho ricambiato
il gesto, sono rimasta immobile e ho lasciato che la signora si
sfogasse.
Non
ho cercato di consolarla, non sapevo come comportarmi, non mi
aspettavo di ritrovarmi in una situazione del genere, e quando la
signora mi ha lasciata andare mi sono sentita sollevata.
Mentre
Enzo legge ad alta voce capisco di essermi data la zappa sui piedi da
sola.
Non
avrei dovuto scrivere che ero sollevata di essermi scollata di dosso
la figlia, crederà che ho il cuore di ghiaccio.
< <
Bé, per lo meno sei stata sincera, lo apprezzo >
> osserva lui
invece.
< <
Sul serio? > > chiedo incredula.
< <
Si, non mi aspettavo certo che tu ti mettessi a consolarla dandole
pacche sulla schiena > > ammette.
< <
Allora va bene? > > chiedo tanto per essere sicuri.
< <
Chi è la signora? > > mi chiede ignorando la
mia domanda.
< <
Quale? > >
< <
Quella che è morta > >
< <
Ehm, Nadia non me l'ha detto > > dico in fretta.
Che
idiota, ma che risposta è?
< <
Ma se sei andata a fare le condoglianze > > mi guarda lui
allibito.
< <
Ok, è la signora del 4D > > confesso, mi ero
premurata di non
sottolineare questo dettaglio nel mio resoconto.
Noto che
lui mi guarda in modo strano.
< <
Cosa c'è? > >
< <
Niente, ma l'altro ieri lei ti sbatte la porta in faccia e poco dopo
muore > > osserva.
< <
Non crederai mica che l'abbia uccisa io! > > esclamo
esterrefatta.
< <
Cosa? Certo che no! > > ribatte lui basito <
< Ma ricordi
cosa ti ho detto ieri? > >
Io ci
penso un po', ricordo di cosa abbiamo parlato ieri, ma non capisco a
cosa si riferisce.
< <
Ti ho detto che la signora avrà avuto i suoi buoni motivi
per
sbatterti la porta in faccia, e data la situazione attuale,
probabilmente stava già male > > mi spiega lui.
Guardo
il pavimento come un bambino beccato con la mano nel vaso dei
biscotti.
< <
Devo dirti che avevi ragione? > > chiedo.
< <
No, perché lo so che ho ragione > > dice lui
compiaciuto
spuntando anche il “mercoledì”. <
< Domani devi fare un
invito > > aggiunge controllando la lavagna.
< <
Non vedo l'ora! > > dico fingendomi entusiasta.
Lo
scorto fino alla porta e poi accendo il portatile, con tutti questi
compiti sono indietro col lavoro.
Odio
doverlo chiamare “il mio lavoro”, ma perlomeno mi
permette di
pagare le bollette.
Charlotte
non si presenta neanche oggi, due sere di fila, dev'essere una storia
seria.
Ceno con
la solita pizza surgelata e mi infilo nel letto.
All'improvviso
mi rendo conto di aver saltato il mio rituale della sera, non mi sono
spalmata il latte detergente e non ho ripetuto il mio mantra.
Lo farò
domani.
note
dell'autrice:
Ciao
a tutti! Ecco un nuovo capitolo delle disavventure di Virginia! Dato
che sto scrivendo questo racconto man mano che lo pubblico purtroppo
non sono molto veloce nell'aggiornare... Cosa ne pensate del
"formato" del racconto, giorno/compito? Vi sembra
ripetitivo, noioso? Fatemelo sapere, questo è un vero e
proprio
esperimento per me, ogni consiglio è ben accetto! Grazie!
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