Dea tra gli Angeli

di cartacciabianca
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Lei si rannicchiò vicino ad un barile. –Lasciami andare!- invocò disperata, ed inghiottì le prime lacrime.
-Hai ucciso tu quest’uomo?!- ruggì la guardia facendo un balzo verso di lei, che per lo spavento ebbe un tremito. –Sei un’assassina, è così?!-
-No, non lo sono…! Ora ti prego, farò tutto quello che vuoi, ma non uccidermi… ti prego. Io non volevo colpirlo, io non volevo, io devo andarmene…- disse con voce rauca per il pianto.
L’uomo abbassò allora la guardia, e le si avvicinò ancora, si chinò e le venne ancora, ancora vicino. –Forse- le sussurrò all’orecchio. –Forse possiamo raggiungere un accordo-.





-Prendetela!- sentì alle sue spalle, e subito partì al galoppo.





-Forza, dammi una mano- disse in fine il secondo uomo.
-Credi che…-
-Se stringeva quella nella mano sì, credo di sì. Ora aiutami!-.





Sembrava una A appena stilizzata, oppure un compasso aperto!





-Ehi, smettetela!- intervenne un altro. Era seduto tra i cuscini con la schiena alla parete, coperto da una coperta pesante. Giocherellava con un coltellino che si faceva scorrere tra le dita. –La nostra ultima missione non è andata come credevamo, ma non è stata colpa di nessuno, chiaro?-.
- Taci tu!- lo indicò il ragazzo. – Che hai preferito svignartela!-.





Elena rimase sbigottita, ma il Maestro si voltò e andò ad affacciarsi alla vetrata dietro il tavolo. – Puoi andare, abbiamo finito- disse sospirando.





-Riconosco la sua scrittura…- disse in un sussurro Elena. –Ma non capisco… parla per enigmi, segreti, indovinelli che non riesco a sciogliere!-.
-Non assillarti- le disse Adha.





Marhim indicò Elena con un cenno del capo.
-Non è quella ragazza che abbiamo?…- chiese Halef mentre il ragazzo non scollava gli occhi da lei.
-Sì, lo è. Guarda, sembra essersi totalmente ripresa…- Marhim mosse qualche passo avanti.
-Frena, fratellone- Halef lo prese per il cappuccio. - devi aspettare-.
-Cosa?- sbottò irritato Marhim.
La calca andò a sciogliersi lentamente, e Marhim vide che Elena veniva verso di loro.





Indossava una comune tunica bianca legata in vita da una stoffa rossa. Poi parte della stoffa di avanzo le cadeva sulle ginocchia, e attaccato alla veste c’era un cappuccio che non aveva mai indossato.
Si disse che quello sarebbe stato il momento migliore per cominciare a coprirsi il volto: riconobbe Rhami venire verso di lei.





-Sono Elika- la precedette la ragazza, e dopo che il cestello fu pieno di acqua fresca, le venne vicino. –Ben venuta a Masyaf- le sorrise.
Elena si alzò. –Scusa, ma siete tutti così ospitali da queste parti?- le scappò di bocca.
Ad Elika scappò un risolino. – Non devi avere paura di noi-.
-Chi siete “voi”?-






-Sii forte, non combattere le battaglie che non puoi vincere, se puoi nasconderti fallo, perché non ci sarà nessuno a proteggerti. Quello che posso assicurarti, però, è che all’interno di questo palazzo dimora da anni il tuo fratello maggiore. Questo è uno dei tanti motivi per cui tuo padre ti mandò da me-.





Le persone non sono giocattoli- sbottò Rhami. –o anche io potrei giocare con le vostre vite come voi avete fatto con lei!-.  


L’autrice: “Se, se… parla lui…”







Prima di seguire Adha verso la rocca, Halef fece l’occhiolino al fratello. Marhim, di tutta risposta, gli mollò una pacca sulla spalla ridendo.
Elena sorrise. –Che cosa ha fatto?- chiese.
-Ah, quello che fanno di solito i fratelli minori! Gli scemi- lui la guardò ridendo.







-E tu- proferì Altair arrogante. –e tu saresti scappata da Acri con battaglioni di soldati alle spalle? Secondo me hanno gonfiato un po’ troppo la storia!- sbuffò.







Le scappò di bocca: -codardo-.







Un angelo era caduto, ed era sorta una Dea.







Marhim alzò le spalle e le venne più vicino. –Elena, tu vuoi diventare un’assassina o no?- le chiese serio.
- Sto rivalutando l’offerta…- tirò su col naso.






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