My Love from Seoul

di ribo_chan
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Salve, è la mia prima fanfiction ed è ispirata ad uno dei miei tanti sogni ad occhi aperti. Spero che sia di vostro gradimente e accetto qualsiasi critica purchè mi aiuti a migliorare come scrittrice :) 
Silvia il personaggio, principale, è una ragazza dal carattere apparentemente forte, ma in realta abbastanza debole. E' una ragazza solitaria e non molto amichevole con gli sconosciuti, molto gentile invece con coloro a cui si affeziona,


1. Can you hear me?
- Cos'hai detto brutta troia!-
- Ho detto che ti dai troppe arie!-
- Brutta!...- Quello che accadde dopo non lo ricordo bene, ricordo solo che fece male.
Avevo litigato nuovamente con qualcuno, per meglio dire le avevo prese nuovamente da qualcuno. Mi avviai zoppicante in infermeria, aprii la porta e Antonia, l'infermiera mi vide.
- Anche oggi zuccherina?- disse con un forte accento siciliano.
- Lo sai che ormai potrei sostituire un sacco da box...- Le risposi
- Ma almeno copriti il tuo bel viso! Te lo rovineranno tutto...-
- Scusa- le risposi guardandola con faccia afflitta.
- Dai non fare quella faccia! Adesso ti disinfetto le ferite e ti preparo qualcosa di caldo per rimetterti a nuovo!-
- Grazie, fa così freddo!-
Era lei che curava le mie ferite e che mi ascoltava sempre. In pratica era la mia seconda famiglia, nonché una delle pochissime persone con cui potevo parlare e a cui volevo bene in tutta la scuola. Quando fini la mia cioccolata mi avviai alla porta, ma la voce di Antonia mi bloccò:
- Dovresti smetterla di rispondere alle provocazioni o passerai per una di quegli sciocchi che sanno fare solo a botte- Ormai mi salutava così.
- Meglio quello che una persona passiva. Ciao Antonia.-
- Ma insomma Silvia...almeno va in classe! E cerca di...- Non la sentivo più ero uscita e mi ero diretta alla vecchia aula di musica. Di andare in classe non se ne parlava: domande asfissianti della professoressa e compagni idioti.
La vecchia aula di musica era quasi vuota e molto rovinata poiché nessuno la curava più da parecchi anni e io andavo lì solo per cantare. Le pareti spoglie e i pochi leggii erano gli unici spettatori e mi ascoltavano pazientemente.
Entrata mi misi le cuffiette e feci partire una base a caso. Never too late dei Three days Grace. Come al solito la musica era l'unica a capirmi.
Finii di cantare e l'applauso di qualcuno mi fece sobbalzare.
- Chi è lei?!- chiesi rossa per l'imbarazzo.
- Scusa! Ti ho spaventata. Io sono Stefano il manager di una casa discografica, ma una volta ero l'insegnante di questa scuola.- Rispose con fare vago.
- Che ci fa qui? - Chiesi sospettosa.
- Son dovuto venire a scuola per questioni burocratiche e volevo vedere che fine aveva fatto l'aula in cui ho insegnato per anni... Però potrei farti la stessa domanda!- Disse e io arrossii ulteriormente.
- Le sembrerà incredibile, ma vengo qui per sfogarmi cantando- Risposi imbarazzata.
- E fai bene, carissima, hai un bella voce- Affermò convinto.
- Non la sorprende che non sia in classe?- Chiesi dopo averci pensato un po' su.
- No in realtà, però dovresti seguire la scuola è importante- Mi guardò apprensivo.
- Non sopporto la mia classe e poi so già quello che stanno facendo- Dissi infastidita.
- Cosa? -
- Impazzire la professoressa- Esclamai
- Non sono qui per parlarti di questo, ma per chiederti di venire a trovarmi. Ho bisogno della tua voce- Cambiò argomento lui.
- Sta scherzando vero? Lo sa vero che sta chiedendo alla persona più lunatica, suscettibile e impulsiva di questa scuola!?- Esclamai.
- No, perché dovrei?  E poi io vedo dell'altro in te, voglio capire se il mio intuito funziona come una volta- Mi sorrise e io lo guardai sorpresa e sospettosa, come faceva a sapere del mio lato accuratamente nascosto dietro ad una corazza ben costruita negli anni?
- Io ci sto, tanto so già come va a finire- Dissi rassegnata.
- Potrei sorprenderti. E dammi del tu- Mi guardò ancora una volta con il suo sguardo apprensivo.
- Va bene-
- Questo è il mio biglietto da visita, quando vuoi raggiungimi all'indirizzo scritto in basso a sinistra. Io vado ci vediamo- Mi porse un pezzetto di carta bianco.
Presi il bigliettino, diedi un occhiata, ma non c'era scritta la casa discografica. Lo misi in tasca e decisi di raggiungere un posto più sicuro di quella scuola. Ma all'uscita fui fermata dal solito gruppo di che mi tormentava da quando avevo messo piede in quella scuola.
- Io e te non abbiamo finito grassona- Disse il capo banda, Giorgio.
- Io non la penso come te- Risposi con astio.
- Mi spiace informarti che, come al solito ha ragione il boss- Rispose Luca, il leccapiedi del boss.
- Certo tu non sai che dare ragione al boss- Risposi infastidita -Mi fate pena-.
- Cosa hai detto butta troia! - Disse Edoardo ( quello egocentrico) sistemandosi il ciuffo.
Cominciarono a picchiarmi è nel trambusto, sentii anche una voce profonda, ma non la distinsi perché non riuscivo a distinguere quello che accadeva intorno a me in quelle situazioni.
 
Scappata da dalla rissa mi avviai verso il mio rifugio. Arrivai nella radura che ormai aveva preso tutti i colori dell'autunno e mi sedetti sulla grossa e piatta pietra che era situata nel centro. Era un posto difficile da trovare, bisognava cercarlo, proprio come avevo fatto io cinque anni fa scappando da uno dei soliti attacchi d'ira di mia madre.  Da allora ci andavo ogni volta che avevo paura oppure non volevo più ascoltare le cavolate di mia madre. La vista era ottima e mi rasserenava ogni qualvolta ne avevo bisogno. Ripresi in mano il mio mp3 e andai sulla playlist del Kpop e premetti su riproduzione casuale. Sentii la voce di CL che cantava le prime note di Fire  e cullata dalle voci delle 2NE1 mi addormentai, non prima di essermi coperta. Per fortuna qualche mese dopo aver scoperto il nascondiglio mi ero procurata il necessario per stare al caldo anche nei mesi più freddi.
 
Mi svegliai e vidi sul display del telefono che erano quasi le sei. Mi alzai di scatto, misi la coperta sotto al cespuglio dove la riponevo solitamente e mi avviai a passo sostenuto verso casa. Odiavo arrivare tardi a casa e sentire mia madre dare di matto.
Durante il tragitto mi soffermai a riflettere sulla giornata assurda che avevo passato. Un manager, alla mia scuola e voleva me. Di sicuro si sarebbe pentito presto di quella sua proposta. Ma non capivo come avesse fatto a vedere la vera Silvia con una sola occhiata e avendomi rivolto solo qualche innocua domanda.
Stavo ancora ragionando su questi avvenimenti quando arrivai a casa. Trovai mia madre sul suo profilo di Facebook che messaggiava con qualcuno. Quando mi vide sulla soglia della cucina chiuse di scatto il portatile e mi salutò infastidita della mia presenza.
- Ah, sei già tornata? - mi chiese con quel tono che mi faceva venir voglia di prenderla a schiaffi.
- Scusa se torno a casa mia!- risposi visibilmente irritata.
- Ti pare il modo di rispondere a tua madre?-
- Madre adottiva- Dissi sottolineando l'ultima parola.
- Non ne vedo la differenza!- Rispose con il suo solito modo superbo.
- È pronto?- chiesi per cambiare discorso.
- Ti sembro la tua serva?!- Rispose acida.
- Va bene, me lo faccio da sola- dissi mentre mi stavo già muovendo verso il frigo. Lo aprii e decisi di mangiare gli avanzi della sera prima. Finito mi feci una doccia calda. Una volta in camera mia, mi presi avanti con lo studio e successivamente mi stesi sul letto e mi addormentai ripensando alla giornata appena conclusa.




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