Si
ringrazia rie (endorphin) per il banner~
Lo Scettro
della Notte
Non era stato facile accettare il trasferimento.
Mi trovavo bene ad Hartford, nel Connecticut, nonostante la mia
solitudine e la mia innata timidezza, che mi era sempre stata
d’intralcio nel fare nuove amicizie.
A volte nemmeno volevo farmene, di nuovi amici.
Avevo scoperto di stare bene da sola, in compagnia unicamente di me
stessa. Tante volte, non riuscivo nemmeno a trovare conforto in me.
Poi venne il trasloco.
Mio padre era un astronomo, studiava la volta celeste ed i suoi
innumerevoli fenomeni. Non era raro che un osservatorio astronomico
richiedesse un valido scienziato presso la propria struttura per
avvalersi della sua collaborazione. Solo che non avrei mai immaginato
che mio padre, Jason Drake, avrebbe deciso di accettare una tra quelle
numerose proposte di lavoro.
Mi sarei immaginata, che so, un posto in un qualche centro di controllo
desolato, nel bel mezzo del nulla nel North Carolina, tuttavia mai la
mia mente sarebbe riuscita ad immaginare un posto tanto lontano da
Hartford, dal Nord America, né tantomeno dagli States stessi.
Giappone.
Francamente mi ero chiesta a lungo perché mio padre avesse
scelto un posto tanto lontano da casa ma non mi aveva lasciato altra
scelta che adeguarmi.
Sarei potuta rimanere ad Hartford, ormai avevo compiuto sedici anni ed
ero indipendente da parecchio –era normale che mio padre non
tornasse a casa per giorni, impegnato in rilevamenti cruciali
all’osservatorio, così avevo imparato presto a
saper badare a me stessa e la cosa non mi dispiaceva affatto- ma non me
l’ero sentita di lasciar partire mio padre alla volta di un
paese tanto lontano.
Il giorno della partenza me lo ricordo benissimo:avevamo trascinato le
nostre pesanti valigie giù per le scale di casa e caricate
difficoltosamente in macchina. Avevo provato un vago senso di
malinconia osservando il cartello dell’agenzia immobiliare,
il paletto conficcato nel piccolo giardino davanti
all’abitazione, a segnalare che il luogo nel quale avevo
vissuto per sedici lunghissimi anni era ora in vendita, alla
mercé del migliore offerente, anche se, pure in quel
momento, l’unica cosa che mi ero limitata a fare era stata
tacere ancora una volta.
Ci eravamo lasciati alle spalle la nostra città natale,
avevamo superato le distese boschive del New England e ci eravamo
abbandonati alla frenesia di New York, per perderci tra le sue mille
luci. Non a lungo, però, giusto il tempo di un check-in.
Volare era stata un’esperienza del tutto nuova, per me. Non
che non avessi mai viaggiato prima di allora, peccato che i miei
spostamenti fino a quel momento si fossero limitati a brevi viaggi in
macchina con mio padre per raggiungere la meta delle nostre vacanze
–nelle rare occasioni in cui ci concedevamo una vacanza- e la
mattina in autobus, per andare a scuola.
Erano state ore lunghe, che passavano lentissime.
Mio padre ne aveva approfittato per dormire, al contrario io non
c’avevo nemmeno provato.
C’erano troppe cose che catturavano la mia attenzione, come
potevo rilassarmi?
La comoda pelle blu dei sedili, il buio della notte fuori dai
finestrini, le nuvole che sfrecciavano sotto di me.
Certo, non saltellavo dalla gioia come una bambina di due anni ma
decisi di mantenere un comportamento decoroso, quantomeno per non far
fare una figuraccia a mio padre.
Una cosa nella quale avevo scoperto, parecchio tempo prima, di essere
naturalmente portata era osservare le cose che mi circondavano con
innata curiosità, anche se poi non ero altrettanto brava ad
esternare i miei sentimenti –sempre a causa della mia
timidezza-.
Mentre sorvolavamo il Pacifico l’aereo fu investito da alcune
turbolenze, niente di grave ad ogni modo.
Non ne fui affatto spaventata nonostante fossi alla mia prima
esperienza in aereo.
Forse avrei dovuto cominciare a preoccuparmi del fatto che non riuscivo
ad essere preoccupata per niente.
Se avevo trovato frenetica New York, allora non avevo parole per poter
descrivere al meglio Tokyo.
Era un brulichio di vita, una città in perpetuo fermento,
un’infinita moltitudine di colori, immagini, profumi e sapori.
Ne rimasi affascinata, come se i ciliegi ed i loro fiori rosei fossero
riusciti a stregarmi, rubandomi l’anima.
Cominciavo a credere d’aver preso la decisione giusta,
scegliendo di seguire mio padre fino in Giappone.
La temperatura non era eccessivamente rovente ma camminare sui
marciapiedi, in compagnia dell’interminabile folla degli
abitanti del luogo e della sfilza di turisti non era affatto
un’impresa facile, considerando anche che dovevo trainarmi
dietro il trolley lilla con tutte le mie cose, che mi aveva seguita a
partire da Hartford.
Ormai mi sembrava che tutto fosse già diventato un ricordo
lontano, confuso nella mia memoria tra tutte le novità che
avevo visto nelle ultime –più o meno- ventiquattro
ore.
Non riuscivo a capire se fosse una cosa positiva o meno.
Mio padre fermò un taxi, che ci condusse fino al nostro
appartamento. Modesto, nient’affatto appariscente, grazie al
cielo.
Scelsi la stanza in fondo a sinistra, dalle pareti panna, un letto
nuovo e comodo, pronto per lasciare che ci cadessi sopra a peso morto,
la faccia schiacciata sul cuscino.
Ah, avrei dovuto dormire, in aereo.
Sperai che, almeno per quella notte, gli incubi non tornassero a
tormentarmi.
* Angolo autrice *
Okay, lo ammetto, questo prologo/primo capitolo o come lo si voglia
chiamare non ha nulla né di Inazuma Eleven né di
Percy Jackson.
Avevo però bisogno di un’introduzione agli eventi
veri e propri e questo è quanto di meglio sono riuscita a
sfornare.
Vi ricordate quanto vi avevo detto riguardo alla storia ad OC per il
fandom di PJO alla quale stavo lavorando? Ecco, come avevo previsto
l’ho cestinata.
Però, visto che sono testarda ho cercato di scrivere
qualcosa di simile:una AU per il fandom di IE dove i protagonisti
scoprono di essere … semidei! Comprendo che non ci si
capisca niente in questo primo atto della storia ma vi imploro
umilmente di perdonarmi e per facilitarvi tale arduo compito ho deciso
di farvi un regalo –se così lo si possa
definire-:la storia prevede iscrizioni ad OC!
In pratica potrete essere dei semidei e delle semidee
all’interno del mondo del nostro anime. Vi piace
l’idea? Mi risparmiate? * faccia da cucciolo *
E no, niente, se vi va di partecipare fatemi sapere in recensione,
qualora accetterete di partecipare provvederò a farvi avere
tramite MP la scheda per il personaggio. Mi auguro che conosciate la
serie di Percy Jackson, ad ogni modo. Bene, credo sia tutto, pertanto
mi dileguo.
A presto (spero)
Aria_black
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