Card Game

di Alexander Bane
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Al posto dell'accappatoio, Darevonn stava ora indossando una felpa nera ed un paio di jeans rovinati.
Lumia invece era ancora nel suo pigiama, simile ad una vestaglia, eppure utilizzabile in ogni situazione.
 
Stava camminando avanti ed indietro nervosamente per il corridoio, come un neo-padre in sala d'attesa.
Sul suo volto si leggeva la preoccupazione.
Darevonn, d'altra parte, non poteva non ammettere di non essere del tutto sicuro che la piccola sarebbe sopravvissuta per più di qualche ora.
Quando l'aveva vista a terra sanguinante ed esausta, sotto il fumo nero, aveva immediatamente temuto il peggio.
Aveva estratto dallo zaino una sbarra di metallo per creare un buco nel muro abbastanza grande per far passare tutti, poi si era lanciato sulla ragazzina, l'aveva afferrata e caricata in spalla e s'era affrettato ad uscire da dove era entrato.
Lumia, intanto, osservava la scena da fuori per mescolarsi nella folla.
 
Durante il viaggio di ritorno, Lumia l'aveva esaminata.
Una lunga ciocca dei suoi capelli era stata arsa, ma quello era nulla in confronto al resto.
Le sue mani erano ustionate, graffiate e sanguinanti, le sue caviglie ricoperte di tagli e schegge ed i suoi vestiti bruciati.
Darevonn aveva insistito sul fatto che non ce l'avrebbe fatta, ma quando ella gli fece notare che, nonostante tutto il fumo inalato, lei riuscisse ancora a respirare debolmente, lui s'era convinto che valeva la pena di provarci.
L'aveva avvolta nella sua maglietta e se l'era portata in spalla fino a destinazione, per poi poggiarla sul letto e fasciarla a dovere.
 
Nonostante tutte queste precauzioni e cure, era ancora molto scettico sul fatto che potesse sopravvivere.
Era già sconvolto dal fatto che una ragazzina fosse riuscita a sopravvivere abbastanza tempo perché arrivasse qualcuno a portarla fuori, figurarsi sopravvivere fino a rimettersi...
 
Ma Lumia aveva insistito.
S'era impuntata davanti a lui con sguardo affilato e gli aveva detto che sarebbe sopravvissuta, qualsiasi cosa le fosse successa.
Darevonn non aveva potuto far altro che tentare di riporre speranze nelle parole di lei, non trovandovi però alcun appiglio abbastanza saldo per aggrapparvisi.
 
 
Ora, mentre Lumia era rientrata nella stanza per osservare le condizioni della piccola, egli sostava con sguardo perso davanti alla balconata che dava sul villaggio.
Da esso si alzava una nube di fumo nero che il vento portava verso le montagne, coprendo la vista delle foreste sui versanti.
Si chiese fin dove sarebbe arrivata, se le correnti opposte che erano presenti alle alte quote avrebbero reindirizzato quella nube anche verso di loro.
Voleva starne alla larga il più possibile.
 
Si guardò la mano sinistra e pulì dalla fuliggine l'anello azzurrino sull'anulare.
Era già stato sporcato abbastanza volte da quel fumo, non avrebbe retto una terza senza perdere definitivamente la sua brillantezza.
 
Gli abitanti del villaggio correvano per le strade portandosi dietro secchi d'acqua e gettandoli sulle fiamme, sperando di estinguerle.
Fortunatamente, la natura sarebbe stata ancora dalla loro parte: nuvole scure aleggiavano nel cielo sopra il paese.
 
Darevonn tirò un respiro di sollievo, ma quando riportò gli occhi sui pennacchi ardenti sopra la povera casa si chiese come sarebbe finita la piccola se lui non fosse intervenuto con Lumia.
Si immaginò il suo corpo sfigurato ed arso vivo, irriconoscibile.
La vide venir lentamente bruciata da quelle fiamme infernali come la falce del mietitore che reclama le sue anime.
 
E poi sarebbe scomparsa nel vento, un mucchietto di cenere disperso nelle correnti.
Forse sarebbe anche finita sul suo anello, e lui...avrebbe fatto ciò che aveva fatto pochi secondi prima.
L'avrebbe sfregata contro la propria felpa e l'avrebbe mandata ancora allo sbando nel vento.
Darevonn si sentì togliere la terra da sotto i piedi.
Fece un passo indietro e si sedette sulla sedia, prendendosi la testa fra le mani.
 
Quei dannati 'se' lo tormentavano da troppo, troppo tempo.
Ma erano come una dipendenza per lui.
Rialzò lo sguardo sui pendii e notò, in lontananza, un piccolo accampamento di scalatori.
Le deboli fiamme del falò scoppiettavano e disperdevano scintille nel vento, riscaldando quella che sembrava essere una pentola d'acqua.
Le tende erano ancora chiuse.
 
'Beati loro che possono dormire ancora, lontano dal caos cittadino', si disse.
Prima che potesse constatare o meno se la sua affermazione fosse corretta, Lumia sbucò da dietro un angolo e lo fissò negli occhi.
 
'Darevonn' gli sussurrò, in tono affranto.
'La piccola è sveglia, ma non so se lo rimarrà per molto'
 
Cogliendo la nota di insicurezza nella sua voce, egli si alzò e si incamminò verso la camera dove giaceva la piccola.
Il suo cuore saltò qualche battito quando si rese conto che forse stava per assistere ai suoi ultimi attimi della sua breve vita.




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