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Sono le tre
dopo mezzanotte e non sono ancora riuscita a scrivere
nemmeno cinque righe. Dando uno sguardo apologetico sullo schermo del
computer, inizio a scrivere una decina di parole, e poi le cancello con
rammarico - è da troppo che le mie dita oscillano da una lettera
all' altra come se non sapessero cosa fare con l'alfabeto. Anzi, mi sta
tormentando una maledetta emicrania, sollecitandomi un senso di
sonnolenza incombattibile. Finita ogni traccia di inspirazione, ma
anche di sopportazione fisica, ci vorrebbe un vero e proprio miracolo
per compiere questo capitolo fino al mattino. Nonostante ciò,
però, devo almeno provarci.
Mio Dio, sospiro tra
me e me, seppellendo il viso nelle proprie mani. La Giannini mi ucciderà dopo
questo, punto e basta. Se non riesco a finire la novella entro un mese,
la mia carriera quale scrittrice appartiene al passato.
A dir la verità, poi, il termine "carriera"
è un po' illusorio; ho solamente pubblicato due libri in vita
mia, il secondo dei quali era un catastrofe oltremodo splendida. Sin
dall' infanzia amavo artificiare delle storie di mistero, in quanto mi
affascinavano i crimini di passione, la follia umana, gli inquirenti
che scrutinano la scena del delitto alla ricerca di prove; i miei
attentati letterari, tuttavia, furono piuttosto raccapriccianti. Non si
sono realizzati dei cambiamenti storici durante la mia lotta
pluriennale contro la mancanza di talento; basta accennare al fatto che
la suddetta "Giannini", persona orribile e leggenda presso le case
editrici, è mia zia.
Mi alzo dalla poltrona, riempisco il bicchiere di vino, e
poi mi sistemo di nuovo di fronte alla tastiera. Che notte mostrosa.
Non mi viene in mente assolutamente niente da scrivere, quindi, in
mancanza di alternative, mi metto a leggere passaggi, apprezzando il
proprio lavoro.
... Vincenzo si mise a correre, senza
fiato, senza guardare indietro. Il suo cuore batteva caoticamente, la
sua mente fu ghiacciata, insensibile. Perche era arrivato a quel
punto? Chi si trovava dietro questa trappola malvagia che lo aveva
incarcerato? Il suo amico di pelle era morto, anzi, assassinato
efferratamente, e come se ciò non bastasse, il colpevole
riempì la scena del crimine di piccoli dettagli che lo misero -
lui che aveva amato Giulio come un fratello- in cima della lista dei
sospetti.
Un suono
assordante, proveniente da
fuori, mi stordisce. Probabilmente sirene. Che siano di emergenza?
Della polizia? Non saprei, alla fin fine c'è un' abbondanza di
vicende laggiù, un universo intero che vive e respira nel cuore
battente della notte.
..Ed ora cosa dovrebbe fare?
L'agente della polizia lo inseguiva instancabilmente, e Vincenzo,
demoralizzato e stanco, non aveva più lo sforzo di continuare.
In un momento di follia pura, entrò in una strada stretta e
pacifica, sperando che nessuno lo avesse visto. Esasperato, quasi morto
dalla fatica, fece l'unica cosa che potrebbe ormai salvarlo...
Il campanello
suona, e mi fà saltare dalla mia sedia. Ma per carità,
questa notte del diavolo non può diventare più bizzarra.
Balbettando oscenità sotto i denti, avanzo lentamente verso la
porta.
"Chi è?"
Niente risposta.
"Chi è?"
Apro la porta con cautela, faccio alcuni passi avanti in cerca di una
figura umana. Non c'è nessuno, e mi preoccupo perchè
l'ingresso centrale non chiude adeguatamente e tutti gli affittuari si
lamentano per paura dei ladri.
"Ti giuro, se provi a danneggiarmi, sei morto.", proclamo a nessuno in
particolare, anche se temo non ci sia persona che abbia paura di una
donna di quarantacinque chili e centosessantuno centimetri. La mia voce
trema, e probabilmente offro uno spettacolo proprio da ridere, in mezzo
al corridoio, portando le pigiame, guardando intorno come un topo
spaventato.
"Ti avvertisco, sei proprio nei guai se la continui."
Niente risposta. Tutto è calmo e irremovibile, bagnatosi nel
buio assoluto. Forse era solo un gioco della mia mente stanca, prodotto
della mancanza di sonno, e naturalmente, del vino. Cammino indietro,
verso la porta, poi la chiudo sentendomi stupida.
Torno il mio corpo verso l'interno dell' appartamento e la vista di un
uomo alto e biondo seduto, come se niente fosse, sul divano mi fa
mortificare.
"E tu, Minnie, saresti
così pericolosa?"