Drops of Jupiter
Tell me, did you sail across the sun?
Did you make it to the Mily Way,
to see the lights all faded,
and that heaven is overrated?
And tell me, did you fall for a shooting star?
One without a permanent scar?
Did you miss me while you were looking for yourself,
out there?
Ricorda
ancora il giorno in cui per la prima volta ha messo piede in acqua.
Il nuoto non è stato una sua decisione, almeno non
inizialmente; a sentire il dottore, era il modo più salutare
che avesse per sperare di fronteggiare i problemi di asma.
Aveva
paura dell'acqua, paura del giudizio degli altri bambini, paura della
severità degli istruttori; ma ognuna di quelle paure quasi
scompariva quando confrontata col terrore vivo di non riuscire a
respirare, di quei momenti in cui anche chinarsi e aggrapparsi al
proprio petto non gli garantiva che l'aria arrivasse ai suoi polmoni
e gli occhi gli si riempivano di lacrime.
Con
il passare degli anni, l'asma è quasi scomparsa dalla vita di
Aiichiro; il nuoto no. E quando quella sera le sue ginocchia toccano
terra e le sue dita salgono a graffiargli la gola, non è a
causa della sua malattia.
Gli
occhi grandi percorrono il corridoio in cui si trova con rapidità
fulminea, avanti e indietro e poi di nuovo, mentre cerca qualcosa –
qualcuno – che
possa trascinarlo via da quella crisi, dalla porta appena oltre le
sue spalle che sfregano contro la parete come fosse l'unica cosa a
tenerlo ancorato alla realtà. Non dovrebbe reagire così
– non deve, eppure non riesce a impedire a se stesso di
piangere e urlare in silenzio. Smette di graffiarsi la gola e si
copre le orecchie con le mani, chiudendo gli occhi; ma isolarsi
significa solamente rivedere chiaramente ciò che ha appena
visto nella fessura della porta degli spogliatoi, e nemmeno se
diventasse sordo riuscirebbe a dimenticare i gemiti di entrambi i
ragazzi dall'altra parte del muro.
Rin
e Sousuke sono del tutto ignari della sua accidentale presenza, e
ancora Aiichiro li sente ansimare franticamente. Anche la prigione di
cristallo che si è costruito rimanendo fermo sul posto si
distrugge nel sentire Rin pronunciare il nome di Sousuke in una
maniera così reale, così profonda, così
disperata da farlo tremare, e Ai si alza su gambe incerte e si
allontana senza nemmeno guardare la direzione in cui sta andando, una
mano stretta attorno al braccio sinistro – come se bastasse a
proteggerlo dal mondo esterno, come valesse qualcosa.
Non
sa dare un nome al numero indefinibile di sentimenti che prova. C'è
paura, la naturale paura di essere scoperto complice di quello che è
evidentemente un segreto – e timore di non riuscire più
a essere amico di entrambi, non ora che li conosce in maniera così
intima e così scorretta. E c'è gelosia nei confronti di
Sousuke, e un dolore inconcepibile nei confronti di Rin, ma è
la rabbia a prevalere su tutto; una rabbia che Ai non riesce a
dirigere a nessuno che non sia se stesso. Credeva di averla superata
– non è questo che ha detto al capitano Mikoshiba
all'inizio dell'anno? Che Rin era acqua passata?
Ha
creduto davvero lo fosse, osservando da lontano le attenzioni di Rin
scivolare da lui a Sousuke – e non l'ha odiato nemmeno per un
secondo per questo. Non ha odiato neanche Sousuke: inizialmente ha
creduto fosse solamente perchè se Rin gli voleva bene allora
doveva necessariamente essere una persona meravigliosa, e in un
secondo tempo perchè quell'impressione si era rivelata vera.
Sousuke è un buon senpai e un ottimo mentore, nonostante le
loro differenze un amico. Perchè allora vederli assieme lo
sconvolge tanto?
Una
parte sa che centra l'aver visto con certezza assoluta quanto lontano
Rin sia disposto a donarsi a Sousuke; un'altra urla la propria
invidia senza essere davvero udita da nessuno, e un'altra ancora
piange in silenzio colpevole di non aver mai davvero messo la parola
fine ai sentimenti provati nei confronti di Rin. È in balia di
questa confusione che si ritrova ad abbassare la maniglia della porta
della sua stanza – aperta, come sempre. Momotaro si è di
nuovo dimenticato di chiuderla a chiave; per una volta non gli
importa.
Le
luci sono spente, le tende tirate ai lati della finestra. La luce dei
lampioni ancora accesi nel cortile gli dona il profilo del letto
doppio e delle scrivanie, e nulla più. Si chiude la porta alle
spalle e vi crolla contro, riprendendo a singhiozzare. Non riesce a
pensare a un altro modo per sfogare la frustrazione accumulatasi sul
suo petto, e si passa una mano tra i capelli corti nella speranza che
quel semplice gesto basti a spazzar via i suoi pensieri. Un rumore
attira la sua attenzione e fa in tempo ad asciugare le lacrime agli
angoli dei propri occhi prima di vedere, di spalle, la figura sottile
di Momo che ha alzato il capo dal cuscino e lo sta osservando in
silenzio.
-
Nitori-senpai, sei...sei tu? -
Aiichiro
annuisce, per poi rendersi conto che lui non può vederlo.
Preferirebbe non farlo, ma non vuole Momo si preocupi per lui, ed è
per questo che gli risponde. - Tutto a posto. Va a dormire. -
La
sua voce è incrinata dal pianto, proprio come aveva previsto.
Si morde la lingua nel sentire Momo alzarsi ancora di più,
scostare le coperte di lato. - Ma non è tutto a posto! Stai
piangendo! -
-
Momo. - Non riesce a mettere cattiveria nella sua voce. Chiude gli
occhi e per un solo momento desidera di nuovo essere Sousuke –
il corpo nudo di Rin è di nuovo dietro le sue palpebre, e
Aiichiro scaccia l'immagine ma non riesce ad eliminare la sensazione
che gli lascia addosso. Dov'è Momotaro, e dov'è la sua
stanza? Non vede quasi più niente, circondato dall'idea folle
e impossibile del corpo di Rin attorno a sé, e quasi lo sente.
Una
mano sulla sua spalla nuda lo riporta alla realtà, una realtà
che è il volto di Momo a pochi centimetri dal suo. Non sa
quando lui lo abbia tirato in piedi, ma lo ha fatto; e lo sta
fissando visibilmente preoccupato. È un'espressione così
estranea sui lineamenti di Momotaro – appena visibili, con quel
buio – che per un momento quasi non lo riconosce.
- N...non c'è niente che
non vada. - Mormora, abbassando lo sguardo. Non sta più
piangendo, ma il pensiero di Rin gli torna in mente e non riesce ad
impedirgli di insinuarsi nei suoi sensi. Non vuole che Momo lo veda
così.
- Non dire bugie! - Protesta
lui. Sembra un bambino deluso. - C'è qualcosa che posso fare?
-
Ai non risponde. Non subito,
almeno; chiude gli occhi e scarica la tensione, e preme fermamente
sul braccio di Momo per spostarlo da sé e contro la porta,
ribaltando la situazione. - Non c'è nulla che tu possa fare. -
Sibila, e lo fa con una violenza tale che lo shock è quasi
immediato sul volto di Momo. Ora può vedere i suoi occhi
sgranati e la bocca aperta, ora può vederlo del tutto –
e ora non può fare a meno di lasciare che la rabbia scompaia,
sostituita dalla tristezza e da un migliaio di preoccupazioni
diverse; né può fare a meno di poggiare la fronte sul
petto di Momo e tornare a piangere, le braccia strette lungo i
fianchi, mentre il più piccolo solleva una mano esitante per
poggiarla sui suoi capelli e carezzarli piano.
Non può. Non dovrebbe.
Se fa così cancellerà l'immagine di Rin, rivelando
quanto in realtà sia sempre stata fragile e trasparente –
ma Momotaro non si ferma, circondandolo anche con l'altro braccio con
una pazienza sorprendente e abbracciandolo del tutto. Ai lascia
scivolare le braccia dietro la sua schiena e singhiozza senza ritegno
contro la canotta di Momo, che sa di lui – ha il suo odore
pungente che conosce troppo bene e non si era mai reso conto di
cercare ogni momento della giornata.
Lentamente, le carezze di Momo
crepano le sue certezze e la luce di cui lui è composto inizia
a filtrare attraverso le fessure del cuore di Ai – ed è
Ai stesso che forza quelle crepe e le distrugge, e si alza in punta
di piedi per baciare dapprima il mento di Momo e poi le sue labbra,
piano, esitando. E la luce lo investe del tutto, e il fantasma di Rin
è, appunto, solo un fantasma di cui non gli importa più
niente. È parte del suo passato. Forse è una bugia e
forse non lo è – forse ci vorrà del tempo prima
che riesca a lasciarlo andare, forse ci vorranno anni; ma in quel
momento riesce solo a guardare avanti a sé, dove Momo
dischiude le sue labbra in quello che è un bacio ma somiglia
molto più a un sorriso, dove l'amore che ha avuto e mai
considerato gli si concede luminoso.
Si separano con lentezza,
aprendo sguardi intimoriti uno sull'altro; ma Momo sta ancora
sorridendo, le mani ancora sulla nuca e sulla spalla di Ai. Non
sembra intenzionato a lasciarlo andare. - Nitori. - Sussurra. Sembra
pensarci, attendere che l'altro faccia un passo avanti o indietro
prima di proseguire. Ai si fa di nuovo avanti inclinando il capo
nella direzione opposta a quella di Momo. - Aiichiro. - Sussurra,
soffiando sulle sue labbra un momento prima che quelle si uniscano
nuovamente più a fondo, più sicure.
Ai sente il tocco di Momotaro
farsi più rigido sulla sua nuca, carezze trasformarsi in
piccole spinte; e così è per la mano sulla sua spalla,
e non può fare a meno di sollevare le mani a carezzargli il
volto per restituire le sue carezze e i suoi tocchi, in qualche
strano modo sorpreso e felice. Ripensa alle volte che Momo c'è
stato e Rin no, ripensa all'anno passato in sua compagnia – al
suo entusiasmo, alla sua vitalità, al modo in cui lo completa.
Si sposta anche più avanti, premendo i loro corpi uno contro
l'altro perchè ne ha bisogno, perchè è
piacevole, perchè forse è quello che vuole anche Momo.
Un verso gutturale conferma i suoi pensieri – fa in tempo a
pensarlo prima che Momo spinga contro di lui, ancora bloccato tra il
piccolo corpo di Ai e la porta; e Ai vede le stelle, mentre il fiato
gli si mozza in gola nel sentire Momo contro sé in quel modo.
- Allora c'è qualcosa
che posso fare per te. - Momotaro sorride e Ai si sente avvampare, ma
anziché indietreggiare poggia di nuovo la fronte contro il suo
petto e spinge il bacino contro quello del ragazzo più piccolo
replicando il suo gesto. È il turno di Momo di rimanere in
silenzio stavolta, mentre pantaloncini troppo sottili non riescono a
nascondere l'eccitazione di entrambi – Ai si sente in colpa al
pensiero di cosa lo abbia eccitato in primo luogo, ma anche quel
pensiero scompare quando quel gioco di spinte diventa vera e propria
sfida da parte di Momo e la sua fisicità e la sua sola
presenza cancellano ogni ansia che possa essersi impadronita di lui.
È così evidente che lo voglia accanto a sé che
Ai si chiede come abbia potuto essere tanto cieco – e quanto
ancora avrebbe atteso se non fosse rientrato in camera piangendo, se
non avesse fatto il primo passo lui stesso. Quanto dev'essere costato
il silenzio a qualcuno come Momotaro, abituato a dire tutto ciò
che pensa – anche con conseguenze imbarazzanti?
Non c'è tempo di
pensarci troppo – lo chiederà dopo, quando avranno
smesso; dopo essersi allontanati dalla porta senza smettere di
baciarsi, dopo essere caduti sul letto di Ai senza la minima grazia,
quando Momo avrà smesso di baciare ogni punto del suo volto
che riesca a raggiungere, con particolare attenzione al neo sotto il
suo occhio destro. Momo è sopra di lui ora, e Ai sente la sua
mano scivolare appena sotto l'elastico dei suoi boxer e fa lo stesso
con una decisione che non credeva sua, sorprendendo se stesso e
l'altro ragazzo.
Le loro mani si muovono quasi
all'unisono – Ai allarga le gambe per dargli più spazio,
incurante del modo in cui il letto cigola sotto il loro peso o della
frangia davanti ai suoi occhi che gli impedisce di vedere alcunchè;
è Momo a spostarla con la mano libera, chinandosi poi a
baciare anche la sua fronte, mentre dita sottili ma forti sfiorano e
poi afferrano il suo membro e iniziano a massaggiarlo.
Non è difficile trovare
un ritmo che li accomuni; sarebbe più difficile fare
altrimenti – i movimenti rapidi e disordinati di Momotaro si
fanno più regolari, e quelli dolci e lenti di Aiichiro più
rapidi e alla fine diventano una cosa sola, perfettamente coordinati
e sempre più vicini. Ai sospira sulle labbra di Momo, nella
sua bocca – e i sospiri si trasformano nel suo nome, sussurrato
e mugolato sempre più forte, fino a quando Ai sente il proprio
corpo tremare del tutto e alza il bacino perchè il tocco di
Momo si faccia più fermo e saldo, afferrando la sua spalla e
ansimando un'ultima volta prima che il suo respiro torni normale.
Continua a massaggiare il sesso di Momo per almeno un minuto e il suo
orgasmo è molto più tranquillo – quando viene
Momo soffoca la propria voce baciandolo e Ai lo tiene stretto a sé
anche dopo che tutto è finito, continuando a toccarlo e
baciarlo e sfiorarlo più che può. È così
piacevole sentirsi amati e voluti, anche se sono sensazioni nate
dalla vergogna e dalla rabbia; è così piacevole essere
maturati in qualcosa di infinitamente più bello, ed è
immenso ciò che trova nello sguardo curioso e confuso di Momo
quando apre gli occhi e lo trova intento a fissarlo.
- Aiichiro. - Lo chiama di
nuovo, e solo allora Ai lo nota. Nessun onorifico, nessun soprannome.
Ha un che di buffo.
- Mi dispiace se non era questo
che volevi. - Mormora. Momo scuote la testa e ride, e si sdraia
accanto a lui in quello spazio troppo piccolo.
- Non era quello che volevo
dire. - Risponde. - Volevo dire che è bello vederti sorridere.
Non mi piace quando piangi e non so perchè tu lo stessi
facendo, ma se per te va bene, voglio...voglio provare a far sì
che tu non debba mai più farlo. È da tanto che ci
penso. - Di nuovo Ai arrossisce, e la sola risposta che non sia
fissare gli occhi di Momo illuminati dalla luna è voltarsi su
un fianco e accucciarsi verso il petto del più piccolo, che
riprende a carezzare i suoi capelli come non avesse mai smesso.
- Va bene. - Sussurra. Momo si
ferma un momento soltanto e Ai lo vede sorridere trionfante al
soffitto, gli occhi leggermente umidi di lacrime.
- Va bene. - Ripete lui, e Ai
non riesce a evitare di pensare che per quanto abbia sentito Momo
urlare di gioia infinite volte è solo in quel sussurro che per
la prima volta lo sente felice per davvero.
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La mia prima MomoAi! Spero di
averli resi bene, questi piccoli biscottini meritano tanto e non mi
ero mai resa conto di quanto li amassi fino a che non ho iniziato a
scrivere questa OS çvç L'idea iniziale era molto più
angst e forse con un pacing più adatto, con Ai e Momo che
finiscono a far sesso perchè Ai vorrebbe semplicemente sfogare
la frustrazione dettata da ciò che ha visto...ma non riesco a
figurarmi Ai come un manipolatore, quindi ho reso tutto il più
dolce e zuccheroso possibile. Eh oh. Una volta tanto che una coppia
mi ispira fluff :'D Sarei lieta di sapere se vi è piaciuta,
e anche in caso contrario cosa ne pensate! Lasciatemi pure un
commento :3 Alla prossima! -Joice
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