Divenire
"Maybe I
will never be
All the things that I want to be
But now is not the time of cry"
-Live Forever, Oasis-
Il silenzio, che cosa strana. Redden guardava di fronte a
sè, stava tutto per finire. O perlomeno per lui.
Forse c'era un'esile speranza, ma Redden sapeva di pretendere troppo.
Aveva previsto le conseguenze della sua scelta, quella di abbandonare i
suoi compagni a terra e la sua squadra di Pokèmon con loro,
ma era necessario. L'unica morte, in quella folle impresa, sarebbe
stata la sua. La Black Moclips, la nave che aveva pilotato per tanto
tempo e poi affidata alla Strega di Ilse, si avvicinava sempre di
più al cuore della flotta del Morgawr, l'essere che li aveva
inseguiti fin lì servendosi della Strega e di quel
Pokèmon infernale, Darkrai, un Pokèmon fatto di
materia nera simile a gas. Mutava continuamente forma, non era
facile
distinguerlo.
Gli equipaggi di Mwellret, rettili con un'intelligenza fin troppo
acuta, e di morti viveni lo fissavano, i primi sbalorditi e i secondi
con i loro sguardi apatici. I rettili probabilmente si chiedevano
perchè la nave era tornata senza i loro simili e il Morgawr
e perchè al posto loro ci fosse un umano incostrato di
sangue che si accingeva a trascinare un veleggiatore su per il ponte.
Redden gli rivolse un mezzo sorriso, si sarebbero accorti troppo tardi
del suo piano.
Rivolse uno sguardo dietro di sè, Cloud ancora stava
combattendo contro Darkrai. Si asciugò il sangue che gli
colava dal naso, ammirava il coraggio della Zoroark. Era l'ultima della
squadra di Furl Hawken, il suo secondo ufficiale. Il suo Furl.
Gli Zoroark sono Pokèmon che assomigliano vagamente delle
volpi nere, camminano sulle zampe posteriori e hanno una corporatura
esile, con una criniera rossa con punte nere che sembrano dei capelli
cespugliosi, legati e tenuti insieme da un laccio che facevano loro,
facendo assomigliare la criniera a una specie di coda di cavallo. La
loro abilità principale consisteva nel cambiar forma a
piacimento, trasformandosi in altri Pokèmon o addirittura
imitare le persone. Per questo Furl aveva deciso di chiamarla Cloud.
Mutevole come una nuvola. A differenza dei suoi simili, lei aveva il
manto grigio invece che nero, la criniera era viola con punte rosso
scuro. A causa dell'ultimo scontro contro i Mwellret
aveva cicatrici in più punti, soprattutto sulla
testa. Una le attraversava l'occhio sinistro, conferendole un'aria
più minacciosa del solito. Ampie zone del manto le erano
state strappate via, mettendo a nudo la pelle e altre ferite. Era
incredibile la ferrea volontà del Pokèmon. Lei
aveva sofferto per la morte dell'Allenatore, ma nonostante
ciò la sua mente non crollò per il dolore e
continuava a combattere con caparbietà.
Stava ancora combattendo contro Darkrai, il Pokèmon
Neropesto, rimasto nascosto nell'abitacolo del veleggiatore, certo che
Redden si sarebbe diretto lì per poi finirlo.
Darkrai e il Morgawr erano le faccie di una stessa medaglia, ma il
comandante sapeva
che quel leggendario fatto di incubi e male puro veniva dall'antico
regno di Faerie, insieme al resto dei Pokèmon. Nonostante
ciò, Darkrai ha preso parte ai conflitti dopo le Grandi
Guerre: il Signore degli Inganni? Frutto della manipolazione di
Darkrai. Le Mortombre? Esseri viventi creati da un libro che
"casualmente" aveva una vita propria, ma che in realtà
conteneva quell'incubo. Gli Ombrati, esseri consumati dalla magia?
Creati grazie all'imprigionamento di una fonte di magia pura che
trasformava chi ne attingeva, opera del
Pokèmon. E ora Darkrai lo voleva morto. Comprensibile.
Redden sistemò il veleggiatore, una sorta di aquilone in
grado di trasportare un uomo e farlo volare via dalla nave in caso di
emergenza. E quella era un'emergenza. Aprì l'ala e
sistemò le imbracature, stendendole a terra, pronte all'uso.
Le ferite ai fianchi gli procuravano un dolore immenso, ogni movimento
era una sofferenza. La testa gli pulsava terribilmente, quando era
sceso giù nell'abitacolo non sospettava la presenza dei due
Pokèmon, e questo aveva permesso a Darkrai di sferrare un
colpo alla testa nella speranza di stordirlo e finirlo in fretta.
Alzò gli occhi al cielo, da un momento all'altro i tre
leggendari sarebbero spuntati. La tempesta ormai era sopra di loro, e
minacciava di rovesciare fuoco, lampi e grandine su di loro. Un
pò di sangue gli colò dalla fronte dal punto dove
il Pokèmon Neropesto lo aveva colpito, se lo pulì
con la manica. Ormai era arrivato nel cuore della flotta, nessuno aveva
tentato di fermarlo. Controllò un'ultima volta le condizioni
della nave: le vele-luce erano aperte al massimo per incanalare maggior
energia, le valvole di Parse erano coperte per accumulare energia, i
cristalli di diapso erano ai loro posti, funi e grappini erano
fuoribordo. Quindi ritornò alla postazione del comandante,
pronto per la manovra con un sorriso folle stampato in faccia.
Aprì i tubi di destra, voltò le vele verso
sinistra, facendo voltare la Black Moclips bruscamente in quella
direzione, mandando a terra l'apatico equipaggio di morti viventi.
Quindi raddrizzò la nave, le fece riprendere
velocità e la diresse verso le altre navi, più
piccole. I Mwellret compresero di essere attaccati e si affrettarono a
dispiegare le vele, a levare le ancore incitando i morti viventi ad
aiutarli, ma rubandogli la vita gli avevano sottratto anche la
capacità di reagire in fretta. La grossa nave
passò in mezzo alle navi nemiche come se esse fossero fatte
di carta: i rostri e la chinglia, più resistenti, spezzavano
gli alberi mentre i grappini, simili ad ami, laceravano vele e
strappavano i tubi che portavano l'energia in tutta la nave. Le navi
che non precipitarono od esplosero subito persero immediatamente
potenza, e cercavano con fatica di rimanere in volo. Le integre stavano
già convergendo verso la Black Moclips, sicure di
schiacciarla con la forza numerica. Le ripetute collisioni avevano
aperto delle falle nella nave e i rostri si stavano spezzando, ma
Redden voltò la nave per un secondo passaggio. Affrontava la
flotta come un Tauros affronta il nemico: a testa bassa caricandolo con
tutta la forza possibile. Scorse a malapena i corpi dei Mwellret morti
galleggiare, era una gran bella strage. Il giovane comandante non fece
in tempo a partire quando finalmente vennero.
Un Geloraggio per poco non forò il ponte della nave, e lo
strillo acuto del primo uccello leggendario si fece udire. Furibondo,
Articuno emerse dalle nubi, accecato dalla collera. Era un magnifico
Pokèmon, simile ad un'aquila azzurra con una lunga coda.
Articuno caricò alla cieca, senza un obbiettivo preciso,
facendo esplodere altre navi con i suoi attacchi ghiacciati. Redden
sorrise nuovamente: uno era venuto.
Virò dietro al leggendario che continuava a distruggere le
navi che cercavano inutilmente di colpirlo, spingendosi ancora
più su. Qualcosa esplose da qualche parte nelle postazioni
di combattimento, Redden sgranò gli occhi: Cloud e Darkrai
combattevano ancora! Gli dispiaceva che la Zoroark morisse
lì con lui, ma non aveva molta scelta. Perlomeno, anche lei
avrebbe rivisto Furl.
Zapdos venne più velocemente di Articuno, attirato
sicuramente dall'esplosione. Era simile all'altro, ma aveva il becco
più lungo e le ali più larghe, era colorato di
nero e giallo. Sembrava un rapace elettrico. Da quel momento
andò tutto storto.
Si avvolse in un in un mare di scintille, dirigendosi verso Articuno
con la
chiara intenzione di aggredirlo. Aveva interpretato il comportamento
dell'altro come un'invasione del territorio. Non riuscivano a pensare
lucidamente, i millenni sotto la prigionia di Antrax li aveva fatti
impazzire. Un Fulmine colpì l'albero principale della Black
Moclips, facendolo esplodere in migliaia di schegge. La nave perse
immediatamente potenza, cominciando a precipitare verso il basso.
Redden si aggrappò disperatamente sui comandi, cercando di
riacquistare l'assetto giusto. La battaglia dei due Pokèmon
continuava ad infuriare, avevano perso interesse verso le rimanenti
navi della Federazione, ormai alla deriva. Ma il colpo di grazia lo
diede l'ultimo Pokèmon, Moltres. Era una grossa fenice con
le ali perennemente in fiamme che si dirigeva velocemente verso la
battaglia in corso. Oramai la Black Moclips era fuori controllo,
ondeggiava pericolosamente e stava proprio andando verso il centro
della furiosa lotta tra Fuoco, Elettro e Ghiaccio.
Un'onda d'urto creata da una Fuococarica di Moltres ribaltò
e spinse
lontano la nave, scaraventando Redden contro il telaio e facendogli
battere la testa. Il dolore esplose nella sua testa facendolo gridare.
Un grosso errore. Infatti appena il comandante riprese i comandi
Darkrai, attirato dal dolore del suo urlo, riuscì ad uscire
lentamente da dove era emerso. A quella vista Redden si
sentì morire. Alla fine Cloud aveva perso ed era morta. Il
Pokèmon avanzava verso di lui senza curarsi dei tre uccelli
leggendari, era evidentemente sfinito dalla lunga lotta con la
Zoroark, ma voleva farla finita almeno con lui. Redden sapeva di dover
morire, ma non in
quel modo: virò la nave di nuovo verso la battaglia e
portandola al di sotto di essa. Difatti alcune navi danneggiate stavano
volando via, quelle potevano essere riparate e Redden intendeva
distruggerle tutte. Le valvole di Parse, a causa della chiusura dei
loro tubi di scarico a opera di Red, stavano continuando ad accumulare
energia proveniente dalle vele-luce. Ancora un pò e la nave
sarebbe esplosa insieme al Corsaro e a Darkrai. Quest'ultimo si stava
avvicinando sempre di più, gli occhi rossi erano colmi
d'odio. Poi un sibillo e un guizzo.
Una figura grigio-viola emerse da un punto imprecisato e con un'ultimo
sforzo riuscì a mandare a segno un Focalcolpo degno di nota
indirizzato a Darkrai, che si accatasciò a terra. Cloud era
lì in piedi, con il muso insanguinato, piena di ferite
gravi.
Lanciò un'occhiata triste a Redden, si era affezionata
troppo a lui, per poi cadere in ginocchio sfinita.
La lotta furiosa continuava, ora la velocità d'azione era
importante. Mantenne la rotta verso le navi rimaste, le valvore stavano
fumando e presto sarebbero scoppiate. Red sganciò il cavo di
sicurezza per correre sul ponte. Darkrai stava per riprendersi,
stavolta Cloud non ce l'avrebbe fatta. Si avvicinò a lei,
che lo fissava con aria depressa, e l'aiutò ad alzarsi e si
diressero verso il veleggiatore. Cloud si lamentava e si dimenava
debolmente cercando di sfuggire a Redden, il veleggiatore era l'unica
via di fuga per lui. La Zoroark sapeva di poter essere d' intralcio.
"Non ti lascio a morire
qui. Se me ne vado, tu vieni con me" riuscì a
mormorare il Corsaro con gelida rabbia. Furl Hawken era morto.
Metà dei suoi marinai erano morti. Tutti per lui. Non
avrebbe sopportato anche la morte di Cloud quando l'aveva difeso in
quel modo. Si caricò il Pokèmon sulla schiena ed
afferrò il veleggiatore senza far caso ai rumori assordanti
della feroce lotta dei tre uccelli. Solo quando Cloud
strillò di disperazione alzò gli occhi e si
accorse dell'altro.
Non Darkrai, che si stava rialzando. Ormai non era più
importante, a confronto di quello che stava emergendo. Non si era
aspettato di trovarlo lì, ma dopotutto per lui le distanze
non erano un problema. Si chiese per un momento cosa lo avesse
attirato. Che domanda stupida, equilibrava il meteo. Anche se Articuno,
Zapdos e Moltres non erano completamente sotto il suo potere, poteva
domarli, calmarli. Distruggendo anche gli aggressori. Peccato che gli
fossero rimasti così pochi secondi, il Delta era
così affascinante...
"E' il momento di
muoversi, Cloud" mormorò alla Zoroark, che si
era stranamente quietata. Aveva capito che era finita. Darkrai
lanciò un
urlo di orrore e di di disperazione.
Pochi istanti più tardi, come un toro infuriato in mezzo
agli steli di mais in un giorno d'autunno, la Black Moclips
s'infilò tra le chiglie delle navi vicine ed esplose in un
globo di fuoco, mentre Rayquaza, avvolto in una luce bianchissima,
sfrecciava per porre fine a quella assurda battaglia.
Hunter Predd, il Cavaliere Alato, guardava attonito la battaglia che si
stava svolgendo su nel cielo. Genewen pigolava triste vicino a lui.
Portava ancora addosso la cintura che portava il resto della squadra di
Redden. Genewen era stato il suo primo Pokèmon, era un
grosso esemplare di Pidgeot maschio. Assomigliava tanto ai Roc, ma era
più piccolo ed era di un colore marrone chiaro, con un
ciuffo rosso che gli scendeva dalla testa fino alla schiena. Le penne
della coda erano ugualmente rosse.
Kelson Riat, Spanner Frew e Britt Rill, i Corsari che Redden aveva
lasciato a terra, gli avevano raccontato la battaglia: la Black Moclips
che si schiantava contro le prime navi, la comparsa in successione di
Articuno, Zapdos e Moltres, di come la nave pian piano si stava
disfacendo, e poi il risveglio del Delta, il leggendario Rayquaza. Era
uno di quei leggendari grossi, un lungo serpente-drago verde con il
corpo formato da più segmenti e con quattro sottili corni
che partivano dalla testa. Abitava nell'atmosfera, governava il clima e
proteggeva la Terra dagli attacchi spaziali. O almeno questo dicevano i
racconti.
Kelson, Spanner e Britt guardavano tristi i detriti della Black Moclips
cadere in mare. Rayquaza di era gettato con furia proprio su quella
nave, decretandone la fine. Hunetr Predd sospirò, ora
toccava a Rue prendere il posto del fratellastro. Si girò
verso il castello, vide Bek e la Corsara correre verso la spiaggia. O
meglio, il ragazzo sorreggeva Rue che, a causa delle ferite, non poteva
muoversi come prima. La donna aveva visto l'esplosione e gridava tra le
lacrime il nome del fratello ormai morto, accatasciandosi sulla
spiaggia. Bek si chinò vicino a lei per tentare di
consolarla. Hunter sapeva che si sarebbe portata il lutto nel cuore.
Lui non si era mai legato a qualcuno, ma il legamen tra i due
Meridian era molto saldo. Quella era la prima volta che vedeva Rue
piangere, e forse era anche la prima volta che lei piangeva
così forte. Il dolore per la perdita doveva essere immenso.
La vedeva scossa dai singhiozzi e mettersi le mani nei capelli
stringendoli così forte da quasi strapparli.
Perlomeno Redden era in un posto migliore insieme agli altri caduti.
I tre uccelli stridevano, dopo la venuta di Rayquaza si erano
immediatamente placati.
"Io non riesco a vederla
in quello stato.Vado a darle una mano" disse
all'improvviso Kelson, per poi andare da Rue.
Rayquaza era scomparso all'interno della nube che si era formata dopo
l'esplosione. A parte questo, il mare era tornato tranquillo, il cielo
immobile. Le battaglie si erano concluse, avevano vinto. Ma quella
vittoria aveva un sapore amaro.
"Britt, Spanner, andiamo
a radunare gli altri. Vieni anche tu, Genewen" disse
infine il Cavaliere girandosi e aspettando che i due lo seguissero. Ma
i due si erano come incantati. Genewen guardava la nube con occhi
lucidi. Stava per piangere per la perdita dell'allenatore? Hunter
scrutò bene, e vide qualcosa volare
incerto. Poteva essere un uccello, un Pokèmon o un Roc. Ma
non era nessuno di quelle opzioni.
"Per tutte le Ombre"
mormorò Spanner. Hunter sorrise.
Era un veleggiatore. Con un uomo e una Zoroark particolare attaccata
alla schiena. Il Delta emerse dalla nube, silenzioso e letale, con una
forma completamente diversa. Andò tutto bene,
finchè l'uomo per la fatica non lasciò la presa
sul veleggiatore per precipitare in mare. Rayquaza scattò.
Sembrava viaggiare nel
vuoto, uno spazio di sola luce. Redden sentiva lo spazio intorno a
sè muoversi lentamente, ma lui rimaneva sospeso. Era quella
la morte?
Poi la luce si
diratò come nebbia, lasciandolo sul ponte di un'altra nave.
La riconobbe subito: era la Tempesta, la nave dove aveva lavorato come
primo ufficiale. Si guardò intorno, era una notte senza
nuvole, la Luna piena si vedeva perfettamente e le stelle brillavano in
cielo. C'era una specie di festa, ma Redden notò due ragazzi
isolati dal resto dell'equipaggio che avevano scelto di stare in pace
dulla punta di prua. Un sorriso malinconico comparve sulla faccia del
giovane comandante, si avvicinò lentamente per andare ad
ascoltarli. Li aveva riconosciuti, come aveva riconosciuto quell'
episodio di sei anni prima. Ricordava le parole dette dai due ragazzi,
ma era come se le sentisse per la prima volta.
"Secondo me ti
fai troppi problemi, Red". Sì per lui era
semplice. Lui era semplice.
"Hai talento,
sei ancora giovane e in forze. Io credo in te, sono sicuro che
arriverai in alto".
"Furl, lo sai
meglio di me. Il mio carattere..." cominciai, ma il mio amico
m'interruppe.
"Lo vuoi
capire sì o no che non significa niente? Hai visto
cos'è successo oggi. Il comandante è ferito,
potevano seguire chiunque, e invece hanno dato ascolto a un
adolescente. Redden, hai qualcosa che pochi hanno. Hai carisma,
capacità e soprattutto fortuna" continuò Furl. Lo
osservai meglio, era un sedicenne grosso e robusto, un tipo che poteva
diventare senza difficoltà un costruttore. Capelli corti e
bruni, due occhi di un nero profondo. Sospirai distogliendo lo sguardo,
avevo solo quindici anni, lui era sempre quelo più grande e
forse più esperto di me, ma non mancava mai di sostenermi.
"Non c'entra niente, se il
comandante è indisposto è il primo ufficiale a
dare gli ordini".
"E secondo te ti avrebbero
ascoltato?"
Quella domanda mi
sorprese. Non ci avevo pensato.
"Red, ti ho visto mentre gestivi
la situazione. Tu sei fatto per comandare. Ti conosco meglio di
chiunque altro, oltre a Rue. E lei, se fosse qui, ti direbbe la stessa
identica cosa". Si poggiò sul parapetto,
apparentemente stanco. Io rimasi in silenzio, senza sapere che dire.
"Non intendere quello che sto per
dirti nel modo sbagliato. Per un attimo non ho visto il solito
ragazzino magro e pallido, ma un uomo sicuro di sè e delle
proprie possibilità. Un uomo che ha fatto dei propri ideali
e delle proprie verità la sua realtà. Un uomo di
cui non puoi non farne a meno, che senti che devi seguire. Un uomo che
crede in quello che fa e ci mette l'anima, dando al proprio lavoro un
cuore, infondendo nei suoi sottoposti speranza e donando alla nave
vita. Redden, tu sei speciale, sei unico! E averti incontrato
è stato un grande onore per me".
Quel discorso mi
stupì. Non mi aspettavo un discorso del genere. Lui mi
strinse le spalle, inchiodando il suo sguardo nel mio.
"Capisci ora
perchè gli altri ti seguono e ti rispettano?"
Mi resi conto che Furl
mi aveva capito meglio di tutti. Furl, Furl, amico mio, perdonami.
Perdona quello che ho fatto, quella volta avevi guardato quello che
sono diventato. Ma per un certo verso ti sei sbagliato. Io non ho la
forza sufficiente. Avevo promesso che non ti sarebbe successo nulla,
che avrei lottato anche a costo della vita al tuo fianco in ogni
momento insieme a Rue. Ma ho fallito, come persona e come comandante.
Nessun altro oltre voi due credeva in me, voi condividevate le mie
aspirazioni, i miei sogni, i miei progetti, senza chiedere nulla in
cambio.
Furl, aspettami. Sto
arrivando.
Il ricordo stava
svanendo piano piano, Redden si sentiva fluttuare come se fosse in
acqua. I lunghi capelli rossi sembravano ancora più
disordinati e selvaggi di prima. Redden non sapeva di amare ancora,
prima di quel viaggio, e lui... Tutte quelle notti insieme, tutti i
momenti passati nascosti, solo loro due. Non avrebbe dimenticato. Mai.
E finchè il ricordo sarebbe sopravvissuto nel suo cuore e di
quelli che lo avevano conosciuto, allora sarebbe vissuto anche lui.
Chiuse gli occhi, sapendo cosa fare.
Rayquaza volò dolcemente fino alla spiaggia dove
l'equipaggio ancora in vita si era riunito. Rue aveva smesso di
piangere. Rayquaza aveva accolto le involontarie preghiere di tutte
quelle persone, ed era riuscito a megaevolversi. Sul dorso, vicino alla
testa, Cloud teneva stretta a sè un corpo tutto coperto di
sangue. Rayquaza lo prese con estrema delicatezza con i denti e lo
posò con cura sulla spiaggia. La Zoroark spiccò
un breve salto e fu subito al fianco di Redden. Rue si
staccò da Bek e, senza badare agli sguardi degli altri,
camminò con passo malfermo verso di lui, per poi crollare
vicino al corpo. Cloud alzò lo sguardo senza staccarsi dal
comandante. Gli occhi brillavano di una strana luce. Si
trascinò fino al corpo del Corsaro, scuotendogli piano la
testa. L'esplosione non gli aveva fatto praticamente nulla, ma aveva
ancora le ferite causate dal combattimento di Darkrai. Rue aveva
ricominciato a piangere in silenzio, accucciandosi vicino a lui. No,
non poteva morire. Non in quel momento. Non lui. Rue poggiò
la testa sul petto del fratello e cominciò a singhiozzare
più forte, mormorando il suo nome. Non sarebbe riuscita a
sopportare la sua assenza.
"Rue".
Era un mormorio appena udibile, ma riuscì a sentirlo, come
sentì un braccio passare per il suo fianco ed abbracciarla.
Lei continuava a piangere.
"Sei uno stupido, Redden. Mi hai fatto prendere un colpo"
singhiozzò
"Era necessario, sorellina. Ma non succederà più.
Voglio vivere, devo
vivere. Per Furl, per tutti quelli che sono morti". La voce di Big Red
era stranamente distorta, forse per lo sforzo.
"Te lo prometto, Rue. E
stavolta manterrò la promessa".
Lei annuì, senza trovare la forza di sciogliersi
dall'abbraccio.
"Rayquaza ci
aiuterà. Torneremo a casa".
Il viaggio di ritorno parve semplicissimo. Articuno, Zapdos e Moltres
volarono via, finalmente liberi. Rayquaza mantenne la promessa di
aiutarli volando intorno alla nave e scacciando i pericoli. Le tempeste
non li colpirono, nessuna malattia colpì l'esiguo equipaggio
e Redden si rimise in fretta. Anche Cloud recuperò ben
presto le forze. Darkrai era morto. O, se non lo era, non avrebbe rotto
per un bel pò di tempo.
Per tutta il viaggio di ritorno la Zoroark si isolò dal
resto dei Pokèmon, stando in disparte a guardare il cielo. A
Bek le ricordava tanto sua sorella Grianne, un tempo conosciuta come la
Strega di Ilse. Rue ancora provava una forte diffidenza verso di lei,
ma Bek sapeva che non poteva farci niente.
Riflettendoci bene, Cloud rispecchiava tutto l'equipaggio della Jerle
Shannara, vivi e non. Aveva il dono di cambiare forma, come il defunto
Truls Rochk, metà umano e metà spirito. Aveva un
legame con l'oscurità, come Grianne. Aveva della magia in
sè, come lui e Walker, il druido, e la usava per difendere i
suoi amici, come Quentin Leah. Era resistente come Panax e dolce come
il principe elfo Ahren. Era particolare come Rue e imprevedibile come
il Morgawr. Era determinata come Redden e ferrea come Hawken, il suo
allenatore. Probabilmente stava pensando a lui in quel momento.
Sentì qualcuno toccargli la spalla con un movimento. Si
girò e vide Rue che gli sorrideva.
"Redden come sta?"
chiese il ragazzo.
"Molto meglio ora.
Sopravvivere ad un'esplosione del genere..."
Guardarono per un momento Cloud. che pareva non aver notato i due che
la fissavano. Era rimasta immobile lì, senza muovere un
muscolo.
"Lei è stata
il primo Pokèmon di Furl. Loro due erano molto legati. Big
Red mi ha raccontato della sua lotta contro Darkray".
Ecco come si era procurata quelle terribili ferite, persò
Bek. Pian piano il pelo stava ricrescendo nelle zone dove era stato
asportato. La lotta con i Mwellret e poi con il Pokèmon
Neropesto dovevano essere state delle prove difficilissime.
"Si sentirà
sola, è l'unica rimasta della squadra di Hawk. Ha visto i
compagni morire" notò Bek.
"Sai, penso che l'unica
cosa che ha impedito alla sua mente di sgretolarsi doveva essere il
ricordo di Red. Lui la vuole adottare, e lei lo seguirà"
Rue sorrise, Bek sentì che stava cercando di dirgli qualcosa.
"Rue, cosa vuoi dirmi?"
chiese sospettoso. Lei rise e corse via.
"Ah no! Ora me lo dici!
Vieni qui!" le urlò per poi inseguirla. Lei
continuava a correre sul ponte della nave, continuando a ridere.
Cloud li osservò allontanarsi. I due umani pensavano che lei
era assorta nel ricordo dell'allenatore. In parte era vero. In
realtà ricordava tempi ormai remoti, quando era
solo una
piccola Zorua che aveva perso i genitori e poi adottata da un umano. Da
allora erano passati diciotto anni, e non aveva pù ritrovato
i
suoi genitori. Ripensava a
tre bambini che si rincorrevano nelle strade di March Brume, due
fratellastri dai capelli rossi e uno bruno. Il rosso era seguito da un
piccolo Pokèmon Volante che aveva chiamato Genewen. La
sorella da una specie di volpe che aveva la sua stessa
particolarità. Il bruno era il suo Allenatore.
"The
word is grey, the mountains old
The
forge's fire is ashen-cold,
No
arp is wrung, no hammer falls
The
darkness dwells in this halls"
-add. The Song Of Durin-
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