Capitolo 82
Capitolo 82
Il
buio stava calando e le mie energie anche. Sembrava che il sole,
tramontando, mi stesse trascinando con lui.
Ormai la tenda era avvolta dalle ombre e Kili stava accendendo una
lampada ad olio per illuminare meglio l’ambiente.
Quando ci
riuscì, la sua sagoma venne proiettata sulla parete di tela.
-
Ti ricordi quando
Balin ci intratteneva con le ombre? - gli chiesi, esprimendo
ciò
che mi era venuto in mente nel fissarla.
-
Certo, come non
potrei? Tu avevi una paura indicibile del drago e finivi
sempre
per nasconderti dietro Thorin,
se era presente, o a me e Fee in caso contrario - rispose lui
divertito.
-
Già hai ragione… -
A quel tempo avevo
ancora paura per me
stessa, per la mia sorte, poi ho dovuto convivere con una paura ben
diversa...
Scoprii che il futuro era il più temibile dei nemici, avrei
affrontato 100 Smaug
al suo posto. Non
fraintendetemi, non denigro il
dono fattomi da Thaviel, però, in certi momenti,
è stata
dura nonostante mi siano stati concessi ancora molti anni da
trascorrere con loro.
Era l’ignoto, il "quando", a farmi andare
spesso a dormire con l’ansia di non sapere se il giorno
seguente
sarebbe stato quello giusto o meno. Di non sapere se avresti proseguito
la tua vita normalmente o se questa sarebbe cambiata drasticamente,
privandoti del "dopo".
-
A cosa pensi? -
Kili mi fece ritornare
al presente prendendo posto al mio fianco e circondandomi
delicatamente le spalle con un braccio.
Io mi rannicchiai al meglio che
potei contro di lui.
-
A quanto avessi paura del futuro.. - risposi.
-
Quando hai
iniziato ad avere quella visione? - volle sapere mentre
prendeva ad accarezzarmi il dorso della mano con un dito.
-
Abitavo ancora
con Harael.. ma la reputai solo un incubo. Non conoscendo i vostri
volti quelle immagini non avevano alcun significato per me.
All’inizio fu una cosa sporadica,
capitava talmente di rado che ben presto me ne dimenticavo -
dissi.
-
Hai iniziato a capire solo quando ti sei trasferita da noi
quindi - ragionò Kili.
-
Anche lì
mi ci volle un po’ di tempo, ma la visione iniziò
a
presentarsi sempre più spesso e alla fine non
potè che essermi chiara sia essa che il suo scopo -
spiegai.
-
Per quello a volte, di notte, ti svegliavi urlando? -
-
Sì, anche - ammisi.
-
Avrei voluto saperlo - disse alla fine Kili con una pena
infinita.
Alzai il mio viso verso
il suo: gli
occhi scuri luccicavano, la fronte era corrugata, i capelli gli
incorniciavano scompostamente il volto e per l’ennesima volta
pensai che fosse bellissimo, bello oltre ogni dire.
-
Lo so, ma non
potevo.. non sai quante volte avrei voluto dirtelo... Ma non sarei qui
a
raccontartelo se avessi fatto altrimenti - gli spiegai -
non potevi chiedermi di lasciarti morire se era in mio potere evitarlo
- aggiunsi.
Vidi la disperazione
della verità delle mie parole infrangere i suoi
lineamenti e permeare il bacio che mi diede subito dopo.
Se non avessi avuto
le ferite che invece avevo, sono sicura che mi avrebbe stretto a lui
fino a infrangere il mio intero corpo.
Per un po’ non
ci fu altro che
noi. Un momento dolce e intenso, fatto di frasi sussurrate, lacrime
versate e asciugate con la pelle, qualche rimpianto e molti sospiri.
Alternavo
momenti di infinita felicità per essere riuscita nel mio
scopo,
per non dover piangere i tre corpi delle persone che amavo di
più, a momenti di disperazione perché non ero
pronta, non
volevo andarmene, non volevo lasciarlo.
Il suo profumo sapeva di casa,
sapeva di vento fresco dei monti azzurri e di roccia umida.
In quei momenti rividi Dis
a casa, intenta in qualche faccenda domestica, Fili che affilava la sua
spada in giardino sotto al grande Faggio, Thorin che spaccava legna al
sole
cocente, Balin che leggeva davanti al camino.
La mia vita era stata
bella.
Straordinaria nella sua semplicità.
Magnifica nel suo trascorrere.
Lacerante per com'era finita in fretta.
-
Ho avuto una vita
così bella.. - espressi il mio pensiero ad alta voce, che
però risultò essere un sussurro appena accennato.
Kili era tornato ad
abbracciarmi con la fronte appoggiata ai miei capelli.
-
Nonostante le
tragedie e le difficoltà che ne hanno caratterizzato la
prima parte, ho avuto talmente tanto... che se ci penso il mio
cuore scoppia dalla gioia - continuai sorridendo tra le lacrime.
La stanchezza stava
prendendo completamente il sopravvento, la testa iniziava a farsi
leggera e le palpebre più pesanti.
-
Thorin e Fili
avranno bisogno di te, e anche Dis - dissi con improvvisa urgenza
tornando a guardarlo negli occhi.
-
Sì, potranno contare su di me -
sussurrò accarezzandomi una guancia.
-
Fili
diventerà Re sotto la Montagna, troverà una bella
nana e
avrà molti figli - sorrisi a quelle verità.
-
Ne sono sicuro -
-
Sarai uno
splendido zio - commentai chiudendo brevemente gli occhi.
Ci fu un attimo di silenzio durante il quale Kili sembrò
trattenere il fiato, come se avesse paura di portarmi via l'aria, di
farmi scivolare via più in fretta di così.
-
Kee ho lasciato uno scritto…
è nascosto tra le pieghe del
mio vestito di nozze - mormorai flebilmente, cullata dall'ondeggiare
del suo respiro contro di me.
-
Più tardi
andrò a prenderlo, ma adesso è meglio se riposi -
replicò Kili con dolcezza.
-
Sì…
- accolsi con favore il suo suggerimento aprendo ancora una volta le
palpebre per poterlo mettere a fuoco.
-
Ti amo Harerin - disse.
Gli occhi di Kili sembravano contenere una miriade di stelle luminose,
tutto il cielo che mi aveva raccontato nelle segrete di Thranduil era
racchiuso lì in quei preziosi istanti.
- Anche io Kee, da
che ne ho la capacità - risposi tracciandogli con il pollice
il contorno della mascella.
-
Non so come farò senza di te - mormorò
lui baciandomi il palmo aperto.
-
Noi ci rivedremo, l’ho visto - lo vidi sgranare gli
occhi a quell’affermazione.
-
Dove? - domandò ansioso.
-
Non so… ma so
che succederà, non so quando o dove, ma accadrà.
Staremo
di nuovo tutti insieme: io, te, Fili, Dis, Thorin e gli altri -
replicai.
Ero davvero troppo
stanca… i
contorni del viso di Kili si stavano facendo sfocati, come se lo stessi
guardando da sotto la superficie increspata di un torrente.
-
Allora io ti cercherò - disse con voce ferma,
quella che usava per le promesse solenni.
-
E io sarò lì ad aspettarti, so che mi
troverai. Vi aspetterò tutti - sussurrai.
Riappoggiai la testa sul
suo petto.
Il bagliore della pietra incastonata sull’anello di
fidanzamento
aprì un sorriso sul mio viso e poi i miei occhi si chiusero
per
l’ultima volta.
La sera del 23 novembre
dell’anno 2941 della Terza Era, morii.
Il 24 novembre le mie spoglie furono
portate in processione fin nel luogo dove avevo chiesto di essere
sepolta. Credo che sorprese più di una persona, sapere che
non
avevo scelto di tornare sull’Ered Luin ma, bensì,
di restare
ad Erebor.
Alla fine ero davvero convinta di ciò che avevo detto pochi
giorni prima: casa è dove ci sono le persone che ami e sui
Monti
Azzurri sarei stata lontana da tutti loro.
Al mio funerale parteciparono
Uomini, Elfi, Nani e uno Hobbit; le quattro razze riunite ancora una
volta.
Venni sepolta in quella nicchia a cielo aperto che
avevo scoperto correndo disperata per Erebor, sotto l’albero
di
ciliegio che per dono di Re Thranduil, si adornò di una
miriade
di fiori profumati che rimasero tali in tutte le stagioni.
Sempre come da mia
richiesta,
l’Arkengemma venne sepolta con me, lontano dagli occhi dei
più bramosi e dal povero cuore di Thorin, che come
preannunciato
abdicò in favore di Fili. Il mio amico salì al
trono
sotto la Montagna e lì vi rimase per molto tempo, riportando
l’antico regno dei nani al suo splendore originario. Mantenne
un ottimo rapporto con Bard e la sua discendenza, e restò in
rapporti cheti e
ragionevoli con Thranduil e gli altri Elfi. Dopo tutto, la strada per
la
riconciliazione era ancora lunga... non impossibile, ma lunga.
Però
questa è un’altra storia.
Kili rimase vicino a suo
fratello e alla sua famiglia e, come avevo predetto, fu un ottimo zio e
un
abile consigliere. Anche se si sa, certe ferite non guariscono mai del
tutto...
Passò molto del suo tempo vicino a me, seduto sotto al
ciliegio perennemente in fiore, raccontandomi gli avvenimenti che
costellavano la sua vita e accarezzando la semplice iscrizione che
era riportata sulla roccia bianca.
“ Quivi giace Harerin,
amata figlia di Thaviel e Thenyrin,
di Harael e di Thorin scudo di
Quercia.
La Figlia della Montagna."
Spazio
Autrice:
Ebbene sì, qui si conclude l'arco narrativo
principale
della "Figlia della Montagna". Immagino che qualcuno di voi se lo
aspettasse più lungo, più struggente,
più denso..
all'inizio me lo ero immaginato anche io così, ma poi ho
iniziato a scrivere e quando ho finito, pur rileggendolo più
volte, non ho trovato niente di più da aggiungervi.
Sono stati detti tutti gli adii possibili, si sono versate lacrime, si
ha ricordato, si ha gioito nel dolore... ora si deve solo sperare.
Lascerò all'epilogo i miei ultimi pensieri e ovviamente
tutti i
ringraziamenti del caso; perdonatemi se lo spazio autrice
sarà
più lungo del capitolo (o quasi), ma visto l'amore che avete
dimostrato alla mia storia, saranno tutte parole più che
dovute.
Scrivere l'ultimissima parte mi ha distrutta, alla prima stesura ho
pianto e forse anche alla seconda. Se ho coinvolto anche voi in questi
sentimenti vorrà dire che come autrice non posso chiedere di
più o di meglio, il mio compito è stato svolto
come
volevo che si svolgesse. Ed è tutto merito vostro.
Grazie ai lettori, ai recensori e a chi mi ha aggiunta tra i preferiti,
seguiti e ricordati.
Ancora una volta:
Tak khaz meliku suz
yenetu
Marta
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